COM’E’ DIFFICILE IL MESTIERE DI PADRE e Sentire d’esser un “buon padre”.
Buongiorno lettori,
sono una donna, sono una madre che vuol consegnare un messaggio ai padri responsabili, ovvero a quei padri che non si limitano alla mera e semplice partecipazione al momento del concepimento e poi ad una presenza fittizia al parto, bensì sono presenti e attenti lungo tutto l’arco di vita del figlio, a partire dalla gravidanza, lungo i primi anni di vita… e quelli a seguire, ovviamente.
Sono intimamente convinta che la vita inizi nell’attimo stesso del concepimento; per viverlo pienamente ci vuole nei genitori un pizzico di consapevolezza, che non significa compiere quell’atto solo se finalizzato alla procreazione, né assumere atteggiamenti responsabili solo se “coppia stabile” (altrimenti non si spiegherebbe la congiunzione della cellula uovo con il vittorioso spermatozoo, in contesti non voluti, cosiddetti “casuali”). La consapevolezza di cui voglio parlarvi è la capacità psichica di sentire l’altro e di sentire che sta avvenendo il “miracolo della vita” proprio in quei meravigliosi istanti, che taluni chiamano semplicemente sesso, ma che io preferisco chiamare Amore.
Se il neo-papà ha scelto una madre responsabile, con un grado sufficientemente alto di consapevolezza di sé, verrà informato dalla sua partner di ciò che ella sente crescere dentro il suo corpo, ovvero del sentire quel bambino prima ancora di conoscerne il verdetto, offerto da una provetta acquistata in farmacia.
Se il neo-papà è un padre responsabile, potrà sentire la gamma possibile di emozioni che vanno dall’attacco di ansia, alla paura, ai sudori freddi fino alla felicità più genuina ed autentica. Tutto rientra nelle normali reazioni a notizie così traumatiche ed elettrizzanti. L’importante è assumersi le proprie responsabilità di genitore, che presuppone il non-abbandono della madre a se stessa. Purtroppo non tutti i padri sono responsabili, né tutte le madri (bisogna dir anche questo e non solo per par condicio).
Talvolta i neo-papà concordi o meno con la rispettiva neo-mamma preparano un progetto inscritto in una tabella precisa in cui la donna (che ospita quella cosa che chiamano “il bambino”), diventa una crocetta da apporre giorno dopo giorno, per intendere il trascorrere del tempo che inesorabile chiama a sé un altro Tempo, fatto di controlli sanitari e/o alimenti da assumere nella dieta giornaliera, che in taluni casi diventa una dieta vera e propria contro la “fame” incipiente della madre (fame che aumenterà con l’insorgere dei rigorosi controlli, come un cane che si vuol mordere la coda).
Il padre sanitario sa tutto sui valori del sangue, sull’emoglobina e talvolta persino inizia a parlare di scuole e università. Se un tale padre ha accanto una donna che vuol sentire il suo uomo attraverso questo tipo di manifestazioni, tutto corre liscio fra controlli ed esami programmati; nausee perfettamente sincronizzate e riposini tabellari di cui avrà diritto la madre. Ma — e qui c’è un ma, se la donna non ama quelle attenzioni perché le danno un senso di vertigine, di ospedalizzazione della sua gravidanza, una sensazione d’intrusione in un qualcosa che invece vuole tempo per sentire il suo sé che cambia e che cresce col gonfiore del suo grembo? Allora essa potrà diventare docile come un agnellino ed accettare tutto passivamente come si farebbe con una malattia esantematica, per la quale tempo e medicine servono allo scopo della guarigione da quella cosa chiamata “gravidanza”; al contrario se la madre è una che vuol partecipare alle “decisioni tabellari” esprimendo giudizi e pareri, si ritroverà a protestare pesantemente di fronte a quelle che considera intrusioni e verrà apostrofata dai “parenti attenti” come stressata dagli ormoni e dunque una specie d’incapace d’intendere e volere.
Ci sono anche i genitori salutisti-sportivi, ovvero i fanatici dei corpi sodi e perfetti che stabiliranno programmi ad hoc di ginnastica, dove il neo-padre diventa il personal trainer della neo-mamma. Ci sono genitori culturali che acquistano ogni genere di libro che parli di gestazione e s’iscrivono alle chat per neo-genitori come se la loro adesione a certe “pagine” sui social network, sia il loro biglietto da visita nel mondo dei “grandi”… tralasciando così tutti gli stili di vita tenuti fino a quel momento, col conseguente allontanamento da sé dei “vecchi amici”… e poi ci si stupisce se gli accoppiati con figli, frequentano perlopiù i loro stessi “simili” per parlare di poppate o di pesate settimanali dove la differenza di pochi grammi può fare la felicità o meno di certi genitori.
Ci sono altresì genitori che considerano la gravidanza un intramezzo fra un prima ed un dopo: il padre spesso esce di casa lasciando la madre a gestirsi le nausee o, in seguito, i cambi di pannolini, in quanto cose femminili, che non sente lo riguardino. Certe madri rientrano nel presente quadro, quando si lamentano per ogni nonnulla, come per esempio il peso dei chili di troppo, anziché gioire nel sentire quel peso, segno inequivocabile della nuova vita che prende corpo in lei, dimenticandosi pertanto di essere per quanto possibile un tutt’uno con quella linfa vitale, che potrebbe sentir sopraggiungere dall’altro battito cardiaco. Ogni mamma in gravidanza dovrebbe sapere come “ascoltando” il battito cardiaco, fonte sorprendente di estasi per la neomamma, può iniziare con suo figlio il silenzioso dialogo, fatto di carezze nei punti in cui percepisce piccoli movimenti e di pensieri d’amore con cui lo nutre giorno per giorno.
Per i genitori dediti agli affari, la nuova nascita è talvolta vista come un ostacolo alla propria affermazione e carriera. Date queste premesse è logico capire come in tali contesti vengano a mancare i presupposti per la formazione della famiglia che non è il semplice inserimento di un elemento in più nelle geometrie organizzative, bensì una vita che chiede innanzitutto d’essere amata.
Ci sono tanti generi di padri, così come altrettante madri, ma quel che mi preme sottolineare è come ciò che rende un uomo responsabilmente padre, o una donna responsabilmente madre è l’atteggiamento che avrà nei confronti del suo bambino: devono sì consentire la fuoriuscita delle legittime ansie per il futuro, per analizzarle, ma al contempo non possono lasciarsi sopraffare da queste ultime. I genitori attenti provano a stendere insieme il nuovo Progetto di vita che comporterà una visione d’intenti quanto più possibile concertata ed armonica.
Purtroppo non sempre è così. Ci sono madri altresì che tiranneggiano i loro partner: tali donne faranno accorrere il neopapà con le scuse più becere, nell’insano desiderio di gioire del loro potere… inutile dire che esse non hanno il senso del rispetto, alla base dei nuovi equilibri che vanno strutturati. Essere responsabile significa anche saper gestire autonomamente le proprie paranoie, in quanto i figli non sono ostaggi, né i mariti la controparte in una tacita guerra.
Intanto una buona notizia: non esistono genitori perfetti. Possono invece esistere genitori perfetti per i loro bimbi, ovvero genitori capaci di sentire i loro cuccioli in un vissuto empatico, che li fa accorrere in cameretta al loro pianto che sapranno tradurre in richiesta di pappa, piuttosto che in un bisogno di coccole in dose extra oltre a quella magari data poco prima. E’ giusto così.
I neonati hanno bisogno di Amore, che è il cibo del Cuore. Non bastano latti artificiali per sopperire la mancanza di quella presenza genitoriale, assente per vari motivi. I bambini hanno bisogno della loro mamma, di sentirsi stringere ed avvolgere da quel battito cardiaco che riconoscono come quello che li ha accompagnati per quei lunghi mesi all’interno della grotta, che si chiama mamma. E quella madre ha bisogno del suo piccolo in un bisogno fisico simbiotico per sentirsi viva anch’essa e non un semplice oggetto sforna-figli. La donna madre ha bisogno di sentirsi importante per il suo uomo, di sentire che lei è l’unica donna per lui; che il suo (di donna) bisogno di coccole sia profuso all’occorrenza, ovvero che si mantenga integra la sua dignità di donna.
Un padre attento ama la sua donna molto più durante i lunghi mesi dell’attesa, non in quanto mezzo di trasporto ma perché lei rappresenta la luce dei suoi occhi ed il bambino in arrivo il coronamento del suo sogno di affermazione in un contesto che si chiama “famiglia”.
La famiglia è un nucleo non solo abitativo, ma affettivo, al cui interno si svolgono logiche di pensiero e atteggiamenti educativi, non solo dei genitori verso i figli, ma anche e soprattutto di rispetto dei genitori verso se stessi, perché la famiglia cresce se innaffiata di cure e affetto che vanno al di là di comportamenti stereotipati.
E’ difficile il mestiere di essere genitore perché non tutti vogliono sentirsi dire che lavoreranno per questo tutta la vita, anche quando i cuccioli avranno lasciato il loro nido ed i genitori li osserveranno, per quanto possibile, a distanza per applaudire i loro successi e per sorreggerli se il loro intervento verrà richiesto. Non è solo rispetto, questo si chiama: Amore!
Per quanto riguarda i figli, è bene ricordare che studiare e/o lavorare, è il giusto onore che si rende alla propria vita, in quanto l’autoaffermazione consolida l’autostima di sé affinché ciascun individuo, divenuto adulto, sappia gestire autonomamente il proprio ruolo all’interno della società.
Cinzia Vasone
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QUALCHE PICCOLO CONSIGLIO DI LETTURA
Gabriele Mancino
Io mi sono sempre chiesto perché a un certo punto nasce questa necessità di procreare, paura di rimanere soli? Incapacità di volersi bene? Necessita di autoresponsabilizzarsi a livello inconscio?
Cinzia Roberta Vasone
Il desiderio di “dare la vita”, e’ un bisogno primario; non necessariamente tutti lo provano e non tutti quelli che lo provano, riescono a soddisfarlo. Nel mio Articolo descrivo alcuni degli atteggiamenti che ho notato osservando le reazioni di molti, ma soprattutto descrivendo il mio vissuto profondo, in maternita’. Son certa che possa essere d’aiuto o semplicemente un LA, in chi sta intraprendo il Mestiere piu’ difficile. Chi diventa genitore, dovrebbe avere un certo grado di consapevolezza di se’ per apprezzare pienamente il dono “di dare la vita”, perche’ per procreare non serve, ma per sostenere nella crescita, e’ essenziale. Mi spiace se tu Gabriele, non credi nell’Amore; il fatto che tu possa non averlo incontrato non ne distrugge il valore profondo. Perche’ vedi talvolta ci si innamora “a senso unico” e cio’ che ci viene in termini di desolazione e aridita’, non e’ Amore ne’ una sua lontana manifestazione. Se invece si fa chiarezza in se stessi, prima o poi si fara’ l’esperienza dell’Amore vero e, spesso, con esso giunge il desiderio di creare una famiglia, il nido in cui ospitare chi si ama…
Valentina Castalia
perpetuarsi della specie
Valentina Castalia
desiderio di amare
Valentina Castalia
necessità di imparare ad amare. molti imparano soltanto quando diventano genitori.
Gabriele Mancino
Siamo otto miliardi, la nostra specie sta diventando un virus ormai! All’amore non ci credo tanto, direi piu egoismo ..
Valentina Castalia
le credenze come tali sono relative. per quanto riguarda la riproduzione della specie i migliori della specie hanno particolare diritto a perpetuare le proprie qualità. se la massa ha invaso il pianeta, non cambia la sostanza.
Valentina Castalia
se tu non credi all’amore non significa che questo non esista
Valentina Castalia
https://www.youtube.com/watch?v=TVfZ-yAcdK0
Gabriele Mancino
Non credo nell’amore possesso e nell’amore attaccamento ma nell’amore assoluto cosa che si prova solo quando si è maturata un po di consapevolezza 😉
Valentina Castalia
beh ma non penso che le due cose che hai citato possano meritare quel nome. lo hanno usurpato.