SCORPIONE. PENSIERO VS SENTIMENTO: INTUIZIONE.
JORGE MARIO BERGOGLIO
Attraverso il Viaggio che è stato effettuato grazie al Mito e alla Storia, si giunge alla personificazione del simbolo dello Scorpione forgiata nella personalità di Jorge Mario Bergoglio, che viene visto come correlato imprescindibile di un modus operandi che ha fondamenta nell’agire animale (inteso in termini di una dialettica dialogica tra istinto e intelletto) che pretende una messa in discussione di punti cardine nell’ambito in cui Bergoglio si muove, ovvero la Chiesa cattolica, il Vaticano.
Nelle precedenti dissertazioni si è voluto porre in essere il convincimento che il carattere scorpionico riassuma in sé aspetti che condensano l’unione di aspetti creativi – intendendo con ciò una capacità di modulare atteggiamenti nuovi relativi a situazioni che si ripetono con regolarità -, con aspetti intellettuali che necessitano di un apporto logico, all’operato attinente al dominio in cui l’individuo che sussume tali caratteristiche agisce. Unita alla capacità dialogica – diretta emanazione della dialettica sviluppata nel corso dei secoli dal pensiero occidentale –, l’attivismo tendente alla modificazione dello status quo facilita il raggiungimento di obiettivi percepiti come difficili od ostici. A tal riguardo è importante – per supportare quanto si sta affermando – un rapido excursus riguardo la vita di Bergoglio, salito al ‘trono’ – non uso impropriamente questo sostantivo, in quanto ritengo che il potere esercitato dal Papa si espleta sostanzialmente all’interno del potere temporale, che l’istituzione ecclesiastica lascia passare come potere divino – papale a seguito della rinuncia di Joseph Ratzinger, capace di dimettersi a causa delle pressioni ricevute (su Benedetto XVI si tornerà a parlarne più avanti, creando un ponte immaginale tra l’operato dello Scorpione e la capacità strategica dell’Aquila, rapace protagonista di pianificazioni rese atto senza il benché minimo soffio mediatico) e degli “attentati” alla sua incolumità pastorale – si pensi ad esempio alo scandalo dello IOR o al cosiddetto Vatican Gate -.
Jorge Mario Bergoglio nasce il 17 dicembre del 1936 nel quartiere di Almagro, un popoloso barrio di Buenos Aires ove gli emigranti provenienti dall’Europa tentano di avviare una vita diversa da quella lasciata nei paesi d’origine. Il piccolo Jorge è legatissimo alla Nonna Rosa, descritta dallo stesso Bergoglio come figura di donna che nasce con il volto della santità: a tal riguardo mi sembra importante quanto detto dai saggi scrittori talmudici che, esponendo il comandamento in cui si ordina di non rubare la donna d’altri, espongono in maniera totalizzante quanto la donna rappresenti per la vita. Recita il comandamento che la donna non nasce dall’alto o dal basso, bensì nasce dal fianco: financo si rispetti quanto la legge dice, la donna non dev’essere calpestata. Quanto scritto vuole affermare la considerazione che va ascritta alla figura femminile, portatrice di valori che esulano dall’esercizio del potere e fondano la loro ragion d’essere nella dimensione dell’amore e della ‘santità’.
La vicinanza di Nonna Rosa lascia crescere il piccolo Jorge avvolto da un’aura di amorevolezza che gli permette di andare direttamente al nucleo portante dell’esistenza umana, la sofferenza.
La formazione di Bergoglio si snoda intorno alla scienza e al ricorso continuo all’uso dell’intelletto, capace nel contempo di evidenziare la portata creativa delle materie scientifiche: lo studio della chimica – a mio avviso – permette di comprendere quanto l’unione di sostanze apparentemente differenti sia alla base del progresso della vita, dell’evoluzione stessa della società; durante i suoi studi di chimica conosce la sua insegnante Ester Carriaga, altra figura femminile che segnerà l’esistenza di Francesco, donna di scienza immersa nel lavoro di miscelazione della vita. Ester Carriaga incontra l’animo gentile di Jorge che non dimenticherà mai quanto questa ha fatto per lui: sotto il regime militare Bergoglio nasconde i libri pericolosi ma non riesce ad evitare che la sua Direttrice venga catturata e fatta morire atrocemente in mare, perché ritenuta tra le protagoniste della rivolta delle madri dei desaparecidos. Reo di questo oltraggio alla vita è Alfredo Astis, militare mai pentitosi di quanto agito durante la dittatura militare. Bergoglio lascia intravedere anche in questo frangente la modalità d’azione dello scorpione: agire in silenzio, in modo repentino senza che vi sia rumore di fondo; al processo istruito dalla commissione d’inchiesta del parlamento argentino, accusato d’essere connivente con il regime, Bergoglio enuncia tutti i fatti e i nomi delle individualità – deviate – con cui ha trattato per mediare lo scambio di “prigionieri”: risponde alle accuse avanzate contro di Lui da gesuiti che odiavano il padre provinciale, ritenendolo reo di aver fatto rapire due confratelli. Accusa infondata, considerando che la mediazione di Bergoglio è stata opportuna, in quanto soltanto una personalità siffatta avrebbe potuto dibattere con i militari addivenendo ad un accordo che facilitasse il rilascio dei suoi confratelli. Nonostante si evinca una grande opera dialettica e di mediazione di Bergoglio, ancor oggi si torna a discorrere su presunte connivenze di Francesco con il regime. Tutte note a discredito di quanto sta operando lo Scorpione Bergoglio. Si potrebbe obiettare che Scorpione è sinonimo di Diabolico: non siamo più nel rinascimento o nel medioevo cristiano, siamo nella iper-modernità e ciò che palesa imperfezione – a mio avviso – è dimostrazione di quanto sia plausibile il passaggio da una logica illogica ad una logica che renda atto la creatività che è nell’individuo stesso. Dal punto di vista psicologico, Bergoglio è un insigne rappresentante di coloro che agiscono in linea con ideali che possono, anzi che devono, essere posti in discussione ogni qual volta si tenga conto dell’ambiente in cui ci si muove. La sussistenza dello Scorpione è intrisa di capacità d’adattamento che permettono la vita all’interno di zone d’ombra in cui nessuno osa muoversi. Jorge Bergoglio è a conoscenza della corruzione della chiesa: lo era all’epoca della repressione argentina e lo è adesso dinanzi ad un imperante voltagabbana dei prelati che tendono ad arricchirsi o a perpetrare ignobili reati – si pensi alla pedofilia -. né mai sono stati aperti gli archivi della chiesa argentina che contengono documenti che incastrerebbero prelati di quella chiesa.
In soli quattro anni (1969-1973) Bergoglio riesce a diventare superiore dei Gesuiti in Argentina. La capacità adattativa della sua personalità lo conduce sul viale che condurrà al ruolo di “salvatore” annunciante il Vangelo dei poveri, la chiesa dei poveri che si libera degli ammennicoli pericolosi della chiesa cattolica, del cristianesimo.
Il carattere scorpionico lo si evince dal duplice aspetto legato alla reggenza del seminario e al servizio pastorale: i suoi allievi lo definiscono tutt’ora padre buono e felice, seppur navigante in oeani ove le tempeste sono continue.
Bergoglio viene ritenuto sovversivo e vicino a frange politiche di estrema sinistra: non basta l’evidenza di un regime dispotico quale quello dei colonnelli argentini per dissipare dubbi sull’onestà intellettuale di Francesco: oggi – si è quasi al termine del secondo anno di pontificato di Bergoglio – si scrivono libri che attaccano la presunta fede politica dell’Argentino, la sua vicinanza a insigni giornalisti italiani di estrazione comunista; si può parlare oggi di comunismo? si può strumentalizzare il testo sacro, minando le certezze di una comunità cristiana posta in scacco dai continui scandali degli alti prelati che sono riassumibili nei giochi di una classe politica, piuttosto che al clero? Eppure insigni vaticanisti si divertono a dissertare intorno a procedure burocratiche dell’elezione nel conclave: ci si domanda – senza correre il rischio di essere blasfemi – ma Dio, quello stesso che ha dettato le Tavole dell’Alleanza – sta seguendo i talk show in merito agli exit pool dell’elezione trasmessi sulla Radio di stato Vaticana, o prende atto che non sono sazi, ancora, della brama di potere che – ormai – non possiedono più?
La potenza dello Scorpione Bergoglio risiede nella capacità dialogica: dialogo anche con il nemico, o supposto tale; questi – il nemico – si contraddice o rimane invischiato nelle sue trame, qualora non si renda conto che lo scorpione è capace di attaccare silenziosamente e condurre a morte senza che ve ne sia benché minimo rumors. Il riferimento che qui viene fatto è alla vicenda del cardinale accusato di pedofilia – non privato degli abiti talari dalle precedenti “amministrazioni” (c’è da dire che Ratzinger ha agito in silenzio e per questo ha pagato) – fatto rientrare in Vaticano per un colloquio e poi arrestato dalla gendarmeria: questo è lo scorpione, questa è la grande forza di un’archetipo, di un sostrato archetipico che si mostra nella completezza coniugando in sé aspetti terrificanti che divengono portatori di luce quand’anche risultino avventurosi per modalità e repentinità. L’aspetto evolutivo dell’archetipo risiede nella capacità di voltarsi contro il volere del popolo di riferimento, agendo secondo i dettami etici, che non equivalgono sempre alla coerenza – perché nessuno può essere del tutto coerente – bensì risponde alla logica umanitaria della missione che si è deciso di intraprendere.
Bergoglio – forgiato anche grazie al pensiero del Cardinale Guarracino – ritiene al pari del suo maestro che ogni uomo sia immagine di Dio: se si prende alla lettera questo presupposto, la chiesa nella sua dinamica deviante si pone come oltraggiosa nei confronti di Dio e degli uomini che sono nelle mani dei prelati. Non è spiegabile il fenomeno della pedofilia, delle violenze e dell’omosessualità se non avviando una riflessione aperta e scevra da falsi moralismi su quanto la chiusura della Chiesa abbia influito nella strutturazione di persone devianti poste al comando perché si lasciassero tralucere argomenti tendenti alla mistificazione del Cristo stesso. Se Cristo è Salvezza, redenzione, non così i comportamenti della chiesa – uso il minuscolo perché costoro non rappresentano Dio – quando esercitano un potere che va oltre ogni pudore e senso del dovere.
Come ha affermato più volte Bergoglio, il potere ha senso soltanto se diviene un bene comune, ovvero lo si esercita per il bene del prossimo; certamente verrà detto che si tratta di un atteggiamento radicale; siamo d’accordo riguardo la radicalità del pensiero: si avanzino migliori idee che oltrepassino le ridicole ideologie di chi si trincera dietro l’ortodossia per giustificare gli oltraggi contro l’umanità indifesa, quella stessa umanità descritta nei Vangeli. È giusto ribadire che nell’ambito della personalità caratterologica dello scorpione rientrano idee afferenti ad un campo del sapere, la filosofia, che esula dal bigottismo dell’ortodossia: ciò che è ideologia, non è ben visto dallo Scorpione, che agisce secondo motivazioni etiche – nel caso di Bergoglio non si può negare che si tratta di un forte background di natura religiosa – che fondano il loro status esistenziale proprio nel messaggio cristiano, in quanto – a mio avviso – ciò che è predicato da Gesù di Nazaret, è lontano da quanto istituito da Paolo di Tarso, che ha istituito il potere: radicalità agita, contro radicalità predicata. Distorsione del messaggio messianico, di salvezza e di rendenzione del Cristo.
Lo scorpione è redenzione perché si muove nelle profondità e agisce a ché queste siano rese luminose, poiché risiede la luminosità là dove impera un ordine forgiato nel fuoco.
Bergoglio, Gesuita nell’essenza del suo Essere, formato attraverso un fare intellettuale che unisce l’aspetto creativo alla conoscenza del dogma, sta permettendo l’integrazione di sfere che sembrano antitetiche; l’evoluzione dell’archetipo dello Scorpione la si evince nella nuova dimensione integrata rintracciata dalla coabitazione, dal dialogo franco e aperto a nuovi orizzonti tra la Funzione Pensiero e la Funzione Sentimento: è ovvio che ad intervenire è la capacità trascendente di cui si serve la psiche, nella sua componente femminile, in quanto ogni aspetto creativo – intendendo con ciò lo sforzo atto a guardare gli avvenimenti anche attraverso ottiche inconsuete – si rintraccia nella capacità di creare relazioni ove non sia immaginabile. È questo il ruolo svolto dal Sé – il flusso di vita che non può e non deve esser essere ritenuto afferente al Caos – che delinea il tragitto di vita di ogni individuo.
Umiltà, vicinanza a chi soffre, servizio ai più deboli, agli ultimi. Questo è lo Scorpione nella sua fase evolutiva dal punto di vista archetipico: si può essere d’accordo con quanto ha detto Bergoglio in una delle sue splendide omelie “CHI NON VIVE PER SERVIRE, NON SERVE PER VIVERE”. Questa riflessione di Francesco è attuale non soltanto in ambito cristiano, nei termini di una pratica strettamente cattolica: chi svolge un compito, una professione che sottende all’aver cura dell’Altro non può volere in primis un riconoscimento materiale; d’accordo sull’aspetto remunerativo della professione; d’accordo sulla necessità di sopravvivere; ma chi si cura della sussistenza dell’individuo? Ciò detto vale sia per la pratica analitica, sia per la vita di fede.
La “radicalità” di Bergoglio si manifesta in toto quando viene emarginato ai confini della struttura ecclesiale gesuita. Mandato in periferia, cresce acquistando il poter insito nell’oscurità dello Scorpione: incontra la povertà, la sofferenza e ne deriva da queste l’humus che gli permetterà di rendersi protagonista di fatti epocali e di importanza storica.
Tralasciando quanto avviene nei confronti aperti con il presidente Kirchner, di cui è franco oppositore – non si dimentichi che Bergoglio rende atto all’antagonista della grandezza del suo operato, in un momento in cui l’Argentina implodeva, nell’omelia durante il funerale del Presidente. E’ di notevole importanza portare in auge quanto di innovativo risiede nella personalità scorpionesca: sondare gli anfratti vale affermare, quanto Bergoglio, la necessità di vivere le periferie, esistenziali sociali e geografiche. In fin dei conti è quanto detto durante il rinascimento da Sant’Ignazio che pone in essere l’aspetto creativo della vita del predicatore, che non deve sedersi sul trono e predicare, bensì deve osare andando nelle foreste tra i presunti “infedeli”. Si pone dinanzi agli occhi l’immagine del film “Mission” in cui il prete missionario si dirige contro i militari e l’istituzione ecclesiale difendendo i deboli, ovvero gli Indios. Gli Indios di cui parla oggi Bergoglio, siamo tutti noi, ultimi in una società che di iper moderno ha in sé soltanto la capacità d’ingegno relativa alla tecnica di depauperamento dell’individuo. Se esiste una tecnica dialogica preferibile, secondo quanto enunciato da Bergoglio, questa deve poggiare su un dialogo che ponga al centro il discorso del Povero e della Povertà: oggi si è schiavi di un fare sociale in cui lo Scorpione viene visto come una minaccia. Che si chiami Bergoglio, si chiami Obama o semplicemente Viandante, la proposta dialogica viene vissuta come scheggia impazzita ove il sistema scopre la sua effimera esistenza. Quanto detto vale sia per la società civile, che per l’istituzione ecclesiastica.
Si pone in essere nel carattere scorpionico una vita da antagonista protagonista del cambiamento, capace di creare nuovi canali di comunicazione, non semplici atti dimostrativi. Lo Scorpione agisce, non spettacolarizza. Diviene così importante l’adozione di un approccio realistico ai problemi della realtà quotidiana per poter realizzare interventi che abbiano a cuore la libertà, l’autodeterminazione e la salvaguardia del benessere individuale. Se questa è radicalità, il perbenismo dell’apparente preghiera a Dio è blasfemia: questo è l’insegnamento dello scorpione Bergoglio. Oggi l’individuo teme d’essere normale: la normalità cos’è? Nulla al pari della diversità, capace di muovere nel contempo l’ira del pressappochismo.
Come scritto in precedenza, gli attacchi mossi a Bergoglio a mezzo stampa o attraverso pubblicazioni di libri, sono stati numerosi: si passa dall’invalidare la biografia di Francesco, alla fantasia di un Conclave che somiglia ad una segreteria di Partito (molto presente in Vaticano) per arrivare a ritenere un regolamento scritto da uomini come emanazione dello Spirito Santo. Non si ritiene sia necessario divulgare chi sia il romanziere di cotanta fantasia. Tutti gli scandali succedutisi nello Stato Vaticano, sollecitano una riflessione religioso-politico: come Berija è stato spazzato via dall’intelligente operato politico di Krusciov, così – facciamo un nome a caso – Bertone è stato cancellato – con tanto di foglio di via – da Bergoglio. Lo Scorpione agisce senza che ve ne sia percezione: quando la si ha, il fatto è compiuto. Ovviamente quanto fatto da Francesco suscita guerre intestine, regolamenti di conti e manovre osteggianti tese a minare l’operato del Papa.
Riflessione che prende forma dalle ultime righe scritte, dopo aver letto testi a dir poco simpatici e densi di informazioni “fantasiose” (la phantasia è differente dalla diffamazione) tipiche di modalità psicologiche che temono il salto epocale reso possibile dallo Scorpione, in quanto grande elemento della Terra, in termini simbolici: integrazione tra territori che tendono a scontrarsi, che con un moto creativo divengono fautori di meraviglie, nel comportamento e nella strategia. Chi subisce lo scorpione (evoluto) diviene preda delle sue stesse immagini. Si ha accortezza di discernere intorno alle inflazioni altrui: chi pone un freno alla mistificazione di chi teme il cambiamento e il “Nuovo Mondo”?
L’opera contro natura vuole che vi sia una coesistente operatività di caratterologie che abbiano stessa radice ma modalità diverse fino a rappresentare la tanto enigmatica “UNIONE DEGLI UGUALI” decantata da James Hillman.
Si rende necessario una ulteriore riflessione su una caratterologia affine alla Scorpione, servente analogamente l’intelletto: l’Aquila, rapace che sussume in sé lati Ombra dalla duplice valenza.
Rimanendo nell’alveo nascosto della cristianità, la figura di Joseph Ratzinger è tanto opportuna quanto inevitabile.
L’uno emanazione dell’altro, Ratzinger e Bergoglio rappresentano due lati della stessa medaglia. Autore dell’atto più creativo mai agito da un porporato divenuto Papa, Ratzinger ha deciso di dimettersi per creare un precedente che evidenziasse, per contrasto, la tendenza degli uomini di chiesa al richiamo del poter terreno, inviso a chi può essere definito “Dottore della Chiesa”.
Ogni atto portato a compimento da Benedetto XVI, richiama fortemente un intelletto che pone in essere una libertà intellettuale che non ammette confini. Alcuni interventi portati avanti nei discorsi del Papa sono esempio di quanta lungimiranza ci fosse nella figura caricaturale del pontefice tedesco. Lungi dal voler essere calunniante, l’aggettivo qui espresso vuol denotare la grande incongruenza che oggi si intravede tra l’elevata statura morale – si parla di morale perché si è nell’ambito religioso, altrimenti è lecito, anzi doveroso, affermare che si tratta di etica – di un intellettuale tedesco, capace di anteporre le regole ferree del diritto canonico all’esistenza stessa della Chiesa. Se si volesse azzardare una analogia con quanto si riscontra nella pratica analitica, si potrebbe avanzare la tesi del sacrificio dell’analista: colui che si pone traghettatore di Anima necessita di una capacità intellettuale notevolmente sviluppata, poiché l’atto che vede l’annullamento come unica soluzione di crescita del paziente, passa attraverso l’abbandono di sovrastrutture ideologiche che si pongono a mo’ di ostacolo. Tenendo conto dell’aspetto aquilino . dell’intelletto – si abbraccia una via di pratica che non vuole assolutamente un ridimensionamento della Funzione Pensiero come puro spirito, non come intelletto – il sacrificio rientra nella sfera di competenza dell’analista, poiché questi è discendente diretto di Asclepio – Titano – e per sua natura non disdegna il cambiamento È altresì evidente che la modalità d’agire che unisce aspetti razionali ed emotivi non può non ricondurre ad un fare diretto intuitivo, come approdo dell’intero processo evolutivo di crescita. Analizzando la figura mitologica di Zeus – o in alternativa di Apollo – ci si trova dinanzi a caratterologie che hanno inscritto nel proprio codice genetico la volontà che apre al cambiamento. Evadendo dalla scienza mitologica, si evince come il porre in essere la trasformazione necessita di un atto ri-creante che fonda la sua esistenza nelle profondità della psiche, ove dimorano potenze che sussumono caratteristiche tanto terrifiche, quanto splendenti. Per questo motivo il sacrificio dell’analista si pone come atto di salvezza per il paziente, le cui proiezioni divengono oggetto infuocato che conduce alla luminosità del Sole. Soltanto ponendosi come Titani si facilità la maturazione di atteggiamenti che facilitano, favoriscono il progresso.
In tal guisa va letto quanto agito da Ratzinger: dimissioni atte a rendere noto lo stato decadente della Chiesa, ormai in mano a potentati, a lobby che han nel cuore la volontà di arricchimento volta a denigrare il messaggio di Dio. Si tiene a precisare che chi scrive valuta i comportamenti umani, non effettua uno sproloquio verso il verbo inficiato della religione, divenuta religione del denaro e dell’apparenza.
Si è scritto delle qualità aquiline: Dottore della Chiesa, Uomo di cultura, Benedetto XVI si riconosce come lo strenuo difensore della fede. Pongo in essere una riflessione: per operare cambiamenti v’è bisogno di radicalità; chi altro se non Lui, Ratzinger, avrebbe potuto dimettersi? La statura etica dell’uomo esce dal puro formalismo racchiuso nelle regole dettate nel diritto canonico.
A tal riguardo faccio nuovamente riferimento a quanto detto da insigni vaticanisti in merito alla supposta non regolarità dell’elezione di Bergoglio: le regole sono scritte da uomini, che hanno tornaconti personali , e talvolta ordini superiori di carattere temporale ; affermare la tesi del complotto come prova alla non esistenza di Bergoglio come Papa, significa evidenziare la pochezza dell’atteggiamento inflazionato dinanzi all’opera destrutturante e ri- creante, nel contempo, dell’intento trasformativo, fondato sull’unione di pensiero e sentimento, dell’integrazione del lato intuitivo, dell’individuo che ascolta le emozioni. Le regole le fanno gli uomini; gli stessi uomini che arrivano a modificare il testo di alcuni comandamenti, non avendo mente libera dinanzi al proprio no sense.
Ratzinger si pone come apripista del Papa dei Poveri: diviene veggente quando afferma con decisione – attirando su di sé l’ira di grande parte del mondo civilizzato e non – del pericolo che l’Europa correva – il discorso di Ratisbona del 2006 – d’esser invasa dalla deriva fondamentalista di natura politico-religiosa. Si legga quanto segue:
“Nel settimo colloquio (διάλεξις– controversia) edito dal prof. Khoury, l’imperatore tocca il tema della jihād, della guerra santa. Sicuramente l’imperatore sapeva che nella sura 2, 256 si legge: “Nessuna costrizione nelle cose di fede”. È probabilmente una delle sure del periodo iniziale, dice una parte degli esperti, in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato. Ma, naturalmente, l’imperatore conosceva anche le disposizioni, sviluppate successivamente e fissate nel Corano, circa la guerra santa. L’imperatore, dopo essersi pronunciato in modo così pesante, spiega poi minuziosamente le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole. La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell’anima. “Dio non si compiace del sangue – egli dice -, non agire secondo ragione, “σὺν λόγω”, è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell’anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia… Per convincere un’anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte…”
L’affermazione decisiva in questa argomentazione contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio. L’editore, Theodore Khoury, commenta: per l’imperatore, come bizantino cresciuto nella filosofia greca, quest’affermazione è evidente. Per la dottrina musulmana, invece, Dio è assolutamente trascendente. La sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella della ragionevolezza.
A questo puntosi apre, nella comprensione di Dio e quindi nella realizzazione concreta della religione, un dilemma che oggi ci sfida in modo molto diretto. La convinzione che agire contro la ragione sia in contraddizione con la natura di Dio, è soltanto un pensiero greco o vale sempre e per se stesso? Io penso che in questo punto si manifesti la profonda concordanza tra ciò che è greco nel senso migliore e ciò che è fede in Dio sul fondamento della Bibbia. Modificando il primo versetto del Libro della Genesi, il primo versetto dell’intera Sacra Scrittura, Giovanni ha iniziato il prologo del suo Vangelo con le parole: “In principio era il λόγος”. È questa proprio la stessa parola che usa l’imperatore: Dio agisce “σὺν λόγω”, con logos. Logos significa insieme ragione e parola – una ragione che è creatrice e capace di comunicarsi ma, appunto, come ragione. In principio era il logos, e il logos è Dio, ci dice l’evangelista. L’incontro tra il messaggio biblico e il pensiero greco non era un semplice caso. La visione di san Paolo, davanti al quale si erano chiuse le vie dell’Asia e che, in sogno, vide un Macedone e sentì la sua supplica: “Passa in Macedonia e aiutaci!” (cfr At 16,6-10) – questa visione può essere interpretata come una “condensazione” della necessità intrinseca di un avvicinamento tra la fede biblica e l’interrogarsi greco (http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/september/documents/hf_ben-xvi_spe_20060912_university-regensburg_it.html).
Quanto affermato da Ratzinger nel discorso del settembre del 2006 a Regensburg esplica quanto stia divenendo pervasiva l’idolatria in una società ipermoderna che vuole l’affermazione indiscussa dell’individualismo: operare secondo quanto dettano i precetti oltranzisti di una pratica religiosa – ad esempio si pensi alla jihad islamica – equivale a dare un messaggio distorto della natura e del fine che Dio – non è né il luogo né il momento adatto per addentrarsi in dispute filosofiche – si è prefissato all’atto della creazione. Benedetto XVI risulta essere veggente nella misura in cui intravede con 9 anni d’anticipo quel che è il naturale approdo di una costante invasione di campo di una cultura avulsa dal contesto europeo, che raccoglie la deriva ideologica nata dalla dissolvenza dei diritti fondamentali dell’uomo. In tal maniera si elicita la nascita di estremismi come quelli dell’Isis, che riescono a raggiungere discepoli – facendo proseliti – nelle classi disagiate della società europea. Le parole dette da Ratzinger lasciano trasparire quanto l’Europa stia transitando una strada maestra che lascia spazio alla disgregazione dei nodi fondamentali, che creano legami duraturi, capaci di garantire la prosecuzione della pace. L’agire aquilino del Papa tedesco aiuta a porre in essere un meccanismo per cui l’insegnamento derivante dall’adesione fideistica pretende una valutazione intuitiva e creativa, pur avendo una base sicura d’abbandono totale alla “madre Chiesa” derivante – a mio avviso – dalla relazione primaria che il fedele riesce ad istituire con la Chiesa stessa – nella valenza materna, rappresentata dal verbo cristiano -. La relazione d’attaccamento che si instaura tra l’ecclesia e il fedele pretende la mediazione della sfera emotiva, che si pone come primo mattone dinanzi alla possibile costruzione di un forte sentimento religioso. In definitiva l’opera svolta da Ratzinger risulta essere – a mio avviso – in linea con quanto si evince dalla filologia classica che intravede nell’azione dell’aquila la rapacità necessaria atta a modificare una situazione di esasperata stagnazione. Quanto si scrive nasce dall’esperienza personale e dalla valutazioni che hanno preso forma dalla lettura degli avvenimenti che si susseguono nell’ultimo anno. Porre in essere un meccanismo proiettivo da parte del clero, esautorato dai poteri di gestione della macchina pontificia attraverso cui insinuare un ruolo Ombra di Benedetto, lascia trasparire la tendenza che spinge il vulgus, il popolino che erra nauseabondo, a porre in evidenza la distruzione diffamatoria che anela l’impunità, di chi la compie e di chi si fa strumento di divulgazione. Sostanzialmente, qualora vi fosse un collegamento tra le due personalità papali, è da rintracciare nella continuità che Bergoglio dà alle azioni svolte – In gran segreto – dall’allora Prefetto dello Stato Vaticano. Quanto è stato seminato dall’Aquila, viene agito e lasciato fluire dallo Scorpione: osando attraverso il percorso evolutivo della Storia, si potrebbe parlare di un meccanismo caro ai popoli germanici – ci si riferisce ai famosi “barbari”, che propriamente barbari non sono stati – i quali si affidavano all’Ordalia; oggi facendo riferimento al giudizio di Dio, gran parte dell’istituzione temporale si scioglierebbe perché priva di carattere apostolico ed etico. Il gesto del Padre della Chiesa è consistito nel richiamare all’ordine i figli fannulloni: il richiamo all’ordine si palesa in tutta la sua potenza nelle decisioni portate avanti da Bergoglio, che seppur di differente estrazione culturale, risalta primariamente le caratteristiche della cultura nordica, quella cultura che abiura ogni deriva oltranzista e minimalista, perché a mio avviso il massimalismo della libertà è il minimalismo del totalitarismo. L’eccessiva presunzione di libertà portata avanti dalla deriva ideologica denota la mancanza di freni inibitori, quei freni che solo il gesto di divisione apportato con la spada dell’intelletto dal Padre, dividendo in parti uguali pensieri e emozioni, può arginare.
Come? Servendosi di un bastone e un mantello che provengono dalla periferia del Mondo civilizzato.
E’ doveroso concludere questo breve scritto guardando agli avvenimenti di portata storica che stanno avvenendo nel mondo occidentale e non.
“TODOS SOMOS AMERICANOS” parole pronunciate da Barack Obama per annunciare la sospensione dell’embargo allo stato “canaglia” di Cuba: 53 anni dopo arriva la luminosità di un raggio di sole che abbraccia l’area caraibica – compresa Miami (USA) -.
Per mezzo secolo si è pensato che lo stato/regime castrista sia stato un regime dittatoriale di matrice comunista: bene Fidel Castro ormai non parla più; suo fratello Raul dialoga – in uno spazio ludico creato ad hoc dall’Ombra – con il Grande Terrore americano e riesce a trovare accordi mai raggiunti in epoche in cui vi erano forze politiche autorevoli. I cow – boys hanno già deciso che daranno battaglia – chissà se saranno capaci di andare con il nuovo capo figlio di una dinastia votata al rodeo a Little Big Horn …. – definendo fuori luogo l’apertura delle frontiere e l’annullamento dell’embargo. Addirittura si fanno scudo degli esuli cubani. Al di là dell’ironia che trasuda da quanto scritto, ciò che sale in cattedra è la diplomazia che finalmente cessa di essere ostaggio di diatribe politiche e si pone al servizio del popolo. A soffrire per l’embargo sono i cittadini cubani, sono le popolazioni ostaggio di dittatori caricaturali, non coloro che godono di ricchezze e privilegi. L’agito dello Scorpione è consistito nell’avvicinare – seduti allo stesso tavolo – interpreti che non si ascoltavano da anni. Bergoglio ha tessuto la tela di Penelope servendosi della fine arte del mediatore, levando gli scudi della discendenza aracnidea imbrigliando in una stanza del Vaticano gli artefici di fantomatici sabati passati a giocare al Risiko. Li ha osservati, li ha lasciati parlare, ha ascoltato le rispettive rimostranze etc..; nel contempo aveva già deciso la fine: embargo tolto, distensione nei rapporti e abbandono di estremismi di qualsivoglia natura. Questo è lo Scorpione, questa è l’Aquila: il Viaggio della Storia si articola nel segno di Asclepio, tenendo in mano la pianta del suo Santuario nella penisola e nelle isole del Mar Egeo.
Aver cura equivale a saper mediare, maggiormente ove non si intravede soluzione.
La Storia è caratterizzata da un tempo ciclico che si ripete: ella è – a mio avviso – un’archetipo, che denota il suo sostrato archetipico quando ripresenta motivi che già si conoscono.
Lo Scorpione, l’Aquila, Krusciov, Bergoglio e Ratzinger.
L’arte della mediazione che diviene mutamento che si inscrive nella Storia.
Dottor Alfredo Vernacotola
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