Pronti i piani americani per strappare al Califfato la città dell’Iraq. Manovra a tenaglia di curdi e governativi, raid e truppe speciali
Liberare Mosul dagli artigli del Califfo per far crollare lo Stato Islamico in Iraq: è il piano che l’ex generale americano John Allen, coordinatore della coalizione anti-Isis, e il premier iracheno Haider Al Abadi hanno concordato, affidandolo ad un’operazione militare che sta prendendo corpo.
Obiettivo sul Tigri
L’obiettivo è Mosul perché è la maggiore città dello Stato Islamico (Isis) in Iraq e fu la sua cattura, nel giugno 2014, a porre le basi per la creazione del Califfato. Ha quasi 2 milioni di abitanti ed è divisa dal Tigri: a Est ci sono i curdi, che si spera partecipino alla sollevazione, mentre a Ovest i sunniti. Ed è questa la roccaforte di Isis obiettivo dell’offensiva.
Piano a tenaglia
Nella «war room» della coalizione a Tampa, in Florida, c’è accordo sull’attacco in primavera e le mosse militari in corso preparano il terreno, mettendo sotto pressione Isis su più fronti. I guerriglieri curdi-siriani di «Ypg», dopo aver preso Kobane, avanzano nel Nord-Est della Siria verso il confine iracheno. I curdi-iracheni avanzano intorno a Kirkuk per impegnare forti contingenti di Isis. E le truppe governative irachene fanno progressi dentro Al Baghdadi. Basta guardare la cartina per accorgersi che è una pressione a tenaglia, curda e irachena, puntando a eliminare miliziani e armamenti del Califfo.
L’ex base dei marines
A marciare su Mosul sarà un contingente di 20-25 mila uomini composto in gran parte da reparti iracheni addestrati da 2900 istruttori americani e, in misura minore, da peshmerga curdi. La formazione di queste «unità d’assalto» avviene nella base di Ayn al Asad, creata per l’aviazione di Saddam e divenuta dopo l’invasione del 2003 la seconda maggiore installazione Usa in Iraq. Il Secondo corpo di spedizione dei Marines vi mise il quartier generale e poiché si trova nell’Anbar sunnita è da qui che il generale David Petraeus dal 2007 coordinò le operazioni che sconfissero l’insurrezione jihadista di «Al Qaeda in Iraq».
Ponte aereo di armi
L’addestramento degli iracheni è in fase avanzata e il Pentagono sta facendo arrivare armi per quasi 20 milioni di dollari: 10 mila mitra M16, 10 mila puntatori a luci rosse, 100 mila caricatori, migliaia di elmetti Kevlar e giubbotti antiproiettili, 250 blindati capaci di resistere alle mine e oltre 2000 missili Hellfire oltre ad altri imprecisati «equipaggiamenti». Armi a parte, la preoccupazione dei comandi della coalizione riguarda l’etnia delle truppe irachene: avanzare solo con sciiti e curdi significherebbe spingere i sunniti nelle braccia del Califfo. Da qui la necessità di formare in fretta unità sunnite anti-Isis.
Il contributo francese
La Francia ha inviato nel Golfo la portaerei Charles de Gaulle preparandosi a dare un contributo massiccio ai raid aerei con cui la coalizione sosterrà l’assalto a Mosul. Le basi dei jet Usa, europei ed arabi sono in Giordania, Arabia Saudita ed Emirati. Una valutazione prudente, di fonti Usa, parla di «almeno 2000 raid» necessari per piegare Isis a Mosul, tentando di ripetere quanto avvenuto a Kobane. In Giordania vi sono anche le basi delle unità di soccorso per recuperare piloti caduti e delle truppe speciali – Usa e arabe – con il compito di eliminare i leader di Isis.
Bunker e scudi umani
Il Califfo Abu Bakr al Baghdadi si prepara a difendere Mosul trasformandola in un bunker difeso da una muraglia di scudi umani. Le testimonianze che rimbalzano dalla città parlano di punizioni per le famiglie che non danno soldati a Isis, arruolamenti forzati, costruzioni di tunnel, falò di libri «infedeli» e caccia alle «spie» fermando a caso le auto nel traffico. Il Califfo ricorre al pugno di ferro per trasformare Mosul in un bunker che avrà come scudo la popolazione civile locale e probabilmente anche le centinaia di ostaggi che Isis sta catturando ovunque: dai 107 componenti di una tribù di Tikrit, bambini inclusi, ai 150 assiri-cristiani in Siria. I militari Usa si aspettano una ripetizione più cruenta della battaglia di Fallujah dell’aprile 2004, anche perché Isis controlla cinque centri minori fra Mosul e Baghdad. Ciò significa che la riconquista sarà lunga e aspra.
Fonte:
www.lastampa.it
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