Thot
Thoth, come era noto ai Greci, noto anche agli egiziani come Teuthi, è una divinità e un Maestro Asceso che normalmente viene raffigurato come un uomo con la testa di un ibis. Egli è noto agli Egizi come il dio della magia, della saggezza, delle arti, delle scienze, della misura del tempo, e della scrittura. Inoltre è stato presumibilmente conosciuto con il nome di Ermete Trismegisto. Si dice di lui che abbia scritto le Tavole Smeraldine (di Thoth), l’Hermetica, e anche le Tavole Smeraldine di Ermete Trismegisto. Thoth iniziò la sua vita su questo pianeta, nella grande città di Keor, sull’isola di Undal, nel momento e nel luogo di Atlantide. Keor era la città del Culto di Atlantide.
Circa 52.000 anni fa, l’essere conosciuto come Thoth divenne un Maestro Asceso. Fu in questo periodo che si suppone sia vissuto nel continente perduto, Atlantide. A quel tempo il suo nome non era ancora Thoth, era Chiquetet Arlich Vomalites. Chiquetet non è in realtà il suo nome, si tratta di un titolo, che significa “Colui che cerca la saggezza”. Si dice anche che per 2.000 anni ha viaggiato in altri pianeti usando solo la Merkaba esterna, sedendosi ad osservare, senza alcun tipo di intervento o interazione, tutto ciò che accadeva su di essi. Per 16.000 anni si suppone essere stato il re di Khem (antico Egitto). Thoth e un gran numero di altre persone importanti di Atlantide furono responsabili dell’evacuazione dei suoi abitanti verso altre terre, cioè Khem (Egitto), le regioni himalayane, e le Americhe precedendo la sua distruzione, al momento della fratturazione. Thoth, dopo il tempo della caduta di Atlantide, con l’aiuto di altri Maestri Ascesi, avviò la ricostruzione della griglia planetaria di coscienza unitaria, attraverso la creazione di vari siti sacri distribuiti in tutto il mondo.
Si dice anche che abbia contribuito alla costruzione della Grande Piramide. Non si sa se sia stato Thoth a creare la Sfinge, e non è certo che egli abbia creato la Sala dei Registri sotto la Sfinge. All’interno della Grande Piramide c’è un passaggio segreto che conduce ad un’altra dimensione, nelle Sale di Amenti. Egli appare anche come un cane col volto di babbuino o un uomo con la testa di un babbuino quando è A’an, il dio dell’equilibrio. Sotto forma di A’an-Djehuty ha assunto una aspetto più umano. Queste forme sono tutte simboliche e sono metafore per gli attributi di Thoth. Maat è spesso raffigurata con una piuma di struzzo, “la piuma della verità”, in testa, o con una piuma al posto della testa.
Il luogo da dove è venuto è noto come Mu (Nu), che potrebbe essere un riferimento ad una terra precedente ad Atlantide. Egli è a volte descritto come il più vecchio degli dei conosciuti (così come Horus o Osiride). Seshat, la dea della scrittura, è riconosciuta come la moglie di Thoth. Era la padrona della casa dei libri, indicando che anche lei si prese cura degli incantesimi e pergamene della biblioteca di Thoth. Si dice anche che nel suo ruolo nel mondo sotterraneo fosse la dea Maat, la personificazione della Verità e della Legge. Nella Sala della Verità (chiamata anche la Sala di Ma’at), Thoth era lo scriba degli inferi, registrando le gesta dei morti attraverso il peso del loro cuore contro una piuma di fenice, o la piuma di Maat. Solo a coloro con la luce nel cuore sarebbe stato permesso di entrare nella vita ultra terrena, nota come Sekhet-Aaru (“Campo di Canne”) dove avrebbero potuto abitare per sempre con Osiride, banchettando con gli dei col cibo dell’immortalità. Colui il cui cuore risultava più pesante della piuma condannava la propria anima ad essere divorata da Ammut, senza alcuna possibilità di un’ulteriore esistenza. Thoth, attraverso l’insegnamento della geometria sacra, e le sue connessioni con razze aliene, è apparentemente il responsabile della salita di Akhenaton al trono d’Egitto. Presumibilmente, Akhenaton non era un essere umano, come si può notare dalle numerose sculture di lui e della moglie, che lo ritraggono con una strana testa allungata. Molti teschi che si adattano a questa descrizione sono state trovate in luoghi di tutto il mondo, per non parlare poi del realismo che Akhenaton richiedeva per l’arte della sua dinastia, facendo sì che una scultura fatta su di lui rispettasse esattamente le dimensioni e proporzioni reali.
Ad Akhenaton è attribuita la creazione della prima religione “monoteista” in Egitto, in base alla Legge dell’Uno, che era il culto del disco solare, l’Aton. Durante i pochi anni del regno di Akhenaton, la Terra fu illuminata da credenze importanti, e da due scuole misteriche. Queste scuole erano l’insegnamento dell’occhio destro di Horus, e dell’occhio sinistro di Horus. Si dice che Thoth abbia lasciato alle spalle un lavoro di conoscenza conosciuto come i 42 Libri di Thoth, ma questo può anche fare riferimento alle 42 leggi di Maat. Potrebbe anche essere che i 42 libri siano una metafora per qualcosa che Thoth si è lasciato alle spalle, che in realtà non è un libro. Questo potrebbe benissimo essere ciò che è nascosto nella sala dei Registri sotto la Sfinge.
Io sono Thoth, Colui che riempie Tutto. Io sono Thoth che tocca tutto dalle Profondità. Io sono la Base sulla quale si distende l’Esistenza Universale. Tutto il manifestato si trova nel mio petto. Io sono Thoth, che costruì il Proprio Tempio, fatto di Me Stesso e sono Thoth che lo riempì. Io sono Thoth che è sopra e Thoth che è sotto. Io sono Thoth che conosce l’Essenza delle cose. Io sono Thoth che è tutto l’Oceano. Come la gente comincia a cercarmi? Essi distendono le braccia verso il cielo e mi invitano, come la Luce, in se. In questo modo una volta Io cominciai un lavoro con voi. Ricordate il risveglio, la danza spontanea. Comprendete che ero Io a darvi questo personalmente. Già in quei tempi Mi ero interessato di te, Vladimir. Così, pian piano germogliavano i semi sul quel terreno favorevole che Io creai per voi. E anche intorno crescevano i rampolli. Purtroppo, dopo, qualcuno di loro appassì. Ma adesso si è creato un complesso d’anime pronte e mature, di cui ho cominciato a fare i Nuovi Atlantidei. Potrete chiamarvi così. La permanenza nel silenzio è diventata il patrimonio di ognuno dei presenti qui. Voglio che voi vediate che senza di questo non si può andare sul Sentiero Spirituale con passi da gigante come avete fatto voi. Vi benedico per l’ulteriore Servizio a tutti Noi: Incarnati e Disincarnati. Accettate il Nostro Amore.
Le DOMANDE e le RISPOSTE
Dicci: anche Tu hai un corpo immortale come Adler?
Si. Ma questo corpo non è destinato ad un’incarnazione in questo continente. Io periodicamente lo ripristino fra gli indiani dell’America del Nord.
Il tuo corpo ha l’immagine di un indiano?
L’immagine del corpo non ha significato, ma la struttura molecolare si ricostruisce così com’era. Spesso visitai quella regione; formai il corpo per un breve periodo: una settimana, dieci giorni, due giorni. Faccio loro visita per raccontare qualche cosa.
Tu parli d’indiani che vivono isolati, non nelle città?
Si, proprio in riservatezza.
Perché Tu sei innamorato proprio di questo popolo?
Io non intendevo questo. Nessuno di Noi è legato a qualche popolo in particolare. Ciò è dettato dalla necessità, sullo sfondo dell’Amore per tutti.
Lì ci sono le anime mature (pronte per ricevere le conoscenze supreme)?
Thoth ci mostra il tipico modo di vivere degli indiani, fra la natura: loro vivono sulla riva del lago, la sera cantano gli inni delle tribù che è caratteristico per questo territorio. Questa gente è costantemente impegnata nella ricerca della libertà personale. Tale tradizione è stata conservata per secoli: la ricerca della libertà personale per sé, per la propria tribù e per tutta la gente della Terra. Ma come si fa a far capire tutto questo all’altra gente? Thoth ci dimostra una visione: sta vivendo una tribù di circa ottocento persone, qualcuno insieme al Capo sta a sedere intorno al fuoco. Sono a sedere, come voi adesso, e mi stanno ascoltando. Sono sempre l’Ospite d’Onore fra loro. Gli indiani avrebbero potuto raccontare tantissime cose all’altra gente della Terra. Ma c’è il problema che sono pochi quelli che li ascoltano. Adesso la situazione è tale che Io non posso affidare la completezza delle Mie conoscenze a nessuno, a parte voi. Perché voi avete la completezza, le vedute ampie e la profondità della penetrazione in Me. Per questo Io vi ho affidato proprio questa parte del servizio spirituale dal Nome Mio sulla Terra. Ogni passo di questo grande impegno deve essere fatto con il Mio aiuto e ognuno di Noi. Dovete essere consapevoli e rendervi conto della grande importanza e serietà di questa tappa del vostro servizio sulla Terra. Voi avete una grossa responsabilità. E tutto quello che state facendo deve essere fatto in modo responsabile, rigoroso e solenne. Ricordate Atlantide? Dio ha un progetto analogo che sta partendo adesso sulla Terra: far ritornare in vita le conoscenze antiche, quelle degli Atlantidei, tramite voi miei cari. Voi siete per Me la mia piccola Atlantide. L’intenzione del Creatore è, come il fiume che a primavera straripa, riempire e fare assorbire queste conoscenze alla popolazione della Terra. Vi ordino di non dimenticare mai l’importanza della responsabilità di questo compito che vi è stato dato: fare ritornare in vita le antiche conoscenze supreme che partono direttamente dal Creatore. Vi ordino di crescere personalmente mettendo le radici in Me. E vivere secondo l’immagine degli Atlantidei che tengono la Terra sulle loro spalle. Proprio così, vi propongo di portare sulle vostre spalle tutto il peso delle conoscenze sacre che sono state destinate a tutti gli abitanti della Terra.
Thoth ci racconti, per favore, della Tua vita ad Atlantide?
Questo accadeva molti secoli fa, all’alba della civiltà, in quei tempi lontani dei quali l’umanità non sa quasi niente. Atlantide! Bellissima! Atlantide è la Mia terra natale, dove Io sono nato e cresciuto. In quei tempi sulle isole d’Atlantide abitava una civiltà che era molto avanzata nella tecnologia. Per esempio, loro avevano il sistema dell’approvvigionamento dell’acqua nelle case. Gli Atlantidei avevano anche le vere conoscenze del senso della vita: dell’avvicinamento a Dio, all’Unico Inizio Divino. E proprio sulla base di queste idee era fondata la vita della società. L’insegnamento delle conoscenze sull’ordinamento della creazione del mondo e sul posto dell’uomo in essa, su come si costruiscono i destini della gente e sul modo giusto di vivere. Tutto ciò faceva naturalmente parte del sistema dell’istruzione. La vita spirituale della società degli atlantidei era amministrata dagli iniziati supremi; loro trasmettevano le verità che attingevano direttamente da Dio. Gli atlantidei erano persone semplici e come tali vivevano, non erano affatto degli dei. La loro vita non era spensierata. Come gli altri popoli della Terra, essi dovevano lavorare per vivere. La maggior parte dei problemi che avevano loro erano gli stessi che aveva qualunque altra società umana. Ma il patrimonio della loro civiltà era l’insegnamento del vero scopo della vita, considerato la base su cui si fondava la loro società. E anche se erano semplici “mortali” nella loro vita e nella loro visione del mondo vi era una reale componente Divina. La Mia istruzione cominciò in una delle scuole spirituali d’Atlantide. Io ero molto giovane, cominciavo appena a scoprire questo bellissimo meraviglioso mondo. Il processo d’istruzione iniziale durava per anni. Gli allievi dovevano prima di tutto acquisire l’esperienza dell’autoregolazione psichica, il controllo dei propri stati emozionali. Contemporaneamente si riceveva ampio materiale teorico. Questo, però, era soltanto il gradino iniziale che in tanti potevano raggiungere. Per la maggioranza l’istruzione finiva qui e soltanto pochi erano scelti dai maestri per la successiva istruzione. Questo corso iniziale permetteva di trovare fra tutte le anime quelle che erano promettenti e idonee al veloce successivo avanzamento. Io ero uno di quelli: un giovanotto che passionalmente desiderava di acquisire quegli alti livelli dello sviluppo spirituale ai quali sono riusciti ad arrivare i maestri della nostra società. Ma la selezione per quell’istruzione era molto severa. I candidati erano sottoposti necessariamente al controllo della loro stabilità e costanza nel procedimento di questo Cammino. Tale tappa del controllo poteva durare anche qualche anno: finché colui che si trovava sotto prova non dimostrava agli occhi dei maestri la fermezza della sua intenzione e determinazione di sacrificare i piaceri e gli attaccamenti di questo mondo a favore della meta superiore. Quelli che riuscivano a superare la prima tappa di prova rimanevano in pochi. Essi venivano accettati in ordine di iniziazione e si ammettevano alle conoscenze superiori nascoste ai non addetti.
Che cosa è successo dopo ad Atlantide?
La sua distruzione avvenne secondo una decisione Divina. Perché finì il processo positivo nello sviluppo della società e cominciò la degradazione. L’acquisizione dell’altissimo livello di conoscenze dava agli atlantidei una certa superiorità rispetto agli altri popoli della terra. Non v’è dubbio che essi, scegliendo la strada “cattiva”, con il passare del tempo avrebbero schiavizzato gli altri popoli e diffuso la loro visione del mondo su tutte le nazioni della Terra. Per questo Dio decise di mettere fine all’esistenza della civiltà atlantidea.
Per quale motivo il loro sviluppo positivo si trasformò in degradazione?
Come Io ho già detto la vita della società era guidata da alcuni uomini che erano capi fra gli iniziati. Purtroppo essi ad un certo punto si trovarono nella “trappola” del falso sentimento della propria onnipotenza, della propria perfezione. Smisero di andare sulla via della rinuncia dell’io individuale a favore dell’io Supremo. Decisero che da quel momento potevano cambiare i destini degli altri e le strade dello sviluppo della società. Loro non volevano procedere verso il Perfezionamento Divino tramite la rinuncia dell’io e del mio, ma raggiungendo una certa altezza, si misero ad ammirare la propria grandezza. Così, come risultato, dalla vita della società scomparve la gioiosa componente Divina che ispirava la gente ad arrivare alla Meta, la futura Autorealizzazione in Dio. Si distrusse la loro unità che era basata sul disinteressato servizio al grande impegno. Sempre più spesso avvenivano litigi che erano tipici della lotta fra io inferiori. Dopo, il comando del clero, fu preso da un uomo molto forte e bramoso di potere assoluto. Lui era interessato soltanto alla propria potenza e non gli importava quali fossero i mezzi per raggiungerla ed aumentarla. La società guidata da un predatore fa nascere altri predatori, che si mordono fra loro per avere il potere. Così arrivarono i tempi neri nella vita d’Atlantide, che terminò con la sua distruzione.
Come sei riuscito ad evitare la morte?
Il Mio Maestro Mi portò via. Il Creatore mi guidò in Africa, dove Io vissi per tanti anni. Parlando in termini moderni, la mia fu un’immigrazione, quando tocca cominciare daccapo una nuova vita in un nuovo posto. Ma Io portai lì un tesoro senza prezzo: le vere conoscenze spirituali d’Atlantide. Le tribù che abitavano quelle terre erano per Me come figli ai quali Io dovevo indicare la strada del giusto sviluppo. Loro non sapevano niente del Supremo. I loro pensieri erano diretti verso la provvidenza dei bisogni giornalieri. Con l’aiuto dei miracoli Io riuscii a guadagnare la loro attenzione e in questo modo li convinsi ad ascoltarMi. Trovandomi al centro del loro interesse, cominciai ad unire le tribù per farle vivere e operare insieme, imparando a conoscere gli interessi comuni. Io trasmettevo a loro le conoscenze e le tecnologie che li aiutavano a migliorare la vita e ad alzarla ad un livello superiore rispetto a come vivevano prima. Effettivamente si creò uno stato con strutture funzionanti alla perfezione. Ma il solo stato funzionante, senza la meta spirituale che unisce tutta la gente, non vale niente, sembra un bell’involucro privo di vita. Dopo la loro unione e l’iniziale ordine della vita nella loro società, quando s’indebolì il dominio totale della provvidenza di se stessi con il cibo e il posto per vivere, Io gradualmente cominciai a trasferire l’attenzione delle menti umane, dalle idee del miglioramento della vita terrena, alle preoccupazioni sulla vita futura nell’altro mondo, dove si trova ognuno di noi dopo l’uscita dal corpo. Spiegavo come il trasferimento nel nuovo mondo e la nuova vita stanno aspettando tutti ma, la tipologia della nuova vita, dipende dai meriti guadagnati durante l’esistenza in questo mondo. Per esempio: lì la persona sarà rispettata a condizione che anche qui abbia avuto il sincero rispetto della gente che la circondava. Lì avrà tutto il necessario se qui aiutava gli altri ad avere tutto l’indispensabile. Perché l’accumulo delle azioni buone in questa vita completamente si riscuote in quella vita nuova. È semplice capire che quest’idea della nuova vita, che bisogna assicurare con le buone azioni, “funzionava” non soltanto per aiutare la gente a trovarsi nel bene del paradiso dopo la disincarnazione, ma anche per assicurare un buon karma per le successive incarnazioni. Io diventai per quel popolo il consigliere supremo, ma non Mi sentivo mai superiore davanti a loro. Con il tempo fra quella gente, in modo del tutto naturale, si formarono le divisioni fra classi. Si creò il comando della società. E allora Io decisi di lasciare quel paese, considerando la Mia Missione finita. Io scelsi l’erede che doveva rimanere al posto Mio. Lui era saggio e buono. Dissi alla gente che era arrivato per Me il momento di trapassare nella nuova vita, in quel mondo dove ci aspettano i frutti delle nostre azioni terrene. Un giorno Mi “spostai” dal mondo materiale al Mio Mondo di oggi, nella Dimora della Luce.
Insegnavi alla gente le tecniche esoteriche?
Sicuramente si, insegnavo per il tutto periodo il qualcuno scelto da Me. Insegnavo anche l’arte della guarigione.
Thoth, ci racconti per favore ciò che di prezioso possono trarre le persone moderne dall’alchimia antica?
Non ha alcun senso cercare di entrare con la mente negli antichi testi dell’alchimia. Non si tratta delle proporzioni e composizioni delle sostanze mescolate e non del processo tecnologico della preparazione della pietra filosofale e dell’oro. I Grandi Prescelti erano in possesso di certi segreti dell’alchimia che permettevano di dirigere la materia e anche la sua trasformazione. Ma prima di tutto loro avevano le superiori conoscenze segrete sulla struttura dell’universo e sul Creatore di tutto l’esistente. Il lato esterno, materiale, dell’alchimia è soltanto la copertura che nasconde alla gente indegna le vere Conoscenze sull’Unico Eterno. Queste Conoscenze erano la base di tutta la saggezza alchemica.
Dimmi: anche Tu avevi la completezza delle conoscenze alchemiche?
In realtà Io ero il fondatore di quest’orientamento dello sviluppo spirituale della gente, il quale purtroppo con il tempo mutò e andò a mescolarsi con le sostanze chimiche che non avevano nessun valore.
Che cosa è “la pietra filosofale”?
E’ molto semplice: la “pietra filosofale” si riesce ad ottenere quando l’adepto durante il processo del lavoro su se stesso “pesterà nel pestello da laboratorio” l’io inferiore e farà diventare tutte le Conoscenze Superiori, facendo passare loro attraverso la propria esperienza, il proprio patrimonio. Allora questa diventa la Saggezza Superiore e lo stabile fondamento. Ciò è la pietra filosofale sulla quale si può costruire tutto l’edificio dell’Esistenza Divina.
Che cosa è l’oro alchemico?
La consapevolezza dell’addetto con l’aiuto della “pietra filosofale” deve trasformarsi nell’Oro Superiore. La grande, sviluppata e raffinata consapevolezza deve emanare la Luce dorata identica alla Luce del Sole mattutino. Allora tale consapevolezza può entrare nell’Unico Grande “Sole” Centrale, nel Creatore di tutto l’universo e riunirsi con Lui, acquistando Immortalità, Beatitudine, Calma e piena Libertà!
Ci racconti per favore dei Tuoi metodi superiori del lavoro con la consapevolezza?
Non ne avete bisogno. Voi già sapete che le Iniziazioni superiori si danno soltanto agli addetti pronti per questo direttamente dai Maestri Divini. E tutti i gradini preparativi sono stati presentati nei vostri libri e film in un modo così bello, semplice e dettagliato! Tutti Noi siamo gioiosi di vedere i frutti del Nostro lavoro congiunto! Ci meraviglia e rattrista soltanto sapere che ci sono poche persone capaci di comprenderlo e apprezzarlo.
Dove Ti incarnasti dopo l’Egitto?
In Assiria. In un certo senso era anche molto piacevole di nuovo “vestirsi nella carne”, di nuovo venire nel mondo denso, ma adesso con la completa conoscenza della Propria Divinità e anche della Forza. Il Sole era un simbolo che per questo popolo personificava la Divinità. Splendore dorato e purezza del sole mattutino sono due bellissime qualità per sintonizzare e purificare le anime! Sono le qualità dell’ideale al quale avrebbero potuto dirigersi le anime che dovevano essere presentate come immagini del Divino. È quella qualità che presenta l’immagine del sole mattutino: perfetta, senza macchie: purezza dentro e splendore con tutta la sua luce esterna verso tutto il resto del mondo, senza dividere tale luce per alcuni si ed altri no. Assenza di tale divisione, che ha inizio nelle simpatie e antipatie dell’io individuale, è una delle qualità del Divino. Io non ero un leader fra il popolo di quel paese. Io avevo un ruolo diverso, Mi misi i vestiti di membro del clero per avere la possibilità di parlare liberamente alla gente di Divinità. Anche Alessandria era la Mia amata città della quale Io ero molto premuroso. Lì Io formai una nuova cultura per la futura civiltà. Lì raccolsi le menti lucide di quel tempo, creando l’atmosfera per uno scambio d’idee e per la ricerca spirituale. Questo era il Mio “progetto”. Lì si riunirono i rappresentanti dei diversi orientamenti della scienza. Gli scienziati arrivavano da paesi diversi; volevano condividere con gli altri i propri pensieri, le scoperte e conoscere i punti di vista degli altri. Tale comunicazione e anche lo spirito d’associazione scientifico, servivano come un potente catalizzatore dello sviluppo delle conoscenze. Si può dire che quello era un antico prototipo delle future organizzazioni scientifiche internazionali. Tutto questo è molto importante. La crescita d’ogni anima dipende prima di tutto dall’accumulo delle informazioni su tutto quello che la circonda. Con altre parole l’anima cresce tramite cognizione. Grazie alla sua separazione lei può guardare la parte restante dell’Assoluto e conoscerla; e tramite questo lei sta conoscendo Me. Così l’anima, riproducendo l’esterno dentro di sé, secondo la sua crescita quantitativa, in realtà riproduce in sé l’immagine dell’universo pluridimensionale. Dopo avviene l’unione completa. Così un grande numero di separati si riunisce nell’Unica e Completa Conoscenza dell’Infinita Grandiosità di Me. In questo modo la forza che muove tutto lo sviluppo è un impulso interno verso la cognizione.
Ermete Trismegisto
Ermete Trismegisto, il quale alcuni hanno sostenuto essere l’incarnazione di Thot, si dice abbia scritto un’altra Tavola di Smeraldo – indipendente dalle Tavolette di Smeraldo di Thoth che descrivono la caduta di Atlantide – che sono il fondamento della moderna alchimia. Questa tavoletta descrive la celebre massima magica o adagio, come sopra, così sotto. Questa MASSIMA ben nota è essenzialmente la base della filosofia ermetica.
Vi è anche una collezione di papiri chiamata Hermetica, anch’essa attribuita al personaggio erudito di Thoth, conosciuto in questo tempo e luogo come Hermete tre volte grande. Di Hermete si dice essere stato contemporaneo di Abramo, o di Mosè. Si dice anche che abbia insegnato a Pitagora alcuni dei suoi segreti così come a Platone, autore dei Solidi Platonici, che sono parte integrante della Geometria Sacra. Leonardo Da Vinci è autore di molti lavori che sono basati su cose che sembrano Geometria Sacra. La conoscenza di Leonardo Da Vinci della proporzione umana e la sua relazione con la Geometria Sacra è inquietante. Si potrebbe quasi dire che lo stesso Da Vinci fosse stato allievo di Thoth. Nel 1984, Thoth fù contattato Drunvalo Melchizedek, e nel 1991 Thoth insieme ad altri Maestri Ascesi, ha lasciato la Terra, al fine di elevare il livello di coscienza del pianeta.
Thoth è il nome dato dai greci al dio egizio Djeheuty. Thoth era il dio della sapienza, inventore della scrittura, patrono di scribi e il mediatore divino. Come per la maggior parte delle divinità egizie, molte sono state le storie diverse per quanto riguarda la paternità di Thoth. Molte fonti chiamano lui figlio di Re, ma una tradizione lo fa sgorgare dalla testa di Seth. Quest’ultima storia ricorda la nascita della dea greca Atena, che come Thoth era la divinità protettrice della saggezza. Miti riguardanti Thot lo mostrano come una divinità il cui consiglio è sempre cercato. Il suo ruolo più significativo è durante le battaglie di Horus e Seth. Thoth è un convinto sostenitore di Horus e di sua madre Iside, sostenendo che l’omicida Seth non ha diritto al regno d’Egitto. Altrove Thoth è un mediatore affidabile e pacificatore. Quando la dea Tefnut ebbe una disputa con il padre Re e fuggì in Nubia, fu Thoth che il dio sole inviò a ragionare con lei per riportarla a casa. Thoth era presente al giudizio dei morti. Thoth era anche una divinità lunare, e portava una falce lunare sul capo. Alcuni egittologi ritengono che gli egiziani identificassero la luna crescente con il becco ricurvo di ibis. Poiché lui era il messaggero degli dei Thoth è stato identificato dai Greci con il loro dio Hermes. Per questo motivo il centro di culto di Thoth è ancora noto a noi oggi come Hermopolis. Nella mitologia egizia, Thot è il dio della saggezza, il tempo, la scrittura, la magia e la luna.
Setna, Neferkaptah ed il libro di Thoth
Il Libro di Thoth è un libro leggendario contenente potenti incantesimi e conoscenze, e si dice essere stato sepolto con il principe Neferkaptah (cioè perfetto ka di Ptah in egiziano) nella Città dei Morti. Il lettore dei rotoli conosceva il linguaggio degli animali, ed era in grado di lanciare grandi incantesimi. Chiunque abbia letto il libro fu punito dagli dei (causando la morte dei cari del lettore fino a quando il libro non fosse stato restituito).
Ramses il Grande, faraone d’Egitto, ebbe un figlio di nome Setna che fu istruito in tutte le antiche scritture, e fu un mago degno di nota. Mentre gli altri principi passavano le giornate a caccia o negli eserciti del padre per proteggere le regioni lontane del suo impero, Setna era felice solo quando veniva lasciato solo a studiare. Non solo poteva leggere anche i più antichi scritti geroglifici sulle pareti del tempio, ma era uno scriba che poteva scrivere velocemente e facilmente tutte le molte centinaia di segni che vanno a costituire l’antica lingua egiziana. Inoltre, era un mago che nessuno poteva superare: lui aveva imparato la sua arte dal più segreto degli antichi scritti che anche i sacerdoti di Amon-Ra, di Ptah e Thoth, non sapevano leggere. Un giorno, mentre studiava gli antichi libri scritti sui due lati di lunghi rotoli di papiro, si imbatté nella storia del figlio di un altro faraone di diverse centinaia di anni prima, che era stato un grande scriba e, come lui, un mago di maggiore saggezza, anzi, per Nefrekeptah, aveva letto il libro di Thot con cui l’uomo può incantare il cielo e la terra, e conoscere la lingua degli uccelli e le bestie. Quando Setna apprese che il Libro di Thoth era stato sepolto con Nefrekeptah nella sua tomba reale a Menfi, nulla l’avrebbe fermato finché non l’avesse trovato e imparato tutta la sua saggezza. Così cercò suo fratello Anherru e gli disse: aiutami a trovare il Libro di Thoth, perché senza di esso la vita non ha più alcun significato per me. Vengo con te per stare al tuo fianco in ogni pericolo, rispose Anherru. I due fratelli partirono per Memphis, e non fù difficile per loro trovare la tomba di Nefrekeptah, figlio di Amon-Hotep, il primo grande faraone con questo nome, che aveva regnato 300 anni prima della loro epoca. Quando Setna percorse il cammino verso la tomba, lungo la camera centrale dove Nefrekeptah era stato sepolto, trovò il corpo del principe avvolto nelle bende di lino, immobile e terribile nella morte. Accanto al sarcofago di pietra sedevano due figure spettrali, i Kas, o gemelli, di una bella giovane donna e un ragazzo e tra di loro, sul petto del morto Nefrekeptah, giaceva il Libro di Thot. Setna si inchinò reverente ai due Kas, e disse: che Osiris accolga nella sua tenuta, il figlio morto di un faraone morto, Nefrekeptah il grande scriba. Sappi che io sono Setna, il sacerdote di Ptah, figlio di Ramses il più grande faraone di tutti e vengo per il Libro di Thoth, che era tuo nei vostri giorni sulla terra. Vi prego di farmelo prendere in pace perché se no ho il potere di riprenderlo con la forza o magia.
Il Ka della donna disse:
Non prendere il Libro di Thoth, Setna, figlio del Faraone. Vi porterà guai così come ha portato guai su Nefrekeptah che giace qui, e su di me, Ahura sua moglie, il cui corpo giace in Koptos sul confine orientale di Tebe insieme a quella di Merab nostro figlio il cui Ka vedete davanti a voi, dimora con il marito e il padre che abbiamo amato così tanto. Ascoltate la mia storia, e stai attento: Nefrekeptah ed io eravamo i figli del faraone Amon-Hotep e, secondo l’usanza, siamo diventati marito e moglie, e questo figlio Merab è nato da noi. A Nefrekeptah importava sopra ogni cosa la saggezza degli antichi e la magia che si impara da tutto ciò che è scolpito sulle pareti del tempio, e all’interno le tombe e piramidi dei re morti da tempo e, dai sacerdoti in Saqqara, la città dei morti, qui sul limite di Memphis. Un giorno, mentre stava studiando ciò che è scolpito sulle pareti in uno dei più antichi santuari degli dei, udì una risata beffarda e un sacerdote gli disse: tutto quello che hai letto non esiste, è inutile. Potrei dirti dove si trova il Libro di Thoth, che il dio della saggezza ha scritto di suo pugno. Quando leggerai la prima pagina sarai in grado di incantare il cielo e la terra, gli abissi, le montagne e il mare, conosci la lingua degli uccelli, delle bestie e dei rettili e quando leggerai la seconda pagina i tuoi occhi vedranno tutti i segreti degli dei stessi, e potrai leggere tutto ciò che è nascosto nelle stelle. Nefrekeptah disse allora al sacerdote: per la vita del Faraone, dimmi quello che posso fare per voi, e lo farò. Se solo tu mi dirai dove si trova il Libro di Thoth. Il sacerdote rispose: se vuoi sapere dove si trova, è necessario prima che tu mi dia un centinaio di barre d’argento per il mio funerale, e ordinare che quando morirò il mio corpo dovrà essere sepolto come quello di un grande re. Sappi che tutto intorno alla scatola di ferro dove è custodito il libro, sono ritorti serpenti e scorpioni, ed è custodito da un serpente, che non può essere ucciso.
Nefrekeptah fece tutto ciò che il sacerdote aveva chiesto, e quando ebbe ricevuto le barre d’argento, egli disse: Il Libro di Thoth si trova sotto il centro del Nilo a Koptos, in una scatola di ferro. Nella scatola di ferro c’è una scatola di bronzo, nella scatola di bronzo c’è una scatola di sicomoro, nella scatola di sicomoro c’è una scatola d’avorio e d’ebano, nella scatola di avorio ed ebano c’è una scatola d’argento, nella scatola d’argento c’è una scatola d’oro e in questa sta il Libro di Thot. Tutto intorno alla scatola di ferro vi sono serpenti intrecciati e scorpioni, ed è custodita da un serpente che non può essere ucciso. Nefrekeptah era fuori di sé dalla gioia. Si affrettò a casa dal santuario e mi disse tutto quello che aveva imparato. Ma temevo che il male sarebbe disceso su di lui, e gli dissi: non andare a Koptos a cercare questo libro, perché so che porterà grande dolore per te e per chi ami. Cercai invano di trattenere Nefrekeptah, ma lui mi respinse e allora andai dal Faraone, nostro padre reale, e gli raccontai quello che aveva imparato dal sacerdote.
Il Faraone disse: che cosa volete? E Nefrekeptah rispose: che i tuoi servi tengano pronta la barca reale, per navigare a sud di Koptos con Ahura mia moglie e nostro figlio Merab a cercare questo libro senza indugio. Tutto venne fatto a suo piacimento, e abbiamo navigato il Nilo fino a quando siamo arrivati a Koptos. E lì i sacerdoti e le sacerdotesse di Iside sono venuti a darci il benvenuto e ci hanno portato fino al Tempio di Iside e Horus. Nefrekeptah offrì un grande sacrificio di un bue, un’oca e del vino, e abbiamo festeggiato con i sacerdoti e le loro mogli in una bella casa che si affaccia sul fiume. Ma la mattina del quinto giorno, lasciando me e Merab a guardare dalla finestra di casa, Nefrekeptah è andato giù al fiume e ha fatto un grande incantesimo. In primo luogo ha creato una capanna di magia che era piena di uomini. Lanciò un incantesimo su di essa, dando la vita e il respiro agli uomini, e quindi affondò la capanna magica nel fiume. Poi ha riempito il Salone Reale con la sabbia e lo spostò nel mezzo del Nilo proprio sopra alla capanna magia. E pronunciò parole di potere, e gridò: operai, operai, lavorate per me, per trovare il Libro di Thoth,
Essi lavorarono senza sosta di giorno e di notte, e il terzo giorno giunsero al luogo dove il libro giaceva. Poi Nefrekeptah scaricò la sabbia e sollevarono il Libro fino ad una secca al di sopra del livello del fiume. Ed ecco che sulla scatola di ferro, sotto e sopra di essa, stavano ritorti serpenti e scorpioni. E il serpente che non poteva morire era attorcigliato sulla scatola stessa. Nefrekeptah emanò ai serpenti e scorpioni un grido forte e terribile e alle sue parole di magia si immobilizzarono, nessuno di loro poteva muoversi. Poi Nefrekeptah camminò incolume tra i serpenti e gli scorpioni finché giunse al punto in cui il serpente che non poteva morire giaceva raggomitolato intorno alla scatola di ferro. Il serpente si impennò per la battaglia, dal momento che nessun incantesimo poteva colpirlo, e Nefrekeptah estrasse la spada e gli tagliò la testa in un colpo solo. Ma allo stesso tempo la testa e il corpo saltarono insieme, e il serpente che non poteva morire fu di nuovo pronto per la battaglia. Nefrekeptah colpì ancora una volta via la sua testa, e questa volta lo gettarono lontano nel fiume. Ma il capo ritornò al corpo, si unì al collo, e il serpente che non poteva morire era nuovamente pronto per la sua prossima battaglia. Nefrekeptah vide che il serpente non poteva essere ucciso, ma doveva essere sconfitto con l’astuzia. Quindi, ancora una volta colpì la testa. Ma prima che la testa e il corpo potessero riunirsi mise sabbia su ogni parte in modo da impedire la riunificazione, e il serpente che non poteva morire rimase inerme in due pezzi. Poi Nefrekeptah andò dove il contenitore di ferro giaceva sul banco nel fiume, ed i serpenti e gli scorpioni lo guardavano, così come la testa del serpente che non poteva morire: ma nessuno di loro poteva nuocere. Aprì la scatola di ferro e trovò in essa una scatola di bronzo, aprì la scatola di bronzo e trovò in essa una scatola di legno di sicomoro, che aprì trovandovi una scatola di avorio ed ebano, e in quella una scatola d’argento, e all’ultimo una scatola d’oro. E aprendo la scatola d’oro trovò in essa il Libro di Thoth. Aprì il libro e lesse la prima pagina e subito ebbe potere sui cieli e la terra, l’abisso, le montagne e il mare: egli sapeva che cosa gli uccelli e le bestie e i pesci stavano dicendo. Lesse la pagina successiva di incantesimi, e vide il sole che splende nel cielo, la luna e le stelle, e conobbe i loro segreti e vide anche gli dei stessi che sono nascosti alla vista dei mortali. Poi, rallegrandosi che le parole del sacerdote si fossero dimostrate vere, e il Libro di Thoth fosse in suo possesso, gettò un incantesimo sugli uomini magici, dicendo: “Operai, operai, lavorate per me e riportatemi al luogo da cui sono partito! Lo riportarono a Koptos dove mi sono seduto ad aspettarlo, non prendendo né cibo né bevande per l’ansia, ma seduto rigido e immobile come uno che è finito nella tomba. Quando Nefrekeptah venne da me, mi tese il Libro di Thot io lo presi tra le mie mani. E quando lessi la prima pagina ebbi anche il potere su i cieli e la terra, gli abissi, le montagne e il mare, e seppi anche che cosa gli uccelli, le bestie e i pesci stavano dicendo. E quando lessi la seconda pagina vidi il sole, la luna e le stelle con tutti gli dei, e conobbi i loro segreti. Poi Nefrekeptah prese un pezzo pulito di papiro e scrisse su di esso tutti gli incantesimi dal Libro di Thoth. Con una tazza di birra lavò via le parole in esso e lo bevve in modo che la conoscenza degli incantesimi entrasse nel suo essere. Ma io, che non so scrivere, non ricordai tutto ciò che era scritto nel libro di Thoth perché gli incantesimi che avevo letto in esso erano molti e difficili. Ma improvvisamente un potere smisurato parve cogliere il nostro ragazzino Merab ed egli fu gettato nel fiume e affondò fuori dalla nostra vista.
Nefrekeptah, raccogliendo il Libro di Thoth, lesse l’incantesimo necessario che permise al corpo di Merab di risalire alla superficie del fiume e di tornare a bordo. Ma, ne tutta la magia nel libro, ne quella di qualsiasi mago in Egitto, poteva riportare Merab in vita. Tuttavia Nefrekeptah era in grado di fare sì che il suo Ka ci parlasse dicendoci che cosa aveva causato la sua morte. E il Ka di Merab disse:
il grande dio Thoth ha scoperto che il suo libro era stato preso, e si affrettò presso Amon-Ra, dicendo: Nefrekeptah, figlio del faraone Amon-Hotep, ha trovato la mia scatola magica e ucciso le sue guardie e preso il mio libro con tutta la magia che è in essa. E il Re gli rispose: affronta Nefrekeptah e tutto ciò che è suo come sembra bene a te, io mando il mio potere di provocare dolore e portare una punizione su di lui e su sua moglie e il figlio. E questo potere del Re, che passa attraverso la volontà di Thoth, mi ha attirato nel fiume e mi ha annegato.
Poi abbiamo fatto un grande lamento, poiché i nostri cuori si sono fermati per la morte di Merab. Siamo sbarcati a Koptos, e là il suo corpo fu imbalsamato e deposto in una tomba come a lui si conveniva. Quando i riti di sepoltura e le lamentazioni per i morti furono finiti, Nefrekeptah mi disse: navighiamo in tutta fretta giù a Memphis per raccontare a nostro padre, il Faraone, quello che è capitato. Il suo cuore sarà pesante per la morte di Merab. Eppure egli si rallegrerà perché ho il Libro di Thoth. Così salpammo di nuovo sulla barca Reale. Ma arrivati al luogo dove Merab era caduto in acqua, la potenza del Re si avventò su di me anche io fui sbalzato dalla cabina, caddi nel fiume e annegai. E quando Nefrekeptah, con le sue arti magiche aveva sollevato il mio corpo fuori del fiume, e il mio Ka aveva detto tutto, egli si voltò verso Koptos, fece imbalsamare il mio corpo e lo depose nel sepolcro accanto a Merab. Poi , con amaro dolore, si incamminò di nuovo Memphis. Ma quando raggiunse quella città, il Faraone salì a bordo della barca Reale, trovò Nefrekeptah che giaceva morto in cabina con il Libro di Thot legato sul petto. Quindi vi fu lutto per tutto il paese d’Egitto, e Nefrekeptah fu sepolto con tutti i riti e gli onori dovuti al figlio del faraone in questa tomba, dove ora si trova, e dove il mio Ka e il Ka di Merab vengono a vegliare su di lui. Ti ho raccontato tutto il dolore che ci ha colpito perché abbiamo preso e letto il libro di Thoth, il libro a cui ci chiedi di rinunciare. Non è tuo, non hai diritto di prenderlo, anzi per il gusto di farlo noi abbiamo dato la nostra vita sulla terra.
Quando Setna ebbe ascoltato tutta la storia raccontata dal Ka di Ahura, era pieno di stupore. Ma comunque il desiderio di avere il Libro di Thoth era così forte su di lui, che disse: dammi quello che si trova sul petto del morto Nefrekeptah, o lo prenderò con la forza. Allora i Kas di Ahura e Merab si allontanarono come per paura di Setna il grande mago. Ma il Ka di Nefrekeptah sgorgò dal suo corpo e fece un passo verso di lui, dicendo:
Setna, visto che dopo aver ascoltato tutto il racconto, che Ahura, mia moglie, ti ha fatto, non nutri nessuna paura, il Libro di Thot sarà tuo. Ma prima devi vincere con me, se la tua abilità è abbastanza grande, giocando una partita di dama, un gioco di cinquantadue punti. Hai il coraggio di fare questo? E Setna rispose di essere pronto a giocare. Quindi l’accordo fu raggiunto tra di loro, e il gioco ebbe inizio. E Nefrekeptah vinse la prima partita su Setna, e praticò un incantesimo su di lui in modo che egli sprofondò nel terreno sopra le caviglie. E quando vinse la seconda partita, Setna affondò fino alla vita nel terreno. Ancora una volta giocarono e quando Nefrekeptah vinse nuovamente, Setna affondò nel terreno fino a quando solo la sua testa fu visibile. Ma egli gridò al fratello che si trovava al di fuori della tomba: Anherru! Affrettati! Corri dal Faraone e implora da lui il grande Amuleto di Ptah, per mezzo del quale posso essere salvato solo se lo indosso prima dell’ultimo gioco.
Così Anherru accelerò lungo la ripida strada da Saqqara verso il palazzo del Faraone a Memphis. E il Faraone prese il grande amuleto dal suo posto nel santuario, e lo diede a Anherru, dicendo: andate a tutta velocità, figlio mio, e salvate tuo fratello Setna da questo cattivo gioco con il morto. Anherru ritornò alla tomba, e giù attraverso i passaggi verso camera, dove il Ka di Nefrekeptah ancora giocava a dama con Setna. E mentre entrava, Setna fece la sua ultima mossa, e Nefrekeptah stese la mano, con un grido di trionfo, per la mossa finale che gli avrebbe fatto vincere la partita e affondato Setna sotto terra per sempre. Ma prima che Nefrekeptah potesse spostare il pezzo, Anherru balzò in avanti e mise l’Amuleto di Ptah sulla testa di Setna. E al suo tocco Setna balzò fuori dalla terra, strappando il Libro di Thoth dal corpo di Nefrekeptah e fuggendo dalla tomba con Anherru. Mentre scappavano sentirono il Ka di Ahura gridare, ahimè, tutto il potere è andato via da colui che giace in questa tomba. Ma il Ka di Nefrekeptah rispose: non essere triste, mi farò riportare da Setna il Libro di Thoth, lo farò venire come un supplice alla mia tomba con un bastone biforcuto in mano e un braciere sulla sua testa. Quando Setna e Anherru uscirono all’aperto, la tomba si chiuse prontamente dietro di loro e sembrava come se non fosse mai stata aperta. Quando Setna stette davanti al padre del grande faraone e gli raccontò tutto quello che era successo, e gli diede l’Amuleto di Ptah, Ramesse disse: figlio mio, io ti consiglio di riportare il Libro di Thoth alla tomba di Nefrekeptah come saggio e uomo prudente. Altrimenti potrai essere sicuro che porterà dolore e male su di voi, e all’ultimo sarai costretto a portarlo indietro come un supplice con un bastone biforcuto in mano e un braciere in testa. Ma Setna non avrebbe ascoltato tale consiglio. Invece, tornò alla sua abitazione e trascorse tutto il suo tempo a leggere il Libro di Thot e studiare tutti gli incantesimi in esso contenuti. E spesso lo portò nel tempio di Ptah leggendolo a coloro che cercavano la sua saggezza.
Un giorno, mentre era seduto in un portico ombreggiato del tempio vide una fanciulla, più bella di qualsiasi altra che avesse mai visto entrare nel tempio. Setna guardava affascinato questa incantevole creatura con la sua cintura d’oro e il copricapo di gioielli in oro e colorati, che si inginocchiava per fare le sue offerte davanti alla statua di Ptah. Ben presto venne a sapere che si chiamava Tabubua, ed era la figlia del sommo sacerdote della dea gatta Bastet dalla città di Bubastis a nord di Memphis, Bastet che era la sposa del dio Ptah di Memphis.
Non appena vide Setna, a Tabubua sembrò che Hathor, dea dell’amore, avesse gettato un incantesimo su di lui. Setna si fece strada in fretta, e trovò una torre pilone in un grande giardino con un muro alto attorno. In quel luogo Tabubua lo accolse con dolci parole e sguardi, lo condusse nella sua camera nel pilone e gli offrì del vino in una coppa d’oro. Quando lui le parlava del suo amore, lei rispondeva: siate gioioso, mio dolce Signore, perché io sono destinata ad essere la tua sposa. Ricorda però che io non sono donna comune, ma figlia di Bastet e non posso sopportare una rivale. Quindi, prima di sposarci, io scriverò una pergamena di divorzio per la vostra attuale moglie , e scriverò anche che darete i vostri figli a me per essere uccisi e gettati ai gatti di Bastet perché io non posso sopportare che essi possano vivere e forse indirizzare il male contro i nostri futuri figli. Sia come vuoi! gridò Setna. E subito prese il suo pennello e scrisse che Tabubua poteva gettare sua moglie fuori a morire di fame e uccidere i suoi figli per alimentare i gatti sacri di Bastet. E dopo aver fatto questo, lei gli porse il bicchiere ancora una volta e si fermò davanti a lui in tutta la sua bellezza, cantando un inno nuziale. Nello stesso momento terribili grida provenivano aleggiando fino alla finestra alta del pilone, le grida morenti dei suoi figli, avendo riconosciuto ogni parola che li conducevano all’agonia e poi fu morte.
Ma Setna svuotata la coppa d’oro si rivolse a Tabubua, dicendo: mia moglie è una mendicante e miei figli giacciono morti ai piedi del pilone, non ho più niente al mondo, solo te, e ho dato tutto per te. Vieni a me, amore mio. Poi Tabubua venne verso di lui con le braccia tese, più bella e desiderabile di Hathor stessa. Con un grido di estasi Setna la prese per se e mentre lo faceva, ad un tratto cambiò e sbiadendo divenne un orrendo, cadavere avvizzito. Setna gridò in preda al terrore, e mentre lo faceva il buio turbinava intorno a lui, il pilone sembrava sbriciolarsi, e quando riprese i sensi si trovò sdraiato nudo nel deserto lungo la strada che portava da Bubastis a Memphis. I passanti sulla strada derisero Setna. Ma uno più buono gli gettò un vestito vecchio, e con questo indosso tornò a Memphis come un mendicante.
Quando raggiunse la sua abitazione trovò la moglie ed i bambini vivi e vegeti, ma egli aveva un solo pensiero: doveva tornare da Nefrekeptah con il Libro di Thoth. Tabubua e tutte le sue stregonerie, erano solo un sogno, ha esclamato, mi ha mostrano in quale terribile pericolo mi trovo. Così, con il Libro di Thot nelle sue mani, andò dal faraone suo padre e gli raccontò quello che era successo. E Ramses il Grande disse: Setna, quello di cui ti ho avvertito si è avverato. Avresti fatto meglio a obbedire ai miei desideri prima. Nefrekeptah certamente ti ucciderà se non riporti indietro il Libro di Thoth e lo riponi dove l’hai trovato. Quindi vai al sepolcro come un supplice, portando un bastone biforcuto in mano e un braciere in testa. Setna fece come il Faraone gli aveva consigliato. Quando arrivò al sepolcro e pronunciò l’incantesimo, questo si aprì e lui, come prima, scese nella tomba e trovò Nefrekeptah sdraiato nel suo sarcofago con i Kas di Ahura e Merab seduti su entrambi i lati. E il Ka di Ahura disse: veramente è Ptah, il grande dio, che vi ha salvato e reso possibile per voi tornare qui come un supplice.
Poi il Ka di Nefrekeptah si alzò dal corpo e si mise a ridere, dicendo: ti avevo detto che saresti tornato come un supplice, portando il Libro di Thoth. Posalo ora sul mio corpo dove giace da tanti anni. Ma non credo che tu sia ancora libero dalla mia vendetta. Se tu non si esegui ciò che ti comando, il sogno di Tabubua si trasformerà in realtà.
Setna, inchinandosi disse: Nefrekeptah, maestro di magia, dimmi cosa posso fare per allontanare la tua giusta vendetta. Se un uomo può adempiere ad un tuo desiderio, io lo farò per te. Ti chiedo allora solo una piccola cosa, rispose il Ka di Nefrekeptah. Sai che, mentre il mio corpo giace qui come tu vedi, i corpi di Ahura e Merab riposano nella loro tomba a Koptos. Porta i loro corpi qui a riposare con il mio fino al Giorno del Risveglio quando Osiride tornerà sulla terra.
Poi Setna andò di gran fretta dal Faraone e pregò per l’uso della barca Reale. Il faraone fu lieto di dare il comando che consentiva a Setna di navigare e così Setna viaggiò sul Nilo a Koptos. E offrì un grande sacrificio a Iside e Horus, e pregò i sacerdoti del tempio di indicargli dove Ahura e Merab giacevano sepolti. Ma, anche consultando gli antichi scritti nel tempio, non trovarono alcuna traccia. Setna era disperato. Offrì allora una grande ricompensa a chiunque potesse aiutarlo, ed effettivamente un uomo molto vecchio arrivò barcollante fino al tempio e gli disse: se sei Setna il grande scriba, vieni con me. Quando ero un bambino il padre di mio nonno che era vecchio come ora sono io mi disse che quando era ancora come ero io allora, il padre di suo nonno gli aveva mostrato dove Ahura e Merab giacevano sepolti e mi raccontò di come un giovane uomo, nei giorni del faraone Amon-Hotep aveva contribuito a gettare loro nella tomba. Setna seguì con entusiasmo il vecchio, e giunse a una casa ai margini di Koptos. Devi tirare giù la casa e scavare sotto di essa, disse il vecchio. E dopo che Setna aveva comprato la casa per una grande somma dallo scriba che la abitava, egli disse ai soldati che il faraone aveva mandato con lui di livellare la casa con il terreno e scavare sotto i suoi piedi. Fecero come lui ordinò, e raggiunsero una tomba sepolta sotto la sabbia e scavata nella roccia. E in essa giacevano i corpi di Ahura e Merab. Quando li vide, il vecchio alzò le braccia e gridò ad alta voce, e svanì dalla vista, e Setna sapeva che era il Ka di Nefrekeptah che aveva assunto quella forma per condurlo alla tomba. Così prese le mummie di Ahura e Merab e le trasportò a Memphis con ogni onore, come se fossero stati i corpi di una regina e di un principe d’Egitto, lungo il Nilo, sulla barca Reale. E il Faraone stesso ha condotto il corteo funebre a Saqqara, e Setna, depose i corpi di Ahura e Merab accanto a quello di Nefrekeptah nella tomba segreta dove giaceva il Libro di Thoth. Quando il corteo funebre lasciò la tomba, Setna, con un incantesimo, chiuse la parete dietro di se senza lasciare traccia di una porta. Poi al comando del Faraone fu coperto di sabbia il basso santuario di pietra dove l’ingresso della tomba era nascosto, e in poco tempo una tempesta di sabbia lo trasformò in un grande tumulo in modo che mai più si potesse trovare una traccia della tomba dove Nefrekeptah giaceva con Ahura e Merab e il Libro di Thoth, in attesa del giorno del risveglio, quando Osiride tornerà a regnare sulla terra.
Fonti:
- L’Antico Segreto del Fiore della Vita – Drunvalo Mechizedek – MACRO EDIZIONI
- miriadic.wikia.com
- it.atlantis-and-atlanteans.org
- Gli Dei dalle Lacrime D’Oro – Zecharia Sitchin – PIEMME
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