Non c’è inizio, non c’è fine. C’è solo il Divenire.
Selene
Underworld, il mondo sotterraneo, il mondo nascosto.
Il titolo del film del 2003, diretto da Len Wiseman, è tutto un programma: esso ci conduce nel mondo che gli umani non conoscono, un mondo oscuro e sommerso, in quanto ignoto ai più.
Ma quanto è avvolto nella leggenda e nel mistero non significa che non esista…
Sebbene non sia famoso quanto trilogie che trattano tematiche simili, come Twilight, Underworld è sicuramente un film intrigante e degno di nota, strutturato ben in una saga avvincente grazie a sequel (Evolution, Il Risveglio e il recentissimo Blood Wars del 2017) e prequel (La ribellione dei Lycan).
Rispetto a Twilight, Underworld è caratterizzato da un’atmosfera cupa, dai toni molto dark, ricca di colpi di scena, azione e intrigo politico che lo rendono forse meno fruibile da un pubblico young adult, interessato più che altro alla storia d’amore di cui il resto parrebbe contorno nei film di questo genere. Non che in Underworld l’amore abbia un peso secondario rispetto al resto, ma la trattazione è sicuramente meno adolescenziale.
Underworld descrive la lotta senza quartiere che ha luogo tra vampiri e licantropi: non descriverò qui i dettagli della storia, ma soltanto le sue linee essenziali al fine di sottolineare alcuni aspetti che possano rivestire qualche interesse per il lettore, oltre che per chi scrive.
I Lycans sono determinati a sconfiggere le antichissime casate dei Vampiri. Questi due poli della narrazione descrivono universi opposti eppure complementari, nemici ma indissolubilmente legati, come emergerà con forza nel capitolo del 2016, il cui titolo, Blood Wars, è altamente significativo. I Vampiri rappresentano i nobili, la purezza della stirpe, le origini ancestrali di una razza, il lignaggio più antico, quelli che nella Roma antica erano designati come optimates, e presso i greci come Aristoi: i migliori, l’elitè aristocratica che conserva costumi e memorie, e che pur nella diversità interna è sicuramente accomunata dalla decisa fermezza di contrapporsi alla classe opposta, quella dei populares.
Non è un caso che in Blood Wars uno dei l leader dei vampiri prenda il nome di Cassius: Cassio, assieme a Bruto, fu l’uccisore di Giulio Cesare, e verrà infatti assassinato dagli eredi di Cesare, Marco Antonio e Ottaviano. Dante lo porrà per questo tradimento all’Inferno, accanto all’altro traditore per eccellenza, Giuda Iscariota.
Giulio Cesare, cui anche William Shakespeare ha dedicato una significativa tragedia, è uno dei massimi rappresentanti della fazione dei populares nella Roma della tarda Repubblica. In realtà spesso i capi dei populares erano a loro volta ottimati che avevano però deciso di sostenere gli interessi della plebe, del popolino. Pare curioso notare che anche il protagonista di un‘altra narrazione cinematografica, di cui in questi giorni è stato presentato l’ultimo capitolo, prenda il nome di Cesare: stiamo parlando della scimmia geneticamente modificata de l’Alba del Pianeta delle Scimmie, che darà il via alla rivolta contro gli uomini, guidando i propri simili verso il riscatto dal servaggio. “L’evoluzione diverrà rivoluzione”, recita un estratto del film.
Il tema della modifica genetica evoca d’altra parte gli scenari di un altro capolavoro del cinema, Jupiter Ascending delle sorelle Wachowschi, in cui uno dei personaggi principali, Caine Wise, è un uomo-canide, una sorta di licantropo dunque, un impuro, un imperfetto utile solo come servo, almeno agli occhi della dinastia aliena degli Abrasax, volta, esattamente come i Vampiri di Underworld, al mantenimento di una perfetta eredità genetica, per preservare la quale non esita a schiavizzare un’intera genìa.
Ma torniamo ai populares di Cesare. A cosa ci è servita questa digressione? A far notare che proprio a capo dei Lycans, in Blood Wars, troviamo Marius: Gaio Mario fu uno dei più intelligenti e famosi strateghi della fazione dei populares nella tarda Repubblica Romana, poco prima della dittatura cesariana. A differenza del nipote acquisito, Giulio Cesare, appartenente a una delle stirpi più antiche, la gens Iulia, miticamente collegata a Enea e alla dea Venere, Mario è un homo novus, di umili origini. Tuttavia Mario riesce ad affermarsi con forza grazie alle sue abilità e alle sue amicizie influenti, e passa alla storia anche per le famose riforme e manovre militari, oltre che per le insanguinate lotte con il partito dei conservatori.
Similmente, Marius è l’abile e quanto mai ingegnoso leader politico e militare dei Lycans, determinato nella lotta contro i vampiri e non solo.
Ma procediamo con ordine. Nella saga il primo leader dei Lycans è Lucian, nome intrigante per un volto ancora più intrigante: nel gioco delle maschere Michael Sheen, l’attore che impersona il Lucian di Underworld, è lo stesso che impersona il crudele Aro, il vampiro più conservatore di Twilight.
Come è nato il conflitto tra le due razze? Inizialmente i Lycans sono schiavi degli immortali. I vampiri hanno infatti bisogno di qualcuno che li serva durante il giorno, quando essi sono impossibilitati ad agire a causa della luce solare, per loro letale. Lucian all’inizio è il fedele servitore di Viktor, uno dei vampiri Anziani, ovvero uno dei principali leader. La storia si complica quando si innamora della figlia di Viktor, Sonia, che resta incinta, e che Viktor non esita a sacrificare per impedire l’unione delle due razze. Da quel momento Lucian diviene il principale nemico dei vampiri e sobilla la rivolta dei Lycans, istingandoli a usare la loro forza bestiale, tenuta solitamente a freno durante il contatto coi vampiri.
Comincia così un annoso e interminabile conflitto denso di vendette, intrighi, alleanze segrete, tradimenti. In questo scenario si colloca la decisiva vicenda amorosa di Selene e Michael. Selene è una guerriera vampira inizialmente sotto l’ala protettrice di Viktor, ma ella scoprirà infine che proprio come Aro in Twilight, Viktor non riesce ad essere un vampiro “vegetariano”, che si nutre del sangue degli animali. In una notte in cui si era rifocillato con sangue umano, Viktor aveva sterminato la famiglia di Selene, ma si era commosso davanti a Selene che gli aveva ricordato la figlia, e l’aveva dunque trasformata, ingannandola rispetto al suo passato. Michael è invece un medico cui sono interessati sia Lycans che Vampiri: questo perché egli pare essere il diretto discendente del primo immortale (il mitico Alexander Corvinus), il cui patrimonio genetico riveste dunque particolare importanza. Particolare questo, che ancora una volta rievoca Jupiter Ascending, ove Jupiter è la perfetta incarnazione genetica di Seraphi Abrasax, una dei più influenti alieni di quella stirpe, spesso in lotta tra loro, proprio come i Vampiri di Underworld.
Essendo stato morso prima da un Lycan e poi da Selene, Michael rappresenta così la compiuta unione tra le due razze, e a maggior ragione lo sarà la figlia dell’amore dei due, significativamente chiamata Eva, che verrà dunque ricercata ansiosamente da Lycans e Vampiri.
Ma qual è l’origine dei Lycans? In realtà i Lycans sono una razza intimamente legata ai vampiri, come si è detto all’inizio. Il capostipite dei Lycans, William, è il gemello di uno degli Anziani dei Vampiri, Marcus. Entrambi sono figli del medesimo padre, il primo immortale, Alexander Corvinus, la cui natura immortale non viene chiarita in nessun punto della saga.
Quella tra Lycans e Vampiri in ultima analisi è una lotta fratricida fra due ceppi aventi la medesima origine, e la cui sorte è stata segnata dal morso fatale di due esseri e due energie differenti: un pipistrello e un lupo. I Vampiri stessi sono responsabili del proliferare della stirpe Lycan, nel momento in cui Viktor decise di salvare un bambino nato in forma umana da madre Lycan. Difatti i discendenti di William erano caratterizzati da un’estrema bestialità, incapaci di gestire i propri istinti animali. Viceversa una stirpe forte ma addomesticata, divenuta capace di utilizzare vantaggiosamente la forza dell’istinto, rappresenterà per un buon periodo un’ottima servitù per i vampiri.
In questa guerra continua, verrebbe facilmente da prendere le parti: per i Lycans, ingiustamente vessati, oppure per i Vampiri, antichi detentori di conoscenza. Eppure il quadro non è così semplice e difatti Michael e Selene cercano di restare fuori dalla mischia, soprattutto quando si tratterà di proteggere Eva. In alcuni casi tuttavia Selene prenderà delle decisioni a favori dei Vampiri, gli unici che possono mantenere un certo equilibrio laddove la forza bruta dei Lycans rischia di portare il mondo alla distruzione. Le due forze si rivelano come opposte ma complementari e soltanto chi è in grado di gestirle con accortezza e di unirle sembra poter assicurare un futuro a entrambe le razze, e agli uomini.
In Blood Wars tutto ciò diventa una guerra sempre più legata al “sangue”, potente, destino delle razze e dei singoli. Michael è morto tra le grinfie di Marius, desideroso di ottenere il sangue di un ibrido e i relativi vantaggi. David, vampiro nobile sia nell’anima che nella stirpe (legittimo erede della casata dell’Est, in quanto figlio segreto dell’anziana Amelia e del saggio Thomas, interpretato da Charles Dance, il Tywin Lannister di Games of Thrones) è ormai un ibrido in seguito al morso di un Lycan e all’aiuto di Selene, e il volto di Theo James che lo impersona rievoca le gesta di Quattro, l’eroe tormentato di Divergent. Semira, opportunista vampira, cerca di impossessarsi, proprio come Marius, del sangue di Selene e di Eva per usufruire del potere del sangue ibrido.
Non è un caso che i personaggi principali di entrambe le parti, come Marius e Semira, disposti a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo, abbiano compreso la necessità di integrare l’energia opposta, e per ottenere maggior potere facciano di tutto per acquisire le proprietà dell’ibridazione, sia pure con lo scopo di annientare la fazione avversaria. La calda, impetuosa, bruta forza dei Lycans deve essere sapientemente raffreddata e gestita; la gelida intelligenza dei Vampiri può essere vivificata da nuovi flussi vitali. Tanto più Lycans e Vampiri si accaniscono l’uno contro l’altro, tanto più, paradossalmente, si palesa come necessaria l’arma del sangue ibrido, della commistione tra le due razze.
Tutto sembra ruotare attorno alla questione del sangue, ma in Blood Wars compaiono altre interessanti tematiche. Accanto alle tenebrose casate dell’Est, emergono in questo capitolo altri comprimari vampireschi: la casata del Nord, distante e solitamente poco coinvolta negli intrighi politici dagli altri vampiri.
Se i Lycans hanno i colori della terra, il verde e il marrone, e i vampiri dell’Est restano legati al nero, classicamente ritratti con abiti dark di foggia aulica o di pelle alla Matrix, la casata del Nord si presenta come una sorta di comunità monastica di tipo antico-medievale, di maghi-sciamani-visionari-indovini, isolata tra i ghiacci, e cromaticamente legata al colore bianco. La casata del nord, nota anche come Var Dohr, evoca la mitica Asgard della mitologia norrena, sede di dei o comunque di personaggi latori di antiche conoscenze.
Difatti i misteri di cui tali vampiri dalla pelle diafana e dai capelli d’argento, come la dinastia Targarien di Games of Thrones, sono custodi, riguardano più livelli: da un lato essi svelano verità di tipo familiari e dinastico (rivelando a David la sua nobile origine), conservano cimeli antichi e potenti, dall’altro si tratta di conoscenze ancor più profonde, come la conoscenza del Sacro Mondo.
La saga dark densa di azione e intrigo diviene dunque improvvisamente riflessiva e filosofica: “l’acqua è il percorso”, rivela a Selene la candida sciamana del nord in una scena evocativa, inframmezzata a lotte furiose. Esistono molti mondi, asserisce ancora Lena, la vampira bianca, e chi sa “divenire” e attraversarli acquisisce una nuova vista, riesce a “vedere” quello che altri non vedono, e si congiunge ad una pace che nessuno potrà mai scalfire.
Un percorso che consente di attraversare la vita e la morte, e di andare al centro dei significati più profondi dell’esistenza. A questa conoscenza Selene verrà iniziata per necessità, trovando in essa un modo per affrontare e sconfiggere la morte, quando Marius, durante l’attacco Lycan a Var Dohr, la colpisce fatalmente.
Da tale percorso Selene riemergerà potente e vittoriosa, ritornando alla vita con occhi e sapere nuovi, simboleggiati dal mutare dei suoi capelli neri, adesso tinti d’argento sulle punte. Dal profondo di tale conoscenza, essa potrà così affermare, nel bel mezzo del turbinoso ciclo di battaglie che non accenna a diminuire, quanto ha ricavato dagli abissi delle acque in cui ha navigato a cavallo tra i mondi: “ho vissuto mille anni e potrei viverne altri mille, o morire domani. Ma non ho più paura della morte perché l’ho già conosciuta. Sono rinata, e i miei occhi sono stati aperti al Sacro Mondo e alla promessa di ciò che deve ancora venire. Non c’è inizio, non c’è fine. C’è solo il … Divenire”.
Valentina C. (09/07/17)
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