Ur dei Caldei
Quando nel 1923, l’archeologo inglese sir Charles Leonard Wooley iniziò i lavori di scavo sul Tell al Maqayyar, nella Mesopotamia meridionale, non aveva dubbi che la città che andava disseppellendo fosse quella Ur dei Caldei dove (secondo Genesi 11, 31), era nato Abramo.
Ur era stata la capitale di uno dei più antichi regni della Terra, quello dei Sumeri, tramontato alla fine del III millennio a.C.; e dimostrava un livello di civiltà e una raffinatezza di costumi mai riscontrati in altri scavi dell’area mediorientale.
Wooley, al culmine dell’entusiasmo fece pubblicare su giornali e riviste di tutto il mondo fotografie e disegni di abitazioni di Ur, con la didascalia: “Case del tempo di Abramo”, lasciando chiaramente intendere che il patriarca biblico fosse nato in una di quelle case. Tuttavia la sua opinione non ebbe molto seguito: l’immagine del pastore errante di pascolo in pascolo con le sue tende ed i suoi greggi era troppo radicata, per lasciare il posto a quella di un raffinato cittadino, nato e vissuto nella splendida Ur dei Sumeri.
Vien dunque da chiedersi a quale città si riferisce la Genesi quando parla di “Ur dei Caldei”. Il fatto che il nome Ur sia affiancato dalla precisazione che si tratti di quella “dei Caldei”, lascia intendere che ne esistessero altre. Poiché tuttavia gli unici Caldei di cui si abbia notizia storica sono i Babilonesi, sembrerebbe non possa esserci alternativa alla conclusione che Ur dei Caldei si identifichi con la Ur dei Sumeri. In verità ci sono vari elementi che contrastano con questa identificazione. Innanzi tutto un particolare, non insignificante, che disturba, ovvero i tempi. Il nome “caldeo” storicamente compare sulla scena mediorientale per la prima volta nel secolo VIII a. C., quando sul trono di Babilonia comparvero due re di stirpe “caldea”: Eribamarduk e suo figlio Mardukapaliddim. E’ solo nel secolo VII, tuttavia, che Babilonia viene indicata con il nome di Caldea e i Babilonesi con quello di Caldei. Infatti nel 626 con Nabopolassar e poi con suo figlio, Nabucodonosor II (ben più famoso del padre per aver voluto la costruzione dei Giardini Pensili, una delle sette meraviglie del mondo antico; e per aver distrutto il tempio di Salomone, causando la prima deportazione del popolo ebraico, meglio conosciuta come Esilio babilonese), s’instaurò una dinastia caldea, che durò fino al 539 a.C., quando il persiano Ciro conquistò Babilonia.
Ur dei Sumeri, invece, fu distrutta verso la fine del III millennio a.C. ed il suo nome venne dimenticato; sopravvisse soltanto nei documenti scoperti dagli archeologi in epoca moderna. Non si comprende dunque come in tempi antichi si potesse collegare i Caldei con Ur dei Sumeri.
In secondo luogo le indicazioni di carattere geografico che la Bibbia fornisce circa la terra di origine di Abramo sembrano riferirsi ad una località diversa. Giosuè, ad esempio, dice che era situata “al di là del fiume” (Giosuè 24, 2 ) e cioè verosimilmente dell’Eufrate, mentre Ur dei Sumeri si trova “al di qua”, rispetto alla Palestina. Dal testo biblico, inoltre, risulta evidente come Ur dei Caldei fosse una regione, non una città. In Genesi 11, 28 è scritto che la terra nativa di Abramo e dei suoi fratelli era situata in Ur dei Caldei. E quando Abramo mandò il suo amministratore a cercare moglie per l’erede Isacco, gli disse: “Vai al mio paese… nell’Aram Naharaym, alla città di Nahor, mia città natale” (Genesi 24, 4-10).
Queste indicazioni s’integrano, consentendo di chiarire la toponomastica del luogo di origine del patriarca: sembra infatti evidente che Ur dei Caldei rappresenti la regione nella quale si trovava la “terra nativa” di Abramo, ovvero l’Aram Naharaym, dentro cui sorgeva la città di Nahor, dove risulterebbero nativi Abramo ed i suoi fratelli.
Nahor compare spesso in documenti cuneiformi della Mesopotamia, per cui la sua esistenza è certa, anche se non è stata ancora individuata dagli archeologi. Il nome della regione in cui si trovava, Aram Naharaym, fornisce un’indicazione abbastanza attendibile per individuare la sua posizione.
Naharaym significa “terra dei fiumi”, il che indica come si trattasse di un territorio compreso fra fiumi. Il nome Aram indica che geograficamente era un tutt’uno con il Paddam Aram, nome che la Genesi applica alla regione intorno ad Harran (Genesi 28, 2), città ben individuata della Mesopotamia settentrionale. Era quindi confinante con quest’ultima e collocata presumibilmente a nord-est: in Genesi 11, 31, infatti, si dice che quando Tare e suo figlio Abramo partirono da Ur dei Caldei si mossero “in direzione della terra di Canaan, ma arrivarono fino ad Harran e vi si stabilirono”.
Questi elementi portano ad individuare l’Aram Naharaym in quel territorio della Mesopotamia settentrionale compreso fra il corso superiore del Tigri, il lago Van e l’affluente dell’Eufrate Murad-Su, regione che fin dai tempi più antichi era nota col nome di Urartu. Nahor ne era evidentemente il centro principale. Il suo nome significa “città del fiume” e perciò dobbiamo presumere che sorgesse sulle rive del fiume principale della regione, ovvero il Tigri.
Da Nahor la famiglia di Abramo si spostò ad Harran, nella regione che la Genesi indica col nome di “Paddam Aram”, cioè la pianura di Aram (è soltanto a partire dall’epoca dei Giudici che il nome Aram viene dato alla Siria ed in particolare alla regione di Damasco).
Tutto quindi sembrerebbe dimostrare come Urartu sia il Paese di origine di Abramo. Tutto, meno quel particolare dei Caldei. Vediamo allora chi erano. E’ evidente che non può trattarsi dei Caldei babilonesi. Questi ultimi non costituivano un vero e proprio popolo: con tale nome veniva indicata la classe dominante, aristocratica, di quelle popolazioni aramee che nel secolo XII a. C. avevano invaso la Mesopotamia meridionale, provenendo dalla Siria settentrionale e si erano stabilite, fra l’altro, anche nella regione in cui anticamente sorgeva Ur dei Sumeri. L’aristocrazia aramea alla fine s’impadronì del potere nell’intera regione babilonese, che da essa prese il nome di Caldea. Con la morte dell’ultimo sovrano babilonese, tuttavia, i Caldei scomparvero dalla scena mediorientale, benché la popolazione babilonese non avesse subito né stermini, né deportazioni in massa ad opera dei vincitori persiani.
Poco più di un secolo dopo, nel 400 a. C. i Caldei vengono incontrati da Senofonte durante l’epico viaggio descritto nel suo libro, l’Anabasi, ma si tratta di una popolazione che non ha nulla a che fare con i Babilonesi. Senofonte ne parla (Anabasi IV, 3-4; V, 5-17; VII, 8-25) come di una tribù fiera e bellicosa che abitava proprio nella regione compresa fra il lago Van, il Tigri ed il suo affluente Centrites, nell’Urartu meridionale. I Caldei, infatti, si opposero strenuamente ai Greci dando loro parecchio filo da torcere.
Una conclusione che appare logica e ragionevole è che i Caldei di cui parla Senofonte esistessero già ai tempi di Abramo e fin da allora fossero insediati in quella regione dell’Urartu in cui i Greci li avrebbero incontrati parecchi secoli dopo; ad essi appunto si riferirebbe Senofonte quando parla dei Caldei di Ur.
Importante è dunque aver stabilito che quando la Genesi parla di Ur dei Caldei si riferisce non all’omonima città del Golfo Persico, ma ad una regione dell’Urartu meridionale.
Qui era nato Abramo e di qui era partito per recarsi ad Harran.
Fonte: Flavio Barbero- La Bibbia senza segreti
Cinzia Vasone
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