Volo sulle Ali del Vento
Volo sulle ali del vento
perché fermarsi, sarebbe banale;
volo sulle ali del vento
e mi soffermo su ciò che amo
affinché impari a volare
non più sospinto, ma Aquila
in questo immenso mondo di voli pindarici
Alcune mattine mi alzo, pensando che la Vita sia un Sentiero disseminato di ostacoli, spesso in salita e irto di rovi.
Vero … ma poi mi metto in silenzio e leggo il Libro della mia esistenza e mi dico tante cose… a cominciare dall’ordine di fare e farmi silenzio.
Quando entro nel silenzio dei miei pensieri, inizio il Volo. Non è un volo dove si annulla la realtà, al contrario essa si amplifica, diventa più tattile, sonora, percettiva. E’ un volo della mente e di me stessa nella mia interezza. Ho letto di voli supportati da sostanze (oppiacee e/o alcoliche per esempio), ma non è a questo tipo di Volo che mi sto riferendo.
Non ho mai fumato in vita mia, né ho mai preso quella che si dice una “sbronza”, pertanto non giudico chi ne fa uso, ma di certo non sono in grado di descriverne le sensazioni, né tantomeno sono interessata a fare quel tipo di esperienza.
Ritengo che l’oblio della mente non possa favorire l’evoluzione cosciente dell’Uomo; pertanto opto per la lucidità, come bene prezioso. La lucidità permette infatti di accedere a quella parte di sè, recondita, portando alla cosciente consapevolezza dei paradigmi che, velati, sono in ognuno di noi. La lucidità è un mezzo per portar fuori dalla “caverna”, intesa come quella del mito di Platone, i nostri schemi mentali per smantellarli pezzo per pezzo e poi ricostruirli, rinnovati nello spirito di apertura alle possibili realtà che sono ottenebrate fintanto che viviamo chiusi nel bozzolo di noi stessi.
Il Volo è dunque lo stato della Meditazione profonda. Io non cado in meditazione, come a fare uno scivolone su una buccia di banana, al contrario io decido di meditare e Vado, ovvero Volo.
La Meditazione non è quella cosa che va tanto di moda oggigiorno, secondo cui tutti “meditano”, appena chiudono gli occhi …tac.. e poi riferiscono di Messaggi di Alieni, piuttosto che di incontri con Spiriti senza_fissa_dimora.
La Meditazione è fors’anche esperire questo tipo di contatto, ma certamente non è solo questo. Per arrivare a ricevere “messaggi” non ci si improvvisa “medium”: o si ha un certo “dono”, oppure si sta mentendo, talvolta perfino a se stessi, credendo di avere delle capacità medianiche che invece sono il riflesso di un’attenzione mirata, una piccola apertura al “mondo della connessione globale”. Questa connessione è accessibile a tutti, perché richiede un po’ di allenamento e concentrazione di apertura. Basta altresì studiare un manuale con indicazioni di massima e chiunque può riscontrare momenti di sinergia con questa o quella persona, con uno o più eventi concatenati fra loro e riconducibili ad una “matrice” comune (detta appunto “matrix” ).
Il Volo, invece, per come lo intendo, è un lasciarsi andare ascoltando i ritmi del proprio corpo: la respirazione diaframmatica, il rullio costante del battito cardiaco, i movimenti propri degli apparati digestivo e scheletrico, il percepire sensoriale accompagnato dal percepire connettivale.
E’ un filo con le nostre cellule. Noi siamo formati da un numero infinitamente elevato di cellule ed il nostro corpo, come macchina perfetta, funziona correttamente se oliato, ovvero con uno sguardo al fluire energetico dentro di noi. Laddove c’è un blocco energetico di qualche tipo, quello è il punto in cui in “meditazione” ci si deve soffermare, per chiedere a se stessi di sciogliere “quel nodo” per rimuovere le cause che stanno producendo effetti nel tempo attuale.
Sembra paradossale e complicato, invece è più facile a farsi che a dirsi.
Respirare lentamente con intenzione di pulizia dei blocchi energetici è il primo doveroso passo verso noi stessi. Quando saremo sufficientemente allenati, ci renderemo conto che qualcosa è mutato: sia la percezione che giunge a noi del nostro corpo, sia il nostro approccio mentale a quella che definiamo “malattia”.
Quest’ultima va infatti considerata come un blocco energetico che si traduce nella sostanza di una sintomatologia più o meno manifesta. La stessa parola “sintomatologia” sta ad indicare il logos, ovvero il dare la “parola”, lasciando spazio alla materialità di quel blocco, attraverso la comparsa di sintomi riconducibili in prima analisi ai fattori energetici, che ne han determinato l’incapacità di un dato corpo di reagire ad essi. Questo è tanto vero che talvolta abbiamo bisogno di ammalarci per prenderci cura di noi stessi.
Ovviamente chi soffre di mali “incurabili” o malattie degeneranti farà fatica a riconoscersi in questo contesto. Io stessa non so se sarei in grado di staccarmi totalmente dai miei “problemi fisici” per sottoscrivere come radice prima, alla base di tutto, un blocco energetico, specie in presenza di malformazioni congenite con cui ad esempio, molti bambini vengono alla Luce. Non voglio entrare nel merito, perchè ognuno sa “quale e quanto dolore” certe situazioni provochino, ma quello che vorrei dire in questa sede è che tutti possono altresì attrezzarsi per imparare a “volare”, affinchè il Volo diventi la capacità di superamento dal dolore e la possibilità d’acquisire strategie per abilitarsi a con-vivere col proprio corpo, veicolando una certa situazione di palese disagio o handicap sociale.
Il Volo diventa la possibilità di riscatto, l’opzione ancestrale di ricostruzione dei tessuti logorati o mancanti grazie alla visualizzazione energetica di ciò che vogliamo sia per il nostro “bene”. Aprire un dialogo, un Logos con le nostre cellule permette di andare a livellare colline, così come appianare increspature. Permette anche solo d’imparare ad accettarsi e dunque di ottenere nuove e talvolta insperate condizioni di vita.
Il Volo è il momento in cui si acquista una sensibilità specifica di connessione coi nostri infiniti mondi interiori; è la capacità d’individuare la cellula od il gruppo di cellule che presentano un dis-agio energetico, al fine di inviare energeticamente parlando, “i giusti rinforzi” a chi in quel momento “zoppica”. Questo discorso non dovrebbe stupire, specie se pensiamo a tutto quello che rappresenta il nostro Sistema Immunitario, che innesca reazioni istitintive di difesa, al rilevamento di agenti considerati patogeni, da parte di sentinelle che hanno il compito di vigilare sulla corretta funzionalità del corpo stesso o di un particolare organo.
Spesso si sente parlare di “voli astrali” coi quali s’intende la realizzazione sul piano materiale di voli energetici verso mondi alla ricerca cosciente di risposte ai propri bisogni di gnosi. Tali Voli sono possibili, ma essi vanno affrontati con doverose precauzioni che sono assolutamente irrealizzabili dal “meditatore” faidate, ovvero da colui che dopo aver letto alcuni testi, ritiene possa approcciarsi con quel tipo di esperienza.
Io parlo a ragion veduta. Sono in grado di compiere quel tipo di viaggi, grazie ad anni ed anni di lavoro su me stessa di pulizia. Ho lavorato assiduamente in umiltà: non attribuendomi meriti, in quanto ogni esperienza era il frutto di tempo e sudore spesi. Dovevo andare avanti perchè il viaggiare era la forma conoscitiva per me di me e del mio essere. Solo in età adulta ho realizzato che ciò che come bambina facevo e tenevo nascosto per me, fosse in realtà la meta per molti.
Io sono nata così. Sono partita volando e volo tutt’ora.
Ogni mattina vado al lavoro e svolgo la mia professione con competenza e passione; ma essa è la traduzione sul piano pratico di ciò che sento giungere a me nei Voli, sia in termini di eventi lieti, sia come annuncio di eventuali cellule “malate”, in quanto giungono alla mia attenzione messaggi di qualche tipo, sottoforma di input energetici. In tal contesto apprendo così che l’indomani, ad esempio, potrei dovermi scontrare con una certa problematica; attraverso il volo raggiungo le cellule interessate ad accusare il colpo e le “preavverto”, le preparo affinchè tutto il mio essere sia una cassa di risonanza atta alla guarigione quale che sia la forma energetica con cui il “colpo” dovesse poi tramutarsi nella realtà. Certamente vorrei vivere in perfetta serenità e pace ogni santo giorno, ma il mio essere spirituale m’impone di affrontare e di scandagliare anche verbalmente ciò che vivo quotidianamente nella mia psiche, affinchè io stessa possa essere d’esempio per coloro che “non sanno” ancora, come affrontare le difficoltà che si riscontrano nella propria quotidianità. Ogni vita è un mondo a sè, con personali caratteristiche e turbamenti che ne derivano dal contesto socioeconomico e sociale. Ciò che mi preme sottolineare è dunque come non esista il decalogo della felicità, sebbene siano certamente possibili pratiche d’incontro ravvicinato con la propria psiche per comprenderne i personali meccanismi animici, esplorando quella parte di sè che troppo spesso giace come un bambino addormentato in attesa di essere risvegliato o anche solo ascoltato. Tutto ciò in funzione dell’evoluzione, attraverso il giovamento della persona e pertanto della vita stessa, intesa quest’ultima come insieme di azioni, emozioni, obiettivi e cammini spesso vissuti passivamente, affinchè si trovi il coraggio di affrontare quei sentieri per giungere nei territori inesplorati di se stessi.
Il Volo è pertanto un atto cosciente di esplorazione delle proprie personali strategie psichiche, volte a conoscere e a porre in atto sistemi di difesa e di comprensione di come abilitarsi ad essere individui respons-abili, ovvero capaci di assumersi le responsabilità delle proprie idee e delle azioni che si mettono in campo, portandole aventi in un conseguente successo formativo. L’eventuale fallimento diventa altresì un momento per interrogarsi, al fine di orientarsi nella giusta via o, se necessario, per invertire la rotta. Naturalmente raggiungendo tale centratura, “il cambio di rotta” acquista la forma conoscibile delle proprie attitudini, non l’azione manifesta di un saltimbanco che vive incapace di scegliere con discernimento.
Durante i Voli sento giungere alla mia percezione degli input di particelle che veicolate nell’aria, recano informazioni di gioia piuttosto che di pericolo. Questo è il motivo per cui certe meditazioni consentono stati di serenità ed altre forme di ansie. Qualora giunga a noi una forma di pericolo che genera una forma ansiogena, quello è il momento in cui il soggetto che sta praticando, ha il compito d’interrogare se stesso e le proprie cellule al fine di cogliere precocemente quali siano le forme sintomatiche che accompagnano quell’evento che sta materializzando il blocco energetico. Interrompere bruscamente la meditazione o far finta di nulla servirebbe solo ad amplificare la sensazione di disagio e paura, aumentando sul piano reale la forma sintomatica manifesta. Al contrario se si incontra una situazione di “paura”, basta fermarsi su essa: guardarla, darle forma e sostanza nel proprio Volo; porsi come spettatore esterno di una proiezione cinematografica e chiedersi quale sia il senso della scena che si sta delineando davanti a noi. Di solito questa pratica serve a staccarsi dalla forma ansiogena e talvolta a vederla con occhi diversi quasi come qualcosa di ridicolo che permette la somatizzazione di quell’Energia dissonante.
In altre parole il Volo è una possibilità di trasmutazione di noi stessi, ma non può essere esperita alla leggera in quanto senza gli strumenti spirituali necessari potrebbe tramutarsi non in una trasmutazione, ma in una regressione psichica profonda.
L’umiltà e l’onestà mentale con cui si affrontano determinati Voli, sono pertanto essenziali per acquisire il senso della Vita che è sì andare oltre i propri limiti, ma in nessun modo consiste nel perderne il contatto con la realtà, in nome di viaggi in mondi per i quali senza i necessari strumenti, si fa fatica a tornare indietro, talvolta perché si arriva a prediligere la fantasia alla (spesso cruda) realtà.
In siffatto contesto il volo in Terre Sconosciute, non è il prodotto di un libro fantasy, in quanto si corre il rischio di cadere in un horror da cui per riprendersi potrebbe essere necessario l’intera esistenza e…talvolta non esser nemmeno sufficiente.
E’ dunque importante sì acquisire il senso di “gustare la vita”, affinchè come recita Robin Williams ne “L’Attimo fuggente” , non si debba giungere in punto di morte per scoprire di non essere veramente vissuto, ma camminando altresì sempre avendo presente i punti di partenza, le mete prefissate e mettendo in campo la propria Anima di Uomo che pensa anche col Cuore a dispetto di quelle persone fredde calcolatrici che mal si rapportano perfino con se stesse.
Il Volo è importante dunque, ma va affrontato con le dovute cautele: se non si ha consapevolezza di questo, è davvero inutile ed estremamente pericoloso; lo paragonerei ad un incosciente che decide di buttarsi da un aereo in quota, pensando che anche senza paracadute, Esseri a lui noti si faranno materasso per accoglierlo.
Lo splash è cosa certa.
Cinzia Vasone
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