Aurobindo Ghose
nacque alle 4.30 del 15 agosto 1872 a Calcutta. Il suo nome in lingua bengali è Aravinda e significa “loto”. Il padre, Krisna Dhan Ghose (n. 1845), esercitava la professione di medico chirurgo. La madre Swarnalata Devi Bose (n. 1852) scrittrice di racconti e drammi. Due i fratelli maggiori, entrambi maschi: Benoybhushan e Manmohan. Una sorella ed un altro fratello minori: Sarojini e Barindra.
Dall’età di cinque anni Aurobindo, assieme ai fratelli maggiori, è nel collegio gestito da suore irlandesi a Darjeeling, dove resterà due anni, per imparare la lingua e l’educazione inglese.
Il padre, laureato in Scozia, di mentalità occidentale, positivista ed ateo, volle che i tre figli maggiori studiassero in Inghilterra, dove li portò quando Aurobindo aveva sette anni, affidandoli al pastore protestante W.H. Drewett a Manchester.
Scolaro a Manchester dal 1880 al 1884; poi studente a Londra fino al 1889; infine universitario a Cambridge per due anni.
I pochi soldi che il padre manda dall’India, scemano sempre di più, fino a cessare del tutto. Il pastore parte per l’Australia nel 1884, i tre fratelli restano poverissimi.
Aurobindo è timido e riservato, però suscita l’attenzione degli insegnanti per la sua intelligenza. Pare renda il massimo con il minimo dell’impegno. Da quando ha sedici anni studia per proprio conto francese, italiano, tedesco e spagnolo. Legge i classici della letteratura occidentale, spesso in lingua originale.
Vince il premio Butterworth per lla letteratura, il premio Bedfort per la storia, vince un sussidio governativo e una borsa di studio per il King’s College di Cambridge di ottanta sterline l’anno (luglio del 1889, Aurobindo ha diciotto anni).
Nel dicembre del 1892, a vent’anni, partiva per tornare in India, dopo aver rifiutato di entrare nel Indian Civil Service, l’organizzazione amministrativa con cui gli Inglesi governavano l’India, coinvolgendo i migliori giovani Indiani, allettati da ottimi stipendi.
Il padre è morto, la madre molto malata, Aurobindo assume un incarico amministrativo mal pagato al servizio del Maraja dello stato autonomo di Baroda.
Dall’agosto del 1893 inizia a scrivere articoli politici sul settimanale Indu Prakash di Bombay. E’ l’inizio di una attività politica rivoluzionaria per l’indipendenza dell’India. E’ del 1893 la prima denuncia, in un articolo, del Congresso del Bengala: “Morente di consunzione … in un’era in cui democrazia ed altri termini altisonanti scorrono nei nostri discorsi in modo così sciolto, un corpo come quello del Congresso che non rappresenta la massa della popolazione, bensì una classe singola e limitata, non può onestamente dirsi Nazione.”
Sono anche gli anni in cui Auribindo “scopre” la cultura del suo popolo. Legge per ore e giorni interi, ben presto è padrone del sanscrito, del bengalese, dell’hindi, del gugiarathi,del marathi. Studia le Upanishad, la Gita. Legge gli immensi classici: il Mhabharata, Ramayana di Valmiki, che lo sconvolge per la potenza poetica. Legge anche i contemporanei: Tagore, Vivekananda, Ramakrisna.
Nel 1900 diventa insegnante d’inglese al Baroda College, poi vicediretore nel 1903. Inizia a pubblicare le prime poesie. Inizia anche il poema Savitri, a cui lavorerà per cinquant’anni, opera in cui presenterà, in forma poetica, tutto il suo pensiero, il suo yoga, le sue realizzazioni.
A ventinove anni Aurobindo sposa una ragazzina di tredici anni, Srimati Mrinalini Devi Chandra Bose. Fu un tradizionale matrimonio indiano, la sposa va a vivere con lui a Baroda, dove si stabiliscono anche il fratello e la sorella minori.
Nel 1906 abbandona la relativa sicurezza di Baroda per andare a Calcutta a dirigere il neonato National College, dove si radunavano gli studenti e i più attivi esponenti del nazionalismo indiano.
Sri Aurobindo, che si dedica ad attivà giornalistica e soprattutto politica, dedito alla causa nazionale dell’indipendenza dell’India. Diventa il più popolare leader della gioventù radicale del Bengala : fu tra gli editorialisti dell’Amrita Bazaar Pratika, primo direttore del Bengal’s National College e poi condirettore del Bande Mataram: questi giornali ebbero un ruolo determinante nella formazione di un movimento indipendenta rivoluzionario. Egli fu il leader del nuovo movimento dei giovani progressisti antagonista col partito Moderato.
Sri Aurobindo fu il primo ‘politico’ in India che si preoccupò di dichiarare apertamente, quale fine dell’azione politica in India, la completa e assoluta indipendenza. Come forme di lotta promosse incisive azioni di non cooperazione, resistenza, boicottaggio, sabotaggio nei confronti del governo britannico in India.
Nel gennaio 1908 Aurobindo iniziò pratica yoga sotto la guida di Visnù Baskar Lele, un bakta yogi poco conosciuto. In soli tre giorni realizzò il silenzio della mente, raggiunse in il Nirvana, una identificazione col Brahman, in cui il cosmo sensibile appariva irreale di fronte all’unica Realtà di ‘Quello’. Dal raggiungimento di questo livello di coscienza in poi mantenne questo silenzio mentale, tutte le attività mentali, le parole, la scrittura, il pensiero e la volontà gli fluirono da una sorgente superiore alla mente comuna: era entrato in quella che definì in seguito la coscienza sopramentale. Questa fu la base del suo Yoga. Egli stesso scrisse in una lettera: “… Cominciai il mio Yoga nel 1904 senza un guru; nel 1908 ricevetti un aiuto importante da uno Yogi Maharatta e scoprii le fondamenta della mia sadhana, ma da allora, finché la Madre non giunse in India, non ricevetti aiuto spirituale da nessun altro. La mia sadhana, prima e poi, non era fondata sui libri ma su esperienza personali che si affollavano in me dall’intimo. Ma in carcere tenni con me la Gita e le Upanishads, praticai lo Yoga della Gita e meditai con l’aiuto delle Upanishads, questi furono i soli libri nei quali trovai una guida; i Veda, che cominciai a leggere per la prima volta molto tempo dopo a Pondicherry, anziché guidare la mia sadhana, confermarono piuttosto quali esperienze avevo già avuto. …”.
Nel maggio dello stesso anno viene arrestato ed accusato di un attentato sanguinoso. Resterà in carcere al Alipore per un anno.
Scrive Aurobindo: ”Alipore non fu per me una prigione, ma un Ashram, un eremo e ne uscii rinnovato…”Fosse in isolamento, o assieme ad altri carcerati, continuò la sua Sadhana, guidato, come racconta lo stesso Aurobindo, dalla presenza di Vivekananda di cui sentiva la voce che “ parlava di esperienze spirituali, anzi di un campo speciale di esperienze, limitato ma molto importante…”
Il processo in cui fu coinvolto Aurobindo era un “maxiprocesso” politico, istituito al fine di distruggere il movimento nazionalista rivoluzionario. Aurobindo viene assolto e torna a Calcutta. Ma la polizia non gli da tregua, ricercato per essere deportato, si rifugia in una enclave sotto giurisdizione Francese: Pondichéry. Vi giunse il 4 aprile 1910.
Sri Aurobindo aveva iniziato lo Yoga con lo scopo di acquisire forza ed energia maggiori per la sua attività anche politica; le realizzazioni spirituali interiori, che aumentavano in grandezza ed universalità, divennero il fondamento della sua vita, ribaltando le sue impostazioni esistenziali: lo scopo iniziale di servizio e liberazione del paese si trasformò in un più vasto fine che riguardava tutto il mondo ed il futuro dell’umanità.
Aurobindo abbandona definitivamente la lotta politica e continua la propria Sadhana. Ha col lui quattro discepoli: Bejoy, Moni, Saurin e Nolini. Vivono in estrema povertà.
Il 29 marzo 1914 Aurobindo incontrò per la prima volta Mira Alfassa, moglie di Paul Richard, un francese che avrebbe dovuto partecipare alle elezioni del parlamento francese nella circoscrizione d’oltrmare di Pondichéry.
Mira Alfassa aveva 36 anni, aveva studiato musica e disegno, era stata, in Algeria, istruita nelle scienze esoteriche da Max Tehon.
Paul Richard finanziò la pubblicazione di una rivista bilingue, Arya, che trattava di temi filosofici e di yoga.
Su questa rivista, dal 1914 al 1921, Aurobindo pubblicò alcuni dei suoi meravigliosi capolavori come “La vita divina”, “La sintesi dello Yoga”, Saggi sulla Gita”. A seguito di queste opere Aldous Huxley disse “Aurobindo è il Platone delle generazioni future” e Jean Herbert “Uno dei grandi monumenti dello spirito umano”,
Nel 1915 Mirra lasciò Pondichéry al seguito del marito richiamato alle armi. Ritornerà il 24 aprile del 1920, per non andarsene mai più.
L’influsso di Mirra, che Aurobindo chiamò Mère, la Madre, sulle realizzazioni e sull’insegnamento del Maestro , è incalcolabile.
Mère prende la direzione concreta e quotidiana del gruppo mentre il numero di discepoli pian piano aumenta.
Il 24 novembre 1926 Aurobindo acconsente a che si costituisca l’ asrham, contestualmente interrompe le riunioni e gli incontri con i discepoli, si ritirerà nelle propria stanza e per venticinque anni non ne uscirà più.
Ma questo non significava che si fosse ritirato in qualche altezza di esperienza spirituale. La novità e l’autentico scopo del suo Yoga era non solo quello di realizzare una Coscienza Superiore, ma andare oltre, una ricerca per armonizzare i due poli dell’esistenza, Spirito e Materia. Mantiene come punto di partenza gli antichi insegnamenti dell’India secondo cui dietro le apparenze dell’universo c’è la realtà di un Essere e di una Coscienza, un Sé di tutte le cose, unico ed eterno, di cui è possibile divenire coscienti attraverso una disciplina atta a rimuovere il velo di ignoranza, che separa gli esseri da questa Realtà. Poi Sri Aurobindo va oltre questi insegnamenti: questo Unico Essere e Coscienza è presente allo stato involuto anche nella Materia, nell’oscurità ed ignoranza del mondo sensibile, l’evoluzione è il metodo attraverso il quale questa Realtà Unica libera se stessa. La coscienza involuta in tutto ciò che sembra essere incosciente può e deve tendere verso l’alto, svilupparsi verso lo spirito, divinizzarsi in una perfezione sempre maggiore. Dopo la materia e la vita, la mente è il termine più alto raggiunto fino ad ora dall’evoluzione, non ne è però l’ultimo gradino. Mentre i passi precedenti nell’evoluzione sono stati compiuti dalla Natura, nell’uomo essa diviene capace di evolvere per mezzo di una volontà cosciente. Non è comunque solamente per mezzo della volontà mentale nell’uomo che questo passaggio può essere compiuto completamente, poiché la mente arriva solo fino ad un certo punto dopo il quale essa può solamente muoversi in circolo. Si deve attuare una svolta della coscienza, attraverso la quale la mente deve trasformarsi nel principio superiore. Sri Aurobindo rivela infatti che è possibile la discesa di un nuovo potere di coscienza che egli chiama “Supermente”, che segnerà la nuova tappa evolutiva; questa nuova Coscienza non libererà solamente il Sé spirituale oltre il mondo, ma nel mondo, e sostituirà l’ignoranza mentale con una Coscienza di Verità supermentale che renderà possibile all’essere umano ritrovarsi e crescere oltre la propria umanità, ancora animale, in una razza più divina. Non si tratta quindi di un miglioramento, ma di una radicale trasformazione che coinvolge la Materia stessa.
Realizzare questa possibilità diviene lo scopo dinamico dello Yoga di Sri Aurobindo.
L’Ashram, affidato alle cure di Mère, cresce ulteriormente: nel 1930 i discepoli sono un centinaio, nel 1950 sono 750).
Aurobindo continuò a scrivere e rivedere le proprie opere; in particolare si dedicò alla stesura definitiva di Savitri, un poema di 23.813 versi, il più lungo mai scritto in inglese, che racchiude tutti i temi della sua opera ed esperienza. Il poema venne terminato nel 1950, anno in cui, all’età di 78 anni, Sri Aurobindo lasciò il corpo.
Fonte: http://www.fuocosacro.com/
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