La spiritualità degli ultimi decenni ha saputo lanciarsi in una direzione più libera dal senso comune, diramandosi nelle più disparate discipline ed attività, trovandosi persino capace di creare per molti un business molto remunerativo, il che ne dimostra la riuscita. Ma siamo davvero liberi dal senso comune? Innanzitutto è da precisare la differenza dal senso comune razionale, vedi l’obbiettività del pensiero di ciò che è male nella società, come potrebbe essere l’omicidio od ogni forma di violenza, differente dal senso comune applicato alla vita quotidiana. Avere idee nuove, essere solitari, vivere da ricercatori ascetici o essere visionari ed eccentrici è ancora ritenuta una stranezza. Ma il senso comune è così giusto come asseriscono i “molti”? E a seguito di quali motivazioni? Partiamo dalla sua definizione, sul dizionario Treccani troviamo una citazione di Manzoni “Il buonsenso c’era, ma se ne stava nascosto dal senso comune”, dove buonsenso sta per ragione naturale, o capacità intuitiva di giudicare rettamente. Nell’antica filosofia greca troviamo diversi tipi di riferimenti ad entrambi, associandoli alla mutevole ed ingannatrice sensibilità comune a dispetto di una capacità di visione della realtà del singolo. Le scuole di pensiero filosofiche mutano nella storia, e nel periodo della nascita degli Stati Uniti, Reid intende il senso comune come legante di un popolo, dando il via alla concezione di questo come ad una positiva complicità. A rinforzarne il pensiero Moore, spiegando come solo ciò che è per la maggior parte delle persone vero può essere considerato reale. Fumaroli invece ne parla come di pensiero non metafisico e logico, in quanto guidato da un’opinione media. Fortunatamente la classe dei filosofi moderni riprende il dibattito anche in campo sociologico, usando un approccio dato dall’osservazione dei comportamenti umani. Geertz parla della variabilità del senso comune dato dall’individualità di un popolo, soggetto a pregiudizi che vengono accettati di conseguenza dalla media. A seguito di queste brevi considerazioni sul suo significato, non parrebbe da ritenersi esaurito il pregiudizio comune, nella misura in cui ancora molte categorie e persone che vivono una profonda spiritualità sono soggette a vessazioni e discredito. Pensiamo a popoli come gli Aborigeni Australiani, i Dogon in Africa, i Nativi Americani e molti altri che vivono una realtà fatta di semplicità, unione con la natura, e per la quale il contatto con la misticità è la norma. Essi vengono relegati in un angolo dalla media occidentalizzata, da quella parte di comunità che conduce una vita fatta di benessere effimero, ritenendo la propria cultura quella civilizzata, persino ridicolizzandoli come beoti ignoranti. Una società moderna che vive tra i gas di scarico ed immondizia, si imbottisce di medicine chimiche per curarsi dalle patologie create dallo stress che vivono e dall’avvelenamento, ma che giudicano univocamente insensata una vita come quella dei popoli indigeni, fatta essenzialmente di libertà a dispetto dei primi (o quantomeno coloro non sono segregati nelle riserve ancora oggi…). A questo solo esempio si evince la naturale inimicizia tra buonsenso e comune senso della realtà, dunque le due prospettive prendono pieghe completamente opposte di visione, questo ben inteso non comprendendo coloro che comunque pensano autonomamente pur vivendo nel suddetto contesto. Facendo un’esamina direttamente tra i paesi ritenuti civilizzati, o meglio sarebbe dire inquadrati in una struttura sociale basata sulla mercificazione e sulla comodità, entrano in campo temi quali la vita oltre la vita e la reincarnazione negli scaffali delle librerie. Fu il dottor Moody a metà degli anni settanta a pubblicare in America un libro intitolato proprio “La vita oltre la vita”, basato su sue ricerche condotte con pazienti che raccontavano della loro esperienza nei brevi minuti in cui erano riconosciuti morti. In maggioranza affermavano di aver visto e parlato con parenti defunti, o di aver assistito dal di fuori del corpo a ciò che accadeva nella stanza durante la rianimazione, o di un tunnel di luce con musica bellissima, mentre per alcuni sporadici casi nessun ricordo se non l’oblio, il nulla. Ma ancora più eclatante è la vicenda del professor Alexander, neurochirurgo, che attraverso la sua personale esperienza ha applicato anche la sua conoscenza medica approfondita, descrivendo nel suo libro “Milioni di farfalle” la sua avventura in ciò che definisce una sorta di paradiso. Nonostante la preparazione di quest’ultimo stimato e preparato professore, i contestatori sia tra i colleghi che tra una fetta considerevole di scettici, permea ancora un senso comune di veridicità sull’impossibilità dell’esistenza di una vita al di là di quella del corpo fisico. È peraltro comune che gli scettici i quali attraverso le personali vicissitudini hanno cambiato idea per esperienza diretta, nel momento in cui si espongono vengono ridicolizzati e screditati. Il buonsenso inteso come pensiero ragionato su un evento considerato inconsueto (ma non così realmente inconsueto), non viene applicato da una logica di dubbio o curiosità, perché il senso comune insegna il soffocamento del pensiero. Si manifesta come un vero e proprio lavaggio del cervello ed indottrinamento.
Il dottor Weiss ha raccolto innumerevoli testimonianze negli anni di casi di persone che, in ipnosi regressiva, recuperavano ricordi di vite passate. Sono noti attraverso i media casi di bambini che affermano di ricordare la precedente vita, descrivendo luoghi e persone, avendo poi reali riscontri nei loro racconti. Celebre il caso di Shanti Devi in India, soggetta a studi sulla reincarnazione per la straordinaria precisione dei dettagli di cui faceva menzione, tanto che Gandhi fece istituire le ricerche su questo clamoroso caso. Al di là del voler contestare l’efficacia dell’ipnosi per alcuni, vi sono casi di ricordi spontanei che indurrebbero ad una sana curiosità di fondo, invece non si riesce ancora ad andare oltre al senso comune di chiusura su temi come anima e spiritualità, perché? In Brasile nel 1910 nacque Chico Xavier, forse uno dei più grandi medium della storia contemporanea. Egli scrisse tramite la psicografia numerosissimi libri e messaggi per la gente che, da tutto il Brasile, andava a trovarlo chiedendo udienza e missiva dai parenti deceduti, o informazioni da entità che fossero. Una vicenda la sua con milioni di testimonianze a favore, difficilmente passabili come suggestione di massa. Ha scritto oltre 400 libri sotto la dettatura di guide spirituali come Emmanuel, ma anche di persone trapassate come il dottor Andrè Luiz, il quale fece un racconto su una delle dimensioni in cui l’anima si trasferisce durante i passaggi tra una vita all’altra. Ed in effetti il dottor Luiz è realmente esistito, e dalla sua storia è stato creato anche un film molto noto tra gli spiritualisti e medium intitolato Nosso Lar, ovvero Nostra Dimora. In questa descrizione si fa riferimento ad una zona di assestamento, di riequilibrio e armonizzazione dello spirito in fase di recupero della memoria storica, intesa come anima e vite vissute, fase nella quale si incontrano nuovamente le persone care e morte precedentemente. Si fa anche accenno ad uno spazio di coscienza superiore libera (paradiso?) a cui alcuni avrebbero accesso senza dover rinascere sulla Terra. Andrè Luiz narra inoltre di un’altra zona di intermezzo, chiamata umbral, nella quale la percezione dell’anima nel trapasso è di disagio, una sorta di inferno fatto di fame, sete e dolore, che non sarebbe altri che una proiezione delle paure e delle angosce della mente, più che un luogo di punizione. Difatti è ben sottolineato durante l’esperienza raccontata dal dottore brasiliano, che non tutti passano nel limbo dell’umbral, in quanto taluni hanno un percorso di vita terrestre privo di frustrazioni ed ego. Da evidenziare inoltre che si parla di vita sulla Terra come un’esperienza di crescita nello spirito. A seguito di ciò che fu la vicenda descritta da Xavier tramite Luiz, si potrebbe in senso di realtà trascendentale dare una risposta alle motivazioni della lenta evoluzione del senso comune, che si discosta dal ragionamento plausibile per dare invece ostruzione ad oltranza, senza repliche, un atteggiamento che implica il solo “no”, a fronte di un più sensato “ci penso”, o “mi pongo il dubbio e ascolto”, ponendo un muro a fronte di questo genere di vicende ed esperienze.
Prendiamo ancora un esempio, le vicende di abductions aliene o di avvistamenti UFO. La casistica e la documentazione di testimonianze è davvero impressionante. Molti tra piloti di aerei, astronauti, e addetti al campo aereonautico, affermano di avere avuto esperienza diretta con oggetti tecnologicamente troppo avanzati per essere costruiti dall’uomo. Politici come l’ex ministro della difesa canadese Hellyer hanno affermato pubblicamente l’esistenza aliena, come ha fatto anche l’ex colonnello statunitense Corso o il ministro della difesa giapponese Ishiba. Non sarebbe di buonsenso ritenere che molti stimati professionisti, con molto da perdere in reputazione o carriera, possano mentire o inventare storie di avvistamenti o di contatto con forme di vita extraterrestri. Eppure nonostante questo esiste ancora una percentuale della società occidentalizzata che rigetta ogni forma di senso critico, di obbiettività tramite un ragionamento libero dai condizionamenti, stabiliti da una massa che ancora intimorisce quando giudica l’altro uno “strano” od un pazzo. Al giorno d’oggi vediamo un controllo mentale del senso comune orientato alla propaganda che denigra il virtuoso, colui che fa una ricerca interiore, che fa una scelta di vita e di alimentazione diversa, attuando così sue nuove regole al di fuori dell’omologazione e della convenzione. Se è pur vero che molti sono riusciti attraverso il loro carisma a fare, come suddetto, anche un business della spiritualità, vedi la moltitudine di tarocchi, gadget per la meditazione, collanine di cristalli e quant’altro a disposizione dei nuovi “hippie”, è anche vero che questa possibilità è data proprio dal principio del commercio, il dio denaro utile anche se fuori dal senso comune. Ovvero sono in molti ormai i vegani, per fare un esempio, e anche se mediamente detestati si producono prodotti per loro anche da ditte che producono carni, a significare non certo un cambio di coscienza, quanto un’opportunità economica fruttuosa. Molti baristi hanno nel frigo il latte di soja per questi nuovi clienti, ma spesso e volentieri li giudicano persone tristi e sciocche. Il fatto che vi sia una disponibilità ed accessibilità a poter praticare il proprio processo di consapevolezza della coscienza, non significa che il senso comune si sia scostato da un’antica radice di comoda repressione mentale. Non dover pensare, mantenersi in una prospettiva già predefinita come giusta, perché “da sempre” (da verificare) e di “tutti”, è il successo del controllo mentale applicato dai governanti, i quali dettano legge sul pensiero costruito ad arte per non dar modo al popolo di crescere, conoscere, cercare e ribellarsi se necessario. Il senso comune è il mezzo col quale le persone controllano i familiari e chi intorno a loro attraverso il senso di colpa, perché non agiscono nella linea imposta. Coloro che hanno un’innata ascensione e forza interiore riescono ad emergere nonostante le difficoltà di coloro non li accettano, mentre per altri la vita si trasforma in una costrizione e mortificazione di sé stessi attraverso una routine costruita da altri. Il male che subiscono “i diversi”, non è forse un’ingiustizia perpetrata ad una percentuale di popolazione che comunque ha un suo diritto di esprimersi attraverso la propria realtà, pur non essendo quella di una certa media? Una media che sarebbe sempre comunque da quantificare nella sua vera proporzione a dispetto delle altre sussistenti verità. I luoghi comuni e la dittatura del pensiero costruito, impacchettato come vero per tutti, è evidentemente un impoverimento nella ricerca di una crescita spirituale, una catena che cerca di impedire il cambiamento altrui e impedisce a sé stesso la possibilità di evoluzione. Il buonsenso è una forma di elaborazione a dispetto del senso comune, quindi una capacità da sfruttare per essere liberi.
Debora Ann Lucia
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