Cosa s’intende con la parola “libertà”? Qual è il senso delle libertà?
Perché in suo nome si sono mobilitati popoli per favorir o negar la Libertà? Perché è tra le parole più usate, oserei dire anche ab-usate (ovvero etimologicamente parlando, portate verso un uso “di parte”), nel lessico di tutte le nazioni insieme ad altre più semplici, come Mamma e Papà?
Da ragazza lessi con grande commozione la raccolta delle “Lettere dei condannati a morte della Resistenza Italiana”, raccolta custodita all’interno della Biblioteca Civica di Torino e di chissà quali altre Biblioteche italiane.
In quelle pagine traboccanti di emozioni, c’è chi si commiata dai genitori (sono quasi tutti soldati giovanissimi), dalla fidanzata, dalla moglie, dai figli, lasciando scritto un unico messaggio che li accomuna: il senso della libertà per cui combattono, per donare un mondo migliore a chi sopravvivrà, per lasciare che la propria morte non sia stata vana.
Alcune lettere esprimono il senso di paura che è strettamente connesso col desiderio di libertà, infatti laddove c’è paura, c’è sofferenza; laddove c’è sofferenza, c’è un bisogno di cambiamento strutturale fisico ed emotivo. Le emozioni di paura infatti sono il segnale che il bisogno di libertà vuol emergere sempre più con maggior insistenza e coraggio.
Il problema consiste laddove non si verificano le condizioni affinchè il “seme” possa far crescere la piantina del “cambiamento”, in quanto quest’ultimo sottende un senso di libertà che sta alla base di esso, libertà favorita appunto o negata. Entrambe le situazioni sono da stimolo alla risposta-libertà perché il suo bisogno è una necessità che è propria dello spirito, che va dunque al di là dei bisogni primari fisici di nutrirsi e sopravvivere.
Affinché si realizzi dunque un reale cambiamento le strade possibili sono molteplici, ma di certo quelle che vedono un certo livello di riscatto dei sé, sono preferibili a quelle libertà “coatte” o stabilite per decreto.
Mesi fa sono rimasta molto colpita dal “fallito golpe” in Turchia. E’ mai possibile che soldati scelti e ragazzi giovanissimi, nonché intellettuali fossero tutti coinvolti in tale colpo di stato, fallito nel giro di un “Amen”? Possibile che fossero tutti coinvolti per destabilizzare? I successivi arresti e le restrizioni “per sicurezza nazionale” sono però un dato di fatto.
Allora mi chiedo: qual era il senso del Golpe? O meglio: qual è il senso delle libertà negate e di quelle per cui ha sempre senso lottare? Cos’è dunque questa Libertà? Perché in suo nome si SONO combattute persino guerre “sante” e si combattono tuttora? Perché talvolta veniamo a conoscenza di fatti, per cui si mobilitano Associazioni per la tutela dei Diritti Umani, eventi dunque che sconvolgono la nostra mente per l’orrore che si prova, fino ad interrogarci “se questa sia dignità”; così come un tempo ci fu chi si chiese se Questo fosse un Uomo.
Pochi settimane fa hanno dato la notizia di come un bambino di sette anni in Piemonte, abbia vissuto per tutta la sua giovane vita, come un piccolo Fantasma, in quanto non registrato all’Anagrafe del Comune di residenza, pertanto in assenza di Codice Fiscale, per la Società Egli era del tutto invisibile, ovvero mai nato, né tantomeno era stata possibile un’iscrizione a Scuola!
Come può essere che un bambino in Italia non conosca né frequenti la Scuola? Se riflettessimo su tutti i significati che la Scuola offre ad un Bambino, al di là dei fondamentali rudimenti della letto-scrittura e del contare, ci renderemmo conto di come tutte le esperienze di giochi, di esplorazione e di relazioni sociali, siano state un grave danno per lui; ed il solo pensiero mette i brividi per la sua Infanzia negata.
L’analfabetismo è di fatto un morbo sociale, che ignora la libertà di crescita individuale secondo le proprie caratteristiche, così come invece previsto ai sensi ai sensi dell’art. 3 e successivi della Costituzione Italiana; è altresì una piaga sociale per tutta la Comunità perché indica il fallimento delle Istituzioni e l’incapacità di uno Stato di raggiungere tutte le realtà per debellare ogni forma di schiavismo e donare a tutti i suoi cittadini, indipendentemente dall’età anagrafica, la libertà di affermarsi secondo le proprie attitudini.
Tutti insieme abbiamo il compito di lottare per tutelare le libertà che non sono sinonimo di “libertà ad ogni costo”, né di “libertà fai-da-te”, bensì nel rispetto delle leggi vigenti, mettere in campo tutte le Forze (in questo senso ha senso il fai-da-te) di uno Stato, per l’autoaffermazione a vantaggio dell’intera comunità ospitante, poiché la libertà di espressione permette la crescita armonica di un individuo, rendendolo partecipe e responsabile all’interno della Società.
Cinzia Vasone
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Cinzia Roberta Vasone
Grazie!!!!! L’ho scritto per me ma forse piacerà anche a voi ❤