Esiste un modo sicuro di influire sugli altri
da lontano come da vicino; un modo abbastanza sottile da restare inosservato, per quanto se ne subisca profondamente l’azione invisibile, a cui del resto nessuno è inaccessibile. Questo modo non è altro che la capacità comunicativa, dominatrice e cattivante di ogni pensiero emesso con intensità. Alcuni, pur ignorandolo o contestandolo, lo praticano, senza rendersi conto che devono l’ascendente della loro personalità interamente all’azione fortemente irradiante di una vigorosa organizzazione psichica. Altri vorrebbero imparare a servirsi deliberatamente di una tale capacità. È soprattutto pensando a quest’ultimi che scrivo un libro nella cui redazione, di conseguenza, predomina la preoccupazione della chiarezza, della precisione e della semplicità. I primi tre capitoli espongono le nozioni teoriche e pratiche la cui perfetta conoscenza è indispensabile a chi vuole tentare, sia di ottenere fenomeni telepsichici, oggetto dei capitoli iv, v e vi, sia di applicare l’influenza mentale a una delle possibilità alle quali sono dedicati i capitoli successivi. Come accade per ogni altra cosa, ciascuno nasce più o meno dotato per l’azione a distanza, ma il presente volume si è precisamente prefissato lo scopo di permettere a coloro che sono poco dotati di trarre dalle loro attuali disposizioni il massimo dei risultati e di rafforzarle con l’esercizio. Sono convinto che con un po’ di attenzione e di buona volontà, la maggior parte di noi può mettere largamente a profitto l’insegnamento che segue considerazioni, fin là estranee all’attività abituale di quest’ultimo. Tali considerazioni, continuamente sviluppate sotto l’impulso periodico dei flussi emessi dall’operatore, progrediscono a poco a poco e presentano una conformità ogni giorno più precisa con l’oggetto finale delle suggestioni. Riassumendo, l’influenza esterna, dopo aver sfiorato, impressionato poi penetrato sempre più notevolmente lo spirito, finisce per predominare. Definiamo ora le condizioni di efficienza dell’azione telepsichica.
LEGGI DELLA TELEPSICHIA
LEGGE N. 1. – Principalmente in immagini – e non soltanto in senso letterale – conviene tradurre ciò che si vuole suggerire. Dobbiamo quindi immaginare ciò che si vorrebbe che avesse luogo.
LEGGE N. 2. – Il conformarsi dell’effetto all’intenzione si opera in ragione diretta della precisione delle immagini suggerite.
LEGGE N. 3. – L’energia propulsiva di un’emissione telepsichica è proporzionale all’intensità con cui si desidera ‘il suo effetto, o, più generalmente, a). desiderio che si ha di influenzare il soggetto.
LEGGE N. 4. – Una sola emissione giornaliera di durata x è di un’efficacia superiore a quella di due emissioni rispettivamente di durata x/2.
LEGGE N. 5. – Ogni emissione corretta modifica sempre, più o meno sensibilmente, le disposizioni spirituali del soggetto conformemente alle intenzioni dell’operatore. Opera mia. Le formulo sotto la mia responsabilità e sfido ad opporre loro il minimo fatto. Esse saranno certamente completate e precisate da nuove leggi, ma l’esperienza le verificherà senza alcun dubbio.
LEGGE N. 6. – La modificazione del soggetto si afferma man mano che le emissioni continuano.
Un paragone molto semplice ci aiuterà a comprendere meglio i più essenziali dei sei principi: il secondo e il terzo.
Ecco una lanterna magica posta davanti a uno schermo. Accendiamo la lampada e facciamo scivolare una lastra per proiezioni dietro l’obiettivo. L’immagine si proietterà sullo schermo; vi si delineerà perfettamente visibile in ogni dettaglio, a due condizioni:
– a) che i suoi contorni siano nettamente rilevati;
– b) che l’illuminazione abbia sufficiente intensità.
Da una lastra difettosa anche il più potente riflettore non saprebbe trarre che una proiezione confusa. Inversamente, la perfezione del negativo apparirebbe difficilmente sotto i raggi di una luce debole e incerta. .
In telepsichia, lo slancio interiore è la luce che proietta; l’immagine mentale è la lastra generatrice. E’ necessario quindi mettere molta cura nell’elaborazione delle immagini che si desidera comunicare e soprattutto di quelle che si vorrebbero predominanti, attraverso l’azione suggestiva, tra i pensieri abituali di qualcuno.
Nell’impossibilità di visualizzare molto precisamente le fasi successive di una modificazione morale, si otterrebhero soltanto disposizioni più o meno divergenti da quelle che soddisferebbero interamente, e, se si trattasse di una suggestione di movimento, l’impulso intenzionale non sarebbe fedelmente seguito.
Ma le rappresentazioni mentali anche più minuziosamente definite comportano, per se stesse, soltanto abbozzi di risultati; per trasmetterle energicamente, occorre l’irresistibile slancio di una categorica volontà, di una viva emozione o di un desiderio ardente. Il puro e semplice desiderio, se è vivo e preciso, influisce più della concentrazione di pensiero puramente cerebrale, quale la si insegna in certi manuali. Affermazione confermata dall’esperienza.
INTRODUZIONE ALLO STUDIO DEL POTERE DEL PENSIERO
Ciascuno può mettere in atto o subire la comunicazione e l’impostazione del pensiero. L’influenza telepsichica è una componente costante dell’attività affettiva e cerebrale. È possibile farne un uso deliberato. La necessaria preparazione preliminare.
La realtà dei vari fenomeni d’influenza diretta di uno spirito su un altro è stata largamente verificata. Numerose ricerche, condotte simultaneamente in Europa e negli Stati Uniti, da personalità o gruppi scientifici, hanno permesso di trarre da una serie importante di osservazioni la certezza che il pensiero si comunica a volte spontaneamente, da una persona all’altra, a distanza. Numerosi ricercatori hanno tentato con successo la trasmissione concentrata di immagini a un collaboratore lontano; si è ottenuta anche l’esecuzione di ordini dati mentalmente a un soggetto; si è infine riusciti a provocare l’ipnosi, all’improvviso, senza la presenza dell’ipnotizzato.
A priori, tutto ciò non sembra implicare la possibilità generalizzata di influire su qualcuno attraverso suggestioni interiormente formulate: per quanto numerosi, coloro che si sono rivelati soggetti agenti o percipienti di influssi mentali non costituiscono che una minoranza.
Dobbiamo quindi considerare la comunicazione o l’imposizione del pensiero come eccezionali e la maggior parte di noi come incapaci a operare o a subire l’azione telepsichica? È l’opinione di alcuni studiosi. Altri, non meno competenti, affermano invece che ogni pensiero si esteriorizza e tende a impressionare, in conformità a ciò che esprime, l’individuo oggetto del pensiero. La mia esperienza pratica mi fa essere, senza riserve, di quest’ultimo avviso.
Certamente, la trasposizione istantanea, integrale, di un’immagine, di uno stato affettivo sullo schermo mentale o la sensibilità di un terzo, vicino o lontano, è e resta eccezionale. Da tutte le prove raccolte, risulta che una simile manifestazione richiede, da parte dell’agente, una sensibilità emotiva di una qualità e di una forza singolari.
Naturalmente, un’idea, un’immagine suggerite non potrebbero invadere al primo tentativo la coscienza di chi non offre a una simile azione psichica la più estrema ricettività. Ciò che sostengo, ciò che ho verificato e che anche altri hanno verificato, consiste in questo: se si ripete a lungo, con forza, l’azione di suggestione, tutto avviene come se si proiettasse sul soggetto una penetrante emanazione che risveglia gradatamente e fa ben presto predominare in lui le disposizioni suggerite.
Ogni individuo volitivo e tenace, per quanto estraneo sia ad una conoscenza, anche imprecisa, di questa legge, tende ad imporre inconsciamente le sue esigenze. E come la goccia d’acqua la cui caduta reiterata corrode a poco a poco una dura pietra, l’azione mentale del più debole può, a lungo andare, scavare la propria impronta sui caratteri più risoluti.
Tutti subiamo l’azione, a nostra insaputa, di innumerevoli influssi psichici, come pure impressioniamo, senza saperlo, non solo le persone precisate dai nostri pensieri ma anche coloro – a volte sconosciuti – che essi evocano. Questo costante fenomeno resta oscuro, inosservato, perché siamo capaci di distinguere soltanto una minima parte degli elementi il cui confluire dà luogo alle nostre impressioni, ai nostri sentimenti e alle nostre convinzioni. Se alcuni di tali elementi ci vengono dal di fuori, sfuggono quindi necessariamente alla coscienza.
Così, l’influsso telepsichico, conseguenza inevitabile dell’attività affettiva e cerebrale, deve essere considerato come una proprietà normale dello spirito umano. Se esso genera solo raramente le comunicazioni immediate che l’hanno reso evidente, il ruolo che gioca nella vita quotidiana non è per questo meno costante e considerevole. Gli uragani non hanno forse tuonato per secoli prima che ci si rendesse conto della presenza e dell’attività universale dell’agente di cui erano la sola manifestazione sensibile?
Mi propongo di mostrare come utilizzare deliberatamente tale proprietà del pensiero che ciascuno inconsciamente esplica – e spesso in un senso contrario al suo vantaggio. Per farne un uso proficuo, è necessario controllarne l’emissione e proporzionare la sua energia, durata e frequenza alle resistenze opposte al suo influsso dalle caratteristiche morali del destinatario.
Del resto, per quanto precisamente e lungamente manifestata, una sollecitazione mentale non possiede per se stessa che una debole energia propulsiva: questa è la ragione per cui una fredda e sistematica sperimentazione di laboratorio si rivela insufficiente a rendere integralmente conto del potere del pensiero. Infatti, sono proprio le emozioni intense, i sentimenti esaltati, le ardenti bramosie che irradiano nel modo più efficace la nostra invisibile influenza. Inoltre bisogna anche saper concentrare, per poi emetterlo con alta tensione, il dinamismo cerebrale che le precedenti condizioni generano a profusione ma che disperdono facilmente se non se ne controllano le molteplici manifestazioni.
Conformandosi alle indicazioni del testo, ciascuno può realizzare le condizioni indispensabili per verificare personalmente la realtà dell’azione a distanza. La tecnica operativa che verrà in seguito esposta – già professata verbalmente con grande soddisfazione di qualcuno – deriva interamente dalle mie ricerche. A varie riprese, ho già trattato l’argomento e indicato ogni volta procedimenti diversi. Il fatto è che, di anno in anno, dal 1909, anno in cui apparve il mio primo lavoro, fino al 1918 – data della prima pubblicazione del mio Méthode scientifique moderne de Magnétisme, Hypnotisme, Suggestion – e fino ad oggi, la mia concezione si è continuamente evoluta attraverso le lezioni dell’esperienza.
CIO’ CHE BISOGNA AVER CAPITO PRIMA DI PASSARE ALLA FASE DI SPERIMENTAZIONE
Le analogie del telefono senza fili e della telepsichia. – L’accordo radiofonico e l’accordo mentale. – Il sintonismo e la ricettività spontanea. – La superiorità della modulazione e l’imposizione del pensiero. – Necessità di una condizione speciale, di un’emissione prolungata e rinnovata. – La penetrazione progressivamente modificatrice. – Leggi dell’azione mentale a distanza. – Commenti. – Dalla chiarezza delle immagini suggerite dipende il conformarsi dei risultati alle intenzioni. – La loro energia propulsiva è proporzionale all’intensità del desiderio di realizzarle. – L’intenzione per se stessa efficace. -Psicologia di un’esperienza classica. – La determinazione periodica dello stato efficiente. – Necessità di una elaborazione e di una concentrazione sistematica dell’energia psichica.
Le ipotesi provvisoriamente accettate per spiegare la telefonia senza fili sarebbero apparse aberranti un secolo fa. Quando, oggi, con un dispositivo a quadro, si ascolta in un locale chiuso un concerto lontano la cui emissione attraversa lo spazio e la materia densa, si è portati ad ammettere che le onde radiofoniche si trasmettono per ondulazione, in seno ad un agente assai sottile per compenetrarsi in ogni corpo. Sia che lo si chiami etere o con un altro nome, resta comunque certa l’esistenza di un veicolo suscettibile di impregnare ogni cosa all’infinito e di condurre le onde radioelettriche.
In modo probabilmente analogo – se non identico – si spiegheranno un giorno o l’altro i fenomeni di telepsichia, ciò che avvalorerà del resto, una teoria professata fin dall’antichità dai seguaci della scienza occulta. Tutto avviene in effetti come se, immersi e impregnati da un invisibile oceano fluidico- senza limiti, le nostre anime si trovassero in costante comunicazione.
Un bambino che possieda una comune radio a galena sa molto presto regolarne i cursori in modo tale da rendere sensibile l’apparecchio a ogni lunghezza d’onda. La accorda, così, al tono delle vibrazioni emesse dalla stazione trasmittente che desidera ascoltare e, di fatto, una volta stabilita la sintonizzazione, l’apparecchio ricevente trasmette tutte le comunicazioni emesse in sintonia con tale accordo.
Spesso avviene qualcosa di analogo tra due individui mentalmente in sintonia per la loro intimità, le loro somiglianze e la reciproca predilezione. I pensieri dell’uno impressionano la mente dell’altro comunicandogli la modulazione che tende a risvegliare in lui dei pensieri analoghi. Tale fenomeno si verifica a volte con una tale istantaneità, forza, precisione, che il pensiero dell’uno si riflette integralmente nello spirito dell’altro, proprio nel momento in cui viene emesso. Passando in rassegna le migliaia di osservazioni raccolte da cinquant’anni a questa parte, si può constatare precisamente che le comunicazioni telepsichiche più notevoli hanno avuto luogo tra intimi.
Supponiamo ora che si voglia agire su un individuo non più isotonico (da iso che significa uguale), ma indifferente o eterotonico (da etero che significa diverso). In mancanza di una ricettività istantanea che, sola, permette la comunicazione propriamente detta del pensiero, sarà sufficiente realizzare da noi stessi una modulazione psichica superiore in intensità a quella del soggetto.
Tra due sperimentatori, uno desideroso di trasmettere, l’altro di percepire immagini mentali, è possibile realizzare artificialmente un accordo, come esporrò nel capitolo IV, la modulazione più forte trascinerà a poco a poco la sua propria e le si imporrà. L’emissione dovrà essere dunque effettuata con una particolare energia e una lunga insistenza. Raramente una sola seduta è sufficiente per impregnare qualcuno a tal punto da influire perentoriamente sulle sue disposizioni. Bisognerà quindi, in quasi tutti i casi, ripetere l’azione giornalmente, per un periodo più o meno lungo. Infine, è ovvio che se si ha a che fare con un terreno psicologico poco compatibile con l’oggetto delle suggestioni, queste potrebbero modificarlo soltanto gradualmente, grazie a sforzi energici e instancabilmente rinnovati.
In India ci sono, a quanto sembra, seguaci della dottrina Yoga, la cui influenza su una o più persone si stabilisce in pochi minuti. Tali adepti riescono, senza manifestare all’apparenza uno sforzo penoso, ad allucinare una folla intera. Si crede di assistere a una scena terrificante, quando in realtà non succede niente e lo stesso miraggio inganna tutti gli spettatori. Le latitudini orientali favorirebbero forse questo genere di fenomeni? Gli yoghi beneficerebbero di facoltà psichiche sviluppate, di generazione in generazione, attraverso un esercizio continuo? Nel ripetere incessantemente le stesse esperienze, vi acquisirebbero un virtuosismo particolare? Lo ignoro, ma in Occidente gli annali dello psichismo non hanno mai registrato finora ripercussioni psichiche così istantanee.
Ecco probabilmente ciò che avviene quando si agisce:
Un primo flusso ondulatorio arriva al soggetto e determina insensibilmente una reazione sugli elementi del suo spirito ai quali l’operatore cerca di sostituirne altri. Alla debole penetrazione realizzata dal primo flusso, si aggiungeranno gli effetti successivi di venti, trenta, cento nuove emissioni. Combinandosi ai pensieri propri del soggetto, l’elemento suggerito, che così gli, perviene, dapprima li modifica in maniera insignificante, poi suscita, dalle profondità inconscie del suo psichismo inferiore. L’elaborazione e l’enunciazione delle leggi che seguono sono diverse.
Quindici anni fa, per la prima volta, ho potuto osservare ciò che avviene nell’esperienza, conosciutissima, che consiste nell’obbligare qualcuno a voltarsi concentrando su di lui l’ordine mentale e lo sguardo alla nuca. Da anni, mi era accaduto, come a tutti coloro che hanno tentato l’esperienza, di fissare il mio sguardo e l’attenzione dieci o quindici minuti senza alcun risultato. Finalmente una sera avvenne ciò che per tanto tempo avevo desiderato: mentre il mio sguardo vagava distrattamente, durante un intervallo, fui attratto dalla nuca e dalle spalle di una spettatrice, il cui volto mi ispirò sull’istante la più viva curiosità. Mentre congetturavo i lineamenti, immaginando e desiderando l’impressione soave che dovevano dispensare, l’oggetto della mia contemplazione manifestò ben presto una evidente agitazione. Dei brividi percorsero la zona oggetto del mio sguardo. Una mano sembrò voler scacciare dalla pelle qualche irritante contatto. Infine la testa si voltò bruscamente… E credo che una certa intuizione della causa del turbamento non fu estranea allo sguardo incisivo che incontrò il mio.
Nella sua apparente futilità, il fatto racchiudeva la sostanza dell’insegnamento enunciato precedentemente: l’energia propulsiva di un’emissione telepsichica è proporzionale all’intensità con cui si desidera il loro effetto. La loro principale condizione di efficacia altro non è se non l’aspirazione categorica al risultato perseguito. In tal modo l’esaltazione del centro emozionale si comunica al centro cerebrale che vibra attivamente e irradia le sue vibrazioni con forza.
La difficoltà consiste nel far nascere periodicamente, al momento opportuno, questo stato fortemente emozionale, nel conservarlo tutto il tempo necessario, poi nell’annullarlo fino alla seduta seguente perché la sua persistenza stancherebbe rapidamente. I cultori di quell’ermetismo fuorviato che si chiama magia l’avevano già capito da secoli, poiché i loro più antichi formulari abbondavano in ricette di elettuari e filtri a base di eccitanti psichici efficaci ma pericolosi. Eliphas afferma, nel Dogme et Rituel de Haute Magie, che per compiere prodigi, bisogna essere fuori dalle normali condizioni dello stato umano, resi distaccati dalla saggezza o esaltati dalla follia. Non sufficientemente evoluti per raggiungere così presto uno stato di distaccata serenità, ma nello stesso tempo preoccupati di evitare le sostanze tossiche deleterie per il nostro equilibrio, dobbiamo servirci di mezzi compatibili con le nostre possibilità. Tali mezzi consistono nell’osservare le condizioni di una ricca elaborazione di energia psichica e nel ritenere in se stessi, nell’accumulare, concentrare tale energia man mano che essa si elabora, rallentando considerevolmente la sua portata. Si viene così a creare una forte tensione all’esteriorizzazione che porta a un grado di parossismo l’intensità della volontà, del desiderio, dei sentimenti, aspirazioni, appetiti, e bramosie.
Che si tratti di trasmettere un messaggio mentale a un collaboratore capace di una volontaria passività ricettiva, o di esercitare un’azione di suggestione attraverso il pensiero su un soggetto sveglio o addormentato, di provocare il sonnambulismo artificiale a distanza o di influire sulle disposizioni morali di una terza persona, l’immaginare metodicamente e nettamente il risultato e il desiderio di ottenerlo costituiscono i due più importanti fattori del successo.
Al fine di disporre della riserva di energia indispensabile per oggettivare facilmente le immagini e per emetterle con il necessario vigore propulsivo, è il caso di osservare, nel corso della vita quotidiana, alcune regole che io vi esporrò. Esse esigono un attento sforzo di padronanza su se stessi. Riuscire a compiere un tale sforzo significa conquistare la prerogativa di manovrare deliberatamente l’agente sottile da cui sono mossi la maggior parte degli esseri: il pensiero.
Dirigere i propri pensieri e controllare i loro effetti invece di subire gli uni e gli altri: questa è la possibilità che la conoscenza delle leggi psichiche apre. Dopo aver riflettuto su ciò che essa comporta, nessuno esiterà.
ISTRUZIONI PRATICHE GENERALI PER INFLUENZARE QUALCUNO A SUA INSAPUTA
Considerazioni preliminari. – Prime disposizioni da prendere. – Creazione di immagini mentali. – Elaborazione e concentrazione dell’energia psichica. – Preparazione preliminare. – Rapporto. – Emissioni. – Recupero delle forze e distensione.
Considerazioni preliminari
La ponderatezza, la coerenza nelle idee e la nettezza del pensiero sembrano poco frequenti nei caratteri passionali, impetuosi e volitivi. Inversamente, gli spiriti prudenti, giudiziosi, metodici, sono dotati raramente di una natura ardente. Quanto ai rarissimi individui che uniscono l’energia costante della volontà a una visione chiara e precisa di ciò che vogliono, nessuna pratica speciale è loro necessaria per influire a distanza. Lo fanno inconsapevolmente perché, grazie alle loro felici disposizioni innate, si trovano naturalmente nelle condizioni volute per questo. La maggior parte degli uomini possono giungere a realizzare solo momentaneamente, con uno sforzo metodico, le condizioni indispensabili per comunicare e soprattutto per imporre il proprio pensiero. Tale sforzo mira essenzialmente, da una parte, alla creazione cosciente di immagini veridicamente significative di ciò che si vorrebbe suggerire, e, dall’altra, alla disposibilità di un potenziale di energia psichica sufficiente per provocare emissioni efficaci.
Una volta decisi ad usare l’azione a distanza, è necessario tracciare un piano di lavoro dettagliato, e raccogliere tutte le indicazioni suscettibili di una qualche utilità.
Per quanto riguarda i tentativi di comunicazioni concertate, di, suggestione mortale su soggetti percipienti da laboratorio, o di conseguimento dell’ipnosi per concentrazione di spirito, si rimanda il lettore ai capitoli IV, V e VI nei quali vengono indicate tutte le disposizioni da prendere per ognuno di questi tentativi.
Quando si tratta invece di impressionare qualcuno a sua insaputa, i preparativi devono essere considerati come la base del successo e portati a termine con la più grande cura. Ecco in che cosa consistono:
1°: Stabilire di quanto tempo possiamo disporre ogni giorno e di quale momento della giornata, per dedicarci all’azione progettata. Meno di un’ora sarebbe poco; due ore costituiscono un buon tempo. Scegliere preferibilmente quelle che precedono il coricarsi.
Fissato questo primo punto, cominciare, nell’ordine dato, a soddisfare alle seguenti esigenze:
2°: Analizzare attentamente la psicologia della personalità su cui si vuole agire. Vedremo fra poco che ad ogni emissione occorre raffigurarsi mentalmente l’immagine del soggetto per stabilire il rapporto. Immagine non significa soltanto i lineamenti esterni, l’espressione del viso, l’atteggiamento, il gesto, ma anche la nozione viva della personalità morale. Se abbiamo avuto contatti più o meno stretti con il soggetto, si farà appello, per inventariare le sue caratteristiche, alle osservazioni a cui avrà dato luogo. Si potrà anche sottoporre la sua calligrafia ad un esame grafologico, ma significherebbe affrontare una grossa difficoltà cercare di influenzare qualcuno immaginandolo diverso da quello che è, soprattutto se ciò che si volesse ottenere da lui richiedesse una modificazione notevole delle sue disposizioni.
3°: Definire molto precisamente lo scopo dell’azione intrapresa, con tutte le sue conseguenze. Rendersi ben conto delle disposizioni morali in cui dovrebbe trovarsi il soggetto per pensare e agire come si desidera. Ne è lontano? Quali sono allora le impressioni, le emozioni, i pensieri che, se privati, lo modificherebbero nel senso desiderato?
4°: Una volta valutato lo scarto tra le disposizioni attuali del soggetto e quelle in cui dovrebbe trovarsi per pensare e agire come desideriamo, prendere in considerazione un’evoluzione graduale dalle une alle altre.
5°: Concretizzare in immagini cinque o dieci tappe di tale evoluzione. Esempio: dall’astio alla simpatia. a) Attenuazione lieve dell’astio; b) attenuazione quasi totale; c) indifferenza; d) velleità di simpatia; e) simpatia.
6°: Concentrare la propria attenzione sulla prima tappa. Cercare di raffigurarsi il soggetto tale quale sarebbe se l’avesse percorsa. Tener conto di tutte le considerazioni suscettibili, una volta che gli sono state trasmesse telepsichicamente, di cambiare le sue disposizioni presenti in conformità a quelle che caratterizzano la fine della prima tappa.
7°: Procedere allo stesso modo per le altre tappe.
8°: Programmare, sul piano di lavoro, una due dieci sedute per l’emissione delle suggestioni necessarie al conseguimento della prima tappa, una due dieci sedute per la seconda, e così via. Tale valutazione, del resto provvisoria, richiede una certa pratica e un po’ di oculatezza. La sua principale utilità è quella di permettere una rappresentazione completa della realizzazione che si sta cercando di ottenere.
Un lavoro simile domanda riflessione. Ben lontano dal causare ritardo, il tempo trascorso nella meditazione calma e raccolta di un piano costituisce un inizio dell’azione, una prima e formale notifica mentale, un orientamento di tutte le attitudini di cui siamo in possesso verso uno scopo deliberato e chiaramente formulato. Per questo è preferibile attuare senza aiuto tale preparazione. Un illuminato consiglio può aiutare notevolmente a coordinare i propri sforzi, ma distrarrebbe inevitabilmente dalla preliminare concentrazione dei propri mezzi psichici.
Siamo certamente in rapporto telepatico continuo con tutti quelli che conosciamo, ma tale rapporto si rafforza verso ciascuno dal momento in cui si pensa attentamente e lungamente a lui. La preparazione che precede è importante proprio da questo punto di vista, perché nel momento in cui ci si applica ad essa, si stabilisce e si precisa la mutua ricettività dell’operatore e del soggetto. Così il primo percepisce quasi sempre, durante il lavoro, vibrazioni provenienti dall’attività mentale del secondo, la cui intimità psichica gli diviene allora sensibile. In questo modo una madre può percepire a distanza le emozioni, i tormenti, le sofferenze del bambino verso il quale si orienta il suo spirito.
Creazione di immagini
Quattro tipi di immagini sono principalmente necessari per ogni azione telepsichica: quota del soggetto, quella che compendia ciò che si desidera, quella dei risultati conseguenti all’azione a cui si è dato avvio, infine, quella del soggetto che prova le impressioni, emozioni, idee, significative di tali risultati. Dopo il lavoro preliminare definito nel paragrafo precedente, un certo numero di sedute saranno dedicate alla creazione di immagini il più possibile nette e vive.
Per capire bene in che casa consiste un’immagine soddisfacente, basta ricordarsi delle nostre familiari incursioni nel ,dominio allucinato del sogno. Quando nel sogno vedete un amico, l’incontro immaginario presenta una tale pregnanza reale che vi produce la stessa impressione di un incontro materiale. Ora, le immagini necessarie nella pratica della telepsichia devono, anche se intenzionalmente create, possedere la stessa consistenza di realtà e la stessa’ persistenza di quelle del sogno. Quando volete agire su qualcuno, è indispensabile dapprima rappresentarvelo. Secondariamente, occorre che voi lo immaginiate compiere ciò che desiderate. La prima immagine si utilizza dall’inizio di ogni emissione fino alla fine; la seconda si sovrappone alla prima dopo l’evocazione successiva di tutte le immagini intermedie, prese in considerazione nel paragrafo precedente.
Tale cinematografia cerebrale non s’improvvisa sempre facilmente nel momento stesso dell’emissione. Inoltre si ha la tendenza a lasciarla sviare in molteplici accidenti. Da ciò la necessità di esercitarsi accuratamente in anticipo nel comporre tutta la serie di immagini significative del soggetto, dei suoi cambiamenti progressivi, delle idee o impressioni che si giudica atte a influenzarlo, infine le immagini della fase finale, della realizzazione ultima.
All’inizio la creazione è faticosa. Le forme evocate si delineano malamente, mancano d’insieme, di coesione, di chiarezza e si dileguano appena abbozzate. Ma persistendo con attenzione e reiterando frequentemente i tentativi, un certo progresso non tarderà a manifestarsi e la cosa diventa di giorno in giorno più facile. Del resto possiamo anche praticare un tipo di esercizio preliminare alla creazione delle immagini:
1°: Raffigurarsi, il più fedelmente possibile al loro modello, degli oggetti dapprima molto semplici, poi altri più complessi.
2°: Prolungare la durata di ogni rappresentazione.
Elaborazione e concentrazione dell’energia psichica
Il sangue costituisce, in un certo senso, l’elemento primo da cui un meccanismo ancora oscuro elabora il dinamismo nervoso, motore di tutte le funzioni, specialmente della funzione cerebrale. Quando un sangue ricco e puro irrora il cervello, l’attività del pensiero è attiva e tenace. È come affermare, dal punto di vista che ci interessa, l’importanza dell’alimentazione, della respirazione e della circolazione.
Un regime dietetico razionale, l’igiene respiratoria e vascolare sono indispensabili a tutti gli sperimentatori. Considerando l’organismo come il generatore della forza che si irradia nel corso delle emissioni psichiche, l’equilibrio fisiologico appare come la condizione prima di una elaborazione energetica sufficiente.
Una cosa è elaborare, un’altra è condensare, accumulare per disporne al momento opportuno il dinamismo nervoso. Ricordiamoci prima di tutto, che la ricarica dei nostri accumulatori interni (i plessi) ha luogo nel corso del sonno, ogni notte. Quando il sonno è normale, il risveglio si accompagna ad una sensazione di perfetto benessere e ad un bisogno di attività, perché gli accumulatori fisiologici, dopo essersi fortemente ricaricati, tendono ad esteriorizzare l’energia che contengono e tale tensione spinge l’individuo a prodigarsi, utilmente o in modo dispersivo. Quindi, dormire il tempo necessario prima di tutto, ma anche durante la veglia, evitare ogni dispendio inutile: preservarsi non solo dall’ansia e dall’eccessivo lavoro, ma impegnarsi per ridurre al minimo lo spreco di energia nervosa richiesta dalla vita. Per ottenere ciò, sorvegliarsi continuamente, agire unicamente in modo ponderato, controllando ogni forma di impulsività e di espansività. Pensieri, parole, gesti, occupazioni quotidiane, tutto deve sottostare ad un criterio di stretto autocontrollo che ne sfronderà gli elementi superflui e ne reprimerà il disordine.
Ogni impulso a una manifestazione esterna, ogni richiamo interiore ad una soddisfazione di carattere sensoriale, emotivo o intellettivo rappresenta una spinta del dinamismo nervoso che cerca di esteriorizzarsi. Cedere all’impulso o soddisfare il desiderio, significa sciupare senza alcun profitto questa energia che invece si deve concentrare. Ogni volta che cediamo per distrazione o indolenza, le riserve nervose diminuiscono. Ogni volta che reprimiamo un impulso, tratteniamo in noi una unità di energia che si aggiunge alla riserva già esistente. Osservare questa elementare nozione di educazione psichica è fondamentale per coloro che vogliono praticare con successo l’azione a distanza. Del resto costituisce anche il rimedio per eccellenza di ogni atonia psichica o morale.
Preparazione preliminare
È noto a tutti l’effetto stimolante del thè, del caffè e dell’alcol ingeriti in quantità ragionevole. Tali sostanze sono paragonabili a tratti sul proprio deposito di energia nervosa: sottraggono dai plessi una parte della forza che vi si trova depositata.
Il dinamismo così liberato rinvigorisce immediatamente l’economia dell’organismo. In particolare, aumenta momentaneamente l’attività cerebrale.
Se l’uso abituale di eccitanti ostacola la concentrazione di energia, il loro uso eccezionale, immediatamente prima di un’emissione, è consigliato, perché allora si tratta non più di accumulare energia, ma di disporre del potenziale che abbiamo di riserva, di farlo passare dalla condizione statica a quella dinamica, di lasciarlo affluire al cervello che ne trarrà alimento per vibrare intensamente. È il momento di lasciar libero corso alle più potenti spinte centrifughe, di “emettere” con forza.
Subito dopo aver ingerito l’eccitante scelto, dobbiamo cominciare a dirigere il pensiero sull’oggetto dell’emissione, tenendo presenti tutti i motivi dell’interesse portato verso il risultato dell’azione a distanza intrapresa, ed evocando tutte le immagini espressive di tali motivi.
Quando teniamo in modo particolare che qualcuno manifesti tale o talaltra disposizione, si sente che ce ne importa in due occasioni importanti:
A: Quando l’idea o l’immagine di una delle soddisfazioni che si proverebbe se il desiderio avuto si esaudisse, vi si impone;
B: Quando l’immaginazione evoca qualcuna delle conseguenze spiacevoli del non compimento di tale desiderio.
Nel primo caso, ci accorgiamo ardentemente fino a quale punto teniamo a ciò che si desidera. Nel secondo, avvertiamo la paura, l’irritazione, la ribellione. Questi moti interiori, normalmente spontanei, devono essere, suscitati intenzionalmente, attraverso l’evocazione, all’inizio di ogni seduta al fine di portare al parossismo la tensione volitiva. Se si teme che la nostra memoria, in quel momento, si mostri ribelle o incompleta, sarà bene, durante le ore che precedono la seduta, prendere nota, ogni momento in cui esse nascono spontanee, delle immagini A e B. In tal modo con l’aiuto degli appunti presi saremo in grado di ricomporle nel momento dell’emissione. Ogni richiamo d’impressione così ottenuto contribuirà a esaltare lo spirito, a liberare dalle pieghe più riposte della coscienza, potenti impulsi volitivi e dominanti.
Nel corso del lavoro preliminare sarà quindi nostro interesse ricercare e annotare tutte le considerazioni suscettibili di dar luogo a immagini di tipo A e B. Una simile ricerca richiede una serie di meditazioni particolari, al cui orientamento contribuisce l’esposto del caso in questione, poi successivamente la valutazione di tutti i risvolti che possono prendere gli avvenimenti.
II rapporto
Le pratiche preliminari a cui abbiamo accennato contribuiscono a stabilire tra l’operatore e il soggetto un rapporto psichico particolare. A mio parere, tale rapporto diventa totale dal momento in cui lo sperimentatore ha creato l’immagine mentale del soggetto. Ad ogni seduta, non appena compiuta la preparazione preliminare, è il caso di precisare quell’immagine, di evocare tutte le impressioni determinate dalla presenza reale del soggetto, di raffigurarselo ‘in modo vivo e dinamico. Lo stato di intenso desiderio cerebrale in cui si è preliminarmente posti facilita la formazione delle immagini e presta loro un rilievo, un colore, un’animazione, che bisogna aver vissuto per farsene un’idea. La penombra e il silenzio favoriscono questo lavoro. Alcuni hanno raccomandato di abbandonarvisi durante le ore in cui si sa che il soggetto dorme. Senza essere troppo convinto dell’importanza di ciò, sono del parere che non bisogna trascurare niente e il sonno potrebbe aumentare la ricettività. Mi sembra tuttavia che l’azione mentale interessi il subconscio, ricettivo durante la veglia come durante il sonno, poi, tramite questo, reagisca sulla coscienza. Se la mia ipotesi è esatta, si può suggestionare mentalmente qualcuno tanto in un momento quanto in un altro. Vi è però un fatto di cui sono sperimentalmente sicuro: qualunque sia l’ora, dall’istante in cui l’immagine chiara di un individuo appare sullo schermo della vostra immaginazione, tutto ciò che voi andrete pensando, durante il tempo della proiezione, lo influenzerà in modo apprezzabile. In effetti, formando l’immagine adduttrice, si evoca realmente un sostrato invisibile del soggetto che viene a porsi nel campo d’azione dell’evocatore.
Si può leggere in vecchi testi che per influenzare qualcuno è sufficiente fissare la sua fotografia facendovi azione di suggestione. Ciò è ancora praticato. Una foto non stabilisce tuttavia alcun rapporto; tutt’al più può aiutare la memoria nella creazione delle immagini. Soltanto un negativo alla gelatina, impressionato per posa, e conservato in un pacchetto chiuso potrebbe costituire una base secondaria di connessione a causa dell’impregnazione magnitica dello strato. Allo stesso modo, per la stessa ragione tutti gli oggetti pregnanti dell’influsso nervoso di un individuo, sono altrettanti focolai di irradiazione, legati tramite il fluido alla loro sorgente prima. Da ciò si spiegano la statuetta degli stregoni e mille altre pratiche, molto meno inutili di quanto non sembrino, di cui le raccolte magiche sono piene. Praticamente consiglio, per trarre profitto da tutto:
Di raccogliere diversi oggetti legati al soggetto e di ripartirne l’insieme in due pacchetti, l’uno di dimensioni ridotte che potrà essere conservato su di sé, l’altro che si terrà in mano nel momento di ogni emissione.
È difficile valutare il grado di efficacia di un simile procedimento, ma vista la sua semplicità, meglio servirsene.
L’emissione
Le due fasi precedenti – preparazione e rapporto – interagiscono e concorrono a generare uno stato di impeto volitivo grazie al quale ogni moto psichico è capace di un’intensa irradiazione. L’immagine prima (quella del rapporto) deve essere allora modificata secondo ciò che si desidera. Ci si rappresenta allora il soggetto nell’atto di compiere ciò che tentiamo di suggerirgli, mentre prova le impressioni e ammette le idee suscettibili di indirizzarlo verso il compimento ultimo. La costrizione non sarà mai presa in considerazione, ma sempre e solo il consenso preordinato. Dobbiamo quindi ricorrere alla rappresentazione del soggetto che prova spontaneamente il desiderio di conformarsi a ciò che vogliamo. Supponete ciò che accadrebbe se egli avvertisse un irresistibile impulso personale a soddisfarvi e vogliate che ciò abbia luogo.
Come ho già cercato di far capire nei precedenti capitoli, le immagini così create precisano le intenzioni dell’operatore, ma il loro transfert e, una volta visualizzate, la loro capacità di elaborare le disposizioni che esse domandano al ricettore, dipendono da un vigoroso slancio interiore che si potrebbe esprimere con la formula “Voglio che sia così!”.
Non dimentichiamo che il piano di ogni seduta deve essere stabilito in anticipo al fine di evitare la dispersione e gli imprevisti. E non dimentichiamo neppure che è necessario prendere in considerazione modificazioni graduali e non una realizzazione immediata. All’inizio di ogni emissione, dopo l’evocazione dell’immagine-rapporto, possiamo per qualche minuto fissare la nostra attenzione sulla rappresentazione della realizzazione finale pensando: “Ecco ciò che voglio! ecco ciò che si verificherà! ecco ciò che sto imponendo! “, ma dobbiamo tornare prontamente al presente, immaginare le disposizioni attuali del soggetto e suggerire loro leggere modificazioni, che verranno sempre più accentuate. Colui che pratica l’ipnotismo sensoriale e verbale, abituato a provocare il sonnambulismo e a servirsi della suggestione, trarrà utilmente profitto dalle sue conoscenze agendo, attraverso i procedimenti d’ipnotizzazione, sulla immagine-rapporto. Immaginando di essere in presenza del soggetto, lo vedrà, seduto davanti a lui, subire le impressioni che conducono all’ipnosi. Arrivato all’immagine di questo stato, si comunicano suggestioni letterali come nella realtà, prestando al soggetto l’atteggiamento che avrebbe se le registrasse passivamente.
Coloro ai quali i procedimenti ipnotici non sono familiari, si limiteranno a evocare l’immagine del soggetto, seduto e attento, poi a indirizzargli mentalmente tutte le parole suscettibili di commuoverlo, di convincerlo, senza dimenticare di ottenerne la comprensione e il consenso.
Durata e frequenza delle emissioni
In teoria si trae vantaggio a prolungare ogni emissione fino al momento in cui, per esaurimento delle disponibilità energetiche, l’esaltazione vien meno e cade. La durata di una seduta dovrebbe essere calcolata in ragione inversa della forza di emissione di cui si è capaci. Quando ci si propone di vincere una difficoltà notevole, il massimo compatibile con uno psichismo medio è una seduta giornaliera di due ore.
Recupero delle forze – Distensione cerebrale
Non appena terminata l’emissione, si impongono allo sperimentatore due prescrizioni. Dapprima, smettere completamente di pensare al soggetto e alle preoccupazioni attinenti a lui. Osservare la regola del cambiamento intenzionale di orientamento psichico, è indispensabile per evitare l’ossessione. In seguito cercare una distensione perfetta dei nervi e del cervello, dedicandosi a qualche sano relax. La cosa migliore sarebbe quella di dormire a lungo e profondamente. Per questo ho consigliato la scelta delle due ore che precedono il coricarsi.
Poiché l’attività cerebrale svolta durante ogni seduta dà luogo a un’enorme combustione di sostanze, è bene facilitare l’eliminazione delle scorie facendo uso, prima di abbandonarsi al sonno, di acqua diuretica, a piccole dosi ripetute.
LA COMUNICAZIONE TELEPSICHICA DEI SENTIMENTI
Considerazioni generali. – Il dinamismo passionale. – Un freno alla dispersione del dinamismo. – Un impiego oculato della carica interiore. – Il piano di azione. – Annotazioni sulla preparazione preliminare. – Il rapporto. – Particolari sull’emissione giornaliera.
Considerazioni generali
In un precedente lavoro dedicato alle dottrine ermetiche, ho parlato dell’occulto potere di attrazione, inseparabile da ogni impeto interiore. Voglio ora privare questo mistero dei suoi veli ieratici, delinearne nettamente il luminoso rilievo, affinché dispensi agli afflitti la sua chiarezza benefica. Il mio compito del resto è già largamente abbozzato. L’attento lettore dei primi tre capitoli ha già capito che, dal momento in cui un animo si sente toccato intensamente dall’amore, dall’affetto, dall’amicizia, dispone naturalmente di una possibilità di influenza psichica proporzionale all’ardore dal sentimento che prova.
Diciamo anche – per prevenire un’inevitabile obiezione – che l’insufficienza di questo ardore determinante spiega l’inefficacia di molti sentimenti sinceri e che soltanto il suo impiego oculato assicura una risonanza efficace. Completiamo questo principio con un corollario: Quando la vanità, l’ambizione, la venalità suscitano il desiderio di ispirare l’amore, di perpetuarlo o di farlo rinascere, a poco vale ricorrere all’azione telepsichica, perché non si comunica uno stato d’animo se non lo si prova; che lo si possa imporre è, a volte, vero, ma la fermezza dominante, la categorica esaltazione, indispensabili per questo presuppongono sia eccezionali predisposizioni, di cui normali caratteri sono privi, sia prerogative acquisite a prezzo di un’ascesi dispensatrice di un singolare distacco.
Soltanto ai sentimenti di autentica tenerezza, alle passioni propriamente amorose, si riferisce ciò che seguirà. Sebbene egoiste nella misura in cui si preoccupano di ricevere e non unicamente di dare, sono certamente utili all’evoluzione di molti e sempre preferibili alle tiepidezze insipide dell’inerzia.
Il dinamismo passionale
Non appena una passione si risveglia, tutte le risorse interiori sembrano accrescersi. Un’impulsività insolita anima insieme d’organismo, l’immaginazione e la volontà. Si ha l’impressione di uscire da un lungo torpore e di cominciare soltanto in quel momento a vivere con pienezza. In particolare il pensiero è considerevolmente più attivo del solito, grazie alla vitalità che si sprigiona con forza. Si capisce subito l’importanza di un tale afflusso di vita: condizione prima di una irradiazione potentemente influente, la ricca elaborazione delle energie psichiche basta da sola per provocare la comunicazione delle disposizioni che la ostacolarono, per impressionare il loro oggetto, e per risvegliare in lui mutue corrispondenze.
Sfortunatamente, la ricettività di quest’ultimo può essere disturbata da una o più cause: diversità innate tra i due caratteri, predilezione per qualcun altro, rivalità, stanchezza, preoccupazione per qualcosa. Allora l’influenza spontanea del pensiero non basta; dobbiamo servirci della propria influenza concentrata e attenta, in modo da raddoppiare, triplicare, decuplicare la propria forza di influenza. Abbiamo visto, nel capitolo III, come si procede in linea generale per questo; vedremo ora di precisare adattandolo al caso particolare di difficoltà sentimentali, l’insegnamento del capitolo in questione. Teniamo presente prima di tutto questo: dal momento in cui vi è passione, sentimento, desiderio, ammesso che l’ardore sia autentico, si dispone di una forza sufficiente per influire su chi suscitò un tale slancio. Ma se l’elaborazione dell’energia psichica è allora assicurata, la sua concentrazione richiede un arresto immediato dell’emissione discontinua, a cui sono portati i cuori infelici. Tale dispersione costituisce uno scoglio tra i più gravi. Se non si è capaci, preliminarmente a ogni tentativo di azione a distanza, di dominare l’agitazione che disperde inutilmente l’energia psichica, la speranza . di riuscire si priva del suo unico appoggio.
Un freno alla dispersione del dinamismo
Le delusioni, gli strazi, i dispiaceri sentimentali diventano spesso ossessivi. L’idea fissa prende radice, agita continuamente lo spirito, trascina l’immaginazione nei vagabondaggi più deliranti e tiene legata a sé l’attenzione in modo così dispotico che anche il sonno diventa difficile. Per alcuni, strapparsi un momento all’evocazione di mille fantasticherie significative del loro stato, rinunciare a quella specie di possesso fittizio col quale ingannano il loro dolore, sembra un vero supplizio. Questa continua tensione – impossibile per ogni altro oggetto – si manifesta spontaneamente nella passione contrastata proprio in ragione dell’afflusso energetico inseparabile da ogni stato affettivo intenso, ardente, violento. Genera un’emissione psichica continua e disperde inevitabilmente in mille pensieri, parole, impulsi, il dinamismo che suscita. Ne deriva che l’interessato non dispone in nessun momento di un potenziale sufficientemente concentrato per agire con forza. Sono fuori strada coloro che presumono che ” se la telepsichia esistesse, avrebbero molta influenza, dal momento che pensano tutta la giornata all’oggetto del loro interesse.”
Supponete di voler abbattere, da una finestra del quarto piano, un ostacolo posto nella strada e di disporre per questo di una quantità giornaliera di 50.000 fogli di carta. Se dall’alba al tramonto lanciaste verso l’ostacolo un foglio al secondo, non otterreste alcun effetto. Ma se, riserbando la quantità di carta per un tempo determinato, diciamo da cinque a sei ore, la divideste in pacchetti da uno o due migliaia e all’ora prevista bombardaste l’ostacolo con queste masse compatte di carta, lo fareste vacillare a poco a poco, per vederlo ben presto crollare. Paragone semplicista, puerile, d’accordo, ma sicuramente non inutile per far capire: l°, l’inutilità di dare per scontato un qualsiasi effetto di un’idea fissa instancabilmente rimuginata e 2°, la necessità di sospendere per delle ore il proprio flusso di energia mentale quando si vuole farsene una riserva suscettibile di essere efficacemente proiettata.
La prima regola da osservare per tentare di comunicare un sentimento consiste nel proibirsi per ventidue o ventitre ore su ventiquattro, di pensarvi, almeno costantemente. Dobbiamo, con deliberato proposito, distogliere l’attenzione dal soggetto e da ciò che si riferisce a lui, fissare l’attenzione su altre idee, bisogni, diversivi previsti. Quelli che non hanno una pratica familiarità con i principi elementari dell’educazione psichica, in particolare. con il cambiamento intenzionale di pensiero, troveranno terribilmente difficile resistere all’impulso passionale che tende a possedere interamente la loro mente e arginalo fino al momento della giornata, scelto per la proiezione metodica del potenziale così accumulato.
Bisogna anche imporsi lo sforzo di contenere le parole e i diversi impulsi che sotto la pressione del dinamismo emozionale si ha tendenza ad esteriorizzare; non cedere alla tentazione di parlare, di confidarsi, di sfogarsi, in una parola trattenere in sé la forza interiore ogni volta che essa cerca di liberarsi sotto una forma. più o meno insidiosa.
Certamente, non è piacevole, ma non vi è una enorme compensazione nel pensare che così facendo ci si prepara a combattere la difficoltà? a ottenere ciò a cui si tiene sopra ogni cosa?
Un impiego oculato della carica interiore
L’allievo ben informato su che cosa sia un generatore di energia – quell’energia che si tratta di utilizzare emettendola con metodo – rispetterà, oltre le regole precedenti, i principi più idonei alla massima elaborazione e alla concentrazione oculata delle sue forze psichiche. Per il morale, si osserverà un impiego preciso del tempo, non lasciando vuoti nei quali gli impulsi fantastici o estroversi possano riprendere il loro corso; per il fisico, osservare un’igiene generale minuziosa. Rileggete in proposito il capitolo III.
L’isolamento favorisce il raccoglimento del pensiero. E’ raccomandato proprio da questo punto di vista. Faciliterà inoltre l’autocontrollo, che mira a mantenere i pensieri, le parole, gli atti in una forma di espressione continuamente equilibrata e attenta.
La concentrazione in se stessi del dinamismo emozionale tende a determinare un’attrazione, una specie di magnetizzazione psichica che costantemente agisce sul soggetto. È bene, anche proibirsi ogni premura nei suoi riguardi, non cercare né di vederlo né di evitarlo e di conservare, eventualmente in sua presenza, l’atteggiamento della più cortese indifferenza. Sotto l’influenza dell’attrazione che non tarderà allora ad avvertire, il soggetto prova un desiderio sempre più ossessivo di avvicinarsi a chi ha su di lui una tale influenza, di cercarlo, di attirare la sua attenzione, di restare nel suo ambiente. Non andate verso di lui: attiratelo a voi: questa è la regola d’oro.
Il piano di azione – Annotazioni di preparazione preliminare
Ho già spiegato nel capitolo III che un piano d’insieme deve essere meditato e deciso non appena si stabilisca di servirsi dell’azione a distanza. Si tratta di valutare bene, in tutte le sue componenti, il processo graduale delle modificazioni che si vogliono apportare alle disposizioni morali del soggetto. Considerare un cambiamento radicale, immediato, sarebbe temerario. Bisogna prendersi un mese, due mesi, sei mesi, di più se necessario, per influenzare gradatamente il soggetto comunicandogli dapprima pensieri compatibili con le sue disposizioni attuali, poi nuove considerazioni che lo modificheranno più apprezzabilmente, e così di seguito. Giornalmente dobbiamo prevedere una seduta di una o due ore.
Pur sforzandosi, nel corso della giornata, di arginare, come è stato detto, l’afflusso di pensieri relativi a ciò che si desidera, bisogna annotare quelli che, particolarmente suggestionanti, dovranno essere intenzionalmente evocati immediatamente prima dell’emissione giornaliera conformemente alle istruzioni date in precedenza.
Il rapporto
Le indicazioni del capitolo III, in proposito, potranno essere utilizzate, ma in questo caso il rapporto non richiede nessun lavoro speciale, perché esiste necessariamente. Abbiamo detto che quando c’è passione, inclinazione, sentimento, c’è dinamismo, allo stesso modo esiste anche il rapporto. Ciò spiega come uno si trovi a volte più o meno impressionato, all’istante, dai pensieri, le emozioni o le sofferenze dell’altro.
Particolari sull’emissione giornaliera
Sono necessarie generalmente due sedute di tre quarti d’ora o un’ora, oppure una seduta di una o due ore. L’isolamento, il silenzio e l’oscurità favoriscono sempre l’emissione telepsichica. Ma tutto ciò non ha niente di normativo. L’essenziale è raggiungere uno stato di esaltazione in cui ciò che si vuole sia sentito intensamente e occupi interamente il campo della coscienza. Non basta constatare, in una specie di colloquio interiore, il proprio desiderio; tutto l’essere deve vibrare ardentemente, sentirsi risoluto a influenzare la personalità desiderata. Scongiurare o implorare il soggetto, in un modo lamentoso, di simpatizzare con noi sarebbe poco efficace. Le suggestioni positive, affermative, e l’immagine del soggetto in grado di testimoniare che si sente attratto dalla doro influenza, sono le sole che convengono.
Per far nascere in se stessi lo stato di irradiazione psichica, l’uso di uno stimolante psico-nervoso ha la sua utilità, perché, come abbiamo visto nel capitolo III, l’assorbimento di eccitanti trae dai plessi nervosi la forza che vi si trova immagazzinata e la immette nel sistema circolatorio, da cui il cervello attinge e ne trae sostentamento. Ciò che suscita ancora più sicuramente l’impeto volitivo è la considerazione di tutti i motivi per i quali teniamo a ciò che vogliamo, di tutte le soddisfazioni che deriveranno dal successo, poi la considerazione di tutte le conseguenze spiacevoli dell’insuccesso. Rappresentarsi tutto ciò in quadri ben netti, vivi, assistervi con il pensiero, gustare nell’immaginazione le gioie e soffrire dei dispiaceri: questo è il segreto dell’animazione indispensabile per una efficace telepsichia.
Non appena ci si sente caricati, è bene cominciare l’emissione propriamente detta con l’evocazione dell’immagine del soggetto. Ripeto qui ciò che ho già detto precedentemente: “Qualunque sia il momento dall’istante in cui l’immagine di qualcuno compare sullo schermo della vostra immaginazione, tutto ciò che penserete durante la sua presenza in immagine influirà in modo apprezzabile su di lui”.
In secondo luogo, raccomando di suggerire al soggetto l’ossessione del viso dello sperimentatore. Per questo, basta rappresentarsi il soggetto mentre vede apparire tale immagine, mentre pensa a chi essa rappresenti, lasciando captare la sua attenzione da questo personaggio. Si immaginerà che il soggetto provi di fronte a ciò un vivo piacere e che si abbandoni al suo fascino. Da questo stadio, con transizioni logiche, si può far evolvere la rappresentazione mentale del soggetto in un senso conforme alle caratteristiche del caso. Per esempio suggerirgli il bisogno di vedervi o di scrivervi. Volere con forza che egli provi ciò e immaginare che egli ne dia un seguito effettivo.
Se lo sperimentatore sa che il soggetto apprezza o ha apprezzato in lui tali o talaltre manifestazioni intellettive, sentimentali o sensoriali, ne suggerirà un ricordo prolungato, seguito da un rimpianto poi da un desiderio di ripetizione.
Un’altra forma di azione mentale molto efficace, consiste nell’immaginare la presenza del soggetto e di parlargli – a voce alta o mentalmente – vedendolo testimoniare che capisce, che è commosso, turbato, che acconsente.
Sebbene non sia affatto possibile dare istruzioni dettagliate per tutti i casi, le direttive precedenti hanno tentato di racchiudere ciò che per ciascuno costituisce l’essenziale.
Esistono raccolte di sortilegi che lasciano sperare di ottenere immancabilmente l’amore con l’attuazione empirica di un certo numero di pratiche bizzarre. Vi sono contenute, in particolare, ricette di filtri, – in altre parole, afrodisiaci e quelle del sortilegio. Quest’ultima, complicata, strana, impressionante, sembra fatta apposta per mettere a dura prova, allo stesso tempo, l’immaginazione, l’iniziativa e la volontà, al fine di provocare così l’esaltazione più frenetica, e, di conseguenza, l’emissione telepsichica più intensa. Anche in questo caso, è necessario un dispendio considerevole di energia. Lo slancio emozionale dell’operatore, suscitato e sostenuto a lungo attraverso il succedersi dei rituali, fa tutte le spese dell’esperienza. Agenti occulti, invisibili cooperano all’azione dello sperimentatore, lungi dal negarlo ne ho la certezza sperimentale, aggiungendo che il metodo qui indicato li scongiura altrettanto bene, senza formule cabalistiche.
(Tratto dal libro: “L’INFLUENCE A DISTANCE” di PAUL C. JAGOT)
Fonte: http://indeterminazione.altervista.org/influenzare-qualcuno-a-distanza-telepsichia-ipnosi-a-distanza-.html
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