Come Trasformare i Tuoi Sogni in Obiettivi Concreti e Realizzabili
Il libro The Secret di Rhonda Byrne ha venduto milioni di copie e ha diffuso in tutto il mondo il concetto di “legge di attrazione”.
Essa recita che se tu desideri fortemente qualcosa, allora si realizzerà quasi per magia; l’universo ti aiuterà a raggiungere i tuoi desideri e ti permetterà di attrarre proprio le risorse di cui hai bisogno.
Noi crediamo che tutto questo sia assolutamente vero, che quando tu ti focalizzi molta energia su un particolare sogno o obiettivo, allora in qualche modo si realizzerà.
Napoleon Hill diceva: «Qualsiasi cosa l’uomo può immaginare, la può realizzare».
Antohny Robbins parla di “sistema attivante reticolare”, per intendere che quando la mente umana è focalizzata su un desiderio, allora semplicemente noterà eventi, persone e discorsi correlati a quel desiderio.
Deepak Chopra parla di “coincidenze” e fisica quantistica.
Il senso è sempre lo stesso: più ci concentriamo su qualcosa e più questa diventa vicina, concreta e realizzabile.
Come si mette concretamente in pratica la legge di attrazione?
Possiamo fare qualcosa per aiutare l’universo ad aiutarci nel realizzare i nostri sogni?
La risposta è ovviamente SI. Possiamo unire la legge d’attrazione con la Programmazione Neuro-Linguistica (PNL).
E scopriremo che la differenza tra un sogno e un obiettivo concreto e realizzabile passa per la pianificazione; la misurabilità; la data entro la quale raggiungerlo.
Questo significa che se tu pianifichi bene i tuoi sogni, essi si realizzeranno concretamente.
In PNL esiste una precisa formulazione degli obiettivi, seguendo la quale si può imparare a prefissarli nel modo più appropriato.
Ad esempio, per prima cosa un obiettivo deve essere espresso in manierapositiva. Se il tuo sogno è quello di cambiare lavoro, non esprimerlo dicendo: «Non voglio più fare quello attuale», perché così facendo espliciterai ciò che “NON vuoi fare” e non ciò che “vuoi fare”.
E come sappiamo, se ti concentri su una cosa, sarà proprio quella a realizzarsi.
Per avere ben chiara la direzione verso la quale intendi procedere devi sapere dove vuoi andare; ecco perché parleremo di:
1. Stato attuale: ossia la situazione in cui ti trovi oggi
2. Stato desiderato: cioè quella che vorresti raggiungere.
Stabilendo questi due punti avrai una direzione da seguire e dovrai solo trovare il modo per fare questo spostamento, cominciando dal verificare le risorse che hai a disposizione. Definendolo nella maniera giusta, e aggiungendo azione e una grande strategia, potrai raggiungere il tuo obiettivo molto più velocemente ed efficacemente.
Si dice che ci siano due tipi di falliti nella vita: coloro che agiscono senza pensare e coloro che pensano senza agire. Ma è anche necessario pensare positivamente, agire e avere una strategia forte, chiara, molto flessibile, in modo da sperimentare diverse modalità per raggiungere il proprio obiettivo, fino a trovare quella giusta.
Importante è anche la “Teoria dei 6 bisogni” di Anthony Robbins, uno dei più grandi motivatori del mondo. Secondo questa teoria ognuno di noi ha 6 bisogni fondamentali che le nostre azioni possono soddisfare o non soddisfare.
Se provi ad analizzare le cose che ami o non ami fare, ti accorgerai, infatti, che i tuoi bisogni vengono soddisfatti in entrambi i casi; quindi, accade anche per le cose che non ti piace fare, spesso in maniera nascosta. Questo perché entrano in gioco i cosiddetti “vantaggi secondari”, come quando si associa al concetto di malattia l’affetto dei parenti o degli amici.
Attraverso lo studio dei bisogni potrai capire come e quanto motivarti e come motivare gli altri. Ma se vuoi davvero realizzare i tuoi sogni, non puoi prescindere dalle convinzioni; queste sono il tramite tra i bisogni e ciò che poi effettivamente facciamo e realizziamo. Ad esempio, un lavoro è uguale per tutti, i bisogni sono uguali per tutti, ma ciò che fa la differenza è il legame che si crea tra lavoro e bisogni, dato proprio dalle convinzioni. Quindi, se hai la convinzione che attraverso il tuo lavoro puoi soddisfare un certo bisogno, il tuo lavoro ti motiverà tantissimo; al contrario, una convinzione opposta può farti vivere il lavoro come una cosa noiosissima.
Attraverso lo studio dei bisogni umani e delle convinzioni limitanti o potenzianti che tutti abbiamo, possiamo veramente avere il controllo della nostra motivazione e della nostra capacità di ottenere risultati.
Realizzare i tuoi Sogni
Quante persone si perdono nei loro sogni? Quante persone hanno la forte convinzione che i sogni rimarranno tali per il resto della vita?
In realtà un sogno altro non è che un obiettivo, magari a lungo termine, che si può pianificare e realizzare. Da un’indagine statistica svolta in America è risultato che la maggior parte delle persone, circa il 97%, non pianifica i propri obiettivi. La cosa interessante è che sembra che il restante 3%, pianificandoli, ottenga in dieci anni il 97 per cento dei risultati dell’intera popolazione.
Ciò sembra rispecchiare il cosiddetto “principio di Pareto”, noto anche come Legge 80/20, secondo il quale la maggior parte degli effetti deriva da un numero ristretto di cause.
Lo stesso principio viene applicato nella gestione del tempo. L’80% del nostro tempo è dedicato al 20% dei risultati, e invece quel 20% di tempo ben speso ti porta all’80% dei risultati. Puoi notarlo nella tua vita. Quanto tempo trascorri svolgendo attività veramente importanti? Poco, ma è quella piccolissima percentuale di tempo che passi concentrato e attento a farti ottenere la maggior parte dei risultati.
Questo è un principio generico: 80 e 20 sono numeri di massima. Si può fare la stessa cosa con la tua vita, in particolare con gli obiettivi che ti prefiggi e che vuoi attrarre a te.
Ognuno di noi dedica un po’ del suo tempo alla pianificazione degli obiettivi che intende perseguire nell’arco della giornata, di un mese, di un anno, e sono proprio questi di solito a portare a risultati concreti. È fondamentale trovare qualche minuto, che sia una volta al giorno o alla settimana, per controllare e verificare i propri obiettivi, le proprie strategie, le proprie azioni, per essere sicuri di mantenere la direzione giusta. Basta veramente poco per raggiungere grandissimi risultati.
I sogni perciò non sono che obiettivi e si possono realizzare se si pianificano in modo corretto.
Sicuramente è meglio credere nelle proprie risorse e capacità piuttosto che affermare: Non ce la farò mai, è inutile che io mi impegni. Ma ripetersi che va tutto bene e fingere che i problemi non ci siano non basta, anzi può essere controproducente. La vita quotidiana è ricca di imprevisti, spesso spiacevoli, ed eventi e incontri negativi possono alla lunga portare al cedimento dei propri sforzi. Pensare senza agire sicuramente non basta, così come agire senza pensare porta al fallimento.
Basti pensare ad esempio, alla mosca che sbatte sul vetro una, due, dieci volte e alla fine rimane lì perché non riesce a uscire.
L’azione quindi è sicuramente necessaria, unitamente al pensiero positivo e a una giusta strategia. Sono questi gli ingredienti che fanno veramente la differenza e ci permettono di raggiungere gli obiettivi, di ottenere risultati concreti. Nel perseguire il proprio obiettivo è necessaria l’azione. Bisogna aver chiari i propri obiettivi, questo è certo il primo passo, ma non deve essere l’unico; bisogna condizionarsi nel tempo, seguire una strategia, pianificare, se non ogni giorno, almeno ogni settimana, ogni mese.
Il vero lavoro si compie tutti i giorni immersi nella routine quotidiana a contatto con le solite persone. Se non siamo condizionati e non abbiamo già deciso la nostra strategia, finiremo per perderci.
La legge di attrazione o il pensiero positivo, quindi, devono essere seguiti da azioni concrete e da una strategia di supporto che orienti le azioni a seconda delle situazioni specifiche. Questo è ciò che fa la differenza. Quindi, la regola del successo consiste nell’avere un piano e agire seguendo una strategia, ma con flessibilità. Se quella che stai provando non funziona, tentane un’altra, senza sentirti un fallito, ma semplicemente accogliendone l’insegnamento.
Impara dal tuo errore in modo da non ripeterlo e pensa che ti stai avvicinando sempre di più al tuo obiettivo, al tuo risultato.
Edison, inventore della lampadina, fece diecimila tentativi prima che la lampadina funzionasse, ma era talmente convinto di ciò che voleva raggiungere da considerare i suoi esperimenti non come fallimenti bensì come diecimila passi verso la sua invenzione. Ecco cosa significa percepire un mancato risultato come un insegnamento.
Se impari dagli errori che hai fatto, e sicuramente sbagliare è umano, gli insegnamenti tratti dalle tue esperienze ti aiuteranno a raggiungere il tuo risultato; se hai l’obiettivo chiaro nella tua mente, perché magari lo hai scritto, lo hai visualizzato bene, alla fine lo raggiungerai. Accadrà perché se non riuscirai ad avvicinarlo da un lato, proverai dall’altro, fino a trovare la strategia giusta e i tentativi falliti saranno solo passi in avanti verso il risultato. La maggior parte delle persone si lascia scoraggiare dai fallimenti, è normale e umano. Chiunque di noi volesse chiedere un prestito in banca, al secondo o terzo rifiuto probabilmente rinuncerebbe.
Walt Disney aveva un obiettivo così definito e una visione talmente chiara dell’enorme parco giochi che voleva creare, dove bambini e adulti si potessero divertire, da recarsi presso trecento Banche per chiedere un finanziamento, ottenendo sempre rifiuti. La trecentunesima Banca a cui si rivolse finalmente accettò. Ecco cosa vuol dire perseveranza nonostante un fallimento. Non tutti sanno che i direttori di banca cercarono di dissuaderlo dalla sua idea, credendo fosse inconcepibile l’esistenza di un parco in cui fosse necessario pagare l’entrata. Ma Walt Disney aveva in mente un obiettivo molto ben definito e riuscì nel suo intento; il moltiplicarsi di parchi del genere in giro per il mondo dimostra il grandissimo successo di questa iniziativa. Quando il primo parco fu inaugurato Disney non c’era più; all’inaugurazione era però presente suo figlio al quale un giornalista disse: «Suo padre però non è qui, peccato che non l’abbia potuto vedere realizzato!» Lui rispose: «Mio padre l’ha visto molto prima di tutti noi, nella sua mente». Ecco il potere della visualizzazione dei propri obiettivi. Per questo è importante scriverli per avere in mano una guida con cui affrontare la vita quotidiana. La “regola del successo” consiste perciò nell’avere obiettivi chiari ed un piano e agire seguendo una strategia, ma con flessibilità.
Scrivere i propri obiettivi con una formulazione giusta è perciò il primo passo. Spesso, infatti gli obiettivi vengono formulati male.
Voglio cambiare lavoro; non sono più soddisfatto del mio lavoro ad esempio sono formulazioni troppo generiche, in quanto si basano sull’andare “via da”, cioè allontanarsi da qualcosa, anziché sul raggiungere una meta, e soprattutto non danno una direzione, in quanto sono espresse in negativo.
Per formulare bene un obiettivo è invece essenziale sapere cosa si vuole per poterlo esprimere in positivo. Se non sai dove vuoi andare, non potrai scegliere una rotta, potrai solo affermare: «Non voglio più stare qui». Purtroppo, in questo modo, non avrai una direzione e rischierai di peggiorare la situazione. Per prima cosa, quindi, l’obiettivo deve essere formulato in positivo. Per quanto possa apparire banale, una delle cose che capita più spesso è di dover correggere frasi come: «Non voglio più fare questo lavoro», «Non voglio più trovarmi in questa situazione sentimentale», o ancora «Non voglio più uomini e/o donne di questo tipo» che non consentono una buona formulazione dell’obiettivo. Esprimendosi in questo modo, si continua a concentrarsi su ciò che non si vuole e non si ottiene nulla. Un obiettivo deve essere formulato in positivo, altrimenti non ci indica la direzione da seguire.
Quando ci interessiamo a qualcosa, quando abbiamo un obiettivo chiaro in mente, ben formulato, cominciamo a espandere la nostra percezione, vedendo dappertutto la cosa che ci interessa o ciò che riguarda quell’obiettivo.
Questo processo è chiamato “sistema attivante reticolare” ed è un meccanismo cerebrale che entra in azione quando il focusmentale è attivato in modo corretto.
Se si sa dove si vuole andare e si è focalizzati su una direzione precisa, appena capiterà un’opportunità verrà riconosciuta e colta.
Deepak Chopra ha parlato della teoria delle coincidenze, il cosiddetto “sincrodestino”, come un meccanismo di funzionamento base dell’universo.
Posto un obiettivo in modo corretto, attivato il focus mentale, iniziano a verificarsi molte coincidenze convergenti verso quell’obiettivo che se colte e riconosciute aiuteranno la sua realizzazione.
È strettamente necessario focalizzare la propria attenzione su di esse. Tutti i giorni ce ne capiteranno a decine, ma non ci faremo caso finché non attiveremo il nostro focus mentale.
Focalizzare la propria attenzione su un obiettivo significa perciò decidere prima di tutto in che direzione si vuole andare.
Non basta dire: «Voglio cambiare vita», così, tanto per uscire dalla propria zona di comfort, ovvero la “zona” psicologica fatta di situazioni in cui ci si trova a proprio agio.
Devi avere una direzione verso la quale procedere, altrimenti rischierai di trovarti disorientato, e questo penso sia capitato a tutti in un momento o l’altro della vita, sicuramente durante l’adolescenza.
Quando devi scegliere una scuola o la facoltà da frequentare all’Università, a meno che tu non abbia le idee molto chiare e dica: «Voglio fare il medico» o «Voglio fare l’avvocato», rischi di affidarti a convinzioni mutuate da altri o maturate a scuola, come ad esempio: «Faccio ingegneria perché mi piace la matematica», per poi renderti conto che non corrispondono alla tua vera identità. In questi casi manca l’allineamento.
Ecco perché è fondamentale stabilire per prima cosa la propria direzione e poi gli obiettivi da raggiungere che andranno collocati su questa linea. Avere chiara la propria direzione significa, quindi, poter porre i propri obiettivi a lungo, medio e breve termine in una stessa direzione. Attenzione a non salire la scala del successo per poi accorgersi solo alla fine di averla poggiata sulla parete sbagliata. Può succedere di darsi da fare per raggiungere un obiettivo, ad esempio la ricchezza, di orientare tutta la propria vita al suo perseguimento, e di accorgersi poi che non era veramente ciò a cui si aspirava.
Questo capita quando non sono chiari i valori in cui crediamo. Dinanzi al proprio obiettivo bisogna poter dire: «Questo è veramente quello che voglio, rispecchia i miei valori, la mia missione personale, la mia visione».
Questo tipo di esercizio si fa soprattutto nei corsi di leadership, in cui è fondamentale partire da un allineamento personale. Ciò che fa la differenza è raggiungere la soddisfazione di bisogni e valori ritenuti importanti. Il denaro, ad esempio, viene spesso ritenuto un valore cui aspirare, ma in realtà è un “valore/mezzo”, uno strumento per raggiungere altri fini, per esempio soddisfazione e realizzazione professionale, o poter dare una casa alla propria famiglia.
Anthony Robbins, grandissimo formatore internazionale e numero uno nel campo della motivazione, sottolinea quanto anche la fisiologia e la postura possano aiutarci a sentirci più motivati a raggiungere i nostri obiettivi, e afferma:
«Non basta neanche stare con il petto in fuori. Tendetelo al cielo, saranno quei due millimetri in più che faranno la differenza, che vi faranno sentire carichi e ossigenati». Quando il cervello riceve più ossigeno, infatti, viene stimolata anche la produzione di ormoni che ci fanno sentire bene; ecco una piccola differenza che può nascere da due soli millimetri in più.
Ben si adatta a ciò un aneddoto basato su un episodio accaduto alla FedEx, la Federal Express, una delle più famose e importanti società di spedizioni a livello mondiale, con un fatturato elevatissimo, la numero uno in America. Enormi stabilimenti aziendali, pieni di macchinari, in cui quasi tutto il lavoro è automatizzato. Un giorno si blocca ogni cosa, improvvisamente saltano tutti i meccanismi e i nastri su cui scorrono i pacchi si fermano. Arriva il presidente disperato perché sta perdendo qualcosa come 100.000 dollari al minuto e chiama subito i tecnici. Uno di loro arriva, molto tranquillo, con la sua divisa; si guarda intorno, dà un’occhiata ai macchinari e si mette a pensare.
Pochi minuti dopo dice: «Bene, forse ho capito», si fa accompagnare in sala macchine, si dirige deciso verso una vite, dà una mezza girata e tutto ricomincia a funzionare. Il direttore contentissimo dice: «Sei un genio, bravissimo, quanto ti devo?» E il tecnico risponde: «Sono 10.000 dollari». Il presidente, sbigottito, replica: «Come? 10.000 dollari! Va bene che io sto perdendo un sacco di soldi, ma non per questo ti devi approfittare della situazione. Facciamo così: nella fattura relativa al lavoro scrivimi in dettaglio tutto ciò che hai fatto». Il tecnico presenta la fattura, il presidente della società la legge, rimane sbalordito e la passa alla segretaria alla quale dice: «Bene, paghi questa persona e gli dia anche una mancia di 1.000 dollari». Vuoi sapere cosa c’era scritto su quel foglio?
Girare la vite = 1 dollaro
Sapere quale vite girare = 9.999 dollari.
Spesso la differenza è data dal sapere, dalla conoscenza; chiunque avrebbe potuto girare quella vite, il presidente stesso o qualsiasi altro tecnico, ma è stato il sapere quale vite girare che ha portato alla soluzione del problema. Ugualmente possiamo dire che chiunque è in grado di assumere una postura con le spalle larghe e il petto in fuori, ma per farlo consapevolmente, tanto da riuscire a mantenerla, ossigenando di più il cervello con tutti i vantaggi che ciò comporta, è necessario essersi abituati a farlo. Anthony Robbins in uno dei suoi corsi ha fatto una dimostrazione interessante, il cui scopo era estrarre delle strategie di seduzione che rispecchiassero esattamente le aspettative di una ragazza che era tra i partecipanti. Alla fine dell’esercizio camminava esattamente come a lei sarebbe piaciuto, la guardava nel modo in cui lei avrebbe voluto e la ragazza aveva un’espressione estasiata, coinvolta, innamorata. Veramente uno spettacolo! Ecco come i dettagli possono cambiare le situazioni.
Il tecnico della FedEx in pochi minuti ha risolto un problema che stava facendo perdere milioni di dollari alla società perché era esperto, e le conoscenze hanno un valore. Pensa al mondo della formazione e della consulenza, interamente basati sul passaggio di conoscenze.
Riassumendo i concetti esposti, se sai dove stai andando e sei focalizzato su una direzione precisa, non appena ti capiterà un’opportunità sarai pronto a coglierla.
Sono piccoli dettagli che fanno una grande differenza, così come quella parola in più che fa vendere un prodotto o che riesce a sedurre; e saranno quei minuti in più che dedicherai a te stesso per pianificare i tuoi obiettivi a fare la differenza, perché ti porteranno a ottenere risultati veri. Credo che il raggiungimento di obiettivi concreti sia quello che ognuno di noi desidera.
RIEPILOGO:
1. Il sogno non è che un obiettivo e, quindi, si può realizzare se ben pianificato.
2. Nel perseguire il proprio obiettivo è necessaria l’azione.
3. La “regola del successo” consiste nell’avere un piano e agire seguendo una strategia, ma con flessibilità.
4. Un buon obiettivo deve essere formulato in positivo, altrimenti non ci indica la direzione da seguire.
5. Se sai dove stai andando e sei focalizzato su una direzione precisa, non appena ti capiterà un’opportunità sarai pronto a coglierla.
Pianificare LO Stato Desiderato
Lo stato attuale è il presente, quello che sei oggi, il tuo eventuale problema, le tue convinzioni e risorse attuali, l’ambiente che frequenti, i comportamenti che assumi, le capacità che hai, i valori in cui credi.
Lo stato desiderato è l’obiettivo che vuoi raggiungere, la persona che vuoi diventare, le convinzioni che vuoi avere, le capacità e i comportamenti che vuoi acquisire, l’ambiente che vuoi frequentare.
Il percorso sarà stato attuale verso stato desiderato.
Ad esempio, nella frase: «Non mi piace il lavoro che svolgo, non voglio più fare il commerciante, voglio fare il pilota», «non voglio più fare il commerciante» è lo stato attuale, e ci saranno delle convinzioni sul mestiere di commerciante che motivano la volontà di cambiare lavoro. Il vero obiettivo, cioè lo stato desiderato, è invece «voglio fare il pilota».
Come vedi, perché sussista una direzione, una retta, una linea da percorrere, è necessario avere due punti. Questo ce lo dice la geometria, non la PNL. Hai un punto di partenza, lo stato attuale, e un punto di arrivo, lo stato desiderato. Quando hai una direzione non puoi sbagliare, non puoi fallire, male che vada dovrai raddrizzare la rotta, come avviene su una nave. Se il mare sposta leggermente la rotta, basterà raddrizzare il timone e proseguire nella direzione stabilita. Se hai un obiettivo definito e chiaro e sai dove andare, anche se una persona ti tratta male, un rapporto finisce o altro, la tua rotta rimane quella. Tra lo stato attuale e lo stato desiderato ci deve essere un percorso.
Sono molti i coach professionisti che potrebbero aiutarti in questo percorso, trasportandoti dallo stato attuale al tuo obiettivo, quindi allo stato desiderato. Potresti chiedere l’aiuto di un coach, che può essere considerato una risorsa esterna, oppure ricorrere a tue risorse interne, richiamandoti a quella volta in cui, ad esempio, hai raggiunto un determinato obiettivo mettendoci tutta la passione possibile. Dentro di noi abbiamo tantissime risorse a cui possiamo accedere quando vogliamo semplicemente recuperando il ricordo delle situazioni in cui le abbiamo possedute Tutto ciò che hai già vissuto rappresenta quindi una risorsa disponibile dentro di te. Basta unirlo all’azione.
Non posso dirti che ci arriverai “sempre”, ma “quasi sempre”, a meno che non ci siano gravissimi impedimenti o che l’obiettivo sia stato mal formulato; in questo caso rischierai di non raggiungerlo o di non accorgerti di averlo raggiunto.
Lo stato desiderato è l’obiettivo che vuoi raggiungere partendo dal tuo stato attuale, ossia la situazione che vivi attualmente.
Per esserne veramente consapevole dovresti scrivere gli obiettivi prefissati, fare il quadro della situazione e vedere cosa succederà a distanza di un anno. Questo lavoro di scrittura, e quindi di consapevolezza, si fa anche per prendere un impegno con se stessi. Non a caso una delle armi è il principio di coerenza, ossia essere coerenti con se stessi, con le proprie decisioni, con i propri impegni, con ciò che si dice.
Scrivere un obiettivo è il primo passo per andare nella direzione desiderata. Un impegno scritto, infatti, è più forte di uno solo pronunciato a voce, che comunque sarebbe già un inizio importante, perché normalmente non definiamo assolutamente i nostri obiettivi. Farlo significa anche che se qualcosa andrà storto potrai scegliere un altro percorso senza per questo smarrire la tua meta, e alla fine ci arriverai. Seguendo le giuste strategie, farai la differenza e potrai raggiungere il tuo obiettivo, a patto di averlo chiaro, scritto e formulato bene.
Il passato non serve a niente se non a trarne insegnamenti e risorse. È fondamentale imparare a farne un uso potenziante e non limitante, come accade quando si conserva la memoria solo di fallimenti, traumi e problemi. Il passato è invece ricco di risorse, perché molte volte nella vita siamo anche stati felici, fortunati, certi, sicuri, fiduciosi e abbiamo raggiunto degli obiettivi che possiamo utilizzare come risorse. In questo lavoro si considerano solo l’oggi e il domani: oggi sono qui, domani voglio arrivare lì. Cosa devo fare? Come faccio ad arrivarci? Queste sono buone domande. In PNL ci chiediamo “come” non “perché”. Se ti trovi in uno stato attuale negativo e ti chiedi perché, inevitabilmente tornerai nel tuo passato. Se ti chiederai invece: «Come faccio a uscirne?» andrai nel futuro, verso la soluzione. È importante questa distinzione: il “come” focalizza l’attenzione sulla soluzione, il “perché” approfondisce il problema. Quindi, se hai un problema, con il “come” ti sposterai sulla soluzione, con il “perché” andrai nel passato a cercarne le cause e ciò non ti servirà a nulla. Anzi, ti metterà in uno stato negativo dal quale non riuscirai a raggiungere i tuoi obiettivi.
Guarda al tuo passato in modo potenziante, quindi come fonte di risorse, e non in modo limitante, conservando la memoria solo dei traumi e fallimenti vissuti.
Un modo interessante e utile per valutare il tuo stato attuale e quello desiderato è usare la ruota della vita.
Essa dà la possibilità di valutare la propria vita analizzandone otto settori principali. La divisione proposta qui non è l’unica possibile, si può modificare. Abbiamo inserito:
1. Lavoro
2. Amore
3. Famiglia
4. Amici
5. Divertimento / Crescita spirituale
6. Emozioni
7. Salute
8. Finanze
Per ciascun settore puoi attribuire una valutazione da 0 a 10 in base al tuo grado di soddisfazione raggiunto.
Nel settore finanziario, come te la cavi? Sei sempre in bancarotta e sempre in rosso, oppure sei contento perché sei riuscito a mettere da parte un po’ di soldi, anche se il tuo reddito non è altissimo? Diciamo che sei molto contento, per cui ti dai un voto alto, mettiamo 9, e riempi la tua torta colorando lo spicchio finanze per il 90 per cento. Attenzione a non fare l’errore di soffermarti sui contenuti; non è importante quanti soldi hai, perché ci potrebbe essere anche il miliardario che non è contento delle sue finanze, che vuole guadagnare ancora di più e che quindi come valutazione attribuirà 1. La persona che magari guadagna 1.000 euro al mese, e però ogni mese riesce a mettere 100 euro da parte, è invece contentissima, magari perché fino a quel momento non era mai riuscita a farlo.
Poi, passiamo al settore del lavoro. Mettiamo che tu abbia qualche problema, ad esempio non vai d’accordo con i colleghi, quindi vorresti cambiarlo; in questa situazione ti dai un 3. Lavori poco, ma in compenso fai molta palestra, ti senti in gran forma; allora nel settore salute ti dai proprio un 10, sei al 100 per cento, e riempi un altro spicchio della ruota. Riguardo al livello emotivo come va? Passi tutto il giorno in ufficio, sei sempre un po’ depresso, per cui ti dai un voto basso, diciamo un 3. Che dire dello spirito? Lavori tutto il giorno, alla sera sei molto stanco, ma il tuo libro di crescita personale non te lo toglie nessuno, e ti dai un 9. Di amici sei pieno; certo, non tutti sono affidabili, ma un 7 ci sta tutto. La famiglia. Hai due figli bellissimi, vanno male a scuola entrambi, ma li ami talmente tanto che sei felice comunque: ti dai un 10. In amore non va troppo bene, ti dai un 6.
È chiaro il meccanismo? Bene, ora prova a riempire la tua ruota.
Perché si chiama ruota, oltre che per la forma? Guarda bene l’aspetto che assume dopo aver riempito gli spicchi come nell’esempio appena fatto. Ora, dimmi, metteresti questa ruota nella tua macchina o nella tua bicicletta? Andresti in giro con una ruota del genere, totalmente squilibrata? È necessario trovare un equilibrio tra i vari spicchi e nel fare questo non è importante che siano tutti 10, che sia tutto al 100 per cento.
Osservando la situazione citata come esempio, direi che sarebbe necessario concentrare gli sforzi per cambiare lavoro, forse togliere qualcosa al settore dell’amore e della famiglia. E poi cos’altro? Per gestire le emozioni servirebbe proprio il corso di Autostima. Sicuramente già cambiare lavoro aiuterà a sentirsi meglio, perché se si fa una cosa che appassiona la propria vita emozionale migliorerà e quindi la ruota comincerà ad avere un buon equilibrio.
Non è necessario, ripeto, che tutto sia al 100 per cento, anche perché ci sarà sempre qualcosa che non va; ma se dovesse accadere, allora vorrà semplicemente dire che è arrivato il momento di alzare i propri standard. Perché, in realtà, la cosa divertente è che se confronti la tua ruota con quella di cinque anni fa, nella quale, magari, avevi tutti 10, è possibile che tu sia più soddisfatto del tuo attuale 9 nel settore finanziario di quanto non lo fossi del tuo 10 di allora, perché nel frattempo si sono alzati i tuoi standard.
Se nella tua ruota dovessi arrivare ad attribuire 10 a tutti i settori, questo sarebbe il segnale che è necessario alzare gli standard. Un’altra cosa importante è che tu faccia riferimento alle tue esperienze personali. Se, ad esempio, hai un solo amico, non necessariamente devi attribuire una percentuale bassa al settore dell’amicizia, perché, magari, quell’amico soddisfa tutto il tuo bisogno di amicizia e non senti la necessità di averne altri; puoi anche darti 10, ognuno ha i suoi standard. Ora prenditi cinque minuti e prova a disegnare la ruota che rappresenta il tuo stato attuale.
Accade quasi sempre di non essere per nulla soddisfatti di alcuni settori ed esserlo moltissimo di altri. La ruota, inoltre, permette di prendere consapevolezza degli obiettivi raggiunti e dei progressi compiuti, cosa impossibile se non si ha chiaro quale sia il proprio stato attuale e quello desiderato. Dobbiamo essere sempre in cammino verso qualcosa, altrimenti la vita non avrà più senso; non è tanto importante raggiungere l’obiettivo, quanto il percorso che si vive per arrivarci. È il percorso che crea in te una persona nuova, rafforza la tua identità, ti porta a superare, a vincere le tue sfide.
Robbins dice: «Non esistono persone demotivate e pigre, ma solo obiettivi demotivanti». Nello stabilire un obiettivo, quindi, fai in modo che sia un po’ al di sopra delle tue possibilità, anche se non troppo, perché rischieresti di ottenere solo frustrazione. Fa’ che rientri nelle tue possibilità, ma che ti spinga a dare il massimo.
Importante può essere disegnare la ruota della tua vita tra cinque anni. Pensa cosa può accadere se finalmente si iniziano a pianificare i propri obiettivi. Fra cinque anni si possono avere grandi risultati.
Qual è uno dei più grandi vantaggi dell’avere chiari la direzione da percorrere e lo stato desiderato? La capacità di gestire il tempo non facendosi più distrarre dalle cose che non sono importanti. Se sai cosa è fondamentale per te, se sai dove stai andando e conosci i tuoi obiettivi, coglierai le opportunità giuste e tralascerai le perdite di tempo.
E infatti uno degli argomenti più importanti è quello della gestione del tempo. C’è una teoria, in proposito, che risale a Stephen Covey, un altro grande della formazione, nota come la “Teoria dei quattro quadranti”, che è esposta nel suo libro I sette pilastri del successo. Questa teoria si fonda sulla differenza tra “urgente” e “importante”, due concetti completamente diversi.
Urgente, in particolare, è ciò che dobbiamo fare per forza e di solito ci fa perdere tempo inutilmente. In esso rientrano le interruzioni, le telefonate, l’arrivo della posta, le attività importanti per gli altri ma non per noi. All’interno dell’urgenza è necessario distinguere tra cose importanti e non importanti. Al telefono non bisogna rispondere per forza, qualcuno aspetterà.
Dai sempre la priorità a ciò che è importante piuttosto che urgente. Tutto ciò che è urgente ma non importante può essere delegato a qualcun altro. Le spedizioni da fare, ad esempio, sono sicuramente urgenti perché ci sarà qualcuno che ha fatto un ordine e attende di ricevere ciò che ha richiesto, ma è una mansione che si può affidare ad altri.
Se delle cose urgenti e importanti devi necessariamente occuparti tu, non è così per quelle urgenti ma non importanti, che non sono rilevanti per te e per il tuo obiettivo, i tuoi valori.
Cerca quindi di delegarle o, come si dice, di “passare la scimmia” a qualcun altro. Pensa a quelle situazioni di lavoro in cui qualcuno cerca di passarti un suo problema chiedendoti di risolverglielo. In questi casi l’immagine della scimmia ˗che rappresenta il tuo stress, la pressione, l’urgenza, che ti strozza e cerca di saltarti addosso per affibbiarti un problema non tuo ˗ è particolarmente indovinata.
Non dire subito di sì, ma neanche di no, per non essere scortese. Puoi chiedere: «Tu cosa faresti?» Così facendo il problema rimarrà a chi voleva passarlo a te, e tu non solo lo farai ragionare, ma lo aiuterai a crescere.
Passiamo alle cose non urgenti, dove troviamo le cose non urgenti ma importanti e quello delle cose non urgenti e non importanti.
A quest’ultimo quadrante afferiscono le attività banali, come telefonate e posta inutile ˗ad esempio i messaggi pubblicitari che spesso vengono spediti ˗o persone che ti fanno solo perdere tempo. Di tutto ciò bisogna disinteressarsi completamente. Devi delegare al massimo o semplicemente trascurare, tralasciare, liberatene il prima possibile.
Quasi sempre passiamo molto tempo nei settori “urgente/importante”, “urgente non importante” e “non urgente/non importante”, e ne dedichiamo pochissimo all’unico settore veramente degno dell’aggettivo “importante”: quello delle cose “non urgenti ma importanti”.
È certamente quest’ultimo il più rilevante, perché rappresenta la nostra vita, i nostri valori, e non è urgente, quindi non ci vede in uno stato di pressione, di stress, di crisi. Abbiamo tutto il tempo, la voglia, lo stato d’animo giusto per pianificare la nostra vita, per prevenire i problemi, per curare le nostre relazioni più importanti.
Principio di Pareto 80/20
· 80 per cento del tempo disponibile è impiegato per ottenere solo il 20 per cento dei risultati
· 20 per cento del tempo disponibile è impiegato per ottenere ben l’80 per cento dei risultati
Inoltre se sei calmo, tranquillo, in uno stato d’animo sereno, perché non sei nel settore della crisi, dello stress, della pressione, ti accorgerai molto più facilmente se qualcuno ti sta offrendo un’opportunità buona, l’occasione giusta, se hai incontrato il partner della tua vita. Se hai uno stato d’animo negativo non prenderai buone decisioni, perché è solo in uno stato di tranquillità, di serenità, che hai il tempo di pensare, decidere, pianificare.
Infatti, quando si pianificano gli obiettivi, è importante vedere cosa è successo in passato, dove ti trovi adesso e dove vuoi arrivare tra qualche anno.
È questo settore che ti porterà a grandi risultati. Più starai in questo settore, più crescerai e gestirai meglio il tuo tempo.
Pensa che ogni giornata è qualcosa di prezioso, perché è tempo che nessuno ti restituirà. Non lo sprecare, quindi, per rispondere alle telefonate e spedire i pacchi, tanto più se hai chiara la direzione in cui devi andare. Non permettere a nessuno e a niente di toglierti tempo prezioso, e cerca di concentrarti al massimo in questo settore. La cosa fondamentale è capire questo concetto: siamo nati per vivere cose importanti, i nostri valori, la direzione che scegliamo, e quindi non abbiamo tempo per le cose urgenti o non importanti. Non permettere a nessuno di intromettersi nella tua vita. Questo può succedere solo se non hai chiari i tuoi obiettivi, la tua direzione. Quindi, se non sai come impiegare il tuo tempo, se non ti cambia nulla spedire pacchi o rispondere a delle mail, puoi permetterti di dire a qualcuno che ha bisogno del tuo consiglio: «Ti aiuto io, conta pure su di me». Ma se la tua vita trascorre risolvendo i problemi degli altri, non seguirai nessuna direzione e andrai da una parte all’altra a seconda delle richieste che ti faranno; la tua vita dipenderà da altre persone. Se invece hai una visione chiara della tua vita, saprai anche gestire il tuo tempo in maniera più oculata. Quindi, ogni volta che compi un’azione o che qualcuno ti chiede di fare qualcosa per lui, pensa: «Ma questo mi serve? È urgente o importante, o nessuno dei due?» Questo atteggiamento cambierà il tuo modo di porti con gli altri. Pensa a quanto la mancanza di chiarezza sull’importanza delle cose abbia inciso sul disequilibrio della tua ruota della vita.
SEGRETO n. 10: in base alla differenza tra urgente e importante, tutto ciò che è urgente ma non importante può essere delegato ad altri.
Del resto, se fai un buon lavoro di prevenzione, ovvero ti dedichi molto al settore delle cose non urgenti ma importanti, salvo grandi imprevisti, non ti troverai mai a dover fare le cose all’ultimo minuto, perché ti sarai preparato in anticipo. Non arriverai all’esame impreparato, ad esempio, perché avrai studiato prima. Molti arrivano all’esame avendo studiato gli ultimi tre giorni, di fretta, angosciati, nervosissimi. Uno dei modi con cui sconfiggere il nervosismo degli esami, oltre alla buona comunicazione, alle convinzioni, alle visualizzazioni, è imparare a gestire meglio il tempo. Se si studia regolarmente e con calma, è tutto più facile.
SEGRETI:
1. Lo stato desiderato è l’obiettivo che vuoi raggiungere partendo dal tuo stato attuale, ossia la situazione che vivi attualmente.
2. Scrivere un obiettivo è il primo passo per raggiungerlo, in quanto aiuta ad essere coerenti con se stessi, con le proprie decisioni, con i propri impegni e con ciò che si dice.
3. Guarda al tuo passato in modo potenziante, quindi come fonte di risorse, e non in modo limitante, conservando la memoria solo dei traumi e fallimenti vissuti.
4. Non è necessario che nella tua “ruota della vita” tutti i settori siano al 100 per cento; ma se dovesse accadere, allora vorrà dire che è arrivato il momento di alzare i tuoi standard.
5. In base alla teoria che si fonda sulla differenza tra urgente e importante, tutto ciò che è urgente ma non importante può essere delegato ad altri.
Formulare GLI Obiettivi
Abbiamo parlato di gestione del tempo perché con la Legge di Attrazione, se hai chiara la direzione, saprai “attrarre” le opportunità giuste e dire di no alle persone che tentano di farti perdere tempo inutilmente o di proporti cose che non corrispondono ai tuoi valori e ai tuoi obiettivi. Il modo migliore per gestire il tempo è stare nel quadrante delle cose non urgenti importanti, riuscire a pianificare, a prevenire i problemi e la possibilità di cadere nel quadrante peggiore: quello delle cose urgenti e importanti, che corrisponde a uno stato di crisi, di pressione, di stress.
Il primo quadrante, infatti, è quello delle cose urgenti e importanti. Può capitare, purtroppo, di doversi occupare di cose importanti e non avere tempo per decidere o per rimandarle.
Tuttavia se avrai fatto un buon lavoro nel secondo quadrante, e sarai quindi riuscito a pianificarle e a gestirle nella maniera più giusta, sicuramente migliorerai non solo il tuo lavoro, la tua professione, ma anche la tua vita familiare e le tue relazioni, saprai cogliere veramente le tue opportunità e potrai crescere.
L’importante è avere ben chiaro lo stato desiderato; questa è una delle parti più difficili e trascurate.
CARATTERISTICHE DI UN OBIETTIVO BEN FORMULATO, RESPONSABILE, MISURABILE, ESPRESSO IN POSITIVO. DOMANDE DI VERIFICA:
· Cosa vuoi?
· Quando?
· Perché?
· Con chi?
· Hai i mezzi per raggiungerlo?
· Dipendono da te?
· Che risorse hai?
· Quale risultato dovrai ottenere o quale evento si dovrà realizzare perché tu capisca di aver raggiunto il tuo obiettivo?
VANTAGGI SECONDARI
· Il raggiungimento dell’obiettivo ti permetterà di mantenere i vantaggi legati al tuo stato attuale?
· Se no, in che altro modo potrai soddisfarli?
ECOLOGIA
· L’obiettivo rispetta la tua salute?
· È conforme alla tua identità, ai tuoi valori?
Quindi, la prima domanda che devi fare a te stesso o a una persona che viene a chiederti aiuto perché è depressa e non sa che direzione dare alla sua vita è: «Cosa vuoi veramente? Cosa desideri? Ora stai malissimo, ma come vorresti stare?» Già rispondendoti: «Vorrei star bene» si porrà in uno stato migliore. Con delle semplici domande si può modificare lo stato di una persona. La prima caratteristica di un obiettivo ben formulato è quindi, l’essere espresso in positivo. Non usare mai il “non” in forma negativa perché non viene percepito dal cervello.
Se ti dico: «Non pensare a un elefante rosso a pois bianchi», immediatamente ti farai un’immagine mentale di un elefante rosso a pois bianchi. Il cervello percepisce una parola alla volta, quindi prima il “non”, poi “l’elefante”, poi “l’elefante rosso” e, infine, “a pois bianchi”.
Quando sui cartelli c’è scritto «vietato fumare», viene subito in mente l’idea di farlo, poiché il cervello percepisce “fumare” e ignora la parola “vietato”.
Dire: «Non fumare», poi, sarebbe ancora peggio. Anche le scritte sui pacchetti di sigarette, che dovrebbero mettere in guardia contro i rischi legati al fumo, sono formulate molto male, perché in negativo.
Se si dice a un bambino: «Mi raccomando, non toccare quella cosa» si risveglierà in lui la curiosità e il suo istinto sarà fare l’esatto contrario.
Moniti come: «Mi raccomando non attraversare la strada», «Non correre» e via di seguito, vengono definiti, in linguistica, come comandi negativi, in quanto trasmettono il messaggio opposto a quello che si vorrebbe, pur se, nella maggior parte dei casi, involontariamente.
Se ti dico: «Non dubitare che questa cosa funzioni», ti sto invitando a farlo, e come minimo ti faccio venire in mente l’idea di dubitarne. Dicendo: «Quel corso non è una truffa», cosa ti suggerisco? L’idea di truffa. Definisci quindi il tuo obiettivo in maniera positiva, eliminando i “non”.
SEGRETO: Un buon obiettivo deve essere espresso in positivo, quindi deve dire ciò che intendi essere o fare e non ciò che non vuoi più essere o fare.
La seconda caratteristica di un obiettivo ben formulato riguarda il fatto che chi intende raggiungerlo deve avere la possibilità di assumersene in pieno la responsabilità. In particolare occorre chiedersi: «Ho i mezzi per raggiungerlo? Dipendono da me? Che risorse ho per pensare di poter concretizzare il mio obiettivo?». Le risorse devono essere tue, non di altri, e devi avere accesso ad esse.
Devi essere in grado di poterlo raggiungere autonomamente, solo così potrai assumerne la responsabilità.
Scegli un obiettivo che sia nelle tue mani. Al limite, le altre persone possono essere considerate risorse.
SEGRETO: La realizzazione del tuo obiettivo deve dipendere esclusivamente da te, solo così potrai assumerne la piena responsabilità.
Altra caratteristica che deve avere un obiettivo, per essere ben formulato, è la misurabilità. Come fai, infatti, a sapere di averlo raggiunto se non ti dai dei parametri misurabili? Misurabilità vuol dire avere un modo per sapere che hai conquistato il tuo obiettivo. Confrontando la tua “ruota della vita” di oggi con quella di cinque anni fa, forse avrai notato di aver raggiunto alcuni obiettivi senza neanche essertene reso conto; questo è accaduto perché allora non avevi stabilito un criterio di misurabilità. È come se l’atleta che deve correre i 100 metri, ed è concentratissimo, lì sulla griglia di partenza, pronto a scattare, non avesse una linea di traguardo a indicargli la meta; correrebbe per un altro chilometro, perché non avrebbe il tempo di pensare e dire a se stesso: «Sono arrivato!» Questo vale anche per te, rischieresti di correre tutta la vita senza accorgerti di aver raggiunto il risultato, e quindi senza gratificarti per averlo fatto. E ovviamente saresti sempre infelice perché penseresti: «Non ho convinzioni, non sono sicuro, non sono capace di raggiungere risultati».
Se stabilisci a priori dove devi arrivare e come renderti conto di aver raggiunto il risultato sarà molto più facile.
Nel momento in cui ti rendi conto di avere conseguito il tuo obiettivo, cerca di percepire e visualizzare tutto quello che c’è intorno a te: quali sensazioni provi, cosa ascolti, che ti dici. È importantissimo, perché in questo modo ti renderai veramente conto, con tutti i sensi, di aver raggiunto il risultato che volevi.
Anche chi deve affrontare una dieta è bene che renda il suo obiettivo misurabile, stabilendo di quanto vuole dimagrire, dunque il peso che vuole raggiungere. Così avrà un dato oggettivo con cui confrontarsi. Se si porrà l’obiettivo di dimagrire genericamente, senza ulteriori specifiche, molto difficilmente ci riuscirà, perché il cervello accetta comandi precisi e specifici.
Quindi, se si afferma: «Voglio dimagrire» senza specificare entro quanto tempo, in che modo, di quanti chili, il cervello non si focalizzerà sull’obiettivo, perché non avrà una direzione da seguire. «Voglio dimagrire» in realtà non è neanche un vero obiettivo, mentre arrivare a pesare un certo numero di chili o a indossare una determinata taglia lo è. Dimagrire è solo il processo con cui si arriva all’obiettivo.
Fai attenzione, quindi, anche a distinguere tra “processo” e “risultato”. Dimagrire è il percorso, il processo, mentre raggiungere un certo peso è l’obiettivo, il risultato da perseguire.
Allo stesso modo: «Voglio cambiare casa» è un processo, mentre «Voglio vivere in una casa nuova, che sia un attico panoramico, con una bellissima terrazza» è un obiettivo ben formulato e meglio definito.
SEGRETO: Il tuo obiettivo è misurabile se ti sei dato dei parametri che ti permetteranno di capire di averlo raggiunto.
Altra cosa importante e molto trascurata: l’obiettivo deve mantenere l’intenzione positiva del problema attuale, dello stato attuale, cioè il cosiddetto vantaggio secondario. Perché se l’obiettivo è smettere di fumare, sarà necessario supplire ai vantaggi secondari che, come tutti sappiamo, il fumo arreca, quali il rilassamento, il legame con un gruppo e altri che i fumatori conoscono bene, anche se non sempre ne sono consapevoli. Così, nella dieta, il mangiare ha dei vantaggi secondari. Pensa ad esempio alla gratificazione e al senso di benessere che procurano alcuni cibi, come la cioccolata. Per essere sicuro di raggiungere l’obiettivo che ti sei prefissato, analizza quindi quali vantaggi ti procura il tuo stato attuale, a cosa dovresti rinunciare abbandonandolo e cosa succederebbe se non raggiungessi il risultato. Sarebbe troppo facile, tuttavia, auto-sabotarsi e non portare avanti la propria decisione a causa dei vantaggi secondari nascosti. Quindi, prima di fissare bene l’obiettivo dovrai verificare che non ci siano vantaggi secondari e, nel caso ci siano, trovare un’alternativa valida. Se vuoi smettere di fumare, ma lo stato attuale soddisfa comunque il tuo bisogno di rilassamento chiediti in che altro modo puoi soddisfarlo. Magari con un hobby che ti piaccia, che ti diverta. Spesso, infatti, per smettere di fumare si comincia a mangiare. Non è vero, come molti sostengono, che “smettere di fumare fa ingrassare”; non è una questione ormonale e chimica, bensì mentale: è la soddisfazione del vantaggio secondario. Bisogna inoltre tenere presente la differenza tra obiettivi “ottenibili” e “sostenibili”. Se ad esempio dici: «Voglio perdere venti chili in una settimana» sarà semplicemente impossibile. Allo stesso modo puoi proporti un risultato possibile e ottenerlo, e poi non riuscire a sostenerlo per lungo tempo. A monte di ciò, poi, c’è il problema della sofferenza, dello sforzo per ottenere il risultato. Con il fumo otteniamo il risultato del rilassamento, ma è sostenibile alla lunga? Si può fumare tutta la vita? Forse sì, ma rischiando malattie gravissime e affaticando enormemente il nostro apparato respiratorio. A breve termine vediamo un vantaggio, ma a lungo termine solo tanto dolore.
Ecco perché Robbins dice: «Attenzione al binomio piacere e dolore» perché nella maggior parte dei casi le nostre dipendenze ci portano un piacere immediato e sofferenza a lungo termine, e questo non va bene. Ecco perché è importante gratificarsi in ogni piccolo passo che si compie verso l’obiettivo, in modo da associare piacere alla rinuncia. Ogni volta che il fumatore rinuncia a una sigaretta, dovrebbe dirsi quanto è stato bravo, associando così al non fumare piacere immediato, istantaneo.
Usa, quindi, lo stesso meccanismo al contrario, volgendolo a tuo vantaggio. Se trascuri ciò, rischierai di non raggiungere mai l’obiettivo; ci sarà sempre una voce interiore o una convinzione che ti faranno tornare indietro, che non ti permetteranno di staccarti dalla sigaretta, dal dolce o da qualsiasi altro stato attuale.
Attenzione ai GIUDIZI ed alle CONVINZIONI. Ad esempio si dice che i soldi sono sporchi, che i ricchi sono persone sole, che per diventare ricchi bisogna rubare, che si provoca l’invidia degli altri, che si perdono gli amici, che ci si circonda di persone false.
Se una persona ha queste convinzioni, e magari non ne è neanche consapevole, pur avendo l’obiettivo di diventare ricca e guadagnare un milione di euro, tenderà ad auto-sabotarsi. Lo farà perché dentro di sé avrà la convinzione che se diventerà ricca avrà dei problemi, perderà gli amici e resterà sola. La stessa cosa avviene per il successo. È opinione diffusa che le persone di successo abbiano pochi amici. C’è quindi chi preferisce abbassare i propri standard al livello di quelli degli altri, piuttosto che alzarli e correre il rischio di rimanere da solo.
Chiediti, quindi, quali sono le tue paure e quali i vantaggi nel rimanere nello stato attuale; perché se non sei assolutamente convinto, o se hai paura di perdere qualcosa o di non poter più soddisfare i tuoi bisogni, rischi di non raggiungere mai il tuo obiettivo.
SEGRETO: L’obiettivo deve mantenere l’intenzione positiva dello stato attuale, ovvero il cosiddetto “vantaggio secondario”.
Ultimo parametro: l’obiettivo deve essere ecologico. Il termine “ecologico” è inteso come rispettoso della persona. Quindi, come cambierà la tua vita al raggiungimento dell’obiettivo? Il lavoro, gli amici, la famiglia? L’obiettivo è congruente con la tua identità? Sicuramente deve rispettare la tua vita, i tuoi valori, il tuo fisico, la tua salute e tutto ciò che ti sta intorno. Ad esempio, se raggiungere il tuo obiettivo ti fa perdere gli amici, se ti porta a trascurare la famiglia o il lavoro, devi analizzare da subito, prima di fissarlo, in che modo cambierà la tua vita.
Valutare se un obiettivo sia o meno ecologico, quindi, significa anche considerare i cambiamenti che apporterà.
SEGRETO: Un obiettivo è ecologico nella misura in cui non è contrario ai propri valori e non mette a rischio la propria salute.
L’obiettivo deve essere formulato tenendo presenti queste cinque caratteristiche:
1. Positivo
2. Misurabile
3. Bisogna assumersene la responsabilità
4. Bisogna mantenere l’intenzione positiva
5. Ecologico
Diversamente sarà molto più difficile che l’obiettivo venga raggiunto. Potranno sorgere problemi o verificarsi degli auto-sabotaggi.
Prenditi tempo per pensare a qualche obiettivo mancato del tuo passato; scrivi il modo in cui lo avevi formulato e osserva se lo avevi fatto correttamente, rispettando le definizioni che abbiamo analizzato. Poi fai la stessa cosa con obiettivi che vorresti raggiungere nel futuro. Scrivine due o tre in tutto.
Attenzione ai sacrifici, non solo economici, ma anche di identità personale. L’importante è aver chiarito e definito qual è lo stato attuale e qual è l’obiettivo da raggiungere. Infatti, non bisogna definire adeguatamente soltanto lo stato desiderato, ma anche quello attuale, e ancora una volta rispondendo a delle domande, ossia:
· Qual è il problema
· Qual è lo stato attuale?
· Perché lo stato attuale è un problema?
· Cosa hai fatto finora?
· Cosa ti ha impedito di risolverlo?
· In che modo le strategie usate fino a questo momento non hanno funzionato?»
È possibile infatti che una persona non sia insoddisfatta della situazione attuale, ma semplicemente voglia migliorarla. Il che significa che nello stato attuale non ha un problema, ma vuole ancora di più, ossia intende elevare i propri standard.
Rispondendo, potrai ricavare una serie di insegnamenti per migliorare la tua strategia attuale e raggiungere finalmente il risultato. E se non hai ancora imparato abbastanza, vorrà dire che passerai per altre esperienze, per altri fallimenti e imparerai cose nuove. Ma se il tuo obiettivo è lì che ti aspetta, perché l’hai ben definito, dovrai solo camminare. Se troverai un ostacolo lo aggirerai, ma alla fine ci arriverai: è matematico.
Una volta definiti lo stato attuale e lo stato desiderato, le domande saranno:
· Che risorse hai?
· Qual è il primo passo da fare?
· Che opzioni hai?
· Che altro intendi fare?
Per risorse si intendono persone che conosci, tue qualità interiori, tue capacità, tue risorse interne, ma anche oggetti. Magari si ha una macchina che ci permette di esercitarsi perché il sogno è fare il pilota, o un computer che ci permette di raggiungere milioni di persone e diffondere il nostro messaggio tramite internet.
Anche le abitudini sono risorse importanti. Il nostro cervello può essere visto come un computer nel quale girano dei programmi, dei software, che altro non sono se non schemi e abitudini; di qui viene il termine “programmazione”. Possiamo usare quelli che già funzionano bene oppure prendere quelli che funzionano male, che ci fanno rispondere in maniera strana, che ci fanno stare male, e trasformarli per utilizzarli al meglio.
Puoi aggiungere anche altre risorse che ti vengono in mente; fare un corso, ad esempio, è una risorsa, leggere un libro è una risorsa e così via. Ma le risorse non sono nulla senza l’azione. Definisci subito il primo passo verso il tuo obiettivo, perché se rimanderai anche solo il primo passo, addio obiettivo! Se anche lo hai ben definito, se è positivo e misurabile, ma non agisci, non servirà a nulla. Perché chi agisce senza pensare, senza avere una strategia, non va da nessuna parte, allo stesso modo di chi pensa senza agire.
Cosa farai ora che hai definito il tuo obiettivo? Cosa farai, già domattina, per cominciare a camminare in quella direzione? Se il tuo obiettivo è comprare una casa nuova, per esempio il tuo attico, domani uscirai e andrai a comprare il giornale locale con gli annunci immobiliari, lo leggerai e farai le tue telefonate; oppure andrai all’agenzia vicino casa a lasciare il tuo nominativo, o ancora andrai in banca a parlare con il direttore per avere un mutuo. Ricordati che la Legge di Attrazione funziona solo se è attiva la spinta ad agire subito e concretamente per raggiungere i tuoi obiettivi. Il primo passo fallo subito, entro poche ore, altrimenti rischierai di mancare il tuo obiettivo.
Sono necessarie almeno tre opzioni per parlare di scelta, perché una sola opzione non è una scelta e due opzioni danno luogo a un dilemma. Con tre opzioni avrai più possibilità per raggiungere il tuo obiettivo. Se non riuscirai in un modo, proverai nell’altro o in un altro ancora.
È importante avere più scelte possibili, in modo che l’obiettivo sia raggiungibile in modi diversi, attraverso più strade.
Dopo aver visto le possibilità in nostro possesso va stabilita esattamente una strategia, un piano d’azione che rispecchi i tuoi valori, la tua identità. Decidi da quale strada cominciare, e se non funzionerà ne proverai un’altra e un’altra ancora. Accederai di nuovo alle tue risorse e alla fine arriverai al tuo obiettivo.
SEGRETO: Per parlare di scelta devi avere un ventaglio di almeno tre possibili strade che conducano al tuo obiettivo; se ne hai soltanto due non sei di fronte a una scelta ma a un dilemma.
La mente umana è molto efficace quando viene programmata nel modo corretto al successo ed è chiara la direzione. Pensa dove puoi arrivare ideando nel dettaglio un piano d’azione, restando tanto flessibile da cambiare strada quando quella che stai percorrendo non funziona.
Non pensare ai tuoi limiti, non dire: «Non so se ce la faccio», ma pensa in grande, perché le possibilità umane sono molto più grandi di quello che noi immaginiamo. Quindi meglio essere troppo ottimisti che troppo pessimisti, meglio il pensiero positivo che quello negativo. Agisci come se avessi già raggiunto il tuo obiettivo.
Se il valore più importante è la sicurezza «Agisci come se tu fossi già una persona sicura». Comincia a comportarti come se fossi sicuro, agisci da persona sicura e ad assumine la fisiologia corrispondente. Così facendo ci si convince pian piano di essere sicuri e si assume un atteggiamento convincente anche per gli altri, arrivando a provare veramente sensazioni di sicurezza. Con gli obiettivi succede la stessa cosa: se ti condizioni a raggiungerli, e ogni volta che ne raggiungi uno ti gratifichi, proverai piacere e maturerai in te la convinzione di potercela fare sempre e comunque, semplicemente abituandoti a farlo.
Il primo passo può anche essere facile da compiere. Se, ad esempio, devi perdere peso, potresti decidere di cominciare non mangiando più il dolce dopo cena; l’importante è continuare a condizionarsi nel tempo, non fermarsi dopo il primo passo, ma farlo nella direzione giusta, anche se piccolo.
Ecco perché è importante definire esattamente la scadenza entro la quale si intende raggiungere l’obiettivo. Ciò che differenzia un obiettivo ˗pur se a lungo termine ˗ da un sogno come pura fantasia è la scadenza temporale. Quindi, dì a te stesso: «Voglio raggiungere questo obiettivo entro sei mesi, entro un anno, entro dieci anni».
Condizionarti al Successo
Se vuoi trasformare un sogno in realtà devi imparare a condizionarti nel tempo, a eseguire certe azioni, a seguire strategie specifiche e mirate, devi abituare il cervello e le neuro-associazioni, ossia le associazioni tra i neuroni, a funzionare in un dato modo. Nel cervello che è come un computer girano dei programmi, dei software.
Questi “software” sono, in un certo senso, dei modelli che condizionano il nostro modo di reagire alle situazioni. Ad esempio, una persona dall’atteggiamento sgarbato ci fa innervosire. La definizione che Robbins dà della sua tecnica si chiama infatti Condizionamento Neuro-Associativo (CNA).
Fornisce alle persone gli strumenti per condizionarsi, aiutandole a trovare o ritrovare la motivazione; la responsabilità del successo o dell’insuccesso.
SEGRETO: Il condizionamento al successo deve essere continuativo lungo la linea temporale.
“Ancoraggio” è il nome di questo fenomeno, una forma di condizionamento creato per scelta. Se vuoi ancorare uno stato di benessere, che ti faccia sentire forte, ad esempio, aiutandoti con la fisiologia e con altre tecniche specifiche, dovrai richiamare alla mente una situazione in cui hai vissuto una sensazione di benessere molto forte e ancorarla a una parola, un grido, un gesto, la stretta di un pugno. In questo modo, ogni volta che vorrai, quella parola o quel gesto potranno farti recuperare la stessa sensazione positiva. Il gesto deve essere unico e stimolare una precisa neuro associazione e, come afferma Robbins, che non a caso parla di condizionamento neuro-associativo, deve essere condizionato nel tempo rivedendo le tecniche e riutilizzando gli ancoraggi.
Secondo Robbins, così come secondo i fondatori della PNL Bandler e Grinder, il condizionamento è continuamente presente nella nostra vita; tutti noi siamo pieni di ancoraggi. Molte canzoni ad esempio, sono motivanti, allegre, la musica di Rocky, per esempio, sicuramente mette in uno stato di eccitazione, di motivazione.
Ti è mai capitato che una canzone risvegliasse in te ricordi e sensazioni legate a momenti della tua vita, magari a un rapporto d’amore? O che un profumo ti ricordasse una persona, o una situazione particolare? Sicuramente sì.
Qual è la differenza tra ancoraggio e condizionamento? L’ancoraggio può essere creato anche in una sola volta, ponendosi in uno stato emozionale talmente forte da ancorarsi a una certa associazione che non si perde più. La fobia è un esempio di ancoraggio di questo tipo. Può accadere di provare un senso di paura talmente forte, ad esempio, nei confronti di un cane da cui si è stati aggrediti, da continuare ad associare i cani al senso di panico, a meno che non si spezzi l’ancoraggio creandone uno diverso con apposite tecniche.
Il condizionamento, invece, avviene nel tempo; l’abitudine si crea pian piano senza che ci sia bisogno di raggiungere livelli emotivi alti. Attraverso la PNL, che ha studiato il funzionamento del cervello basato su abitudini e programmi, ti puoi creare delle abitudini potenzianti che ti portino al successo.
SEGRETO: L’ancoraggio, a differenza del condizionamento, può essere generato anche da un solo picco emotivo particolarmente intenso.
Piacere e dolore sono le basi del condizionamento neuro associativo; istintivamente ci sentiamo motivati a raggiungere il piacere e a stare lontani dal dolore, quindi “verso” il piacere e “via” dal dolore. Attraverso queste due forze, queste due energie, puoi condizionarti veramente al cambiamento e al successo.
Ecco perché le visualizzazioni; se “programmi” il cervello a vederti già nel risultato raggiunto, assocerai talmente tanto piacere, talmente tanta estasi, che automaticamente ti dirigerai in quella direzione. Al tempo stesso dovrai associare dolore alla situazione presente, quella che non ti piace, alle tue convinzioni limitanti che ti impediscono di migliorare, ovvero a quello che, come sai, viene definito lo “stato attuale”.
Spesso bisogna arrivare a toccare il fondo per trovare la spinta che allontani dal dolore e la forza che trascini verso il piacere. In questo modo ci si trova tra due forze che spingono entrambe nella stessa direzione; automaticamente, al livello inconscio.
SEGRETO: L’alternanza tra piacere e dolore è alla base del condizionamento neuro associativo; infatti istintivamente siamo attratti da ciò che ci dà piacere e tendiamo ad allontanarci da ciò che può procurarci dolore.
Per realizzare i tuoi sogni e raggiungere i tuoi obiettivi, la Legge di Attrazione consiglia di sfruttare al massimo la mente inconscia attraverso tecniche di visualizzazione. Infatti se ti cali nei panni della persona che raggiungerà l’obiettivo, se ti vedi mentre l’hai già raggiunto e stai facendo esattamente quello che vuoi, assocerai talmente tanto piacere che questa visualizzazione ti porterà ad andare inconsciamente verso quella direzione.
Il lavoro che ha fatto Bandler quando ha formulato la PNL è stato molto semplice; non si è chiesto il perché delle cose, il perché del funzionamento di una data tecnica, o della paura di affrontare alcune esperienze come un colloquio di lavoro, un esame o un discorso in pubblico, tutte circostanze che ci portano a visualizzarci una specie di film in cui va tutto male tanto da aumentare il nostro senso di ansia e timore. Bandler non si è interessato a scoprire perché il cervello funzioni in un certo modo, ma ha provato a utilizzare lo stesso meccanismo cerebrale in maniera potenziante, positiva. Chiedendo, ad esempio, a una persona timorosa di parlare in pubblico di visualizzarsi mentre lo fa e tutto va per il meglio, la gente applaude, le persone sono soddisfatte, e di sfruttare il suo dialogo interiore per dirsi cose potenzianti come: «Va tutto bene, le persone sono soddisfatte di me, quanto sono felice di stare qui e vedere che tutti mi applaudono».
Una persona che si è visualizzata mentre tutto va per il meglio e si è motivata con un dialogo interiore positivo, sicuramente proverà sensazioni di benessere e, rivedendo questo filmato dentro di sé per tante e tante volte, quando alla fine affronterà davvero l’esame, il colloquio o il discorso in pubblico le sembrerà di vivere un’esperienza che ha già affrontato più volte.
Quelli che prima erano stati emotivi di nervosismo, possono diventare stati emotivi di sicurezza assoluta. Se sei convinto di qualcosa, comincerai a comportarti di conseguenza e alla fine otterrai il risultato cui aspiravi; se penserai che l’esperienza che stai per affrontare sarà un successo e tutti ti apprezzeranno è altamente probabile che sarà così. Se, al contrario, ti farai visualizzazioni sbagliate e filmati in cui va tutto male, ti accompagnerà un senso di paura che ti porterà al fallimento. In generale, in PNL non si è inventato nulla di nuovo, ma sono stati scoperti dei meccanismi già presenti nella mente umana che possono essere semplicemente riutilizzati in maniera potenziante.
Le convinzioni che abbiamo possono infatti essere usate in maniera potenziante; le visualizzazioni, ad esempio, nascono dal presupposto che «il cervello non distingue la realtà da una cosa vividamente immaginata». Quindi, a livello di percezioni, di sensazioni, di immagini mentali, di neurologia, realtà e visualizzazione sono la stessa cosa e gli effetti prodotti sono i medesimi.
Se cominci a immaginare, a visualizzare di spremere un limone facendo cadere qualche goccia sulla lingua, la tua salivazione comincerà a cambiare. Se pensi a un gesso che stride sulla lavagna facendo quel rumore terribile che ben conosci, sentirai un brivido percorrerti la schiena.
Le cose vividamente immaginate sono quindi uguali alla realtà, e sottolineo diverse volte il termine “vividamente” perché le visualizzazioni vanno eseguite nei dettagli. Non basta farsi un filmato generico, bisogna viverlo e deve avere determinate caratteristiche; in particolare deve essere “multisensoriale”, ovvero bisogna utilizzare tutti i sensi, la vista, l’udito e il cinestesico, cioè le sensazioni, il tatto, il gusto e l’olfatto.
Quando visualizzi un’immagine, quindi, unisci anche i suoni che senti, quello che ti dici nel tuo dialogo interiore e concentrati sul punto in cui nasce la sensazione che provi: nella pancia, nello stomaco, nel petto, nel cuore. O provi un formicolio dappertutto? Le sensazioni sono soggettive; ognuno associa alla rabbia, alla paura, alla felicità sensazioni diverse da un punto di vista fisiologico; puoi però muoverle, amplificarle, diminuirle e via di seguito. Gli esercizi di visualizzazione si usano tantissimo nello sportivo. La visualizzazione è uno degli esercizi di base. Perché per rendere perfetti alcuni movimenti, ad esempio la battuta nel tennis, bisogna visualizzarla tantissime volte, analizzarsi in ogni minimo particolare, vedere i propri muscoli agire nella maniera più precisa e perfetta che possa esserci, perché così facendo il nostro corpo si abitua ad agire in quel modo.
SEGRETO: il cervello non distingue la realtà da una cosa vividamente immaginata, quindi la nostra psiche vive una visualizzazione come un evento realmente accaduto.
Esercizio di visualizzazione: Alzati in piedi, metti il braccio dritto davanti a te puntando il dito; ora fai una rotazione con il busto e il braccio verso l’esterno, e vedi dove riesci ad arrivare ˗ ruota sempre nel senso del braccio che hai alzato ˗poi torna alla posizione di partenza e abbassa il braccio.
Adesso immagina solamente di stare con il braccio teso e di girare esattamente come hai fatto prima e poi torna nella posizione iniziale, ma solo con la mente. Sicuramente ti accorgerai che puoi andare 10 centimetri oltre il punto dove sei arrivato prima, superalo di altri 10 centimetri, tanto è solo con il pensiero, solo con la mente, puoi farlo e poi torna alla posizione di partenza. Fallo ancora una volta e adesso superalo di 50 centimetri. Immagina di avere il corpo di gomma, puoi riuscire ad andare anche un metro oltre, provaci e poi torna al punto iniziale. E infine un’ultima torsione mentale: immagina di essere veramente di gomma e di poter fare un giro intero su te stesso, un giro di 360 gradi come si vede nei cartoni animati, sempre con il braccio teso davanti a te. Poi fai un altro giro, due giri su te stesso, 360 gradi per ben due volte, solo con il potere della mente.
Ora torna al punto di partenza, riapri gli occhi, metti il braccio teso davanti a te e rifai l’esercizio di prima, gira e prova a vedere dove arrivi, di quanto riesci a superare il punto.
Questa è una piccola dimostrazione di come la visualizzazione abbia un effetto reale. In questo modo hai dato al tuo cervello la possibilità di andare oltre; la visualizzazione ti serve a questo: a rendere possibili i tuoi obiettivi.
Se nella nostra vita ci visualizziamo sempre mentre le cose vanno male ˗dobbiamo parlare in pubblico e cominciamo a sudare, ci si blocca la voce, le persone sono insoddisfatte ˗ otterremo proprio quello, perché è l’unica via che abbiamo dato alla nostra mente.
Hai fatto l’esercizio che ti ho proposto solo tre volte e sicuramente hai superato il punto iniziale di parecchio. Pensa a ciò che puoi ottenere visualizzandoti mentre hai raggiunto uno dei tuoi obiettivi con successo non una volta sola, ma cinquanta, cento volte.
In America è stato fatto un esperimento su una squadra di basket i cui componenti, tutti professionisti, sono stati divisi in due sotto squadre: una è stata allenata solo mentalmente, un’altra solo fisicamente. L’allenamento mentale consisteva nel visualizzarsi mentre facevano canestro prima in dissociato, dall’esterno, studiando tutti i movimenti, il muscolo che spingeva, il movimento delle spalle, dell’anca, delle gambe, poi in associato.
Per due settimane è stato svolto questo allenamento e alla fine le due sotto squadre hanno fatto una gara. Quale credi che abbia vinto? Ovviamente quella che aveva seguito solo l’allenamento mentale, perché i giocatori avevano perfezionato a tal punto ogni singolo movimento del lancio della palla da aver raggiunto risultati molto più rilevanti.
Quelli che avevano fatto l’allenamento fisico avevano solo continuato per altre due settimane ciò che era stato fatto per anni, non era cambiato granché, mentre la parte mentale aveva dato all’altra squadra quella spinta in più, aveva portato a quel perfezionamento che poi ha dato i risultati migliori.
SEGRETO: sfruttando il potente condizionamento dato dalle visualizzazioni, la Legge di Attrazione ti aiuta a ottenere risultati, perché questa sarà la via che avrai indicato alla tua mente.
Il condizionamento e la visualizzazione sono strumenti molto potenti per realizzare i tuoi sogni, veri e propri pilastri ed è possibile unificarli agli obiettivi condizionandosi a farlo. Ricordati di associare piacere e dolore.
Alla base della seduzione ad esempio è importante associare piacere alla propria persona, far vivere quindi stati d’animo positivi di innamoramento, di piacere alla persona desiderata, farle vivere anche delle belle esperienze di carattere emozionale e associarle a te, condizionare quella persona a te. Se oltre al linguaggio con cui susciti emozioni e stati d’animo vivrai con l’altro delle esperienze belle, l’associazione sarà automatica e molto semplice: te = piacere.
Il principio della vendita di qualunque cosa è associare piacere al prodotto, per prima cosa estraendo uno stato di piacere e collegandolo all’articolo da vendere e cercando poi di soddisfare tramite esso i bisogni dell’acquirente.
Soddisfare i Bisogni
Una volta pianificati i tuoi sogni, dopo averli scritti e aver capito cosa vuoi esattamente, ci vuole una spinta motivazionale che ti accompagni nel tempo e ti motivi ad agire. Questa spinta nella Legge di Attrazione viene definita come “MotivAzione”, ovvero il motivo che ci spinge all’azione. Ecco perché quando sei veramente motivato a fare qualcosa che ami, che ti appassiona, agisci. Nulla ti può fermare sei veramente inarrestabile. Sicuramente ti sarà capitato in qualche occasione. È in quel momento che hai la forza per realizzare i tuoi sogni, e lo farai certamente, a patto però che tu abbia ben pianificato l’obiettivo e che tu segua le strategie.
La Programmazione Neuro Linguistica studia le neuro-associazioni che avvengono nel nostro cervello e insegna a “programmare” se stessi e gli altri, con particolare attenzione alla linguistica. Il modo in cui parliamo, le parole che scegliamo per esprimerci, per rappresentare il nostro modello del mondo, la nostra realtà, derivano dai nostri pensieri, dalle immagini che ci facciamo, dai suoni che sentiamo e dalle sensazioni che abbiamo nel nostro corpo. Noi accediamo alla realtà con i sensi, vista, udito, olfatto, gusto e tatto; memorizziamo ed elaboriamo le informazioni nel cervello secondo questi stessi sensi e ci esprimiamo attraverso il linguaggio.
Quindi, a partire dalle parole è possibile capire come una persona stia ragionando in un dato momento, cosa pensi, quali immagini si crei e che sensazioni provi.
Perché le persone usano le parole per descrivere ciò che sentono, ed è per questo motivo che lo studio del linguaggio è così importante in PNL. Grazie ad esso, infatti, puoi intuire quali neuro associazioni si creino nella mente di chi parla e, quindi, quali schemi, quali programmi stiano “girando” nel suo cervello.
A quel punto puoi, per esempio, studiare lo schema di motivazione tuo personale o quello degli altri, per imparare a motivare te stesso e altre persone. Non solo, ma in generale puoi modellare qualsiasi strategia, ad esempio far accrescere la tua autostima, imparare come comunicare meglio, come vendere o come sedurre; le applicazioni sono infinite, perché puoi semplicemente studiare le persone di successo nelle attività che ti interessano e modellarle.
Se hai un collega bravo nel lavoro, puoi studiarlo, modellarlo, cercare di capire quali siano le sue convinzioni, cosa lo motivi nel lavoro o che convinzioni abbia. Dopo aver capito quali programmi girano nella sua mente, potrai estrarre le sue strategie per insegnarle a te stesso e trasmetterle agli altri.
Studiando il modo in cui ti comporti quando hai successo o quando fallisci, potrai comprendere i meccanismi che determinano la bontà o meno di un tuo atteggiamento e potrai replicare prestazioni ottime. Quindi, semplicemente conoscendo meglio te stesso, comprendendo quali siano i tuoi bisogni da soddisfare, i motivi per cui certe attività sono migliori di altre, potrai motivarti efficacemente in ogni momento.
SEGRETO: Analizzando il tuo comportamento nei casi in cui hai avuto successo, comprenderai i meccanismi che lo determinano e potrai replicare prestazioni ottime.
C’è un’ampia letteratura sulla soddisfazione dei bisogni umani. Nel 1954 Abraham Maslow teorizzò la “Piramide dei bisogni”, alla cui base sono quelli fisiologici, cioè mangiare, dormire, avere una casa, e a seguire quelli primari, secondari e così via.
La teoria di Maslow, tuttavia, è ormai superata, sia perché è uno schema creato dallo studioso e non modellato su persone esistenti, sia perché, almeno nella nostra società, i bisogni fisiologici si considerano già soddisfatti, tranne rari casi. Oggi il grande formatore Anthony Robbins con la sua “Teoria dei sei bisogni” ha teorizzato nuovi bisogni fondamentali. Nella seguente tabella li trovi elencati, accompagnati dai “perché” di ognuno di essi:
1) BISOGNO DI SICUREZZA Riflette l’esigenza, che ognuno avverte, di una solida base sulla quale poggiare la propria esistenza, uno dei più importanti, forse il più rilevante tra tutti.
2) BISOGNO DI VARIETÁ La varietà è una necessità, poiché sarebbe insoddisfacente vivere una vita in cui tutto fosse già previsto e scontato.
3) BISOGNO DI IMPORTANZA Risponde all’esigenza di sentirsi attorniati dalle altrui attenzioni.
4) BISOGNO DI LEGAME Soddisfa l’esigenza di condividere la propria vita con qualcuno.
5) BISOGNO DI CRESCITA È un bisogno spirituale e manifesta la necessità, propria di ogni individuo, di migliorare se stesso.
6) BISOGNO DI CONTRIBUTO È un bisogno spirituale e riflette l’esigenza di contribuire a migliorare la situazione propria e degli altri.
Lo studio di Anthony Robbins, che ha lavorato con 50 milioni di persone di 80 Paesi, è stato effettuato sull’intera popolazione, indipendentemente dalla cultura e dalla nazionalità, ed è quindi basato su una discreta statistica. La sicurezza, che è risultata essere al primo posto nella classifica dei bisogni, non è solo cercare un lavoro fisso, un buon reddito economico, una casa, una famiglia, ma è spesso anche un bisogno nascosto, un bisogno celato.
Si dice ad esempio che le malattie nascondano il cosiddetto “vantaggio secondario” in quanto stimolano l’attenzione della famiglia e degli amici, e di conseguenza generano un senso di sicurezza.
Anche rimanere ancorati alle proprie abitudini, al proprio ambiente fa sentire più sicuri: è la “zona di comfort” che ci porta a evitare di intraprendere esperienze nuove, frequentare ambienti diversi, conoscere persone per paura di affrontare qualcosa di sconosciuto.
Se rimani sempre nella tua zona di comfort, tuttavia, per quanto ti senta a tuo agio e soddisfi il tuo bisogno di sicurezza, non potrai crescere. La PNL, infatti, ci insegna che se c’è uno schema che non funziona o che ti limita, ti blocca, devi cercare di romperlo. Se interrompi un programma, semplicemente avrai risposte nuove a determinati stimoli.
Per esempio, una persona ti tratta male? Non reagire più arrabbiandoti, urlandole addosso, ma mantenendo la calma. Puoi imparare a reagire proattivamente agli stimoli che ti arrivano dall’esterno semplicemente cambiando il tuo schema, non rispondendo più in modo meccanico a essi. Per “interrompere lo schema” ti devi abituare a spezzare anche gli schemi più piccoli, più banali. Il bisogno di sicurezza si cela anche in cose banali, nascoste, nei cosiddetti vantaggi secondari. Il fumo, per esempio, e purtroppo anche la droga, sono fonte di sicurezza per molte persone che, facendone uso, si rilassano e rientrano nella loro zona di comfort. Per aiutare qualcuno a smettere di drogarsi bisognerà trovare un’alternativa a quei vantaggi secondari, qualcosa che permetta alla persona di soddisfare ugualmente i suoi bisogni.
SEGRETO: Il bisogno di sicurezza riflette l’esigenza, che ognuno avverte, di una solida base sulla quale poggiare la propria esistenza.
Secondo bisogno è la varietà, meno immediato da comprendere, perché sembra in contraddizione con il bisogno di sicurezza.
Facciamo tanto per rimanere nella nostra zona di comfort, per avere un lavoro fisso, una famiglia, dei figli e tutta una serie di sicurezze intorno a noi e poi cerchiamo l’esatto opposto, ovvero l’incertezza, la varietà? Ti è mai capitato di leggere sul giornale di quelle persone che sono diventate miliardarie vincendo alla lotteria? Hanno potuto comprarsi tutto quello che volevano, raggiungere uno standard di vita apparentemente perfetto e poi si sono suicidate. Perché? Perché anche l’eccessiva sicurezza è negativa. La routine dà sicurezza, ti fa sentire nella tua zona di comfort, però manca quel pizzico di varietà. Anche il tradimento, per assurdo, può essere visto come soddisfazione di questo bisogno. Il bisogno, quindi, di per sé non è negativo o positivo, ti può motivare ad azioni che ti creano danni o che ti danno risultati; dipende da come lo soddisfi. Lo stesso bisogno di varietà, ad esempio, puoi soddisfarlo con il tuo partner, andando a cena fuori oppure intraprendendo uno sport insieme, un hobby, facendo una gita. Se invece lo soddisfi in maniera sbagliata rispetto ai tuoi valori, potrà avere delle conseguenze negative.
È molto comune annoiarsi perché si svolge sempre lo stesso lavoro con i soliti colleghi. Se non siamo in grado di trovare la varietà nel nostro lavoro, ci annoieremo. Ecco perché ti invito a fare ciò che ami. Se fai un lavoro che non ti piace solo perché te l’hanno imposto o perché è l’unico che hai trovato, non ti sentirai motivato e quindi non darai il massimo, non soddisferai i tuoi bisogni e, di conseguenza, vivrai una vita che non ti piace. Il primo passo per imparare a motivarti è capire cosa va bene e cosa no nella tua vita di oggi; capire quali siano i tuoi bisogni, in che modo li hai soddisfatti o li stai soddisfacendo. Così potrai dire: «Bene, questa cosa non mi piace, non soddisfa nessuno dei miei bisogni». Anche se in realtà c’è sempre un bisogno nascosto che viene soddisfatto che ci spinge a fare quella cosa. Magari il lavoro non ti piace, ma tutto sommato ti fa sentire sicuro rispetto alla prospettiva di licenziarti e trovarti in mezzo alla strada, e in questo senso soddisfa un tuo bisogno.
SEGRETO: la varietà è una necessità, infatti sarebbe assai insoddisfacente vivere una vita in cui tutto fosse già previsto e scontato.
Comune a molti è anche il bisogno di importanza, in realtà molto simile al bisogno di sicurezza. Ad esempio ricevere attenzioni perché si sta male fa sentire importanti. Nel caso di un paziente le visite dei parenti, i cioccolatini, le caramelle gli danno un senso di importanza; è fondamentale che anche i medici capiscano quali sono i suoi bisogni per soddisfarli, infatti una persona malata può voler sapere cosa ha, ma nella maniera giusta, vedendo già la possibilità di guarigione.
Può essere appagato nel caso degli uomini dal fatto di possedere una bella macchina, nel caso delle donne dal fatto di possedere un gioiello. Sono cose che fanno sentire importanti, che soddisfano uno dei nostri bisogni. La soddisfazione dei nostri bisogni è quindi la motivazione che ci spinge ad agire, a comportarci in un certo modo. Tutto quello che facciamo oggi, tutte le decisioni che abbiamo preso finora, sono la soddisfazione di questi bisogni.
SEGRETO: Il bisogno di importanza, ovvero di sentirsi attorniati dalle altrui attenzioni, è comune a molti.
C’è poi il bisogno di legame. Molte persone soddisfano il loro bisogno di affetto con gli animali domestici, come un cane o un gatto. E, ovviamente, molte aspirano ad avere un rapporto con un’altra persona, a legarsi quindi a un partner, formare una famiglia, avere dei figli.
Anthony Robbins dice: «Mettetevi in “peak-state” prima di prendere una decisione». Il “Peak-State” è lo “stato di picco”, ossia uno stato emotivo molto intenso. È necessario sentirsi bene, in uno stato di certezza, di sicurezza, per poter prendere delle decisioni buone. Prenderle quando si sta male è un rischio. Se si deve decidere cosa fare della propria vita quando si è depressi e si vede tutto in maniera negativa, si può arrivare addirittura al suicidio. Il desiderio di condividere la propria vita con qualcuno è comunque fortissimo. Ma come mai c’è chi incappa in persone con una tipologia caratteriale o comportamentale sempre uguale e sempre negativa? Il problema è che se noi ci comportiamo sempre nello stesso modo, abbiamo convinzioni negative sugli uomini o sulle donne, o in generale sui legami, o cerchiamo un partner esclusivamente per colmare un bisogno troppo forte di legame, rischiamo di attrarre persone con gli stessi difetti. Se non modifichiamo il nostro comportamento, escludendo un colpo di fortuna, il risultato sarà sempre quello. Se invece cominci a lavorare su te stesso e a comportarti in maniera diversa, otterrai risultati diversi.
Questa è una delle regole più banali ma meno applicate della Legge di Attrazione: se stai ottenendo risultati sbagliati, cambia semplicemente strategia; se agirai sempre allo stesso modo, finirai come la mosca che continua a battere sul vetro della finestra senza trovare l’uscita.
Quindi fai cose nuove per ottenere risultati nuovi, diversi; se neanche il risultato nuovo ti soddisferà, cambia strategia. Come dice Robbins: «Se una strategia usata per ottenere un risultato non funziona, non lo considerare mai un fallimento, ma impara da quell’esperienza per applicarne una nuova e così via, all’infinito, finché non ottieni il risultato».
SEGRETO: Il bisogno di legame corrisponde all’esigenza di condividere la propria vita con qualcuno.
Fin qui abbiamo enumerato i quattro bisogni fondamentali, i più importanti. Gli altri due, detti “bisogni spirituali” sono crescita e contributo. In genere vengono visti separatamente perché situati a un livello superiore, nel senso che si può pensare a come soddisfarli solo dopo aver appagato i primi quattro.
Analizziamo il bisogno di crescere. Spesso molte persone associano dolore alla crescita, al cambiamento, dicono: «No, cambiare è difficile; io sono fatto così», perché ovviamente è più facile rimanere nella propria zona di comfort piuttosto che cambiare. Per lo meno questa è la convinzione che ci hanno trasmesso nella nostra cultura: cambiare è difficile e faticoso.
Ma in realtà sono le convinzioni a determinare la nostra percezione delle cose. La stessa esperienza, ad esempio lavorare al computer, può soddisfare un bisogno oppure no a seconda della percezione che ne hai e delle tue convinzioni. Per qualcuno sarà noiosissimo, per altri vario e divertente. Sicuramente chi sente che grazie al proprio lavoro sta crescendo e sta facendo qualcosa di utile, oltre che per sé anche per gli altri, non può non amarlo; però culturalmente siamo più portati a una visione egoistica di sviluppo personale che alla ricerca di un benessere comune. In realtà la crescita è fondamentale, tanto che Robbins afferma: «Se io non cresco, muoio».
E, in realtà, per quanto il cambiamento possa sembrare impegnativo, è veloce e immediato, ed è così per tutti, perché «il cervello», come dice lo stesso Bandler, fondatore della PNL, «impara velocemente». La guarigione da una fobia, ad esempio, non avviene nell’arco dei cinque/dieci anni durante i quali è stata seguita la terapia, ma nei pochi minuti in cui, al termine di un lungo processo, sono cambiate le convinzioni del malato. Quindi, appunto, nei cinque minuti finali della terapia.
In PNL si utilizzano tecniche molto veloci, proprio perché il cervello apprende velocemente. La fobia è il primo esempio di apprendimento veloce. Magari un cane ti ha morso una volta quando eri piccolo e in un istante il tuo cervello ha associato quell’animale a un senso di paura. Il cambiamento è immediato, se non è immediato non c’è cambiamento. Inoltre, come dice Robbins, «il cambiamento è insito in noi» a partire dalle cellule del nostro corpo che si rinnovano in continuazione; quindi a chi dice: «No, io non posso cambiare», lui risponde: «Invece stai già cambiando, devi solo decidere se cambiare in meglio, cioè crescere, o in peggio». Noi possiamo cambiare semplicemente perché il futuro non ha nulla a che fare con il passato, a meno che non sia tu a deciderlo.
Ovviamente se porti avanti sempre le solite convinzioni, agisci allo stesso modo, non modifichi mai i tuoi comportamenti, hai le stesse motivazioni, avrai un futuro uguale al tuo passato. L’importante è effettuare un cambiamento. Nel momento in cui lo attuerai, il cambiamento sarà istantaneo e il tuo futuro sarà diverso, a patto di condizionarti, agire e via di seguito. Quindi, il cambiamento è già in te: decidi tu se sarà miglioramento, ovvero crescita, oppure no.
Considera tutte le tue esperienze una fonte di insegnamento, se le vedrai in negativo, come dei fallimenti, ti sentirai sempre peggio.
Se hai affrontato molte difficoltà, pensa che con tutto quello che ti è successo in passato il futuro sarà per forza migliore, perché hai imparato moltissime cose nuove.
SEGRETO: I bisogni di crescita e contributo sono prettamente spirituali e manifestano la necessità, propria di ogni individuo, di migliorare se stessi e di contribuire a migliorare la situazione degli altri.
Può succedere che anche in un’esperienza piacevole non vengano soddisfatti tutti e sei i bisogni fondamentali, ma solo alcuni di essi. Anthony Robbins, che ha creato questa teoria studiando persone di culture diverse ed estraendo i bisogni che ha visto ripetersi indipendentemente da ambiente, lingua e tradizioni, ci dice come sia sufficiente che vengano soddisfatti almeno tre bisogni al livello 10 per creare una dipendenza nel bene o nel male.
Analizziamo, ad esempio, il vizio del fumo: quali sono i bisogni che può soddisfare? Pensa ad esempio agli adolescenti che cominciano a fumare. Sicuramente lo fanno per sentirsi adulti, quindi per soddisfare il proprio bisogno di importanza; ma anche per soddisfare il bisogno di sicurezza, perché fumare, come abbiamo detto, aiuta a rientrare nella propria zona di comfort; infine soddisfa anche il bisogno di legame, perché cementa l’appartenenza a un gruppo di amici nel quale tutti fumano. Tre bisogni soddisfatti creano la dipendenza.
Se si vuole aiutare una persona a rompere questa dipendenza, magari si può dire: «Ti senti ancora così importante? Ormai non fuma più nessuno, che fumi a fare? Legame? Con chi? Con quei pochi fumatori rimasti?» Cioè si può provare a smontare quegli stessi bisogni che hanno creato la dipendenza: «Ti senti sicuro? Da adolescente è comprensibile ma, oggi come oggi, da adulto, che senso ha continuare?» Tuttavia non basta spiegare una teoria per far cessare una dipendenza, ci vuole il condizionamento. Però rendere consapevoli se stessi o un’altra persona delle motivazioni che hanno spinto ad agire in certi modi è una buona base di partenza.
SEGRETO: Per creare una dipendenza, nel bene o nel male, è sufficiente che siano soddisfatti almeno tre bisogni al livello dieci.
Questo è un esempio di come le tecniche della PNL si possano applicare per modificare comportamenti, percezioni, associazioni.
Potenziare le Convinzioni
Secondo la Legge di Attrazione la realizzazione dei sogni, ancor più che degli obiettivi, dipende da ciò in cui credi. Credi di potercela fare? Ce la farai. Credi di no? Stai sicuro che NON ce la farai.
Sei sicuro di sapere esattamente cosa siano le convinzioni?
Sei consapevole di ciò di cui sei convinto?
In genere nessuno di noi lo è. Le convinzioni non necessariamente sono vere. Nel momento in cui ti rendi conto che una convinzione su te stesso, sul tuo modo di comportarti, sul tuo rapporto con una persona, l’hai costruita tu sulla base di esperienze, spesso poche, che hai avuto, puoi cambiarla. Prima però è necessario capire il meccanismo, perché se sei convinto di non poter cambiare facilmente o velocemente farai in modo di auto sabotarti, farai di tutto perché la tecnica non funzioni. È importante cercare le risorse in se stessi. A chi ha problemi riguardanti il “bisogno di legame” o soddisfa questo bisogno in maniera sbagliata, per esempio con rapporti aggressivi, con un gruppo di persone che compiono azioni negative, o con un rapporto amoroso violento, la soluzione potrebbe essere di cercare di soddisfarlo autonomamente. Comincia ad amare te stesso, sentiti legato al tuo spirito, alla tua anima, e troverai in te il legame, così come la sicurezza e l’importanza. Se sei convinto che per sentirti amato devi essere attorniato da persone che ti dicono: «Ti amo», ciò renderà difficile il soddisfacimento del tuo bisogno d’amore; ma se la tua regola sarà: «Io mi sento amato quando amo me stesso», a quel punto avrai tu la responsabilità dell’amore e del tuo legame con te stesso, e soddisferai autonomamente quel bisogno. Allo stesso modo, se il tuo bisogno di sicurezza dipende solo da te, dall’autostima alta che ti sei costruito e non dall’opinione che di te hanno gli altri, sarà molto più facile soddisfarlo.
SEGRETO: Per ottenere la risorsa potenziante che desideri, ti basta riaccedere a un momento del tuo passato in cui l’hai posseduta, immedesimarti nello stato d’animo che avevi e recuperarla.
Torniamo alla motivazione e quindi ai motivi che ci spingono all’azione. Abbiamo visto che nella maggior parte dei casi essi sono riconducibili ai sei bisogni fondamentali, anzi direi che lo sono in tutti i casi. Tuttavia può accadere che certe volte non ce ne accorgiamo perché questi bisogni sono nascosti. Sono gli ormai noti “vantaggi secondari”, procurati da qualcosa che non ci piace e che vorremmo cambiare.
«Fai ciò che ami; se non lo fai, difficilmente potrai avere successo», questa frase ha un seguito: «Se non puoi fare ciò che ami, ama ciò che fai». «Ma come si può amare ciò che si fa se non ci piace?».
In realtà è questione di percezione, cioè, la stessa attività può essere vista in maniera positiva o negativa non solo da persone diverse, ma a seconda delle convinzioni che una persona ha.
Ad esempio, ti è mai capitato di vedere per la strada un suonatore ambulante? Ci sono persone che si fermano per ascoltare e trovano molto piacevole trascorrere così qualche minuto, magari prima di recarsi al lavoro; altri sono presi dal senso di colpa di arrivare in ritardo in ufficio e nonostante amino la musica corrono sul posto di lavoro; altri ancora non sono per niente interessati alla musica e quindi tirano dritto. Uno stesso evento, una stessa situazione può essere vista in maniera diversa a seconda della persona, delle convinzioni e delle motivazioni, dei bisogni che quella persona ha.
Riprendendo il nostro esempio, c’è chi ama veramente stare al computer perché soddisfa tanti suoi bisogni e chi, al contrario, lo odia; però, se reso consapevole dei bisogni che non riesce a soddisfare con il suo lavoro, può modificare la situazione. Lo può fare modellando una persona a cui piace lavorare al computer, chiedendole: «Come fai a rendere gradevole un lavoro così noioso?», l’altra persona potrebbe rispondere: «A me piace perché il computer stimola la mia creatività, e poi nelle pause mi metto a chattare e conosco un sacco di persone, intreccio molti legami». È possibile che la persona che fino a quel momento trovava noioso lavorare al computer non riuscisse a soddisfare proprio il bisogno di legame, e il confronto con il collega a quel punto gli consente di vedere la cosa da una nuova prospettiva.
Dipende tutto dalle percezioni e dalle convinzioni, che sono un importante pilastro della motivazione. Le convinzioni sono molto potenti e finché sarai convinto che stare al computer è noioso non ti ci metterai. Se si ha una convinzione, infatti, si fa in modo di mantenerla, molto spesso anche inconsapevolmente.
Pensa ad esempio al cosiddetto “effetto placebo. A un paziente viene prescritto un farmaco dal proprio medico, che è consapevole che si tratta di un “placebo” e che gli dice: «Questo è un medicinale nuovo, viene dall’America. È perfetto per la tua situazione, vedrai che il mal di testa ti passerà in un istante».
Dopo cinque minuti dall’assunzione, il paziente sta benissimo. In realtà non si tratta d’altro che di una compressa di zucchero, quindi non c’è alcun componente farmacologico, però funziona lo stesso. Come è possibile? A causa delle convinzioni. Il paziente ha dato al suo cervello il comando di far sì che gli passasse il mal di testa, perché era convinto che ciò che aveva assunto fosse una medicina e che avrebbe funzionato. In realtà non era una medicina ma, appunto, un placebo.
Funziona ancora meglio quando si usa il sistema del cosiddetto “doppio cieco”, ovvero quando neanche il medico sa che sta prescrivendo un placebo e dunque è anch’egli oggetto inconsapevole dell’esperimento. Al medico il farmaco viene presentato come un prodotto nuovo, molto efficace, e viene invitato a provarlo su un suo paziente. Quest’ultimo, oltre ad avere la sua convinzione circa il fatto che il farmaco funzionerà, riceverà anche quella del medico, e quindi sarà ancora più sicuro del buon esito della terapia.
Bandler è divertentissimo quando, durante i suoi corsi, racconta che negli anni ’70, occupandosi soprattutto di terapia, voleva commercializzare delle compresse “placebo”, pubblicizzandole come medicinale in grado di guarire qualunque patologia, o almeno le più comuni malattie psicosomatiche.
Ovviamente non glielo hanno permesso. Partiva dall’idea di base che il placebo è la “medicina” più studiata al mondo perché ciascun medicinale, come mi è stato confermato da molti medici, viene confrontato con il placebo per testarne la validità ed evitare che agisca solo in base a una questione di convinzioni e non per reale efficacia del principio attivo.
SEGRETO: Fa ciò che ami o, altrimenti, ama ciò che fai; il segreto per riuscirvi è cambiare la percezione che hai della situazione o delle attività che non ti piacciono.
Robert Dilts, uno dei maggiori esponenti della Programmazione Neuro-Linguistica, ha creato uno schema, un modello dei livelli logici (missione, identità, convinzioni/valori, capacità, comportamenti, ambiente). Robert Dilts afferma che ognuno di noi vive in un certo ambiente, lavora, è a contatto con persone verso le quali ha determinati comportamenti che dipendono dalle sue capacità. Le capacità sono subordinate alle convinzioni e ai valori; convinzioni e valori sono invece tra loro sullo stesso piano, in quanto da essi dipendono le motivazioni.
Se sei convinto di qualcosa, o se per te è importante un determinato valore, sarai motivato a svolgere una certa azione e a comportarti in un certo modo.
Ancora più in alto nello schema sono collocati l’identità, cioè chi sei, chi credi di essere, e lo spirito/missione, che non è inteso in senso religioso ma come livello superiore, come missione di vita, nel senso di ciò che va oltre la tua identità, nel senso del mondo a cui pensi di appartenere, dell’universo, dell’energia, anche di Dio, se vogliamo, oppure, da un punto di vista molto più terreno, nel senso dello spirito, della cultura aziendale.
L’idea di questo modello è la seguente: se attrai un’ottima occasione di lavoro, e quindi hai l’ambiente giusto, ma non agisci, con il tuo comportamento non fai nulla perché quell’occasione vada in porto, non otterrai risultati. Se hai un’occasione buona, se vuoi agire ma non ne sei capace, ancora una volta non raggiungerai alcun obiettivo. Pensa, ad esempio, che qualcuno ti offra l’opportunità di andare a lavorare in un call-center, che è l’aspirazione della tua vita. Se ti fai prendere dalla paura perché non lo hai mai fatto e non ti presenti all’appuntamento di lavoro, oppure ci vai ma poi non ti dai da fare, non otterrai risultati. La stessa cosa avverrà se pur lavorando non sarai capace di vendere, di contattare telefonicamente le persone o non sarai motivato a farlo. Quindi, puoi anche avere buoni livelli logici “in basso”, ma sono quelli superiori che contano. Ti può capitare una buona occasione, puoi agire, saperlo fare perché hai le capacità, ma se sei convinto che non funzionerà, sarà il tuo cervello a bloccare tutto, a sabotarti.
Ecco perché è fondamentale lavorare sulle convinzioni e sui valori. Puoi essere convinto che le tecniche funzionino, ma se pensi di essere un perdente, un incapace, e quindi di non essere in grado di applicarle, ugualmente non riuscirai. Cerca invece di vedere le situazioni in termini positivi. Se ti capita l’occasione, pensa che ce la farai, che hai le capacità per farlo, pensa al contributo che puoi dare.
Le convinzioni sono a un livello molto alto perché determinano tutto quello che c’è sotto. I livelli più bassi, più esterni, se vogliamo, potrebbero essere paragonati alle foglie di un albero, mentre quelli più interni, che costituiscono il nucleo di una persona, ciò che c’è di più profondo in ognuno, sono assimilabili alle radici. Le convinzioni fanno parte di questo nucleo.
I livelli superiori, quindi, influenzano con grande forza, come un terremoto, quelli inferiori e non viceversa, a meno che non ci sia un lungo condizionamento. Quest’ultima situazione può verificarsi, ad esempio, durante il servizio militare, in cui per un anno ti fanno assumere un comportamento da soldato sottoponendoti a un certo tipo di disciplina, e alla fine ti creano le convinzioni che deve avere un soldato, ma in un lungo periodo.
In PNL, invece, si cerca di essere efficaci e veloci: se agisci sui livelli superiori, se hai ad esempio una convinzione forte, il cambiamento sarà istantaneo. Poi ovviamente dovrai darti da fare, ma sarà stata una tua scelta, una passione che viene da te.
Bisogna partire dalla propria identità, ovvero dirsi:
«Io NON sono fatto così, ma io sono quello che voglio essere, quello che decido di essere». E questa presa di coscienza innesca un terremoto nelle convinzioni da: «io non posso cambiare» a «io posso cambiare e anche velocemente, divertendomi; posso cambiare quello che voglio di me stesso, posso comunicare nella maniera che voglio, posso raggiungere gli obiettivi che voglio». Il resto è una conseguenza. Quindi, parti dal cambiamento della tua identità, delle tue convinzioni, del tuo nucleo; tutto il resto verrà da sé.
Spesso i parenti, gli amici, i conoscenti che assistono al cambiamento di una persona reagiscono in modo negativo per questo Robbins suggerisce di non farsi prendere dall’euforia. Il cambiamento dovrà essere interiore ed emergere pian piano da nuovi comportamenti e stati d’animo che nasceranno da nuove convinzioni.
Questo vale anche per la dieta; hai mai provato a metterti a dieta senza riuscire a ottenere i risultati sperati? La chiamano “dieta yo-yo”: si comincia a seguire un regime, ma dopo una, due, tre settimane si è già sopraffatti dallo stress e alla prima occasione si cede, fino ad arrivare alla definitiva rinuncia. Ma perché si cede? Perché ci si mette a dieta solo a livello di comportamento; smettiamo di mangiare le cose che ci piacciono, magari la cioccolata, ma se le convinzioni sono sempre le stesse, ossia «la cioccolata mi fa stare bene, come mi sento tranquillo quando mangio la cioccolata» non riusciremo a farlo per molto tempo.
Inoltre, se l’identità che ci attribuiamo è quella della persona che mangia tanto, della persona grassa, e la gente ci ha sempre visto così, avremo paura di dimagrire di colpo, perché ci sembrerà di perdere la nostra identità, la nostra zona di comfort, il bisogno di sicurezza. La maggior parte delle persone con problemi di peso ha come identità quella della persona sovrappeso e ha perso quella di persona magra, in salute. Chi invece deve soltanto recuperare la sua identità originaria dovrà semplicemente rientrarci dentro. È solo questione di tempo, ma il passaggio sarà molto più facile.
Dal fatto che tu sia convinto che vale la pena fare una cosa o, al contrario, che non ne vale la pena, dipenderà la tua decisione di farla o meno, in che modo la farai e con quale motivazione; i comportamenti saranno semplicemente una conseguenza.
Ricapitolando: la motivazione è il motivo dell’azione, la convinzione influisce su quanto sentirsi motivati e l’azione è il comportamento che ne consegue.
SEGRETO: La convinzione di essere ciò che sei, a livello personale, influenza i tuoi comportamenti rendendoli o meno efficaci per la realizzazione del tuo sogno.
Se hai una convinzione, potrai accedere a delle risorse. Quindi, le tue convinzioni determinano le tue risorse, che a loro volta determinano le tue azioni; l’azione, ovviamente, determina i risultati.
Henry Ford diceva: «Che tu creda di farcela o di non farcela avrai comunque ragione». E qui si ritorna all’identità. La convinzione determina la percezione che abbiamo anche di uno stesso gesto.
La realtà è soggettiva e dipende dalle convinzioni che abbiamo; in base alle convinzioni noi percepiamo cose diverse. Ognuno ha la sua verità. Le convinzioni quindi determinano veramente la nostra realtà. Il vero e il falso non esistono per il semplice motivo che, dipendono dalla percezione soggettiva; tutte le esperienze che fai vengono interpretate da te e determinano poi le tue convinzioni.
SEGRETO: Una convinzione positiva ti indurrà ad attivare maggiori risorse per conseguire il risultato cui tendi, che, a sua volta, rafforzerà la convinzione stessa.
Le convinzioni sulla tua identità possono crearti limiti enormi. Se sei convinto di essere un malato, il tuo fisico si adatterà e assumerai l’identità di un malato. In questi casi anche il linguaggio può influire sul tuo comportamento. Se le persone che ti stanno intorno ti ricorderanno in continuazione che sei malato, non faranno che peggiorare la tua convinzione. Certo, non dico che delle convinzioni potenzianti possano indurre la guarigione, ma sicuramente possono fortificare il sistema immunitario e supportare la terapia medica.
Robert Dilts si è occupato molto di guarigioni, perché aveva la madre malata di cancro; in particolare afferma di aver condotto diversi studi su un gran numero di malati, raccogliendo testimonianze di persone che avevano avuto una remissione spontanea della malattia. Ha riscontrato che l’unica cosa in comune tra loro era la convinzione che la terapia che stavano seguendo, indipendentemente da quale fosse, avrebbe funzionato. Tuttavia bisogna stare attenti a non degenerare in un delirio di onnipotenza. Le convinzioni non devono andare contro ogni principio, contro i valori. Bisogna saperle gestire con intelligenza.
«La fortuna aiuta gli audaci»: se mi preparo, e in più ho delle convinzioni potenzianti, otterrò buoni risultati. Ugualmente è possibile convincersi di non essere in grado di fare una cosa, magari un lavoro, e di conseguenza evitare di impegnarsi.
C’è anche la possibilità che tu ti senta combattuto tra valori contrastanti, ad esempio desideri un lavoro ma, allo stesso tempo, non vuoi affrontare il distacco dalla famiglia e perdere la libertà.
Se ci sono delle incongruenze a livello di convinzioni, identità, valori è ovvio che non ti darai abbastanza da fare per raggiungere il tuo risultato. Famoso il caso del corridore Roger Bannister, che in America percorse per primo un miglio in meno di quattro minuti. Per anni si era stati convinti che l’uomo non potesse coprire quella distanza in meno di quattro minuti; addirittura erano stati fatti studi scientifici che tendevano a dimostrare che il cuore non avrebbe mai retto lo sforzo necessario per correre a quella velocità. Roger Bannister ci credeva, si impegnò e riuscì a conseguire il suo obiettivo. Di lì a pochi mesi altri atleti raggiunsero lo stesso risultato e in due o tre anni furono addirittura in trecento a eguagliarlo. Cosa si era modificato? Forse l’anatomia umana? La fisiologia? La pressione del cuore? No, si era solo diffusa la convinzione di potercela fare.
SEGRETO: Le convinzioni sulla propria identità sono potentissime, possono creare limiti enormi o fornire enormi potenzialità, addirittura, in alcuni casi, modificare la propria visione della realtà.
Spesso è difficile capire se la mancanza di motivazione derivi da un ambiente demotivante, di persone spente, con convinzioni limitanti, o sia insito nella persona, nell’incapacità di motivarsi e di applicare le tecniche giuste. Anthony Robbins afferma che non esistono persone demotivate o pigre, ma solamente obiettivi poco motivanti. Se non hai una ragione per raggiungere il tuo obiettivo, se tutto sommato non te ne importa nulla, non ti darai da fare per raggiungerlo, non modificherai il tuo comportamento. La convinzione nasce dall’esperienza: più esperienze fai di uno stesso tipo, più confermi la tua convinzione. Prendiamo un esempio classico. Chi è stato tradito più di una volta, di solito, alla fine generalizza la sua esperienza arrivando a pensare: «Tutti gli uomini sono traditori, tutte le donne sono delle poco di buono». E quando l’intensità emotiva di un’esperienza è molto forte, ne basta una sola perché si trasformi in convinzione. La generalizzazione, in alcuni casi, può anche essere un meccanismo positivo, perché ci protegge da esperienze analoghe a quelle che ci hanno procurato dolore. In un certo senso quindi è un bisogno soddisfatto; ma in realtà è anche limitante, in quanto impedisce, ad esempio, di sperimentare il piacere di avere una relazione, soddisfare il proprio bisogno di legame e così via. Essa inoltre porta a cancellare e distorcere la realtà pur di confermare la propria convinzione. Chi ha perso la fiducia nei rapporti con l’altro sesso “cancella” dalla propria esperienza amiche e amici felicemente legati ai propri partner, e pensa che abbiano un compagno solo perché si sono accontentati, perché hanno poche pretese, oppure addirittura che in realtà vengano traditi. In questi casi si tende ad adattare la realtà alla propria convinzione, distorcendola anziché fare il contrario.
E la stessa gelosia, che cos’è se non una grande distorsione? Pensa, ad esempio, a un uomo che sta in casa ad aspettare la moglie che è in ritardo e non ne conosce il motivo; comincia a nascere in lui la convinzione che stia con un altro. Come si comporterà quando la moglie farà rientro a casa? Aggredendola, forse addirittura insultandola, senza alcuna ragione. Immagina invece il caso opposto: il marito, anziché essere geloso, è preoccupato per la salute della moglie e il ritardo innesca una serie di ragionamenti come: «Oddio, potrebbe aver avuto un incidente». Cosa succederà al rientro? L’uomo sarà affettuoso, comprensivo e felicissimo di rivederla, e le manifesterà quanto ha sentito la sua mancanza.
Vedi come una stessa situazione può portare a due “film” totalmente diversi, basati uno su una convinzione di gelosia e l’altro su una convinzione di preoccupazione? Ecco in che modo la convinzione determina il nostro comportamento.
Tuttavia le convinzioni, come ti ho già detto, non sono oggettive, perché nascono in seguito a esperienze. A questo proposito, ti propongo un piccolo esercizio. Scrivi cinque convinzioni potenzianti che possono aiutarti nella vita, come ad esempio: «Io sono un bravo venditore», oppure «Sono un bravo comunicatore», «La gente mi apprezza tantissimo», e cinque convinzioni che invece ti limitano, ti ostacolano. Ora, è possibile che una convinzione che hai ti sia stata trasmessa da qualcun altro, da un genitore o da un professore, ad esempio, e che quindi derivi non dalle tue bensì dalle loro esperienze.
Anni fa è stato fatto un esperimento analizzando il comportamento di cinque scimmie cui veniva mostrato un casco di banane che poteva essere raggiunto unicamente attraverso una scala su cui poteva arrampicarsi una sola scimmia per volta.
Quando una di esse stava per raggiungere il casco di banane veniva fatta passare una scossa elettrica lungo la scala. In brevissimo tempo le cinque scimmie associarono, secondo le regole del “condizionamento classico” di Pavlov, la scala al dolore e capirono che bisognava rinunciare a raggiungere le banane.
Gli sperimentatori, però, vollero proseguire con il loro studio e sostituirono una delle scimmie coinvolte nell’esperimento con una nuova. Non appena questa tentò di salire sulla scala, venne bloccata dalle altre che avevano fatto l’esperienza della scossa impedendole di farlo. La nuova scimmia non aveva mai fatto l’esperienza del dolore, ma sapeva che la scala era pericolosa, aveva ricevuto la convinzione che lo fosse. Continuarono a sostituire una scimmia alla volta e alla fine nessuna delle cinque scimmie rimaste aveva avuto l’esperienza originaria, ma nonostante questo nessuna di loro si azzardava a salire sulla scala, perché le scimmie che avevano avuto l’esperienza e che le avevano precedute avevano trasmesso loro la convinzione che la scala fosse pericolosa.
In realtà questo succede molto spesso nella vita di tutti i giorni. Le convinzioni che abbiamo oggi, infatti, derivano di frequente dalle convinzioni di qualcun altro.
In psicologia per capire meglio i problemi dei figli si vanno a studiare i genitori, perché molto spesso le convinzioni o le problematiche di un genitore vengono trasmesse al figlio; pensa ad esempio alle aspirazioni mancate, la mamma che vuole che la figlia faccia la ballerina proprio perché lei quando era giovane non ha potuto coronare il suo sogno.
SEGRETO: la convinzione, positiva o negativa, nasce da esperienze nostre o di altri e spesso resiste anche quando non è più giustificata dalla realtà.
Ora che con questi esempi ti ho reso più chiaro come le convinzioni altrui possano influire sulle nostre limitandoci, riprendi le dieci convinzioni, cinque potenzianti e cinque limitanti, che avevi scritto prima e domandati a chi appartengono: sono veramente le tue? Sono scaturite da esperienze fatte da te o le hai ereditate da qualcuno? È molto importante fare bene questo esercizio riguardo alle cinque convinzioni limitanti. Riguardo a quelle potenzianti può essere interessante scoprire chi ce le ha passate, ma nulla di più. Ma è fondamentale prendere consapevolezza della provenienza delle proprie convinzioni limitanti in modo da abbandonarle, non solo per non rovinare la nostra vita, ma per non correre il rischio di trasmetterle ai nostri figli. Prenditi cinque minuti di tempo e fai questo esercizio. Hai scoperto che alcune delle tue convinzioni vengono da qualcun altro? È molto comune, ma bisogna stare attenti all’influenza che possono esercitare su di noi. La maggior parte delle nostre convinzioni sono nate così, magari ce le ha imposte del tutto involontariamente qualcun altro, però le abbiamo prese per vere.
Un insegnante che ti dice: «Tu non sei portato per la matematica» ti incolla un’etichetta. Tu te ne convinci e smetterai anche di impegnarti nello studio, certo che tanto non ne valga la pena, visto che non sei portato. Anzi, per tornare alla soddisfazione dei bisogni, è anche un modo comodo per scaricare la propria responsabilità. Perché di per sé tutte le etichette hanno un impatto molto forte su di noi; quindi bisogna valutare se ci danno risultati positivi oppure se ci bloccano, ci limitano. Ecco perché bisogna verificare la loro validità in base alla distinzione potenziante/limitante e non a quella vero/falso oppure oggettivo/soggettivo, perché tutte le convinzioni sembrano oggettive a ognuno di noi. Non è importante sapere se sia così o meno, ma se quella convinzione possa aiutarti oppure ostacolarti. Vale la pena metterle in discussione e cercare di cambiarle solo se sono limitanti. «Se volete cambiare, associate un dolore fortissimo all’idea di non cambiare e un piacere intenso all’idea del cambiamento».
Quindi, ogni volta che dobbiamo prendere una decisione orientata a un cambiamento, dobbiamo avere per lo meno tre possibilità, non la dicotomia tra non cambio/cambio, ma l’alternativa tra cambio in questo modo, in quest’altro o in quest’altro ancora, il che presuppone di per sé una trasformazione. Avere convinzioni potenzianti significa entrare nel meccanismo ciclico del successo che ti farà sentire sempre meglio, sempre più forte, più sicuro, e la soddisfazione dei bisogni sarà immediata e molto più semplice. Parte tutto da te, e proprio per questo è una strategia che si può applicare sia nella vita personale che in quella professionale.
Uno dei metodi per modificare le convinzioni è cominciare ad analizzare quali conseguenze abbia finora avuto su di noi una convinzione limitante. Abbiamo visto che spesso anche i nostri problemi soddisfano un bisogno, anche se in maniera nascosta, e ci procurano i cosiddetti vantaggi secondari. Anche le convinzioni limitanti, spesso, servono a darci sicurezza, a farci rimanere nella nostra zona di comfort, a proteggere qualcosa di noi.
Scegli una delle tue cinque convinzioni limitanti, procurati un foglio, dividilo in due e scrivi da un lato la difesa della tua convinzione e dall’altro l’attacco ad essa: «Questa convinzione mi serve per questi motivi mentre è limitante per questi altri». Ti invito a fare questo esercizio con tutte le altre convinzioni limitanti che hai, che sicuramente saranno più di cinque. E se qualcuno osa dire che non ne ha, in realtà dimostra di averne già una, credendo non sia utile mettersi in gioco. Sii invece sincero con te stesso, perché l’esercizio serve proprio a renderti consapevole dei pro e contro della tua convinzione, tanto da poter dire: «Questa convinzione tutto sommato mi piace, me la tengo perché mi è utile; quest’altra invece non la voglio più, voglio cambiarla assolutamente».
SEGRETO: è importante scoprire l’origine delle nostre convinzioni, soprattutto delle limitanti, per decidere se mantenerle o liberarcene.
Realizzare il Cambiamento
Se vogliamo veramente attrarre il successo e i nostri obiettivi, la Legge di Attrazione ci dice che dobbiamo realizzare il cambiamento delle convinzioni limitanti. Ma come si fa a cambiare una convinzione? Come si fa a trasformare una convinzione limitante in una convinzione potenziante? Come ti ho detto, un metodo può essere quello di associare dolore alla convinzione limitante e piacere a quella potenziante.
Le convinzioni, come abbiamo detto più volte, nascono dalle esperienze nostre o altrui e sono supportate da una serie di pilastri, di riferimenti. Immagina che la convinzione sia come il piano di un tavolo e che le sue gambe siano i tuoi riferimenti; quanto più questi riferimenti sono emozionalmente forti, tanto più immaginerai una gamba del tavolo massiccia.
Quando si smonta una convinzione limitante, bisogna sostituirla con una potenziante, non si può solo eliminarla. È molto importante mettersi in gioco, essere consapevoli del meccanismo, vedere i pro e i contro, in modo da poter dire: «Questa è la mia convinzione; che riferimenti ho? Magari li ho imparati quando ero piccolo. Sono ancora validi?»
SEGRETO: Immagina che la tua convinzione sia il piano di un tavolo; i sostegni su cui esso poggia sono i riferimenti della tua convinzione; è su di essi che devi intervenire, se vuoi modificarla.
E pensa anche a quante convinzioni hai cambiato nella tua vita. Pensa a quelle che avevi da bambino su Babbo Natale, la Befana, il topino dei denti e così via, e a come si sono modificate nel corso degli anni. Il problema è che da adulti ci convinciamo che sia impossibile cambiare ma in realtà, come dice Robbins: «Il cambiamento è già in noi, che lo vogliamo o no; non si può non cambiare, bisogna solo decidere in che direzione andare: limitante o potenziante». Spesso, soprattutto da adulti, il cambiamento viene associato a un momento di grande dolore; il dolore è la causa del cambiamento, è lo stimolo, proprio come avviene nella tecnica di Robbins, che ti fa associare dolore a uno stato che non sopporti più, che vuoi cambiare. Robbins afferma che, purtroppo, è proprio il dolore la motivazione più forte. In PNL questo argomento è stato ripreso nei metaprogrammi “verso” e “via da”. Le persone, cioè, possono essere motivate dal raggiungimento di un obiettivo o, viceversa, dall’allontanamento da un’abitudine, uno stile di vita e così via. Prendiamo ad esempio una persona che voglia cambiare lavoro e fare il pilota d’aerei; la sua motivazione può essere la volontà di andare “verso” il divertimento, facendo un lavoro stimolante, diverso dalla norma, oppure “via” dall’inettitudine, dall’incapacità, dalla stupidità, perché magari questa è la sensazione che prova svolgendo il suo attuale lavoro.
Nel secondo caso possiamo dire che la persona sarebbe motivata dal dolore piuttosto che dal piacere. La divisione, tuttavia, non è così netta; le persone sono in realtà motivate da tutti e due questi stimoli, cioè andare via dal dolore e verso il piacere, anche se in percentuali differenti. Ad ogni modo, per molte persone la volontà di scappare da qualcosa che spaventa o provoca dolore spesso prevale sulla spinta a raggiungere un obiettivo.
Abbiamo detto che una convinzione limitante si può cambiare semplicemente abbattendo i pilastri su cui poggia. Se ti rendi conto che tutti i tuoi riferimenti non sono più validi, non hanno più senso, che effettivamente erano delle sciocchezze, allora la convinzione non ti serve più. Pensare che non si può vincere in Borsa, ad esempio, serve? Dipende, probabilmente può proteggere dallo spreco di denaro, e questo è positivo. Al tempo stesso, però, può limitare, non permettendo di conoscere strategie vincenti più mirate e sistematiche. Ricordati però che ogni volta che agisci su una convinzione limitante per eliminarla, devi sostituirla con una potenziante. Se, ad esempio, ci togliamo il vizio del fumo, dovremo comunque soddisfare in altro modo i vantaggi secondari che esso ci procurava, ad esempio il rilassamento, altrimenti torneremo al vizio in breve tempo. Potremo imparare alcune tecniche di rilassamento da mettere in pratica quando ci viene voglia di fumare. Per questo non si parla mai di eliminare convinzioni, ma di trasformare convinzioni limitanti in convinzioni potenzianti.
SEGRETO: Possiamo essere spinti a cambiare una nostra convinzione dal voler andar “via da” qualcosa di negativo o “verso” qualcosa di positivo.
Nella Legge di Attrazione il cambiamento inizia con un primo minimo passo; lo è già solo l’idea di visualizzare una situazione nuova.
SEGRETO: Il cambiamento inizia con un primo minimo passo, come può essere, ad esempio, quello di visualizzare una situazione nuova nella quale potremmo trovarci modificando la nostra convinzione.
Ciò che ti consiglio di fare è di esercitarti molto. Ad esempio, analizza le tue convinzioni disegnando il tavolo, scrivendo sul piano quella che, tra le tante, decidi di prendere in esame e sulle quattro gambe i riferimenti più importanti di essa.
Poi domandati se quei riferimenti sono ancora validi, se hanno ancora un senso e soprattutto quanto ti sono costati sino ad oggi. Questa convinzione limitante, quanta sofferenza ha portato nella tua vita?
Quando ti eserciti, scegli una convinzione non particolarmente complicata, e una volta abbattuta quella limitante, sostituiscila con una potenziante. Cerca quindi i riferimenti della tua nuova convinzione. Può succedere che alcune convinzioni non si riescano veramente a smontare, perché in fondo sono necessarie; in quei casi il lavoro che si fa è più che altro sulla consapevolezza, sulla comprensione, cioè, dei motivi per cui quella convinzione, per quanto negativa, è importante, dei bisogni che essa soddisfa.
Per quanto limitanti, molte convinzioni ci sono servite o ci servono a soddisfare dei bisogni e quindi prima di toglierle modificandole da limitanti in potenzianti, dobbiamo capire quali sono i vantaggi secondari che ci offrono. Solo una volta che abbiamo trovato un’alternativa alla soddisfazione di quei bisogni possiamo cambiare la convinzione e trasformarla in potenziante.
SEGRETO: Anche le convinzioni limitanti corrispondono a un bisogno, per cui prima di modificarle dobbiamo analizzarne i vantaggi secondari e poi eventualmente sostituirle con convinzioni potenzianti che li mantengano.
Non è mai troppo tardi per cambiare. A proposito del cambiamento Anthony Robbins ha detto una frase bellissima: «Non è mai troppo tardi per avere un’infanzia felice», che ti fa capire che in fondo è tutta questione di percezione, perché qualunque cosa sia successa nel passato o abbiamo paura che succeda nel futuro è soggettiva, possiamo modificarla. Prendi in mano la tua vita e, se decidi di cambiare, fallo subito. Lo puoi fare, devi solo agire. In questa guida abbiamo visto come tutto quello che facciamo, le cose che amiamo e quelle che odiamo, nonché tutte le decisioni che prendiamo, rispecchino la soddisfazione dei sei bisogni fondamentali: sicurezza, varietà, importanza, legame e poi crescita e contributo, i due valori spirituali.
Ma poiché i bisogni sono uguali per tutti, cosa sarà che fa la differenza? Come puoi motivarti verso una cosa che non ti piace? Di solito io dico: «Fai ciò che ami fare, perché sicuramente avrai successo, perché nascerà dalla tua passione». Ma quando non è possibile, allora ti dico: «Ama ciò che fai». E l’unico modo per poterlo fare è cambiare la percezione di quello che fai, ovvero le convinzioni che sono dietro al tuo lavoro, alla tua famiglia, a tuo marito, ai tuoi figli. Se cambierai le tue convinzioni modificherai non solo la tua vita, ma anche il tuo destino. Non dobbiamo darle per ovvie, le convinzioni: le abbiamo apprese dalle nostre esperienze o da quelle altrui, ce le ha trasmesse l’ambiente culturale e sociale in cui abbiamo vissuto, e spesso sono state confermate dal nostro stesso comportamento. Ma non sono immutabili.
Renditi consapevole delle convinzioni che hai, limitanti o potenzianti che siano; metti in dubbio quelle limitanti e mantieni quelle potenzianti. Ricorda lo schema del ciclo del successo, perché questo è il fondamento di tutto il corso contenuto in questa guida. Se hai una convinzione potenziante, ti sentirai bene, accederai a grandi risorse, agirai, ti darai da fare e otterrai risultati straordinari, e questo rafforzerà sempre più la tua convinzione. Ma vale anche il contrario: se hai una convinzione limitante, per quanto possa essere utile per soddisfare chissà quale bisogno, essa ti porterà alla rovina, all’insuccesso; non ti sentirai bene, non avrai risorse a disposizione, non agirai o lo farai in maniera sbagliata, non otterrai grandi risultati e sarai sempre più convinto di essere fatto male e di non poter cambiare, che è un’ottima scusa per rimanere nella tua zona di comfort e non uscirne mai.
SEGRETO: puoi sempre cambiare le tue convinzioni, mantieni le potenzianti e metti in dubbio le limitanti.
Certe convinzioni sono radicate e ritenute oggettive nella nostra vita. Ma è proprio per questo che ti invito a continuare a fare esercizi e a mettere in dubbio tutto quello che ti dici ogni giorno, perché il nostro dialogo interiore ci dice solo cose belle ma anche cose limitanti, come ad esempio: «Non ce la posso fare», e la verità invece è che ce la puoi fare in ogni occasione.
Conclusione
Hai concluso la lettura di questa guida e con ciò hai già compiuto il primo passo per applicare la Legge di Attrazione; ora è necessario che tu continui con le tue scelte e le tue pianificazioni.
Ricorda, il modo più giusto per impiegare il tuo tempo è dedicarti alle cose importanti, come i tuoi sogni e i tuoi obiettivi a breve, medio o lungo termine, e non alle questioni urgenti, in modo da avere il tempo di pianificare, progettare, sviluppare relazioni importanti. Meglio poche ma buone; meglio avere pochi amici con standard alti che averne tanti con standard bassi, o che cercano di tirarti giù o di limitarti, di frenarti. Tieni sempre a mente l’idea dello stato attuale e dello stato desiderato, perché è veramente fondamentale. Quando incontri una persona che vuole raggiungere un obiettivo, falle tre domande: «Cosa vuoi veramente? Dove sei adesso? In che modo puoi raggiungere quello che vuoi?». Tutti possono capire semplicemente con queste tre domande, che si riferiscono allo stato attuale, allo stato desiderato e alle risorse per raggiungere lo stato desiderato. Fallo innanzi tutto su te stesso, prima che sugli altri, verifica come funziona e quanto è impegnativo, in modo che se un giorno lavorerai con altre persone, potrai comprendere fino in fondo cosa provano e quali possono essere le problematiche. Facendo le dimostrazioni ci si rende conto che non sempre tutto fila liscio, si può passare da una convinzione a un’altra o scoprire che dietro un obiettivo c’è un’identità radicata e basata su convinzioni che si tramandano di generazione in generazione. Hai visto anche che possono intervenire tante paure, come per esempio quella di perdere amici o di non poter più soddisfare alcuni bisogni nel momento in cui si raggiunge un obiettivo. Ed è in questo caso che, spesso, si cade nell’auto sabotaggio. Ricordati però che c’è sempre un altro modo per soddisfare quei bisogni. E sono sicuro che, se proseguirai deciso per la tua strada, verso i tuoi obiettivi, non otterrai altro che ammirazione, anche da parte della tua famiglia, dei genitori o dei figli. Quindi ascolta i consigli, i commenti, le critiche di tutti, anche di chi ti vuole limitare, ma al tempo stesso dimostragli che davanti a una sfida non ti fermi, che non lo vedi come un fallimento, ma che anzi prosegui più convinto nella tua direzione. La Legge di Attrazione ti permetterà di ottenere quello che vuoi: obiettivi, risultati e anche la stima degli altri.
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