La ricerca della spiritualità è spesso confusa col senso religioso della vita
La parola “religione” infatti deriva dal latino “religio” che significa “corda”, quindi la religione serve a legare l’uomo con la divinità, ovvero a porre un ponte fra l’Essere umano ed il Supremo.
Del resto Intraprendere un percorso iniziatico non è roba di tutti i giorni, vuoi perché si è troppo indaffarati in altre faccende, vuoi perché lasciare “la strada vecchia per intraprendere la nuova” richiede tempo e fatica.
Tuttavia vien da porsi alcuni spunti di riflessione:
-Abbiamo davvero bisogno delle religioni? Qual è il loro senso?
-Spiritualità e religione sono due aspetti della stessa medaglia, sono complementari fra loro, o al contrario, sono a limiti contrapposti ?
Procediamo con ordine.
Spiritualità è avere un incontro personale con la divinità del tutto, nell’Omnia.
Spiritualità è essere confidanti nel proprio sé, pur credendo o praticando una religione.
Una storia per voi
Un uomo voleva scoprire il significato della parola “Spiritualità” e tutte le notti sognava di essere in balia di venti e tempeste senza mai riuscire ad uscirne, ma anzi soccombendo ad essi.
Così decise di andare a trovare un monaco famoso per la sua bontà d’animo e per avere fondato una scuola di spiritualità. Arrivato che fu nei pressi della scuola chiese di essere ricevuto dal monaco, ma questi non lo ricevette e attraverso un suo discente, fece sapere che se avesse accettato di vivere un mese con l’eremita che viveva sulla montagna, al ritorno sarebbe stato ricevuto.
Fu cosi che l’uomo partì alla volta della montagna superando boschi e gole scoscese, sempre confidando negli dei affinché lo aiutassero e sostenessero lungo il cammino.
Giunto sulla montagna vide un vecchio dalla lunga barba che lo accolse con un sorriso fatto di silenzio; solo dopo qualche istante parlò con voce grave e armonica dicendo che già sapeva cosa volesse l’uomo e gli indicò il giaciglio di paglia dove avrebbe vissuto durante quel mese.
L’indomani mattina il vecchio lo condusse presso un ponte tibetano e gli chiese di attraversarlo per giungere dall’altra parte dove avrebbe trovato un sasso speciale che donava la forza.
L’uomo invocando tutti gli dei attraversò il ponte e scorse un sasso stupendo che secondo lui era la descrizione esatta ricevuta dal vecchio. Quando stava per riprendere la via del ponte tibetano, vide con suo grande sgomento, che le corde erano state tagliate e che il ponte era diventato molto pericolante; pensando di avere con sé il sasso della forza lo legò a sé e si accinse a tornare indietro.
Arrivato che fu dal vecchio gli chiese da arrabbiato perché egli avesse tagliato le funi, rischiando di farlo precipitare nel vuoto. Ottenne solo un languido sorriso come risposta.
Trascorsa una settimana il vecchio portò l’uomo nei pressi di una radura che si affacciava su uno strapiombo e gli chiese di prendere la rincorsa e di saltare dall’altra parte dello strapiombo. L’uomo acconsentì passando giorni e giorni a provare e a riprovare il salto, finchè, certo che il sasso lo avrebbe sostenuto, decise di saltare e con sua grande gioia ci riuscì.
Trascorsa un’altra settimana il vecchio condusse l’uomo presso un lago sotto l’avvisaglia di un temporale. La tempesta arrivò proprio quando essi erano al centro del lago con una barchetta a remi che si rovesciò alle prime folate di vento. L’uomo col sasso legato in vita, faceva fatica a nuotare, anzi veniva trascinato verso il fondo, ma non voleva mollare il sasso che così tanta fatica gli era costato; tuttavia le forze della natura erano davvero forti. Si ricordò allora di pregare tutti gli dei come faceva un tempo, ma il sasso lo trascinava sempre più giù verso il fondo, mentre le onde sopra di lui erano forti e potenti. Arrivò presso di lui il vecchio che lo liberò dal sasso, tagliandogli le corde che lo tenevano legato ed insieme tornarono a galla e riuscirono a nuotare verso riva, verso la salvezza.
Trascorsa una settimana da questi fatti il vecchio disse all’uomo che era tempo di ritornare giacchè il mese era trascorso. Arrivato che fu presso il convento i monaci lo fecero accomodare presso la cella del loro abate che lo accolse con un sorriso silenzioso. Grande fu la sorpresa dell’uomo nel riconoscere nella figura che gli stava davanti il vecchio eremita e scoppiò a piangere pensando di averlo deluso e di non esser riuscito nell’impresa di riportare il sasso a valle.
Il monaco attese che si ebbe ripreso e poi gli spiegò quanto segue: “Caro amico, tu in questo mese hai affrontato diverse prove confidando negli dei affinchè ti aiutassero e non c’è niente di male in questo, anzi è un bene se ti è da sprone; hai anche riposto la tua fiducia in un sasso in cui credevi vi si celasse la forza per affrontare le avversità, ma anche qui non c’è nulla di male se questo ti fornisce forza e ti sostiene senza lasciarti scoraggiare o abbattere. Non puoi tuttavia ricorrere sempre a mezzi esterni per nuotare nel mare delle avversità, fallo fintanto che ti serve, ma sii pronto a lasciare andare le tue convinzioni qualora ti impedissero di nuotare, come il sasso aveva fatto durante la tempesta; lasciati andare e nuota con tutta la forza che hai dentro di te e nuota …nuota …. nuota sempre confidando in te stesso . Ora sai cosa sia la spiritualità!”
Ecco ora hai tutte le risposte dentro di te… nuota!
Cinzia Vasone (31/03/2018)
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