Il Pantheon rappresenta la gloria di Roma, l’unico monumento architettonico classico rimasto intatto nella città eterna, ad eccezione del Colosseo, se si considera la sua struttura complessiva. L’iscrizione nella cornice del portico “M. Agrippa L.F. Con.tertium fecit” ci testimonia la sua originale funzione: un tempio eretto da Agrippa nel 27 d.C. in onore delle divinità tutelari della famiglia Giulia. La costruzione originaria, tuttavia, fu distrutta nel grande incendio dell’80 d.C. e ricostruita al tempo di Adriano, anche se alcuni restauri furono favoriti da Settimio Severo e da Caracalla nel III sec. d.C.. All’inizio del VII secolo, quando ormai le istituzioni della Chiesa avevano sostituito quelle del decaduto impero romano d’Occidente, papa Bonifacio IV, con il consenso dell’imperatore d’oriente Foca, trasformò il tempio pagano in un luogo di culto cristiano, trasportando ivi numerosi corpi di martiri dalle catacombe. Per questo motivo, la nuova chiesa fu dedicata a “Santa Maria dei Martiri”. Dal punto di vista giuridico, vi è da dire che nel 1929 con la stipula dei Patti Lateranensi, alla chiesa fu attribuita la dignità di “basilica palatina”, ovvero di “chiesa nazionale di tutti gli italiani”.
Il portico del Pantheon è spettacolare: 16 colonne monolitiche di granito (un numero non casuale, in quanto si tratta del doppio di 8, simbolo di perfezione e di compiutezza). Nel timpano era presente un bassorilievo in bronzo che raffigurava la Battaglia degli Dei e dei Giganti, mentre il soffitto del portico era ricoperto di bronzo. Il materiale così di pregio, tuttavia, di un volume complessivo di circa 450.000 libbre, fu fatto rimuovere da papa Urbano VIII nel Seicento e poi utilizzato dal Bernini per il baldacchino in San Pietro ed altre opere. In origine, nelle due nicchie vi erano le statue di Augusto e di Agrippa. Vi è da notare che i portali in bronzo sono quelli del tempio pagano e l’interno misura 43,40 metri di diametro ed altrettanti circa in altezza. La parte più suggestiva del “Pantheon” è l’apertura alla sua sommità, da cui entra la luce. E’ un vero e proprio occhio che conserva ancora parte del suo rivestimento originario in bronzo: il Cielo sembra penetrare all’interno del Tempio che, pur essendo stato trasformato in una chiesa, conserva ancora invariate le suggestioni del periodo classico. L’ambiente si presenta di una solennità impareggiabile, per l’armonica semplicità e regolarità delle forme e per la splendida commistione dei materiali utilizzati. L’aspetto della cupola è molto particolare, in quanto si tratta di una sorta di calotta, il cui spessore va progressivamente diminuendo verso il basso, mentre alla base sette nicchie circondano lo spazio circolare. Di fronte all’ingresso era posizionata la statua di Giove Ultore che aveva punito gli assassini di Cesare; nelle altre erano collocati i principali personaggi dell’antica mitologia e storia romana, come Marte, Romolo, Enea, Giulio Ascanio, Giulio Cesare; nello spazio intermedio erano poste le statue di altre divinità ed eroi, particolarmente cari alle imprese del “populus Romanus”. Le meravigliose colonne di marmo giallo antico ci ricordano gli antichi rituali che venivano celebrati nel tempio, quando l’ascesa verso l’alto voleva simboleggiare l’unione tra il mondo materiale e quello spirituale.
Anche le cappelle del Pantheon rievocano la disposizione dell’antico utilizzo e la varietà di adattamenti nel corso della storia. Nella prima cappella a sinistra, sono custodite le spoglia di Perin del Vaga, considerato uno dei migliori assistenti di Raffaello, nelle cui adiacenze vi è la tomba di Baldassare Peruzzi, grande pittore ed architetto dei primi decenni del Cinquecento. Nella seconda cappella a sinistra, sono collocate le tombe del re Umberto I di Savoia e della regina Margherita. Il monumento forse più significativo è quello che conserva i resti di Raffaello, uno dei più grandi artisti della storia. Non a caso l’epigrafe recita: “Qui giace quel Raffaello del quale vivo temè la gran Madre delle cose di esser vinta, e, lui morente, di morire”. E l’influenza del grande Raffaello è palpabile nel Pantheon, anche per la presenza della statua della Madonna, opera del suo assistente Lorenzetti. Quasi commovente è la tomba di Maria Bibbiena, sua promessa sposa, che perse la vita solo tre mesi prima di lui, come vittima di un tristissimo destino. Nella terza cappella si può osservare il cenotafio in onore del cardinale Ercole Consalvi, eseguito dal bravissimo Thorwaldsen. Nella stessa cappella, vi è la tomba di Vittorio Emanuele II di Savoia, primo re d’Italia, peraltro per niente amato dalla città di Roma. Di grande pregio è l’affresco quattrocentesco collocato sull’altare della settima cappella, dove viene raffigurata l’Annunciazione a Maria, opera di Melozzo da Forlì.
Con i suoi circa sette milioni di visitatori all’anno, il Pantheon non è censito tra i luoghi più ammirati del mondo, solo perché ad ingresso gratuito. E’ un luogo di grande simbologia esoterica, a cominciare dalla cupola, vero capolavoro architettonico, a forma emisferica e con 28 decorazioni a cassettoni scolpite nella pietra. La scelta del numero 28 non appare casuale, in quanto si tratta di uno dei numeri della perfezione per la sapienza antica, ottenuto dalla somma delle prime sette cifre (1+2+3+4+5+6+7). E come se non bastasse, a quasi due millenni dalla sua costruzione, la cupola del Pantheon rimane la più ampia al mondo in calcestruzzo non armato. Un tempio mitico che, nel corso della storia, ha ispirato la costruzione di altri importanti edifici, come il Pantheon di Parigi, la villa La Rotonda del Palladio, la basilica di Superga di Juvarra e la chiesa di San Francesco di Paola, in Piazza Plebiscito, a Napoli. Come si è detto in precedenza, il punto più caratteristico del Pantheon è l’oculo della cupola, legato ad un’antica leggenda. Si racconta, a tale proposito, che, grazie ad una serie di correnti, la pioggia sarebbe allontanata dall’ingresso dell’oculo, non riuscendo a penetrare all’interno del tempio. In realtà, le gocce di pioggia cadono da secoli verso ventidue fori di scoli collocati su un pavimento volutamente convesso verso i lati e concavo al centro. Un’altra antica narrazione riferisce che il calore generato dalle fiamme di centinaia di candele accese all’interno del tempio, incontrandosi con l’acqua, riusciva nebulizzarla e, pertanto, i presenti ne perdevano la percezione. Secondo le interpretazioni esoteriche, il Pantheon sarebbe un monumento inteso a celebrare l’intimo rapporto dell’individuo con la natura cosmica. La stessa etimologia di “pantheon”, dal greco antico, richiama il concetto di venerazione di una divinità unica che racchiuda tutti gli altri dei, in una convergenza di energie cosmiche terrestri e celesti. In quest’ottica, deve essere considerata la tradizione, secondo la quale il tempio sarebbe stato eretto nel luogo dove anticamente sorgeva un tumulo dal quale Romolo, il mitico fondatore di Roma, sarebbe asceso al cielo trasportato dal dio Marte. Al simbolismo dell’ascensione del Pantheon, sono ispirati anche altre costruzioni imponenti in luoghi lontani del globo, come i Kivas dei Nativi Americani, o Caim e Tumulus del contesto megalitico nordeuropeo. Questi templi suggestivi presentano proprio la particolarità di essere vuoti al centro e di avere una cupola forata come tetto. Seguendo lo schema ispiratore di questi edifici, colui che si pone sull’asse simbolico, che dal centro del pavimento si eleva fino al centro della cupola, ha la possibilità di diventare lo strumento di unione tra le forze telluriche della Terra, sotto i suoi piedi, e quelle cosmiche del Cielo, la cui luminosità penetra dal foro. Nella sovrapposta tradizione cristiana, il foro al centro della cupola ha rievocato l’Ascensione e la Resurrezione di Gesù, la cui statua, insieme a quella della Vergine, era collocata nella stessa direzione della luce. Ma non bisogna dimenticare che il cerchio con il foro al centro è un simbolo che si perde nella notte dei tempi e che trova una delle sue interpretazioni plastiche più consistenti nello sciamanesimo druidico della contemporanea arte megalitica. L’intera struttura del Pantheon, comunque, ha un significato esoterico di particolare rilievo. Dagli elementi evidenziati nella parte introduttiva, è già emerso come il tempio presenti linee geometriche di perfetto equilibrio, fondendo la cella rotonda a cupola con il già ben collaudato pronao a timpano. La corrispondenza dell’altezza e del diametro sono poi pienamente in linea con le proporzioni matematiche care al famoso Vitruvio. Tale simmetria doveva avere un significato particolare per i costruttori, per il fatto che essa rispecchia il principio esoterico della “proporzione aurea”, un rapporto matematico ben delineato nel quale la parte maggiore sta alla parte minore come l’intera sta alla parte maggiore. Come si diceva, la cupola è formata da 28 cassettoni, chiamati anche “lacunari”, un numero per niente scelto a caso. In essi erano disegnate le stelle, poi andate perdute: i lacunari intendevano ricordare le fasi lunari, mentre le stelle indicavano la volta celeste. Il Pantheon è stato considerato come un vero e proprio “calendario di pietra”, una specie di meridiana solare e lunare, in quanto i raggi di luce che entrano dall’ “oculus” illuminano i cassettoni, rivestiti di marmi diversi al momento della costruzione, segnando il passare del tempo. Per gli antichi riuscire a determinare il succedersi del tempo e delle stagioni era davvero molto importante, sia dal punto di vista del controllo sociale che da quello politico-religioso. Ciò poteva avvenire con la previsione di un preciso meccanismo di proiezione di luce, ben distinto tra i mesi della stagione invernale (autunno-inverno) e quelli della stagione estiva (primavera-estate). Nei primi la proiezione di luce si irradiava sulla parte interna del tetto a cupola, mentre nei secondi sulle pareti e sul pavimento dell’aura circolare. La straordinaria costruzione, in più, ripercorre altri eventi astronomici annuali con effetti sconvolgenti: solo nelle due giornate degli equinozi di primavera e di autunno, il volume circolare che vuole imitare la sfera celeste è lambito dalla luce solare vicino al cornicione (simbolo dell’equatore celeste), centrando una lastra circolare posta nell’atrio; il 21 giugno a mezzogiorno, giorno del solstizio d’estate, il raggio di sole, che penetra dall’occhio della cupola, illumina il centro perfetto del portale di ingresso.
Gli antichi ideatori del Pantheon credevano nella forza energetica del sole che è assolutamente essenziale per la vita sul nostro pianeta, così come è simbolo della possibilità di ciascuno di elevarsi spiritualmente, per emergere in una dimensione diversa e spingersi oltre le proprie possibilità apparenti. Come ho detto all’inizio, il Pantheon è uno dei monumenti più visitati di Roma e, pertanto, è molto difficile ammirarlo in solitudine per godere appieno dell’atmosfera mistica che si respira in quel luogo, anche se ogni visita può rappresentare un’esperienza particolare. Nonostante l’eccessiva presenza di simboli religiosi ed alcune tombe fuori luogo, come quelle di alcuni regnanti della casa Savoia, nel Pantheon si percepisce ancora fortemente una concezione precristiana ed acronica dell’esistenza umana, così come ripresa da moderni movimenti di studio e di rinascita culturale.
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