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Home» Antichi Testi»La misteriosa lingua di Elam
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La misteriosa lingua di Elam

La misteriosa lingua di Elam

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La misteriosa lingua di Elam decifrata solo di recente

31Ancora oggi vi sono idiomi antichi non ancora del tutto comprensibili, i cui caratteri non sono stati ancora decifrati, o almeno non in maniera completa. Tra queste lingue sconosciute, una delle più misteriose è sicuramente quella di Elam, adoperata nel Medio Oriente già 4000 anni fa. Nonostante vi siano stati molteplici tentativi da parte degli studiosi per decifrare questa lingua nel corso del XX secolo, essa era rimasta un mistero fino  agli ultimi anni

Prima di tutto è necessario fornire qualche dettaglio storico sulle origini di questa lingua, chiamata anche “Elamita lineare” per distinguerla da altre varianti più arcaiche e cadute in disuso più rapidamente. L’Elamita lineare, pur traendo origine da un idioma proto-elamita, risalente come accennato prima addirittura a 4000 anni fa, rappresenta un sistema di scrittura che veniva adoperato nelle regioni meridionali dell’antica Persia, l’attuale Iran, negli ultimi secoli del terzo millennio a.C. e scoperto per la prima volta nel 1901 da alcuni archeologi francesi nei pressi della gloriosa città di Susa, menzionata anche in alcuni passi dell’Antico Testamento biblico. In particolare, Elam è il nome attribuito per convenzione ad una civiltà che si sviluppò tra il III ed I il millennio a.C. nelle regioni del Khuzistan e del Fars, rientranti appunto nella giurisdizione statale dell’attuale Iran. Oltre alla città di Susa, l’altro centro principale in cui fiorì la civiltà di Elam fu il sito di Tall-i- Malyan, dove secoli dopo sarebbe stata fondata Persepoli.

Secondo la tradizione biblica, gli Elamiti sarebbero stati i discendenti di Elam, figlio di Sem e, di conseguenza, nipote di Noè, ma è probabile che gli Elamiti non fossero neanche di origine semitica. I geografi ellenici conoscevano questa civiltà, denominandola “Susiana” (chiara attinenza alla città di Susa). Tra il III ed il II millennio a.C, la civiltà di Elam fu profondamente influenzata dagli illustri vicini mesopotamici, i Sumeri e gli Accadi, assimilando numerose consuetudini sociali e culturali di questi due popoli. Dopo la conquista di Ciro il grande, gli aspetti principali della civiltà elamita non scomparvero completamente, in quanto l’impero achemenide mostrò un grande rispetto nei confronti delle tradizioni autoctone, consentendo alla popolazione dominata di continuare a seguire i propri costumi. Anzi, riconoscendone la grandezza, i Persiani vollero in qualche modo presentarsi come i successori della civiltà elamita senza soluzione di continuità. Uno dei segni più palpabili dell’intento sincretico da parte dei sovrani achemenidi fu rappresentato dal fatto che come capitale invernale dell’impero persiano fu scelta proprio la città di Susa. In più, una delle lingue in cui si stilavano le iscrizioni reali persiani, oltre all’accadico e all’antico persiano, fu proprio l’elamico, elevato, pertanto, alla dignità di lingua ufficiale del vasto impero.                     Anche nell’arte la civiltà elamita raggiunse un alto livello di raffinatezza, soprattutto nella lavorazione del bronzo, nell’arte funeraria regale e nella  ceramica policroma. Le sculture ed i sigilli di pietra si ispirarono ai modelli mesopotamici, con figure di demoni e di animali chimerici. Nel campo architettonico furono realizzati sontuosi palazzi, imponenti templi e perfino ziggurat, come quelli babilonesi, disposti su più piani, distinguendosi soprattutto per la bellezza policroma delle mattonelle smaltate.

L’archeologo francese Francois Dessert nel 2018, studiando nuovi testi elamiti incisi su una serie di raffinati vasi d’argento conservati a Londra, è riuscito a decifrare le sequenze dei segni indicati, identificando il nome di due sovrani che regnarono nella parte meridionale dell’attuale Iran all’inizio del II millennio a.C.. Si trattava dei re Ebarti e Silhala, abbastanza conosciuti nella tradizione storica orale del Medio-Oriente. Lo stesso archeologo ebbe l’intuizione di distinguere il nome di una divinità, le cui citazioni erano molto ricorrenti nei testi, cioè Napirisa, traducibile in “Il gran Dio”. Successivamente nel 2020 il Dr. Desset, durante il primo lockdown mondiale causato dal covid-19, è riuscito a decifrare le altre 40 iscrizioni disponibili in lingua elamica, confermando alcune tesi già accreditate che consideravano quell’idioma puramente fonetico, al contrario degli altri cuneiformi contenenti, invece, notevoli significati logografici. Con questi elementi si poteva arrivare alla conclusione di aver individuato la più antica scrittura fonetica del mondo. E’ stato possibile decifrare la lingua elamita, procedendo da destra verso sinistra e dall’alto verso il basso, facendo leva su alcune metodologie già adoperate per interpretare le iscrizioni cuneiformi delle antiche civiltà mesopotamiche.

E’ necessario sottolineare che alla decifrazione della lingua elamita non è stata attribuita l’importanza dovuta, ottenendo un certo risalto soltanto in ambiente accademico e passando in sordina nei grandi canali della comunicazione di massa. La conferma che il sistema di scrittura dell’elamita lineare comprenda una struttura di carattere fonetico determina una rielaborazione di quanto sia stato conosciuto fino ad adesso sulla storia dello sviluppo linguistico. Il ceppo elamitico e mesopotamico, infatti, non appaiono discendenti l’uno dall’altro, bensì contemporanei. Pertanto, l’elamita non risulta appartenere al gruppo di nessuna lingua tra quelle già note nel Medio Oriente, anche se alcuni glottologi hanno ipotizzato probabili legami con le lingue caucasiche, altaiche e dravidiche. La decifrazione dei testi elamiti ha rivelato le sue caratteristiche “agglutinanti” con un numero di suffissi decisamente più basso rispetto all’idioma sumerico e a quello hurrita. I sostantivi presentano una suddivisione tra quelli che indicano oggetti animati, anche nell’immaginario, ed inanimati, secondo le convinzioni dell’epoca. In particolare, escludendo l’appartenenza della lingua elamita, sia al ceppo indo-europeo che a quello semitico, uno studio condotto da David Mc Akpin ha mirato a dimostrare il legame di questo idioma con la famiglia delle lingue dravidiche. Un successivo studio comparativo ha dimostrato che circa il 25% dei termini elamici trova una corrispondenza nelle lingue dravidiche, evidenziando una notevole somiglianza morfologica dei nomi e dei pronomi, nonchè l’utilizzo della medesima costruzione della coniugazione dei verbi. Il linguista ceco Vaclav Blazek ha indicato, invece, una possibile assonanza dell’elamita con alcune lingue africane, come il copto, il cushita, il berbero e l’omotico. In realtà, non è ancora possibile determinare con sicurezza a quale famiglia linguistica appartenga l’elamita e la ricerca è ancora aperta per svelare questo mistero.

In conclusione, si può affermare che la decifrazione delle incisioni in lingua elamita assume un grande valore anche sotto il profilo antropologico, in quanto permette agli studiosi di conoscere il punto di vista degli abitanti autoctoni da fonti testimoniali dirette e non filtrate e mediate dai racconti riportati da  popolazioni straniere.

 

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Accad bibbia decifrazione dravidica Elam glottologia indoeuropea Iran lingua antica mesopotamia Persia semitica Storia sumeri 2022-05-04
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Pubblicato da: Luigi Angelino
Luigi Angelino ha conseguito la maturità classica a Napoli e poi la laurea in giurisprudenza presso l'Università Federico II. A seguire, ha ottenuto l'abilitazione all'esercizio della professione forense presso la Corte di Appello di Roma e due master di secondo livello in diritto internazionale presso l'Università di Roma tre. Non ha mai abbandonato la passione per le materie classiche, filosofiche e teologiche, conseguendo una laurea magistrale in scienze religiose. Ha pubblicato un romanzo di ampio respiro con la Cavinato editore international dal titolo "Le tenebre dell'anima" nel 2017, che è stato tradotto con il titolo "The darkness of the soul". Nel 2018 ha pubblicato un libro sui grandi misteri religiosi, filosofici e di costume dal titolo "I Miti- luci e ombre". Nel 2019 ha pubblicato il thriller filosofico "La redenzione di Satana-Apocatastasi" e la raccolta di racconti/saggi "Ritratti mortali" con una coautrice. Nel gennaio 2020 ha pubblicato "L'arazzo dell'Apocalisse di Angers: una testimonianza fra Cielo e Terra". Ha, inoltre, collaborato al libro auralcrave "Il sipario strappato" e nel 2020 ha pubblicato il saggio "Pandemia-il mondo sta cambiando", il racconto "Anna", dedicato a sua madre ed il libro auralcrave "Viaggio nei luoghi più affascinanti d'Europa". Nel 2021 ha pubblicato i testi "Nel braccio di Orione", "La ricerca del divino" , "La redenzione di Satana-II-Apostasia" e "Come sentieri della coscienza" con un coautore. Nel 2022 ha pubblicato 8 volumi con la Stamperia del Valentino: Caccia alle streghe, Gesù e Maria Maddalena, Il Diluvio, L'epica cavalleresca, L'epopea assiro-babilonese, Divagazioni sul Mito, Campania Felix e Sulla fine dei tempi (quest'ultimo selezionato per la partecipazione a Casa Sanremo Writers 2023). Ha, inoltre, di recente completato la trilogia con La Redenzione di Satana III- Apocalisse. E' stato insignito dell'onorificenza di cavaliere al merito della repubblica italiana.
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