Uno dei più efficaci metodi per la Rivelazione del Sé Divino (ATMAN) è stato esposto dal grande yogi e liberato RAMANA MAHARISHI. Questo è proprio il metodo con il quale lui stesso ha raggiunto lo stato di suprema liberazione spirituale. Questo metodo viene chiamato ATMA VICHARA e consiste nella progressiva rivelazione del Sé Supremo attraverso la reiterazione frequente della domanda “Chi sono Io?”. Questo è di fatto un metodo di orientamento della mente verso se stessa, per aiutarla a comprendere la sua natura (il Sé Divino (ATMAN)), affinché la mente razionale diventi essa stessa la sua propria natura (il Sé Divino (ATMAN)).
Dal punto di vista tecnico, questo è un metodo molto semplice, anche se in realtà è piuttosto difficile da realizzare, poiché richiede molta perseveranza ed aspirazione nel voler conoscere la nostra natura essenziale divina.
Ecco le tappe da realizzare successivamente:
1. Ci chiediamo interiormente “Chi sono Io?” e poi, man mano, in una maniera sistematica, arriviamo a dissociarci completamente da tutti gli elementi che prima identificavamo in modo illusorio con il nostro essere, chiamandolo “Io”.
2. Interiormente rispondiamo allora “Io non sono il mio corpo fisico”, e poi cerchiamo di vivere effettivamente per circa 7 minuti questa esperienza nella quale ci percepiamo spontaneamente come separati dal nostro corpo fisico. Per realizzare questo processo di dissociazione, alcuni yogi raccomandano che in questa fase portiamo in modo immaginario questa coscienza della nostra individualità, che identifichiamo con l’“Io”, nella zona al centro della testa, dove si trova sul piano sottile SOMA CHAKRA, oppure nella zona sopra la testa, dove si trova sul piano sottile SAHASRARA e, da questo punto FOCOLAIO, guardiamo le altre parti del nostro corpo, con grande distacco, dissociandoci da esse. Alla fine, la coscienza dell’Io si alzerà anche al di sopra della testa, dissociandosi totalmente anche dall’area dove prima si era messa. Cosi avviene un totale distacco dal corpo fisico.
3. Poi continuiamo, dicendoci interiormente: “Io non sono neanche i cinque organi d’azione: l’ano, gli organi sessuali, le gambe, le mani, le corde vocali”. Mentre pronunciamo interiormente lenti il nome di ogni organo d’azione sperimentiamo in modo chiaro lo stato di dissociazione della nostra coscienza esistenziale che definiamo come “Io” dalle rispettive parti del corpo. Meditiamo per circa 3 minuti sul distacco da ogni organo d’azione.
4. Di seguito, diremo poi interiormente: “Io non sono neanche i cinque organi dei sensi: naso, lingua, occhi, pelle, orecchie”. Anche qui ci soffermeremo ogni volta per 3 minuti, realizzando lo stesso setaccio ontologico, ossia separando l’“Io” rispettivamente da ogni organo di senso.
5. Poi, affermeremo interiormente: “Io non sono neanche i cinque soffi vitali: PRANA, APANA, SAMANA, UDANA e VYANA”. Ci fermiamo poi nuovamente, meditando per circa 3 minuti su ognuno di questi organi vitali che sostengono la vita e l’attività delle cellule e dei nostri organi, visualizzando proprio il modo in cui ognuno di questi soffi esercita la sua funzione, vivendo poi pienamente l’esperienza del distacco della nostra coscienza divina, identificata con “Io”, da tutte queste funzioni vitali.
6. Se abbiamo seguito come occorre tutte le raccomandazioni presentate sin qui, riuscendo ogni volta a dissociare la coscienza spirituale dall’“Io”, da tutti questi aspetti effimeri, gli unici elementi che rimangono ancora da distaccarci sono i nostri propri pensieri. Quindi, il passo finale sarà quello in cui diciamo: “Io non sono questi pensieri”. A questo livello sopraggiunge una difficoltà piuttosto grande, che proviene dal fatto che il pensiero sull’“Io”, che nel punto 2 di questo esercizio avevamo proiettato, ad esempio, nella zona al centro della testa o sulla cima del capo, ora è il pensiero stesso dell’“Io” che deve alla fine essere dissolto. Questo processo paradossale potremmo assimilarlo al gesto di salire sull’ultimo ramo di un albero e che poi, essendo seduti proprio su questo, lo tagliamo.
RAMANA MAHARISHI afferma: “Il corpo fisico è incapace di dire lui stesso “Io”. Dall’altro lato, la Coscienza Divina Suprema non si rivela mai a noi sotto forma dell’“Io”. Questo è conosciuto con il nome di CIT-JADA-GRANTHI (il nodo o punto di intersezione o di incidenza tra la coscienza e la materia). Questo può anche essere chiamato l’Anima incatenata, il corpo sottile, l’ego, la mente, e cosi via. In questa citazione, RAMANA MAHIRISHI ci rivela il fatto che, in funzione del nostro livello di coscienza, noi assoceremo in modo prevalente il sentimento esistenziale definito come “Io” con una delle strutture o energie più grossolane o più raffinate del nostro essere.
Questo esercizio è completo di per sé e costituisce un vero e proprio cammino di evoluzione spirituale, essendo sufficiente da solo per arrivare alla realizzazione spirituale ultima o al regno della Coscienza Divina. Se riusciremo a controllare in modo appropriato il mentale, per sospingerlo nel realizzare questo esercizio, portandolo cosi alla perfezione, raggiungeremo senza dubbio lo stato di SAT-CIT-ANANDA (la Pura Esistenza, la Pura Coscienza, la Pura Beatitudine della Realtà Ultima del Sé Divino).
Buon lavoro a tutti…
Viola
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