I misteri eleusini si concretizzavano in riti religiosi misterici che si celebravano ogni anno nell’antica città greca di Eleusi, presso il santuario di Demetra. Si può dire che essi rappresentassero i più celebri dei riti religiosi segreti dell’antica Grecia. Partendo con ordine dalla loro origine, è necessario ricordare che alla loro base vi era un rituale di tipo agrario, come testimoniano alcuni reperti ritrovati nell’ambito delle pratiche religiose del periodo miceneo. I misteri tendevano a rievocare il mito del rapimento di Persefone dalla madre Demetra, ad opera del re degli inferi Ade, in un ciclo altamente simbolico formato da tre fasi: la discesa, la ricerca e l’ascesa, con l’apice tematico rappresentato appunto dall’ultima parte, quella dell’ascesa di Persefone e la riunione con sua madre. In epoca ellenica si vivevano i misteri eleusini come un vero e proprio “festival”, ed in seguito si diffusero anche a Roma.
La pratica religiosa eleusina ha un vero e proprio testo di riferimento, l’Inno a Demetra, considerato come secondo inno nella raccolta degli Inni omerici (650 a.C. circa), che ne racconta sia il mito che la fondazione. In tale inno è narrato che la figlia di Demetra, Persefone, era stata incaricata di dipingere tutti i fiori della terra, ma poi fu rapita da Ade, il dio della morte e degli inferi, che la condusse nel suo oscuro regno. La madre Demetra rimase sconvolta e desolata da quell’evento, cercando disperatamente la figlia in ogni luogo. Nel corso dei suoi viaggi, Demetra visitò Celeo, il re di Eleusi, prendendo le sembianze della vecchia Doso. Ma la regina Metanira la costrinse a rivelare la sua identità, allora Demetra, abbandonando il palazzo, chiese a Metanira di edificarle un santuario con un altare, dal quale la dea potesse insegnare i suoi misteri agli uomini. Quando il santuario fu edificato, ivi Demetra si rifugiò e, ancora profondamente addolorata ed adirata per il rapimento della figlia, , provocò un’aridità che si sviluppò su tutta la Terra, che provocò carestie in grado di impedire agli dèi di ricevere sacrifici da parte degli uomini. A quel punto Zeus le inviò messaggi per invitarla a tornare sull’Olimpo, ma Demetra si mostrò irremovibile, rispondendo che sarebbe tornata sul monte degli dèi ed avrebbe messo termine alla carestia, soltanto dopo aver rivisto la figlia. Messo alle strette, Zeus acconsentì ad aiutarla, permettendo a Persefone di tornare da sua madre. Quando Demetra pote’ riabbracciare la figlia, mantenne la promessa e ristabilì la vegetazione sulla Terra. Prima di tornare sull’Olimpo, tuttavia, insegnò i suoi Misteri a Diocle, Trittolemo, Celeo ed Eumolpo. Molto significativa è l’osservazione del critico Andrè Motte, che individua nella frase iniziale dell’Inno a Demetra, l’elemento basilare di tutto l’insegnamento iniziatico: quando Kore (la fanciulla, Persefone) raccoglie il narciso diventa donna e sposa di Ade, che le illustra che regnerà sugli inferi “su tutti gli esseri che vivono e si muovono”, quindi non semplicemente su un regno di ombre come narrato da Omero. L’ascesa di Persefone rappresenta il ritorno della vegetazione sulla terra e quindi lo svilupparsi del periodo della fertilità.
Tracciando un brevissimo percorso storico, è stato più o meno accertato che i riti eleusini si svolgessero già prima dell’invasione dei popoli indoeuropei, quindi nel periodo miceneo tra il 1600 e il 1100 a.C.. Secondo alcuni studiosi , il culto di Demetra si formò intorno al 1550 a.C., in quanto gli scavi hanno evidenziato che vi era un piccolo edificio sotto il Telesterion di Eleusi, dove sembra che si praticasse il culto di Demetra in forma privata. Una comune linea interpretativa della maggior parte degli studiosi moderni afferma che i misteri erano orientati ad elevare l’uomo al di sopra della sfera umana verso il divino, assicurando la sua redenzione rendendolo un dio con il conseguente indispensabile requisito dell’immortalità. In realtà, un’accurata analisi comparativa mette in luce notevoli analogie tra i riti greci ed altri del vicino Oriente, come i misteri di Iside ed Osiride in Egitto, l’Adoniaco dei culti siriani, i misteri persiani e quelli frigio-cabiriani. Altri studiosi pensano che il culto eleusino derivasse da un culto minoico e che Demetra fosse una dea dei papaveri, con particolare riferimento al papavero diffuso sull’isola di Creta. L’idea di immortalità, comunque, non esisteva nei misteri all’inizio, ma gli adepti credevano che avrebbero avuto una sorte migliore nel regno degli inferi. La morte rimaneva come realtà, ma nello stesso tempo si dava corso ad un nuovo ciclo, a similitudine della pianta che cresce dal seme sepolto. Sotto Pisistrato di Atene, i misteri eleusini diventarono pan-ellenici, richiamando pellegrini da ogni parte della Grecia e anche dalle zone geografiche limitrofe. Gli unici requisiti per la partecipazione erano la la libertà dal “senso di colpa del sangue”, che vuol dire non aver mai commesso un omicidio e non essere un “barbaro”, che aveva assunto il significato di “non essere in grado di parlare la lingua greca”. Pertanto furono ammessi all’iniziazione uomini, donne ed addirittura schiavi. Come accennavo in precedenza, i misteri eleusini ebbero larga diffusione anche a Roma, annoverando illustri iniziati come Cicerone, gli imperatori Adriano, Marco Aurelio, Gallieno e Giuliano.
Il vero e proprio rito era diviso in due parti: la prima, chiamata dei “piccoli misteri”, rappresentava una sorta di purificazione che si svolgeva in primavera, mentre la seconda, denominata dei “grandi misteri”, costituiva un vero e proprio rituale consacratorio e si svolgeva in autunno. Nel complesso la cerimonia intendeva rappresentare il riposo ed il risveglio perpetuo della vita delle campagne. Per aderire ai misteri, era necessario giurare il voto di segretezza; quattro categorie di persone vi erano ammesse: 1) preti, sacerdotesse ed ierofanti; 2) iniziati, cioè coloro che partecipavano alla cerimonia per la prima volta; 3) coloro che vi avevano già partecipato; 4) coloro che avevano raggiunto la “contemplazione”, avendo appreso i segreti dei più grandi misteri di Demetra.
Gli oggetti votivi ritrovati ad Eleusi testimoniano l’esistenza del comune culto votivo accanto alla forma soteriologica particolare dei Misteri. In un epitaffio del II sec. d.C., si legge che quanto è stato mostrato dallo ierofante durante le notti sacre ” è che la morte non solo non è un male, ma anzi è un bene”. E’ importante ricordare che i Misteri non potevano essere celebrati fuori da Eleusi, che era il luogo prescelto dalla dea Demetra: una strada sacra collegava Atene ad Eleusi. Ad Atene, ai piedi dell’Acropoli, al margine dell’agorà, vi era un santuario, l’Eleusinion, dove si svolgevano i riti connessi con i Misteri. Da questo luogo partiva la processione diretta ad Eleusi. I Misteri erano la festa dell’entrata nell’oscurità e dell’uscita verso la luce e la loro segretezza consisteva nell’indicibilità dell’esperienza, anche a prescindere dalla volontà del partecipante al culto.
In conclusione possiamo affermare che il simbolismo dei Misteri trasmetteva messaggi di vita e di speranza, come una metafora della nostra esistenza. Demetra era la Madre Terra e Persefone era il soffio vitale presente nel grano. I morti erano destinati a tornare nel grembo della Madre Terra e le spighe d’oro erano seppellite insieme ai defunti. La spiga di grano presentata dallo ierofante rappresentava il ciclo di vita: concepimento, crescita, morte e nuova vita.
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