Anno 1923. Il Ministro dell’Istruzione del regime fascista, il filosofo Giovanni Gentile, compila la riforma scolastica, che rimarrà tale e quale fino ai giorni nostri.
Scuola Materna (3 anni), Scuola Elementare (5 anni), Scuola Media Inferiore (3 anni), Scuola Media Superiore (dai 3 ai 4 anni, a seconda della scelta, portati a 5 successivamente).
In questo modo l’individuo, dopo un primo periodo, in cui è la famiglia che lo prepara a ciò che lo attende (altri individui a loro volta istruiti a dovere), raggiunta l’età di 3 anni, può accedere a una prima struttura, che provvederà a impiantare i primi semi di quello che sarà il percorso verso la manipolazione mentale, ovvero programmi preconfezionati e metodi di dubbia utilità, studiati minuziosamente per infondere nell’innocente l’ansia nelle consegne degli esercizi assegnati (sì, anche solo un disegno); tensione nell’obbligo di imparare determinate istruzione ripeterle a bacchetta, pena l’essere additati come mancanti di qualcosa, un quoziente intellettivo, che non esiste, o come individui non adatti alle relazioni sociali o all’esecuzione precisa delle regole, a cui seguirà l’isolamento o il ricorso a ulteriori metodi per “aggiustare il guasto”; propensione al confronto con gli altri occupanti la stessa classe in termini di abilità manuali o mentali, aspetto fisico, varie caratteristiche “anomale” (quello che porta gli occhiali, per esempio); alla concorrenza, per primeggiare e aggiudicarsi le grazie dell’insegnante di turno, e al contenimento, nonché repressione delle emozioni, in vista dell’impianto principale, che dev’essere inculcato fin dalla tenera età, per essere metabolizzato a dovere, ovvero, la morale.
Dunque, anziché promuovere lo sviluppo dei singoli individui, lo scopo è quello di condizionare “individui potenzialmente e tremendamente liberi”. Tutto questo avviene tramite il rapporto insegnante-alunno, ovvero dalla posizione di autorità del primo, insignito di un qualche potere arbitrariamente concesso, da esercitare sul secondo, considerato fragile, un qualcosa da ridimensionare, da istruire, talvolta anche con percosse fisiche e minacce psicologiche, e, infine, da levigare alla perfezione, proprio come viene richiesto dalla società distorta, in cui tutto questo avviene.
In seguito, da questa prima struttura si passa alla successiva, anch’essa organizzata ad hoc, con l’aggiunta delle famigerate Materie, strutturate in modo strategico, per cui non è possibile controbattere, né lasciare alla vittima la possibilità di avere dei dubbi riguardanti il testo o l’insegnamento stesso. Dunque all’età di 6 anni un individuo è costretto a ingurgitare, e dare per assodato, ciò che l’autorità gli insegna, senza la possibilità di potersi porre dei dubbi, di poter interagire, di potersi confrontare, di poter ragionare. Inoltre, a questo livello viene inserita la modalità “votazione”, per cui, nel caso le giovani menti creative e in parte in grado di plasmare il mondo circostante, di meravigliarsi, di progredire non avessero ancora assorbito in toto il processo di conformazione, vengono schiacciate una volta per tutte. Saranno così impegnate a eccellere, a “fare meglio degli altri”, causa anche il sistema familiare, che inevitabilmente scade nel confronto di un soggetto con l’altro, e a gettare le basi per un ego forte e inattaccabile, facendo perdere ogni traccia di autenticità e di consapevolezza.
Dulcis in fundo, non dimentichiamoci che è necessario costruire uno scopo, altrimenti non avrebbero senso la tensione, la pressione psicologica e fisica, il giudizio e il confronto, ovvero il Titolo di Studio, senza il quale non sarebbe possibile procedere oltre, con conseguenze disastrose per la società. Sì, quel pezzo di carta, che concede il permesso di avanzare in strutture sempre più complesse, sempre più aggressive e soffocanti, atte a formare un individuo succube, strisciante, geloso, invidioso, desideroso di emergere e prevalere sugli altri, e di avere il potere per sopraffarli , con l’obiettivo di arrivare sempre più in alto, in una perfetta illusione creata magistralmente; un individuo incapace di porsi domande, di confutare tesi, di alzare la mano e dire la sua, di essere libero, facendo leva sulla paura “di non essere nessuno”, espressione che non ha alcun senso.
In poche parole, il perfetto schiavo, cieco, sordo e immerso nel sonno più profondo e pronto a tutto, per difendere chi lo ha distrutto, un’ottima arma forgiata a pennello.
L’Istituzione Scolastica, parimenti a dogmi religiosi, sistema monetario, lavorativo e sanitario, contribuisce in modo massiccio alla manipolazione dell’individuo, già perfetto fin dalla nascita, e, con la sua struttura composta di livelli illusori, prepara e sforna, in ogni momento, soggetti pronti a immergersi nella gabbia successiva: il Lavoro.
Majka Rossi
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