Etimologicamente parlando la parola “Fiducia” deriva dal latino fidus, che ha la stessa radice di fides “fede”.
Normalmente si dice “abbi fede” per intendere l’augurio per un altro, affinchè trovi e nutra fiducia: la fede è infatti, l’atto di avere fiducia in un qualche ideale; e la fiducia è l’operazione diretta da una fonte ad un oggetto di tramissione di quella parte di sè, che desidera aiuto, voglia di riscatto o desiderio di affermazione.
Pertanto la fiducia può essere “ben riposta”, risultando biunivoca, in una relazione di corresponsabilità e coerenza fra i diretti interessati, oppure “mal riposta” e, nel qual caso, si rende necessario un lungo atto di consapevolezza dei processi psichici, che hanno portato a credere in quell’oggetto che si è rivelato infingardo, secondo il nostro parere veicolato dalle emozioni. Ammettere di essere stati traditi è già di per sè un processo alchemico della propria Coscienza che è portata a non-voler-veder ciò che fa soffrire, preferendo di solito l’inganno all’accettazione ed al riconoscimento delle proprie responsabilità.
Ad ogni modo si può affermare che è importante per l’Uomo nutrire fiducia, poichè egli ha bisogno di poter credere in “qualcosa”: per alcuni in una fede religiosa, per altri è il nutrire fiducia incondizionata in un individuo (un parente o un amico, il proprio animale), o in un gruppo di pari, per altri ancora la “semplice” fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, che per certi aspetti, è la più difficile da coltivare.
Spesso nutrire fiducia comporta un Salto nel Vuoto, in quanto si compie un passo nel Buio, senza elementi di riferimento, se non la Fiducia in ciò che si sta facendo con la segreta speranza (meglio se consapevolizzata) dell’espressione del proprio Progetto, ovvero nella concentrazione volta a ciò che è ancora allo stato di working in progress, affinchè riceva la corretta energia vibratoria per la sua piena realizzazione.
Importante è, in questo contesto, ricordare le numerose volte in cui nel corso della storia l’Uomo si è salvato da pericoli e/o evoluto, grazie all’intraprendenza nel perseguire i propri obiettivi con fiducia. Mi vengono in mente gli scienziati che hanno ideato nuove tecnologie o scoperto Leggi che regolano la fisica degli Universi. In essi c’era la consapevolezza della ragione delle loro affermazioni, in molti casi portate avanti, nonostante l’ostracismo di chi era convinto che fosse stato già detto e scritto “tutto” lo scibile.
Quanti del resto perirono o furono perseguitati perchè volevano portare avanti le loro convinzioni? Possiamo citarne alcuni. Giordano Bruno che suggeriva la comprensione di realtà multiformi; Tommaso Campanella che sostenne cinque diversi processi e preferì farsi certificare affetto da “pazzia”, sostenendo per quaranta ore consecutive torture perpetuate, cantando e recitando versi senza senso, piuttosto che passare altri anni in carcere, oltre a quei ventisette già trascorsi fre le braccia dell’Inquisizione; Galileo Galilei con la frase a lui attribuita “E pur si muove“, con cui nonostante l’abiura, favoriva e rimarcava la teoria eliocentrica. Lo stesso Nikola Tesla, uno dei più grandi inventori di tutti i tempi, registrò tanti brevetti, ma non riuscì egli stesso a beneficiare delle sue idee, in quanto il suo desiderio di fornire Energia gratuita a tutti, mal si rapportava con l’ideologia potente dell’Industria del guadagno.
Infine in questo elenco vorrei ricordare una donna: Maria Montessori. Fu la prima donna medico in Italia e questo può far capire quanto abbia dovuto lottare, per affermare la sua legittimità in un mondo esclusivamente maschile. Dopo la laurea venne assegnata ad un reparto di malati mentali, a riprova della scarsa considerazione che si aveva di lei e del suo lavoro, in quanto all’epoca certi Reparti ospedalieri erano considerati “irrecuperabili”; ma la Montessori con la sua tenacia, dimostrò come fosse possibile aiutare quelle persone: aveva infatti “fiducia” in coloro che all’epoca erano chiamati “frenastenici” e considerati incapaci di svolgere “normali” attività quotidiane. Con pazienza e amore per la scienza, la Montessori ideò (non solo metaforicamente parlando, ma nella concretezza producendo tanti materiali), un metodo atto a favorire l’apprendimento dei gesti quotidiani, affinchè i “malati” raggiungessero un autonomo livello di vita; tale modello venne ampliato nel corso della sua vita fino a diventare il Metodo pedagogico per la quale è famosa in tutto il mondo. Lei sosteneva che ciò che favorisce un bambino con delle difficoltà, a maggior ragione serve ad uno che non presenta particolari esigenze pedagogiche, se non quelle di essere “aiutato a fare da sè “.
Il suo Metodo, in sostanza, da una parte si fonda sull’utilizzo del materiale strutturato, ideato dalla Montessori dall’esperienza con le persone in stato di disabilità, materiale che favorisce l’apprendimento di concetti e competenze; dall’altra parte si basa sulla fiducia: se un adulto, infatti, dà credito ad un bambino, questi si sentirà investito dalla responsabilità di gestire la stima che sente giungere a lui e lavorerà con ancora più zelo e voglia di riuscire, perchè coltiverà ancorchè fiducia nelle proprie capacità: apprendere diventa così un gioco facile e divertente.
Fra coloro che coltivano la fiducia verso la realizzazione di un proprio progetto, meritano altresì d’essere ricordati tutti gli artisti quando producono l’oggetto del loro percepire, che sgorga dai loro Cuori: essi vedono in anteprima l’Opera compiuta, prima ancora che essa sia realizzata nella concretezza materialmente. E questo vale per tutti i livelli d’espressione della bellezza dell’Anima, con la trasmutazione di se stessi in un Oggetto, che definiamo Arte.
L’artista “sente” infatti la sua Opera, imprimendole una forza vibratoria tale per cui acquisisce un certo quid animico: sarà il suo tocco finale, l’imprinting vitale.
Segesta, il tempio greco Statua rinvenuta al largo del Delta del Nilo
Invero anche una Canzone è Arte e rappresenta il senso del messaggio che l’Autore vuol comunicare in un dato testo, con la sua musica. Egli non sempre ritiene che altri la sappiano interpretare nella corretta visione per la quale è stata ideata, ma nutre fiducia che possa “piacere” al pubblico, raggiungendo l’anima degli ascoltatori, in una forma di sinergia potente.
E’ anche vero che la fiducia di solito viene a scemare col raggiungimento di un certo grado d’indipendenza dal giudizio altrui o qualora l’individuo abbia già vissuto altre forme di delusione, in cui ha compreso le sue responsabilità nel cedere ad altri la realizzazione del proprio Sè. Con l’avanzare dell’età si tende infatti a rimanere restii non solo nel riporre fiducia incondizionata in qualcosa o qualcuno, ma anche nel nutrire fiducia nel futuro, in quanto si realizza la necessità di vivere l’attimo fuggente, che si chiama presente. Il carpe diem rappresenta in tale contesto la fiducia nel lasciarsi andare a vivere il presente, sapendo di meritare la propria felicità. E la felicità è essa stessa un atto di fiducia nonostante le avversità.
Quando un bambino ti prende un dito perchè la tua mano è troppo grande per la sua, egli esprime la sua fiducia in una tacita richiesta di affido e cura del proprio Sè ed i cuori s’incontrano e ballano la danza della dolcezza. Quella manina che si perde nel ditone è un atto di amore: è la fiducia che “tutto si aggiusta perchè ci sei tu a fare in modo che sia”.
La fiducia è pertanto l’atto di riporre se stesso in una relazione privilegiata di scambio animico; è il “vedere” senza poter guardare. E’ il lasciarsi andare con la consapevolezza che tutto può realizzarsi in un attimo condiviso.
Vorrei infine raccontare un ultimo significato per la parola “fiducia”. Mio nonno, detto il Re Pescatore per le sue qualità druidiche, mi suggeriva sempre di rivolgermi con profondo e doveroso rispetto nei confronti degli abitanti dei boschi ed in particolare verso le piante di un dato luogo, specie se sconosciuto, in quanto esse si trovano nel loro habitat, mentre siamo noi ad invadere il loro territorio. Mio nonno mi diceva altresì che qualora mi fossi smarrita, avrei potuto rivolgermi agli Alberi chiedendo loro d’indirizzarmi verso la corretta Via. In effetti in alcune occasioni mi sono ritrovata a chiedere dapprima il permesso di passaggio ai Guardiani presenti, poi le indicazioni per trovare il Sentiero, affidandomi con totale fiducia. E devo dire che sono giunta ogni volta a destinazione, mentre non posso dire la stessa cosa delle volte in cui ho dato fiducia al genere umano.
Dunque la differenza sta nell’onestà di chi chiede, di chi riceve e di chi dà. Passaparola!
Cinzia Vasone
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