La Croce e la Targa
Il Musinè è stato parte fondamentale (ancora adesso è così) della storia mistica ed esoterica, sia della Città di Rama che della Valle di Susa; molte sono le leggende che parlano di questo monte, si narra che ancora oggi uomini lupo, streghe e stregoni si riuniscono per evocare gli spiriti maligni (alcuni sono al governo), se notate o almeno fate una ricerca sulle leggende, troverete che sono tutte atte a spaventare, tutte indirizzate ad alimentare la paura in chiunque avesse voluto addentrarsi in quei luoghi.
Troviamo il mistero a partire dal nome, Musinè, Wikipedia lo descrive così:
Il nome Musinè è generalmente considerato una contrazione del piemontese monte degli asini (Mont Asinè), ma è un luogo comune tanto diffuso quanto sbagliato; l’origine storica del nome è ben diversa. Numerose attestazioni in documenti medievali lo indicano come mons Vicinea (in un documento del 1020), Vesenius (intorno al 1150), Vesinerius (nel 1208), Vixinerius (nel 1302): varianti di un unico termine derivato da vicus (= villaggio); il mons Vicinea era cioè la “montagna del villaggio”, e il suo nome ricorda un’antica organizzazione (forse già di età romana) di una comunità che vi esercitava diritti di uso su terre comuni
L’espressione “monte Asinaro” compare in documenti d’archivio ai primi del Settecento; ma accanto ad essa si trova spesso la voce “Musinero”, che è lo sviluppo volgarizzato della denominazione medievale, mentre “monte Asinaro” è probabilmente il risultato di un’interpretazione pseudoerudita che cercava di spiegare l’etimologia di “Musinero” senza conoscerne (o senza saperne riconoscere) l’antecedente medievale.
E come avete letto anche li ci sono delle incongruenze, ma il nome è solo l’inizio dei misteri, leggete un sunto delle leggende che poi andremo ad analizzare, sempre dalla fonte Wikipedia:
l Monte Musinè è al centro di miti locali e non di ogni tipo, ed è noto per questo agli amanti del mistero. Probabilmente anche per la grande assenza di vegetazione, il Musinè è da sempre ritenuto un sito esoterico. Esistono diversi racconti misteriosi e leggendari su Musinè: da ipotetica sede di una base aliena e vari avvistamenti UFO, alla presenza di fuochi fatui notturni, da rigagnoli presenti in alcuni punti dove l’acqua scorre al contrario rispetto alla forza di gravità, a punto catalizzatore radiante spirituale delle misteriose rotte o linee orgoniche.
leggende narrano che fu sede di esilio temporaneo del celebre re della Giudea Erode il Grande, intorno al 3 a.C. (vedi Nascita di Gesù), in espiazione della Strage degli innocenti, secondo il Vangelo secondo Matteo nel Cristianesimo, prima di ritornare a Gerico (Cisgiordania), dove morì.
Altre leggende narrano che fu proprio qui che apparve a Costantino I, la croce fiammeggiante con la scritta In Hoc Signo Vinces (in questo segno vincerai),nel 312 alla vigilia della cosiddetta Battaglia di Torino tra l’esercito di Costantino e quello di Massenzio, nell’ambito della guerra civile seguita alla morte di Costanzo Cloro. Episodio che avrebbe convinto Costantino a convertirsi al cristianesimo. Proprio per ricordare l’apparizione miracolosa è stata eretta la gigantesca croce che sulla quale vi è una piastra con la seguente scritta:
IN HOC SIGNO VINCES – A PERPETUO RICORDO DELLA VITTORIA DEL CRISTIANESIMO CONTRO IL PAGANESIMO RIPORTATA IN VIRTÙ DELLA CROCE NELLA VALLE SOTTOSTANTE IN PRINCIPIO DEL SECOLO IV SUA MAESTÀ IL RE VITTORIO EMANUELE III MARCH. MEDICI SEN. DEL REGNO CONT. CARLO E CONT. GIULIA CAYS DI CASELETTE
E queste sono solo pochissime, forse le più famose, alimentate da cantori vari nei secoli e sicuramente anche sfumate e modificate, in molte delle mie traduzioni affermo che alcuni monaci dopo aver scoperto ho scritto le antiche credenze, e badate bene che le chiamo credenze e non leggende… ma questa è un’altra storia, sicuramente quella che è rimasta anche ben documentata è stata la famosa battaglia di Torino, dopo che Costantino ha ricevuto un segno divino (vi pare che un dio benevolo, quello dei cattolici, potesse voler una cosa del genere?), chiaramente questo ha affermato in valle il cristianesimo, detto chiaramente “la vittoria sul paganesimo” , traendo le conclusioni possiamo dire che tutto in quel tempo (e ancora oggi) era mirato a costruire un chiesa sempre più forte, questo per essere precisi.
Ma torniamo al monte, partiamo dalla sua struttura, sappiamo ormai che il monte è un antico vulcano inattivo e se vi state chiedendo se al suo interno vi sono delle gallerie… vi dico di si, alcune artificiali altre scavate dalla furia del vulcano e dalle piogge, diciamo in pratica che il monte è il padre della Valle di Susa; una fonte inesauribile di energia in pratica, da una parte abbiamo il monte Pirchiriano su cui è nata la Sacra di San Michele in perfetto allineamento con la famosa abbazia Normanna, la famosa linea di forza o il raggio blu, che poi è il colore predominante, secondo gli esoteristi del campo, dell’Arcangelo Michele, dall’altra il Musinè, fonte di energia materiale, possiamo definirlo un accumulatore di energie ma anche un dispensatore delle stesse.
Molti di quelli che ci sono andati mi hanno riferito che spesso si perdono, non hanno trovato le strade che cercavano, a parte la grande croce e l’antenna energetiche posizionata non si sa da chi, in cui troviamo un’iscrizione che fa riferimento alle energie presenti in quel luogo di svariati personaggi storici, da Maometto a Gesù il Cristo, almeno li troviamo l’unione dei credo, che al giorno d’oggi non sarebbe male, si pensa che questa non è altro che un simbolo in contrapposizione all’enorme croce eretta,croce eretta in testimonianza dell’apparizione di cui è protagonista l’imperatore Costantino e quindi della sua inevitabile conversione al cristianesimo; le strade perse, bene, direi che in questo noi del Sacro Ordine Naturale abbiamo una teoria (ve la presento così per evitare inutili commenti), teoria basata sul nostro credo, tutto è sotto il controllo di Madre Natura o Madre Terra, a voi la scelta, essendo quello un posto con enormi potenzialità è stata munita da madre Terra di guardiani, gli stessi si occupano di selezionare i visitatori, un po’ come fanno i buttafuori davanti alle discoteche 🙂 questo per evitare che energie negative o uomini senza scrupoli potessero o possano sfruttare l’enorme energia del luogo in loro favore o per scopi non propriamente inerenti con la luce in pratica quel monte è un energia pensante, uno spirito intelligente, quello che gli antichi chiamavano Dio Creatore.
Ma come è successo tutto questo? Qui ci colleghiamo alla mitica leggenda di Fetonte, colui che cadde con il suo carro lasciando sul terreno un’enorme pietra verde, quello che noi definiamo “occhio della creazione”, si narra di questa pietra verde, di qualcosa che cadde dal cielo, pensate dunque come i popoli del tempo potessero interpretare la caduta di un asteroide, di oggetto infuocato dunque luminoso che arriva dal cielo.
Secondo i racconti è proprio sul Musinè che questo oggetto cadde e proprio all’interno del cratere del vulcano ormai spento, accentuandone la struttura… provate ad immaginare i fumi e il bagliore di quell’evento, che tipo di spiegazione pensate che possano essersi dati questi uomini del tempo? Sicuramente quest’oggetto del cielo, verde brillante, una volta che si è raffreddato è stato visto come un oggetto divino, non sappiamo che tipo di minerale potesse essere, ma sicuramente qualcosa che produceva energia.
Negli scritti di alcuni monaci si parla di una grande città monolitica, di cui tutti parlavano ma che fu distrutta da un cataclisma, secondo quello che noi sappiamo, sembra che la città fosse mantenuta insieme e sostenuta energicamente da una strana forza Verde, un’energia inesauribile, questo ci porta a pensare che quando la Città di Rama è crollata i suoi abitanti hanno portato via questo minerale che sicuramente avevano lavorato e trasformato in generatori trasportabili, evidentemente ne avevano scoperto le proprietà.
Questa leggenda però è rimasta viva per secoli, se avete letto uno dei primi articoli che ho scritto ne do una spiegazione più che esauriente, come dicevo è rimasta talmente viva da essere parte fondamentale nella storia d’alcuni personaggi della Valle di Susa, uno di questi è sicuramente il San Giovanni Vincenzo, possiamo definirlo il fondatore della Sacra di San Michele; sicuramente molti di voi non sanno come si è svolta la storia di San giovanni Vincenzo, sembra che dopo essere stato nominato Arcivescovo si sia ritirato come eremita sulle montagne di Celle, li in quel periodo di raccoglimento gli apparve l’arcangelo Michele che gli ordinò di porre le fondamenta di un santuario a suo nome, secondo la leggenda fu proprio San Michele che lo aiuto a trasportare il materiale necessario per costruire, spostando enormi massi da un monte all’altro… e qui scrivo da un monte all’altro perché secondo le ultime ricerche i basamenti della Sacra di san Michele sono costituiti dallo stesso minerale che è presente sul monte Musinè, quindi ecco che torna il monte musinè in primo piano, prima con la caduta di un oggetto “Verde”, poi con la presenza di qualcosa di ancora più miracoloso, un arcangelo.
Comunque sia il luogo in cui si era rifugiato San Giovanni Vincenzo era ed è un luogo sacro e ricco di energia e facente parte della città di Rama, la mitologica (ormai non più) Ocelum, costruita su di un piccolo monte artificiale, grande città druidica, l’ultimo baluardo della città di Rama, dove dopo il crollo della stessa sono stati custoditi per secoli i segreti ed il sapere, di questa piccola ma meravigliosa cittadella, ne parlano anche Giulio Cesare e Cesare Augusto, ne troviamo testimonianza anche in mappe antiche, sicuramente segnata e riconosciuta e su questo non ci sono dubbi.
San Giovanni Vincenzo si trasferì sul monte Pirchiriano, cominciò insieme ai suoi confratelli la costruzione della Sacra, da quel punto poteva vedere gli altri due punti energetici, il Musinè e Ocelum, un collegamento energetico fortissimo, la croce di fuoco (Musinè, fuoco), la terra della sapienza (Ocelum l’aria) e il raggio blu (Pirchiriano , acqua) il tutto appoggiato sulla Terra che è le fondamenta di tutte le cose, così abbiamo tutti e quattro gli elementi.
Ricordo ancora con piacere quando mi fu spiegata questa cosa, io rimasi stupito di tanta semplicità, quasi consapevole di quanto la mia mente non era riuscita a comprendere una cosa così semplice.
Ecco che saltano fuori altri indizi, certo che il pittore era sicuramente uno dei guardiani, in quel tempo tutti con la propria arte lasciava qualche segno, qualche informazione che sicuramente qualcuno avrebbe raccolto come tasselli di un mosaico, questo fa trarre una conclusione, anche il Santo era a conoscenza di questa antica città, e per quanto riguarda noi facente parte del Sacro Ordine Naturale.
Ho deciso di scrivere questo per farvi comprendere meglio la storia e l’importanza del monte Musinè, a volte svalutato da leggende e credenze che hanno quasi ridicolizzato quello che è in realtà questo monte, un centro o meglio il centro di tutte le energie creatrici, se poi contate le innumerevoli culture che si sono susseguite nei secoli, direi che di energie ne sono passate a sufficienza, ma comunque sia non sono riuscite ad offuscare la vera natura di quel monte così sacro per noi.
SAN GIOVANNI VINCENZO
“San Giovanni Vincenzo, anche Giovanni da Besate (Ravenna, metà del X secolo – Celle, 27 novembre 1000), è stato un arcivescovo italiano, successivamente eremita sul Monte Caprasio a Celle (oggi frazione del comune di Caprie).
Fu Arcivescovo di Ravenna con il nome di Giovanni XIII tra il 986 ed il 997.
All’opera di san Giovanni Vincenzo si deve l’avvio della costruzione del gran monastero della Sacra di San Michele alla fine del X secolo.”
E dopo aver mostrato con chiarezza alcune cose, passiamo all’aspetto pratico del monte, quello che possiamo imparare da così tante energie, partiamo sempre con il presupposto che il monte ospita chiunque, ma apre solo le porte a chi per lui n’è degno o per farla più semplice fa vedere quello che vi meritate, quello a cui siete portati… se siete uomini con un’anima non particolarmente pura a voi non donerà alcun sapere, vedrete solo quello che siete voi nel vostro interno; uomini aperti o con una spiritualità alta, avranno a differenza rivelazioni e pervasioni di energie positive, insegnamenti o codici divini che vi porteranno all’illuminazione.
Questo è anche quello che mi è stato insegnato, ma è anche quello in cui io credo fermamente, il Musinè essendo interseco e generatore d’energie da alcuni esoteristi (quelli veri) è usato come catalizzatore per svariati riti, vi sono alcuni che caricano l’acqua in lunazioni particolari e con costellazioni particolari secondo l’uso che sene deve fare, anche per problemi di salute, riti complicati e certamente ermetici ai più.
Questo è uno dei motivi per questo in tempi antichi erano avvistati personaggi che si aggiravano sul monte, quelli che sono definiti streghe, maghi e mannari, li per i loro riti propiziatori, certo che in epoca cristiana erano visti come esseri demoniaci e tenuti alla larga o denunciati con le conseguenze che tutti sanno.
Parliamo dei mannari e sveliamo un’altra bella storia, da qualche anno so della loro esistenza, intesa come gruppo, ben nutrito aggiungerei, loro si sentono molto legati alla natura, si sentono spiriti liberi e dunque vivono anche come mannari, non nel senso che si trasformano o che sbranano chicchessia, ma nel senso che conducono una vita molto semplice e naturale, in alcuni giorni dell’anno si riuniscono in zone ben precise della valle, solitamente dove vi è la presenza dei lupi (orsiera rocciavrè) per celebrare le loro feste e i loro riti che tutto sono meno che demoniaci, uno dei loro Druidi, perché hanno i Druidi o Stregoni, mi spiegava dell’importanza che ha per loro il monte Musinè, secondo la loro leggenda e tradizione, in una parte ben precisa del monte vi è un’energia che a loro serve per preservare i loro territori, in pratica fanno il rito dell’acqua, caricano l’acqua con quella particolare energia per poi disperderla nei loro boschi, questo crea una connessione con il monte Musinè mantenendo sani i loro boschi, avrei da scrivere molto su di loro ma mi dilungherei troppo.
Per quanto riguarda le Streghe e gli Stregoni della zona, essi si riuniscono spesso e volentieri sul monte, anche perchè loro praticano molto di più dei mannari, preparano l’acqua per i vari incantesimi e questo succede in zone ben precise del monte, per quanto si pensi questo succede anche di giorno, perché in magia anche il sole è parte fondamentale degli incanti, certo è che la notte è decisamente più affascinante per i più, ricordatevi però che la Luna risplende perché il Sole la illumina, difatti per loro la Luna è la parte oscura del Sole, a rigor di logica non hanno tutti i torti.
Mi hanno anche affermato che in realtà in quei luoghi è sempre meglio non evocare nulla, nel senso di non praticare riti d’invocazione se non per preparare pozioni o benedire (maledire) qualcosa, questo perché il Musinè è una porta dimensionale e si rischierebbe di evocare qualcosa che poi non si è capaci di controllare, ottimo, aggiungono, anche per purificarsi o ricaricarsi, quindi utile non solo per gli oggetti magici ma anche per le persone.
Parecchi riti d’iniziazione sono eseguiti, per nominare nuovi Stregoni o Streghe o per iniziare qualcuno all’arte della magia, ho assistito personalmente ad uno di questi riti, bhè… se un tempo sentivano urla o canti penso che allora, come oggi, il tutto era creato non dalle invocazione a chissà quale demone ma dal consumo di idromele… che è tanto buono ma se consumato oltre il limite crea un dialogo troppo chiassoso.
Marius
La Croce e La Targa
Una croce di 15 metri si erge sul Musinè dal 10 novembre 1901. Sulla base della croce una piastra evoca la battaglia di Costantino contro Massenzio del 312 e la scritta che sarebbe apparsa in cielo:
IN HOC SIGNO VINCES – A PERPETUO RICORDO DELLA VITTORIA DEL CRISTIANESIMO CONTRO IL PAGANESIMO
Don Francesco Pautasso (1851-1928), parroco di Caselette, aveva progettato di innalzarla sul punto più alto del monte, dove si incrociavano i confini di Caselette, Almese, Rivera e Valdellatorre, ma all’ultimo la posizione fu cambiata: il monumento si sarebbe visto meglio da un punto più basso.
Il piccolo spostamento ebbe conseguenze drammatiche: trovandosi interamente nel territorio di Caselette, gli abitanti degli altri tre comuni si rifiutarono di finanziare i lavori.
Sabbia e cemento furono portati a spalle da decine di persone, 25 chili a testa («A smijavo ’d formije» “assomigliavano alle formiche”), ricordano i vecchi dell’impresa Visetti. Arrivati in cima, una bilancia verificava che nessuno ne avesse abbandonata una parte lungo il tragitto. Gli uomini erano pagati il doppio rispetto alle donne.
Dai propri parrocchiani don Pautasso raccolse poco più di metà delle 9 mila lire spese per l’impresa (circa 30 mila euro).
Il futuro presidente del Consiglio, onorevole Paolo Boselli, organizzò un banchetto di raccolta fondi, coinvolgendo gli amici e colleghi più benestanti; la colletta non raggiunse le 6 lire.
Per non pesare sulla collettività, il sacerdote trascorse i successivi trent’anni della sua vita a saldare il debito della Grande Opera. Oggi tanta delicatezza non va più di moda: non sarà don Pautasso a pagare le 600 mila croci che ci costerà la linea ad Alta Velocità Torino-Lione.
Il punto più alto del monte ospita, invece, una piccola targa metallica con una scritta enigmatica:
QUI È L’UNA ANTENNA DEI 7 PUNTI ELETTRODINAMICI CHE DAL PROPRIO NUCLEO INCANDESCENTE VIVO LA TERRA TUTTA RESPIRA EMETTE VITA. QUI OPERANO LE ASTRALI ENTITÀ CHE FURONO: HATSHEPTUT, ECHNATON, GESU IL CRISTO, MAOMETTO, CONFUCIO, ABRAMO, IL BUDDHA, GANDHI, MARTIN LUTHER KING, FRANCESCO D’ASSISI E ANCHE TU SE VUOI ALLA FRATELLANZA COSTRUTTIVA TRA TUTTI I POPOLI. PENSACI INTENSAMENTE 3 MINUTI, PENSIERO È COSTRUZIONE.
Nessuno sa chi l’abbia realizzata. Installata tra il 1974 e il 1977, è stata più volte rimossa e rimpiazzata.
Rilievo della palina su cui si trova la targa (Archivi Paolo Fiorino).
Il testo rimanda alla dottrina di Eugenio Siragusa (1919-2006), un uomo in contatto con entità extraterrestri che diede vita a un curioso culto sincretistico – la Fratellanza Cosmica.
Il 14 marzo 1991 Giorgio Galuzzi, un seguace di Siragusa, annunciò su Stampa Sera il ritorno di Absu Imaily Swandy.
Giorgio Galuzzi, “«Fratellanza» e il ritorno di Absu Imaily”, Stampa Sera, 14 marzo 1991.
Sedici anni prima, il 6 febbraio 1975, Galuzzi scriveva a La Gazzetta del Popolo di far parte di un fantomatico “Gruppo Musinè”.
La Gazzetta del Popolo, 6 febbraio 1975
Sulle colonne dello stesso giornale l’ufologo Arduino Albertini ne svelava le magagne, sostenendo che Galuzzi fosse un nome falso e che la foto di Absu ritraesse in realtà l’ottantottenne Gaetano Durante.
Il complicato gioco di specchi e false identità creato dal SIC è ancora oggi un mistero irrisolto – il più perturbante tra quelli che si possono incontrare sul Musinè.
Mariano Tomatis
Fonte: http://cantinadelrustico.overblog.com/2016/03/monte-musine-storia-e-mito.html , http://www.marianotomatis.it/research.php?url=musine06
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Gabriele Mancino
La Terra è piena di posti “speciali”, spesso li abbiamo sotto ai piedi e neanche lo sappiamo 😉