La Pace è il bisogno dell’Uomo consapevole di sè e della sua esistenza
In queste ultime settimane abbiamo tutti assistito attoniti a scene di guerra, che colpiscono indistintamente da una sponda dell’Atlantico all’altra, attraverso Gibilterra per arrivare al bacino del Mediterraneo fino ai confini dell’Asia.
Perché ora? Perché adesso, in tempo di relativa pace? Forse la risposta sta proprio qui. La Pace è solo relativa, relativa a contesti, bacini geografici e settori sociali, come se la Pace fosse un’isola circondata dal deserto della guerra.
La guerra è invece tutta intorno. Basta volgere lo sguardo, andare al di là del proprio naso e del proprio orticello e ci si ritrova catapultati in un mondo in cui i diritti sono disattesi in nome di una giustizia faidate, perpetrata da chi crede di avere il diritto a proporre quest’ultima con l’uso della forza e della violenza.
Non entro nel merito di lotte inneggianti a ideologie religiose, piuttosto che politiche, perchè i fanatismi sono condannabili tutti in egual misura. Chi propone la propria ideologia con la violenza, quale che sia questa verità, essa è condannata a naufragare nel nulla dell’odio: odi razziali, odi religiosi, odi politici. Il nulla.
Sì perchè il nulla non offre possibilità di vivere una vita migliore, il nulla distrugge indistintamente, senza più guardare al colore della pelle, nè ai sentimenti delle persone che annienta. Il nulla, per definizione, cancella in un attimo qualunque oggetto si trovi al suo passaggio. Usa la guerra come strumento per qualificarsi, quasi alla ricerca di legittimazione in un vortice di terrore e morte.
La pace è la vita stessa. Veniamo al mondo per amarci, per costruire un ponte fra noi stessi e gli altri costruendo relazioni sociali di fratellanza, condivisione e amore.
Non dobbiamo amare “tutti”, semmai dobbiamo imparare a rispettarci l’un l’altro per il semplice diritto alla vita. Molto difficile da realizzare. Forse perchè va in primis a toccare interessi economici di certe lobby di potere. Soggiogare con il potere della paura, che suscita lo sgomento ed il terrore, è utile ai fini di chi vuole che si generi altro terrore per radicare l’idea della morte e della vita effimera.
La vita, filosoficamente parlando, può essere considerata effimera, ovvero un battito di ciglia nell’eternità, un quid animico all’interno di sequenze di vite lungo gli assi del tempo. Essa però si connota della ricerca della propria affermazione: in contesti tribali (mi si perdoni l’uso dell’espressione contesto tribale per intendere gli albori della vita, quando la caccia era la prioritaria forma di sussistenza), la violenza intesa come strumento delle propria difesa/offesa è armonicamente inserita nel piano naturale delle cose; diverso è invece il contesto delle società moderne, dove la violenza sembrerebbe proprio inutile e fuori luogo.
La pace è il bisogno dell’Uomo che vuole costruire andando al di là del semplice soddisfacimento dei propri bisogni primari. La guerra è invece un invadere il campo dei bisogni altrui, allargando i propri confini con scene d’invasione fisica e/o psicologica. La tecnologia permette oggi “app” per le quali è possibile rintraccare un amico (nemico) fin dentro la sua abitazione o nella località di vacanza, annientando troppo spesso il diritto alla privacy, in una guerra dove tutto sembra un gioco: rintracciare dunque l’altro diventa quasi lo scopo della vita come se si avesse il diritto di “catturare” vite e sentimenti altrui.
Quando tutto ciò è portato avanti con un preciso obiettivo di difesa, come quello che esercitano le Forze dell’Ordine, ben venga, ma il fatto è che troppo spesso persone “normali” (mogli annoiate, ragazzine in cerca di avventura, impiegati col desiderio di riscatto), s’inoltrano in spazi non di loro pertinenza, trasformando la vita dal diritto alla Pace di tutti, al conclamato desiderio di vendette e guerre fratricide. In nome di che? – chiedo – essi stessi non lo sanno. – Si fa così – rispondono, mentre inquieti sono arrabbiati con chi pone loro quella domanda, perchè quell’interrogativo insoluto va a scuotere i loro schemi mentali.
La guerra è dappertutto. La Pace anche, bisogna stanarla dagli scantinati in cui è stata rilegata in nome di un valore obsoleto. Dove s’insinua la pace, la guerra indietreggia e con essa la paura.
La settimana scorsa c’è stata un’escalation di morte. Mentre in America si consumano agguati a poliziotti “Bianchi”, piuttosto che a persone comuni “di colore” si dimentica che la radice di quel male sta nell’uso indiscriminato delle armi. Un Uomo che dichiara di aver regalato per il sedicesimo compleanno del figlio la sua prima pistola, dimostra di aver perso il senso della misura.
Lo stesso è per lo scontro fra treni. Il fatto che da mezzo secolo i treni corrano su una tratta a binario unico, non è il deterrente per ritenere quella tratta a rischio zero, dove tutti sanno che il rischio zero non esiste.
Una Francia falcidiata dagli attentati degli ultimi mesi, è l’obiettivo per colpire il CUORE dell’Europa, in particolare nel tempo del dopo-brexit.
Mentre chi colpisce la Germania, mira al cervello economico, così come il Belgio rappresenta quello relativo al cervello politico di salvaguardia anche dei diritti inalienabili dell’Uomo.
Da non tralasciare altresì i fatti in Turchia, e quelli in Siria e nel resto del mondo…una logica di morte. Chi semina il vento della morte vuol destabilizzare perché dietro a quel vento ci sono precisi interessi economici, che si nascondono dietro a più o meno velate ideologie manifeste. Tutto finalizzato a cancellare capisaldi di scambi commerciali e relazionali fra i paesi, oltre che a rimontare i muri degli odi che sfociano in guerre di confine e di sopravvivenza.
La strategia del terrore segue una logica precisa. Vuol puntare alla chiusura di frontiere e di aiuti solidali; vuol portare a “lotte” di potere in nome del “mio” più che del “nostro”.
Sta dunque al “buon senso” di ciascuno di noi, cittadino di questo pazzo mondo, portare i valori della pace, al di là di confini e barriere.
Il terrorismo è finalizzato alla morte; noi andiamo avanti per la vita. Ce la possiamo fare!
Cinzia Vasone
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