Il greco antico conosceva diversi tipi di amore, e i loro nomi hanno avuto diverse fortune. Ecco a voi le 10 sfumature di Amore!
L’amore è il sentimento più antico del mondo e si manifesta in modi diversi: l’amore di una madre per la prole, l’amore tra uomo e donna, l’amore nei confronti di un amico. Gli antichi greci avevano un vocabolario alquanto ampio per indicare i vari rapporti in cui troneggia l’amore e ognuno di essi ha una sfumatura diversa.
Celeberrimo e giunto a noi senza invecchiare di un giorno è l’eros, che più consuetamente definiva e definisce l’amore carnale;
Dio greco della fertilità, Eros rispecchia l’idea della passione e del desiderio carnale. Per i greci questo tipo di amore non aveva esattamente una valenza positiva, ma veniva accolto in termini di irrazionalità e pericolo, perché il desiderio ardente avrebbe potuto portare alla follia. Eros possedeva chi ne veniva a contatto e ciò implicava la perdita di controllo razionale tanto caro ai greci. Ma l’amore, si sa, è una carica emotiva che esige disinibizione e un pizzico di follia, non credete?
Ancora vivo specie quale secondo elemento di una miriade di parole composte è la philìa, l’amore amicale, fraterno, fra pari, l’affinità;
Era la forma d’amore più apprezzata dai greci. Philia indica un tipo di amicizia profonda, per lo più cameratesca , sviluppata sul campo di battaglia. Amicizia siglata come vincolo di fiducia e lealtà, come fondamenta di un rapporto solido e suggellato dalla bellezza della condivisione. Tra gli autori greci che esplorano questo tema vi è Euripide che traduce l’amicizia come solidarietà guerriera all’interno della tragedia Oreste ravvisabile nel rapporto tra Oreste e Pilade. Platone dedica un intero dialogo a questa tematica: il Liside. In esso Platone definisce l’amicizia come un forte desiderio dell’essere umano , una sorta di bisogno primario da anteporre a ogni altra cosa. Aristotele, di contro, nell’ Etica Nicomachea sostiene che , nonostante l’importanza dell’amicizia , quest’ultima non va mai anteposta alla verità.
Platone è mio amico, ma la verità è ancora più mia amica
L’amore familiare, in particolare fra genitori e figli, aveva il nome di storge. Questi sono concetti semplici, distinti e di pronta comprensione. Era un tipo di affetto istintuale e naturale , tipico dei parenti e dei consanguinei. Storge ,infatti, deriva da stergo che significa amare teneramente.
L’agape si rivela più complessa e sfuggente – ma non per questo di minor peso e portata. Fin dagli usi precristiani ha descritto un sentimento d’amore trascendente, come è quello che può manifestarsi fra sposi, o nel rispetto per i morti, o in un’attività che ci sta a cuore; un amore disinteressato, lontano da ogni egoismo, che però si distanzia in maniera netta dall’affetto solo con l’uso che ne fu fatto in epoca cristiana.
Accostata alla carità, l’agape diventa l’amore di Dio per l’uomo e dell’uomo per Dio, e l’amore fra persone illuminato da questa reciprocità. Inoltre diventa anche il convito, il banchetto intimo con cui i primi Cristiani celebravano l’eucarestia e rinsaldavano la loro fratellanza trascendente. Spiccano la versatilità e l’importanza primaria di questo concetto nel discorso religioso, che nella sterminata letteratura del campo emerge con una quantità impressionante di sfaccettature .
Nel suo rapporto con l’eros, come paradigma di relazione fra gli esseri umani, come superamento dell’egoismo, come dono che cala da un alto divino, come contatto intimo e trascendente con questo
L’amore maturo , frutto di un percorso duraturo, intessuto di compromessi per coltivare al meglio la relazione e alimentarla nel tempo attraverso la pazienza e la tolleranza. Pragma significa impegnarsi nel dare amore piuttosto che riceverlo e costruire qualcosa di saldo e duraturo nel tempo.
Desiderio, volontà, amore nei confronti di ciò che si fa. Da questo significato prende il nome anche una filosofia venuta a galla solo negli ultimi cento anni: la filosofia di Thelema. Questa filosofia viene menzionata per la prima volta in uno scritto del ‘500. Al suo interno si racconta un episodio relativo alla fondazione dell’ Abbazia di Thelema, un istituto volto a coltivare le virtù umane. L’unica regola fondamentale di questa abbazia era proprio: “Fa ciò che vuoi.”
Himeros è un tipo di amore che arde, brucia di desiderio. Sottolinea l’aspetto più impulsivo e primitivo dell’amore inteso come desiderio fisico che necessita di essere soddisfatto. Personificazione dell’amore folle, Himeros è sempre rappresentato come figlio di Afrodite e fratello di Eros.
L’amore che tutti, chi più chi meno, vorrebbero perché corrisposto. Anteros è il fratello di Eros, generato dal desiderio di Afrodite di responsabilizzare Eros, eterno bambino e combina-guai. Ogni qualvolta che Anteros era vicino a Eros ,infatti, quest’ultimo diventava serio e dolce, ma una volta separato dal fratello riprendeva con i propri capricci. Questo sottolinea quanto l’amore non abbia solo una voce. Esso può essere irrazionale e capriccioso come Eros o ricambiato ed equilibrato come Anteros, paladino degli amori delusi e traditi, pronto a preservare l’amore corrisposto.
L’amore per se stessi. Questo termine è stato a lungo dibattuto per la sua ambiguità: si tratta di amor proprio o di egoismo? Una risposta la fornisce Aristotele all’interno dell’ Etica Nicomachea. Secondo il filosofo la philautia è un tipo di egoismo positivo che , partendo dal legame primordiale verso il proprio io, lo infonde anche agli altri portandoli a desiderare il bene verso se stessi. La philautìa è,dunque, fonte di perfezionamento e benevolenza.
Pothos è la personificazione del rimpianto e della nostalgia causata dalla lontananza della persona amata. La letteratura lo vuole fratello di Eros e Himeros, accompagnatore della dea Afrodite nel mito e nelle rappresentazioni figurative.
FONTE: www.unaparolaalgiorno.it , www.https://www.ilsuperuovo.it
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