Yáng Chéng Fū 杨澄甫 (Cina 1883-1936)
Yáng Chéng Fū è stato un Maestro di Tài Jí Quán (Tai Chi Chuan) famoso per aver semplificato e reso alla portata di tutti questo stile di Gōng Fu (Kung Fu), con la “forma” dei 108 movimenti.
Egli era il nipote di Yáng Lù Chán 杨露禅 (Cina 1799-1872), colui che creò il Tài Jí Quán di stile “Yáng” (che appunto era il suo cognome).
Yáng Chéng Fū ha formulato dieci consigli tecnico-posturali che sono importantissimi e anzi necessari per praticare bene, non solo questa arte marziale ma anche tutte le altre.
I dieci princìpi che verranno elencati qua sotto non saranno comprensibili per la maggior parte dei lettori, perché, anche se a prima vista potrebbe non sembrare, si tratta di argomenti di alto livello, veramente difficili da mettere in pratica, quindi sotto al nome di ogni principio ci sarà una spiegazione, per facilitarvi il compito.
Quelli che sono “iniziati” a questo stile, mettendoci grande impegno, potranno provare ad utilizzarli, anche se solo una piccola parte di loro riuscirà nell’intento…
1) Xū Lǐng Dǐng Jìn 虚领顶劲
Svuotarsi per far scorrere la forza fino al sincipite
Rilassare corpo e mente, tenere i piedi paralleli a larghezza spalle, le gambe leggermente flesse, le braccia lungo i fianchi e il mento un po’ rientrato. Immaginare di essere con i piedi sprofondati nel fango fino alle caviglie o ancora meglio, che dai piedi partano delle radici, come quelle di una grossa quercia, che vanno in profondità verso il centro della terra. Contemporaneamente immaginare di essere tirati verso il cielo, con un filo sottile ma resistente che è collegato al sincipite, fino a che la testa arrivi fin sopra le nuvole. In questo modo la spina dorsale verrà distesa e l’energia potrà essere trasmessa dalla Terra al Cielo e quindi la forza potrà essere tramessa dai piedi alle mani.
2) Hán Xiōng Bá Bèi 含胸拔背
Incassare il torace ed espandere la schiena
Sgonfiare il torace e, con la respirazione inversa (in fase di inspirazione la pancia va in dentro e in fase di espirazione la pancia va in fuori), comprimere l’addome facendo scendere il Qì (l’energia vitale) nello Xià Dān Tián (il campo di cinabro inferiore) e riempire la zona lombare (che normalmente è in cifosi) in modo da allineare la schiena. Come risultato si potrà essere più forti e resistenti ai colpi che ci porteranno.
3) Sōng Yāo 松腰
Rilassare la zona lombare
Rilassare la parte di collegamento tra il busto e le gambe, oltre ad aiutare a riemipre la zona lombare, permette all’asse centrale del corpo di ruotare senza troppo attrito, al massimo della sua funzionalità e quindi di sfruttare al meglio la forza centrifuga ma anche quella centripeta. Questo consiglio, oltre a farvi evitare dei fastidiosi mal di schiena, renderà i vostri movimenti fluidi, veloci e potenti.
4) Fēn Xū Shí 分虚实
Distinguere il vuoto dal pieno
La distinzione tra il vuoto e il pieno è una questione di sensibilità. In ogni momento dobbiamo avere ben chiaro come è distribuito il peso del nostro corpo. Se il peso è tutto su una gamba, allora quella gamba è detta “piena” mentre l’altra è detta “vuota”. Quando lo Yīn, il principio femminile, raggiunge il suo culmine, produce lo Yáng, il principio maschile e viceversa (faccio riferimento al Tái Jí, il famoso simbolo dello Yīn e dello Yáng, quel cerchio che racchiude le due gocce, una nera e l’altra bianca, che si “rincorrono” a vicenda). Quando riusciremo a distinguere il vuoto dal pieno nelle gambe, dovremo passare a tutte le altre parti del corpo e addirittura estendere questo concetto a tutto il nostro essere. Il doppio peso è anche una qualità della mente. Molto complesso sarà estendere questo principio anche al di fuori del nostro corpo, per esempio nei confronti di un avversario, che con la sua tecnica riempirà il vuoto da noi creato e ci permetterà, sfruttando la sua forza a nostro vantaggio di neutralizzare i suoi attacchi.
5) Chén Jiān Zhuì Zhǒu 沉肩坠肘
Abbassare le spalle e lasciar cadere i gomiti
Le spalle contratte sono riscontrabili in quasi tutti quelli che si cimentano con le arti marziali per la prima volta. La tensione in quella zona è un problema da non sottovalutare che di solito viene trattato fin dall’inizio perché compromette la buona riuscita di tutti i movimenti. Abbassare le spalle e tenere i gomiti giù (sempre tenendo le braccia staccate dal corpo, immaginando di avere un’arancia sotto le ascelle) oltre a rilassare il corpo ed essere più sciolti, più forti e meno impacciati, serve anche a proteggere le costole da eventuali attacchi.
6) Yòng Yì bù Yòng Lì 用意不用力
Usare l’intenzione e non la forza muscolare
Questo principio, sempre oggetto di controversie, è uno dei più difficili da assimilare ma allo stesso tempo, uno dei più importanti. Il Tài Jí Quán, essendo un’arte marziale interna, grazie ai suoi esercizi, tiene i canali energetici (quelli usati nella medicina tradizionale cinese) liberi e non ostruiti, così, oltre a rimanere in buona salute, si ha la possibilità, grazie alla visualizzazione, di portare il Qì in tutte le zone del corpo, a nostro piacimento. Si dice che dove va l’intenzione va l’energia e dove va l’energia va la forza e questo ci permette di usare la forza interna che è una forza superiore. Usare l’energia interna in questo modo è la caratteristica principale che differenzia un’arte marziale “interna” da una “esterna”.
7) Shàng Xià Xiāng Suí 上下相随
Sincronizzare la parte superiore con la parte inferiore
Il movimento del Tài Jí Quán è un movimento che coinvolge tutto il corpo. Normalmente quando si muove un arto, contemporaneamente si muovono anche altri due e tutti i movimenti partono dal centro, con mani, vita e piedi in stretta connessione tra di loro. Infatti esiste un’armonia tra i piedi e le mani, tra le ginocchia e i gomiti e tra le anche e le spalle. Quando si tira un pugno, la mente è concentrata, ma non solo nel pugno, bensì nella totalità del corpo, in questo modo si eviterà di essere sbilanciati e si sarà sempre ben radicati nel terreno. Il bravo praticante, nonostante faccia dei movimenti aggraziati e sembri leggero, risulta invece essere pesante in modo impressionante nel momento in cui sferra un attacco.
8) Nèi Wài Xiāng Hé 内外相合
Armonizzare interno ed esterno
Quando si esegue una tecnica, si deve usare il corpo, la mente e lo spirito. Si deve essere tutt’uno con il movimento, bisogna “essere” il movimento. Quando si colpisce, l’intenzione arriva prima del pugno e l’avversario lo percepisce. Si deve essere sicuri di quello che si sta facendo, non bisogna aver nessun timore, nessuna remora, nessuna indecisione e bisogna essere molto concentrati. Allora si potrà dare il meglio di noi stessi e fare il massimo danno con il minimo sforzo.
9) Xiāng Lián Bù Duàn 相连不断
Non spezzare i movimenti
I movimenti devono essere circolari (meglio spiraleggianti), fluidi, continui e senza interruzioni e l’energia interna, come l’acqua di un fiume, deve scorrere senza sosta. Bisogna porre molta attenzione nei momenti di passaggio tra una posizione piena e una vuota (o viceversa) e quando da una tecnica si passa ad un’altra, perché c’è il rischio di creare un’interruzione pericolosa, che provocherebbe un’apertura e cioè una possibile via di accesso per l’avversario. Normalmente le tecniche si imparano e si studiano separatamente le une dalle altre ma solo per facilitarne l’apprendimento, in realtà ogni mossa è amalgamata ad un’altra e tutta la “forma” è un unico movimento, senza soluzione di continuità.
10) Dòng Zhōng Qiú Jìng 动中求静
Cercare la calma nel movimento
Il nostro corpo ha un centro che viene chiamato Dān Tián, che si trova pochi cm sotto l’ombelico e lì che si può raccogliere il Qì, per poi poterlo utilizzare durante il combattimento. Nel Dān Tián va focalizzata la nostra attenzione per far sì che, sia il corpo che la mente rimangano centrati. Dopodiché verrà spontaneo il diminuire dei pensieri che offuscano la mente e potremo trovare la calma nel movimento. La mente potrà acquietarsi e noi riusciremo a sfruttare questo principio per poterci muovere con scioltezza ed eleganza rimanendo sempre molto radicati e quindi anche molto potenti.
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