Chi è appassionato di storia medioevale s’imbatte nei Cavalieri Templari e trova prima o poi un richiamo alla Sindone ed al Sacro Graal.
La Sindone è il Lenzuolo in cui sarebbe stato avvolto Gesù, dopo la deposizione dalla Croce e tramandato fino a noi.
Per questo motivo è causa di dibattiti fra chi ritiene plausibile e attendibile la Veridicità delle tracce presenti, nonchè la sua autenticità storica e chi invece ritiene che sia tutto un elaborato artefatto da un falsario, che voleva burlarsi dei suoi concittadini.
L’Autenticità della Sindone in verità sarebbe provata da molti elementi quali la presenza di pollini di piante tipiche di tutto l’arco del bacino del Mediterraneo, ovvero lo stesso percorso che avrebbe compiuto, da Gerusalemme a Torino, passando per Edessa, fra cui persino pollini di alcune piante, oggi estinte e viventi all’epoca dei fatti, a dimostrazione che certamente il Lino toccò luoghi quali quelli che sono tramandati dalla sua Storia presunta ed in particolare coinciderebbero con quelli propri dei Templari, veri amanti del culto del Sacro Graal.
Nessuna ricerca, supposizione, prova sperimentale ha potuto spiegare scientificamente la modalità di formazione dell’Immagine, che sembra essere l’effetto di un fenomeno di forte Energia che avrebbe trasferito sul Lino, come su una lastra fotografica, l’Impronta tridimensionale energetica del Corpo di un Uomo (alto circa un metro e ottanta centimetri, di corporatura snella ma con fasce muscolari sode, tipiche di chi è avvezzo a lavorare), non dipinta nè ricalcata in alcun modo. Lungo tutto il Telo sono state rinvenute macchie di sangue del gruppo AB che, a differenza dell’Impronta impressa sul Lenzuolo, si distinguono chiaramente in “positivo fotografico”, in quanto il sangue ha colorato la Sindone per contatto diretto, avvenuto in un tempo breve, ovvero prima dell’inizio del ciclo naturale di deterioramento del Corpo, come si evince dall’assenza di tracce di putrefazione.
I Vangeli narrano che la sera dell’Arresto di Gesù, il Sinedrio si riunì per analizzare l’operato e i temi della predicazione di Gesù, per deliberare sulla sua “eventuale” condanna, giacchè secondo molti, Egli aveva agito in modo nettamente contrario agli insegnamenti del Pentateuco, il cuore della Legge per gli Israeliti.
Gesù aveva in vero predicato la bellezza, la gentilezza, la parità dei diritti ed il rispetto della dignità altrui e questo andava contro la logica di un “partito”, quello dei Farisei, che invece faceva del Ricatto la sua cultura. Chiunque ad esempio osasse lavorare di “sabato”, giorno tradizionamente dedicato al Riposo, veniva considerato – oggi diremmo – OUT, GAME OVER e questo valeva anche per chi ospitava nella propria Casa, malati e/o poveri, donne ripudiate, per non parlare dei lebbrosi (i più OUT di tutti).
Gesù aveva una Parola delicata per ciascuno di costoro, mentre era grezzo e aspro nei confronti di chi recitava perfettamente la Legge, senza rendersi conto che Essa è fatta per gli uomini, per la vita all’interno di una società; se è la società che allontana da sè i propri “figli”, allora bisogna trovare una soluzione in modo da conciliare quella Legge con la quotidianità, con i sentimenti, con la Vita, che rimane (o dovrebbe rimanere) il primo Bene prezioso.
Gesù predicava infatti non tanto l’osservanza rigida e passiva a norme, che erano state pensate per andare incontro ai piccoli, grandi problemi di un popolo nomade, che viveva nel deserto, quanto piuttosto la riscoperta della Vita, come vero Tesoro nascosto. Per i Farisei, la Legge non era stata solo ideata e proposta da Mosè, bensì iscritta personalmente da Jahwè sul Monte Sinai. E dunque richiedeva Obbedienza cieca ed assoluta.
Gesù non negava tutto questo, ma replicava ricordando che se un Figlio è in procinto di morire di Sabato, non può esser lasciato a se stesso. Non è solo Buon senso, è la Legge Divina primordiale: la garanzia alla vita, donata alla nascita dal Padre.
Oggi facciamo fatica a calarci in quella realtà: esistono i Pronti Soccorsi e gli Ospedali che, grazie alla volontà di chi ci lavora, portano avanti il Valore della Guarigione, che non è (almeno in Italia) appannaggio dei ricchi e potenti. Naturalmente qui si apre una parentesi su Malasanità e su chi ci governa, ma quello che mi preme sottolineare è come la Cultura del diritto alla guarigione sia partita da lì e poi emigrata in Europa attraverso il Mediterraneo, portata dai Templari che davano assistenza a chiunque avesse bisogno di aiuto.
Proprio come il viaggio che fece la Sindone da Gerusalemme a Torino attraverso Secoli e Paesi, società e culture.
All’interno del Sinedrio, il Tribunale israelitico, c’era chi era favorevole a Gesù, come Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. Entrambi suoi discepoli, tentarono di convincere il resto dell’Assemblea sulla Veridicità, nascosta fra le pieghe delle Parole di Gesù; ma tutto fu vano. Caifa, sommo sacerdote, di fronte a Gesù, dichiaratosi il Messia, il Figlio del DIO Vivente, si stracciò le vesti in segno di orrore e sciagura condannandolo come “nemico della Torah” e dunque Non-ebreo, mandandolo così da Pilato affinchè se ne occupasse la Legge romana, giacchè il Sinedrio non voleva accollarsi la colpa di aver condannato a morte Gesù, che invece era molto amato dal popolo.
Anche Ponzio Pilato, governatore di Gerusalemme, non gradiva occuparsi delle questioni “politico-religiose” degli ebrei, perchè aveva già il suo daffare ad occuparsi di tenere “buona” la popolazione, spesso ostile al giogo romano; non gradiva pertanto doversi occupare di un esaltato che predicava “l’amore”. Convinto dunque di poter avere ben presto ragione di lui, ordinò che gli conducessero il prigioniero per interrogarlo e trovare una “scusa” per rimandarlo al più presto in libertà. Ma.. Gesù sconvolse i suoi piani.
Così Pilato ordinò la Flagellazione, sicuro che “qualche frustata” avrebbe convinto il recalcitrante Gesù a collaborare con lui, pur di avere salva la vita.
Era consuetudine del tempo, dare circa 30 frustate al prigioniero per convincerlo a confessare i suoi delitti; se analizziamo i segni presenti sulla Sindone invece, si riscontrano oltre un centinaio di colpi, sparsi lungo tutto il dorso dalle caviglie alla nuca; segno di particolare accanimento su un prigioniero non-collaborativo.Il Flagello romano era un vero strumento di tortura, perchè era costituito da strisce di cuoio, fissate ad un manico, al termine delle quali vi erano delle ossa o piccoli piombi a forma di manubrio, che servivano a lacerare ulteriormente la pelle del malcapitato.
Anche sul davanti del Corpo dell’Immagine, presente sulla Sindone, vi sono tantissimi segni; per ognuno di essi è stato riscontrato dal punto di vista anatomico, un preciso danno da ferita lacerocontusa, assolutamente impensabile da riprodurre artificialmente per la precisione millimetrica.
Si è a lungo ipotizzato sull’eventualità che un “falsario” di epoca medioevale-rinascimentale, potesse aver riprodotto l’Immagine; in verità egli avrebbe dovuto dipingere (nonostante non sia stata rinvenuta alcuna traccia di pigmentazione sulla Sindone), senza peraltro poter vedere con precisione quanto andava disegnando, in quanto l’Immagine, ha la caratteristica di apparire in forma tridimensionale (una assoluta rarità), che è altresì visibile ad occhio nudo solo ad una certa distanza dal Lenzuolo stesso e con strumentazioni moderne, quali analisi computerizzate eseguite con particolari software, che ne esaltano la qualità visiva.
La Sindone stessa è di per sè tutto un negativo fotografico, dunque visibile positivamente sul negativo fotografico, mentre quasi invisibile sul positivo, vale a dire l’esatto contrario delle normali immagini.
Vien da chiedersi se un eventuale falsario avrebbe potuto rispettare forme e colori, con assoluta aderenza anatomica, per quando si sarebbe scoperta la Fotografia, giacchè all’epoca presunta dei fatti, non se ne conosceva ancora la tecnica, nè se fosse pensabile mantenere inalterato il tratto dell’Impronta su due livelli distinti, quello dell’Immagine vera e propria e quello delle macchie di sangue collocate nel modo e nel punto esatto, tali per cui test computerizzati ancora oggi, non rilevano alcunchè a suffragio della tesi del falsario.
(Per ulteriori approfondimenti si consiglia : http://chiesaredentore.altervista.org/Miscellanee/La%20Sindone.pdf – il file antecedente all’ultima Ostensione del 2015 fu il frutto di una ricerca che compii con delle colleghe insegnanti negli anni 1997/99; poi depositato presso l’Arcivescovado di Torino e rielaborato da coloro che lo misero in rete tempo dopo).
Il Telo Sindonico dunque riporta tracce che darebbero autenticità sia alla Sindone stessa, che riscontro al racconto degli ultimi momenti della vita di Gesù.
I Vangeli narrano infatti che Gesù, ricondotto da Pilato, dopo la flagellazione, venne offerto alla folla affinchè scegliesse se liberarlo o condannarlo a morte al posto di Barabba, un dissidente politico. Ed il popolo, sobillato dai Farisei, scelse; mentre Maria Maddalena svenne per il gran dolore che sentiva nel petto.
Il resto è storia nota: ovvero Giuseppe d’Arimatea ottenne da Pilato l’autorizzazione alla sepoltura dell’Uomo, detto “Re dei Giudei”. Pertanto si recò al Calvario per deporre Gesù dalla Croce e portarlo al Sepolcro, con l’aiuto di Nicodemo, di Giovanni e delle Marie. Qui lasciò che Maddalena pulisse e ungesse il Corpo, come era Usanza del tempo, per persone di una certa cultura e strato sociale. Poi con Giovanni accompagnò Maria, la madre di Gesù e Maria, la sorella di Lazzaro a casa. E Nicodemo rimase nei dintorni a disposizione di Maddalena, qualora lei avesse avuto bisogno di sostegno e aiuto.
Intanto Maddalena rimase sola con Gesù, il suo Sposo…
L’indomani Ella si presentò al Sepolcro e lo trovò vuoto: non riusciva ancora a credere razionalmente che fosse accaduto ciò che invece sapeva intimanente essersi compiuto. Interessante è il dialogo che ebbe subito dopo con Gesù: Egli la sgridò per la sua poca fede, ovvero volle insegnarle a sopportare il dolore, ad andare al di là di esso, per riuscire a non lasciarsi abbattere; se lei che era la portatrice del Sacro Graal, si fosse lasciata andare totalmente alla disperazione, chi altri avrebbe potuto capire e fare proprio il messaggio di profonda Verità? E Maddalena comprese.
Quel giorno stesso Nicodemo, accorso al Sepolcro, prese con sè il Sudario e le bende e la Sindone in cui era stato avvolto il suo Maestro e volle custodirli a Testimonianza perpetua.
Dopo quei fatti, i discepoli di Gesù partirono per portare la “lieta novella” e scampare agli agguati dei Farisei che volevano arrestarli tutti, soprattutto Maddalena, rea di portare in seno, il Segno tangibile della Stirpe che essi non volevano si perpetuasse.
Fu allora che la Storia venne rimaneggiata sia da coloro che volevano nascondere al pubblico la presenza del Sacro Graal, sia da coloro che erano preoccupati di proteggerla dai primi. E scese l’oblio, per secoli fino a quando tra coloro che sapevano, ci fu chi decise di tornare in quei luoghi alla ricerca del Sacro Graal, ovvero le prove della Discendenza di Gesù e Maddalena.
Nove Cavalieri francesi si recarono alfine in Gerusalemme, intorno al 1118 d.C., con l’intento di proteggere i pellegrini che volevano recarsi in Terrasanta a visitarne i luoghi, ovvero alla ricerca di tutte le reliquie e gli Indizi possibili sul viaggio compiuto mille anni prima dal Sacro Graal. Essi si fermarono nove anni all’interno della zona dell’ex Tempio di Salomone, dove rinvennero importanti reperti, fra cui la Sindone e l’Arca dell’Alleanza. Decisero così di tornare in patria e da allora non furono più chiamati “Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio” ma solamente Templari e ben presto il loro nome divenne sinonimo di compattezza e rigore morale, oltre che una leggenda sui campi di battaglia.
Intanto la Sindone iniziò il suo viaggio che segnò la fine dell’Oblio e l’inizio della nota Storia. Leggendo fra le pieghe delle vicende storiche dei Templari, si trovano numerosi indizi di come essi furono strettamente correlati alla linea genetica dell’Uomo della Sindone. La stessa analisi del Viaggio che il Telo Sindonico avrebbe compiuto da Gerusalemme per giungere a Torino, dove è attualmente collocata, rivela anch’essa una storia ricca di fascino e mistero; del resto l’interesse spiccato dei Templari per il Sacro Graal non può non aprire enigmi e quesiti; sollevare perplessità e anche un pizzico di curiosità su questo Ordine Cavalleresco che raggiunse i più alti gradi delle sfere esoteriche e sociali per poi iniziare un veloce declino da parte di chi volle accaparrarsi sì beni e ricchezze, propri dell’Ordine, ma soprattutto occultare la realtà e la grandezza di questi uomini valorosi. L’accanimento per la cancellazione dell’Ordine dalla Storia, è di per sè la dimostrazione che i Templari vennero a conoscenza di segreti esoterici di grande rilevanza etico-sociale; conoscenze al limite dell’imponderabile che misero altresì le fondamenta per le edificazioni di Cattedrali maestose, quanto eleganti nelle linee architettoniche e artistiche.
I Templari dunque non possono essersi estinti, ma costretti a mimetizzarsi nei vari ambiti sociali, pur di continuare quella che era la loro primaria e vitale forma esistenziale: la protezione e la cura del Sacro Graal.
Cinzia Vasone
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