La Scuola dell’Infanzia accoglie il bambino dai due anni e mezzo (i cosiddetti anticipatari) ai sei anni di età e dedica loro un’opera essenziale e decisiva, poiché le prime impressioni restano le più profonde e durature. Molte esperienze dell’uomo traggono infatti impulso da quelle sensazioni e percezioni, che formano il substrato dell’inconscio nell’infanzia lontana.
La scuola dell’infanzia è altresì la prima scuola, non soltanto in ordine di tempo, ma anche d’importanza e le sue responsabilità sono tanto grandi, quanto sono durevoli e decisivi gli effetti della sua attività.
Questo primo periodo della vita scolastica, è, senza dubbio, il più ricco di conquiste e di scoperte meravigliose, che si susseguono ad un ritmo incalzante, travolgente ed impressionante. Sembra anche che il bambino sia sopraffatto dalle “novità”, dagli avvenimenti, dai “comandi” ricevuti e pare subisca passivamente tali impulsi, senza avere il tempo di reagire ed assimilare. Al contrario nel bambino vi è qualcosa di vivo e di personale che alimenta la sua spiritualità e gli dà i mezzi per cogliere tutti gli aspetti della realtà circostante: è la sua “mente assorbente” (espressione tipica con cui la Montessori indicava la voglia di fare e di imparare, propria dei bambini), che è per natura, capace di elaborare tutti i dati percepiti e immagazzinati in una comprensione sempre più ampia dell’ambiente, nel quale il bambino vive immerso; immerso e non sommerso, dunque. Egli agisce ed interagisce e per questo motivo “impara”.
E’ l’imparare facendo da sé, immagazzinando esperienze di vita nei differenti contesti: naturale, antropico, artificiale. Il bambino, inoltre, possiede un’immaginazione fervidissima che gli consente di compiere giochi simbolico-culturali; è attraverso la sua curiosità, infatti, che l’immaginazione si concretizza in conoscenza e in apprendimento di comportamenti. Egli facendo, impara le sfaccettature della realtà e, nel contempo, acquista consapevolezza dell’Altro diverso da sé. Ne deriva il conseguente superamento di ogni forma di egoismo ed il sopraggiungere di comportamenti di tipo collaborativo, di solidale aiuto in un ambiente sereno, richiamato quest’ultimo a gran voce da tutti gli Indicatori Nazionali, programmi vigenti per il primo ciclo di istruzione.
Il bambino inoltre, come sostenne in maniera pioneristica la Montessori, è attivo ed ha per questo bisogno di muoversi, di lavorare, di occupare il corpo e la mente. Così facendo alimenta le sue mappe concettuali che, per la Montessori, possono essere paragonate ad una forma interiore di spiritualità: l’essenza che spinge gli esseri viventi a cogliere fattori essenziali, captati nell’ambiente e di cui hanno bisogno per vivere. Il bambino dunque assorbe stimoli per crescere, non solo fisicamente, ma anche e soprattutto intellettivamente.
La Scuola. come sistema educativo per eccellenza, ha il dovere istituzionale di sviluppare queste potenzialità, insite nel fanciullo, favorendo al contempo attività sempre più personalizzate, che favoriscano altresì l’autocorrezione e l’autovalutazione. Si pensi al materiale strutturato montessoriano ed in particolare agli Incastri Solidi: cilindri di legno graduati che vanno inseriti in sequenza all’interno di contenitori adatti alla misura; se il bambino commette l’errore di inserire un cilindro nella collocazione sbagliata, non riuscirà a completare la sequenza perché rimarrà almeno un cilindro fuori dagli incastri; in tal caso il bambino sarà portato a provare e riprovare la sequenza (autocorrezione), nel tentativo di riporre tutti i cilindri nella collocazione esatta, con sua grande soddisfazione (autovalutazione).
Quando il bambino lavora così alacremente, in realtà, sta compiendo i suoi primi atti di conoscenza intenzionale, perché animato da una forza interiore, la spiritualità cosmica, la quale trova spazio ed applicazione in virtù di un’educazione cosmica.
Cos’è dunque la spiritualità cosmica montessoriana? Per capirlo leggiamo insieme alcune parti di “La scoperta del Bambino” (autrice Maria Montessori): …ma oggi ci preoccupa nell’educazione l’interesse dell’umanità e delle civiltà, innanzi al quale esiste una sola patria: il mondo.
Da non dimenticare che la pedagogista di Chiaravalle nacque nel 1870 e morì nel 1952 a Noordwijk (Olanda) e che i valori universali di pari opportunità di sviluppo e di rimozione d’ostacoli, quali impedimento alla formazione umana (art.3 della Costituzione- 1948), sono stati promulgati come risposta ai bisogni di pace e solidarietà, propri del secondo dopoguerra, ma mai decaduti e sempre attuali.
Ed ora torniamo alla spiritualità, proseguendo la lettura precedentemente iniziata.
Ogni cosa grande nasce su tentativi e su opere imperfette. Quando S. Francesco di Assisi ebbe la rivelazione di dover ricostruire la “chiesa”, credette che si trattasse della chiesuola del suo paese che era crollata; e si mise a trasportare le pietre sulle spalle onde riedificarla- Solo dopo si accorse che la sua missione era di rinnovare la Chiesa cattolica con lo spirito di povertà. Ma il San Francesco che ingenuamente trasporta le pietre, come quello che fulgidamente conduce ad un trionfo, sono la stessa persona in due età diverse.
E cosi noi che lavoriamo a un solo trionfo, siamo quasi membra o età di una persona medesima; e quelli che vengono dopo, arrivano perché ci furono quelli che credettero e lavorarono prima. Così molto analogamente abbiamo creduto che trasportando le pietre…… stessero ristrutturando edifici scolastici, solo dopo si accorsero che stavamo attingendo ad una nuova spiritualità educativa.
E ancora: Invero che cosa è uno scienziato? Non certo colui che sa maneggiare tutti gli strumenti di fisica di un gabinetto o che nel laboratorio di chimica rimaneggia con sicurezza tutti i reattivi: o che sa in biologia approntare i preparati microscopici. Anzi molto spesso persone assai al di sotto degli scienziati come sarebbero gli assistenti o i semplici preparatori, sono essi, non lo scienziato, che hanno la più gran sicurezza della tecnica sperimentale. Noi chiamiamo scienziato la figura di colui che nell’esperimento ha sentito un mezzo conducente a indagare le profonde verità della vita, a sollevare un qualche velo dei suoi affascinanti segreti e che in tale indagine ha sentito nascere dentro di sé un amore così passionale per i misteri della natura da dimenticare se stesso.
Ecco lo spirito dell’uomo di scienza al quale la natura voluttuosamente rivela i suoi segreti coronandolo con la gloria della scoperta. Esiste dunque uno “spirito” dello scienziato oltre ad un “meccanismo “dello scienziato. E lo scienziato è al culmine della sua ascesa, allorché lo spirito ha trionfato sul meccanismo; da lui la scienza avrà non solo nuove rivelazioni della natura, ma sintesi filosofiche di pensiero.
Ora io credo che dobbiamo preparare nei maestri (di scuola) più lo spirito che il meccanismo dello scienziato; cioè l’indirizzo di preparazione dev’essere verso lo spirito anziché verso il meccanismo.
Da quanto letto sinora dovrebbe esser ormai chiaro come la Montessori non abbia desiderato affrontare un trattato di pedagogia scientifica, quanto piuttosto individuare come si riveli necessario che il sistema scuola permetta le libere manifestazioni naturali del bambino, senza forzature, nel pieno rispetto della sua stessa spiritualità, quella che lo anima.
Essa concepisce il bambino come soggetto di diritti e vede una violenza alla vita, laddove altri prima di lei, videro cura e protezione (il non consentire al fanciullo, ad esempio, di fare le proprie esperienze per non farlo “affaticare”) e rivendica perciò la capacità attiva e propulsiva dello spirito in formazione, negando ogni passività e ricettività dell’anima infantile.
La Montessori intuisce il bene, il vero, come valori intrinseci dello spirito umano e vuole aiutare l’infanzia alla valutazione di sé nello sviluppo armonico di tutte le sue potenzialità. Perciò le sue scuole, chiamate “Case dei bambini” sono ambienti sereni, in cui il lavoro si svolge con gioia e con libera partecipazione e l’insegnante è vigile, paziente osservatrice che interviene con spirito di sostentamento, aiuto e collaborazione reciproca.
Non si tratta quindi d’intervenire per interrompere i percorsi formativo dei bambini, ma di sollecitare a continuare, nonostante la presenza d’eventuali difficoltà d’apprendimento.
La Montessori, prima donna medico in Italia, ha compreso come la salute organica dell’individuo, dipenda anche dal superiore benessere dello spirito, dalla soddisfazione a lavorare da sé. Scoprì infatti che tutto ciò che valeva per i bambini con difficoltà d’apprendimento, aveva una giustificazione ulteriore per coloro che non presentavano tali difficoltà.
Riassumendo: l’educazione sensoriale affina i sensi e li prepara allo sviluppo della spiritualità interiore; la spiritualità è dunque, per la Montessori, quella forza presente in ogni essere vivente di propulsione di sé nel cosmo. L’uomo pertanto ha il dovere d’introdurre i suoi figli al mistero della natura, che essenzialmente si concretizza in un’educazione cosmica, vale a dire la riflessione sull’essenza della vita stessa.
Il fine montessoriano è dunque la comprensione e l’accettazione delle diversità di sviluppo, di quelle ambientali ed infine di quelle razziali.
Un altro aspetto dell’educazione cosmica è rappresentato dal rispetto per la morte, che acquista valenza sociale: essa infatti consente la nascita e la crescita dell’organismo successivo in un’interazione propria del mondo naturale, che arricchisce di “poesia” perfino le catene alimentari. Una corretta educazione intellettuale quindi spinge il bambino ad un’esplorazione volontaria dell’ambiente che lo ospita. Da ciò deriva che tutto il “far cultura”, per la Montessori, è importante sì, ma secondario rispetto alla comprensione della propria spiritualità nell’ambito cosmopolita.
Una prospettiva cosmica può così dischiudersi ad un’umanità migliorata, che conduce al superamento d’ogni forma di gretto nazionalismo e di conseguenza di razzismo; tutto ciò ha, ovviamente un alto valore pedagogico e morale.
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