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Home» Cronaca»Voglio indietro il mio Tempo!
Clock Hammer

Voglio indietro il mio Tempo!

Il Tempo

Quanto ne vogliamo ancora sprecare prima di accettare l’evidenza?

L’evidenza che non ci sarà nessuna ripresa economica e nessun salvatore che verrà a modificare la realtà quotidiana nella quale viviamo.
Chiunque abbia il coraggio di osservare il mondo circostante con un minimo di oggettività giungerà alla stessa conclusione.

Che fare quindi? Come affrontare le immani sfide imposte da un millennio che, secondo le profezie, doveva segnare l’inizio di una nuova età dell’oro?

Non è mia intenzione in queste righe analizzare le cause e i modi che ci hanno condotti all’attuale condizione sociale. C’è fin troppo materiale in giro per la rete e chiunque voglia seriamente documentarsi in proposito può farlo.
Lo scopo di quest’articolo è un altro ed è rappresentato dal semplice rispondere ad una domanda:

Cosa abbiamo intenzione di fare?

Non sarà scendendo in strada col fine di scontrarsi con le forze di polizia che risolveremo il problema. Chi comanda lo ha già previsto e avrà sicuramente predisposto le dovute contromisure.
Per contro, intendiamo trascinarci penosamente in avanti con un altro po’ di TV, Whatsapp, la cena settimanale in pizzeria o le vacanze pagate a rate e prendere così una momentanea quanto insufficiente boccata d’aria, per poi rituffarci nel nostro inferno quotidiano fatto di claxon che sbraitano al primo errore alla guida, alle code interminabili agli uffici, al tempo che non basta mai, al denaro che non basta mai?

Credo che in molti, in maniera tacita, soffrano di questa mia medesima insofferenza nei confronti della realtà che ci circonda.
Il miraggio di arrivare a possedere un giorno ville lussuose, fuoriserie o piscine per fare invidia al prossimo, rappresentano desideri superficiali che sarebbero già stati accantonati da una società che si autodefinisce… Qual’è il termine usato? Moderna?

A molti, a troppi, sfugge ancora l’unica cosa che dà veramente valore alla nostra vita.

Il Tempo

Ce lo facciamo rubare, operando il più delle volte lavori pressoché inutili, che sarebbero facilmente sostituibili con sistemi d’automazione e rincorriamo nel frattempo l’illusione che uno stipendio da 1000€ (quando ci si arriva) possa offrirci quel minimo di decoro.
No, l’unica cosa che può dare veramente valore alla nostra transitoria esperienza su questo pianeta è il tempo. Il tempo da dedicare ai noi stessi, ai nostri interessi, ai nostri affetti, alle nostre aspirazioni.

In molti obietteranno che «Per avere tempo bisogna avere denaro!»

Personalmente credo che non debba essere necessariamente così.
Viviamo, sì, in una realtà dove il sistema monetario la fa da padrone in tutti i sensi, ma non dobbiamo farci fuorviare dall’illusione che esso genera davanti ai nostri occhi, ossia che per realizzare qualcosa servano solo quantità esorbitanti di bigliettoni.
Possiamo riappropriarci del nostro tempo seguendo un’altra strada, quella debitamente e pazientemente occultata dal sistema di potere in tutti questi anni, forse millenni (magari con il preciso scopo di sfidarci e vedere se, nonostante tutte le difficoltà, riusciamo a percorrere ugualmente una strada che si confaccia alla nostra natura umana).
La strada da imboccare porta un nome solo:

Cooperazione.

Quella vera, quella autentica.

Il sistema ci dice che il denaro mette in moto tutta quella serie di beni e di servizi necessari a condurre una vita dignitosa.

Sbagliato.

Siamo noi, ognuno con le proprie e specifiche capacità, a dare vita ad ogni bene, ad ogni servizio che può migliorare di riflesso la nostra condizione umana in questa vita materiale.
Il denaro è il tramite, la nebbia frapposta tra le nostre capacità magnifiche e i nostri bisogni, ma può essere bypassato e a pensarci bene senza troppi sforzi se ci trovassimo in una condizione, per così dire, normale.

Oggi siamo confinati in una dimensione aliena, distante anni luce dalla nostra natura umana.
Se ne trae immediatamente che tornare a fidarsi l’uno dell’altro sia una cosa a dir poco ardua. Se poi si riuscisse a salire questo primo gradino e quindi a dirigere i passi verso un sistema associativo/cooperativo, in completa antitesi con quello attuale, ossia individualista/competitivo, allora verrà il bello!

Dovremo imparare letteralmente da capo a vivere insieme.

Un sistema associativo si basa sulla condivisione dei diritti e dei doveri. In concreto e in piccola scala, potete immaginarlo come una comunità autosufficiente a livello alimentare ed energetico.
Saremo in grado di dividere spazi e compiti comuni senza finire con il metterci le dita negli occhi l’uno con l’altro?
Saremo in grado di far notare nel modo giusto gli atteggiamenti nel prossimo che ledono l’armonia, condizione basilare in un simile contesto?

Più volte, osservando la società attuale, mi sono detto che ciò equivalga a pura follia!
Un’utopia, una fantasia sfrenata, ma poi sempre quel tarlo che torna a battere come un chiodo nella testa. Una vocina che sussurra: è solo questione di ambiente e di determinazione; con le persone giuste si può fare.

Io non lo so, ma mi andrebbe di scoprirlo.

Pertanto lancio questa sfida.

Possiamo veramente deviare verso una direzione che porti ad una vita più equilibrata, in armonia con il creato e capace di fare sviluppare talune nostre capacità, che la realtà odierna limita o ne impedisce del tutto il fiorire?
Personalmente, credo che sarà appannaggio di un’esigua, minima, percentuale di persone, ma ovviamente sarei più che felice di essere smentito.

In concreto, se un elettricista, un muratore e un idraulico decidessero di collaborare insieme per perseguire uno scopo comune (nello specifico un’unità immobiliare atta ad ospitarli insieme alle loro famiglie), esso sarà realizzato con costi enormemente inferiori rispetto alla normalità.
Cambia la meta: dal grezzo e controproducente <Fare Reddito> al semplice e più appagante <Avere una casa>.

Si può ampliare la visione di questo sistema in ogni direzione e pensare a tutti i servizi accessori come abbigliamento, insegnamento, alimentazione… Un articolato sistema di dare/avere che segue un unico obiettivo: fare sì che a nessuno manchi nulla, senza inutili sprechi.
La persona che lavorerebbe al mio fianco non sarebbe più vista come un potenziale avversario, capace di portarmi via il lavoro, ma una preziosa risorsa che mi aiuterebbe a concludere un determinato compito, portandolo a termine in un tempo minore e con un inferiore dispendio di energia.

Tutto un bel sogno vero?

Eppure sarebbe lì, a portata di mano, oltre lo schermo della diffidenza, oltre lo schermo della paura.

La realtà che ci circonda è la sommatoria dei nostri pensieri consci ed inconsci.
Forse i più desiderano ancora una realtà fatta di stress, di difficoltà e di disperazione, ma altri, pochi, sicuramente ne desiderano una differente, più adatta a far diventare l’essere umano ciò per cui è stato creato: consapevole ed armonicamente risonante con tutto ciò che lo circonda.

Max Massa

 

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consapevolezza cooperazione tempo 2016-09-02

Autore

Iuliana
Pubblicato da: Iuliana
Il pensiero è costruzione.

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