Il più antico e sconcertante manufatto sulla faccia della terra!
Tiahuanaco o tiwanaku è un antico complesso architettonico ed archeologico della Bolivia, situato negli altopiani boliviani centrali, a 20 km sud-est del lago Titicaca nel dipartimento di La Paz. Nella sua massima estensione la città copriva 6 Km quadrati ed ospitava circa 40.000 abitanti.
Posto a 3.846 metri d’altezza, inserito nel paesaggio di un altipiano desertico delle Ande, sono situati i resti di questo antico impero preincaico, avvolto da leggende e misteri; probabilmente uno dei siti archeologici più controversi del mondo.
Guardando i monumenti di Tiahuanaco, si rimane impressionati dalla perfezione e dalla maestosità di queste costruzioni monolitiche che da migliaia di anni resistono stoicamente al vento e al gelo.
Si è pensato che fosse il centro di un’antica civiltà basata sull’agricoltura e l’allevamento, chiamato cultura tiahuanaco, caratterizzata dalla sua architettura decorata con sculture e disegni incisi e collocati su sentieri, e che comprende il territorio attuale del lago Titicaca, tra Perù e Bolivia.
All’inizio del XX secolo l’ingegnere austriaco Arthur Posnansky (1873-1946) dedicò lunghi anni delle sue ricerche alle rovine di Tiahuanaco. L’ingegnere concentrò i suoi studi su una zona del villaggio, dove alcune pietre erano disposte verticalmente. Da questo lo studioso dedusse che in quel luogo, migliaia di anni prima, sorgeva un osservatorio astronomico. Così il sito di Tiahuanaco richiamò altri studiosi, tra cui l’italiano Giampaolo Dionisi Piomarta, i quali scoprirono un altro sito archeologico misterioso presente a poche centinaia di metri di distanza: puma punku. Rappresenta il sito arecheologico più antico della storia.
Pumapunku, anche detto puma pumku o puma puncu, in Aymara, il suo nome significa la porta del puma. Nessuno sa chi ha progettato e costruito questo complesso di sofisticati blocchi ad incastro e poi è scomparso. I ricercatori hanno indagato a lungo le rovine in Bolivia ed in Perù oltre ad effettuare numerose analisi al computer, ma non sono venuti a capo di nulla.
Le lastre di puma pumku sono fatte di granito e di diorite. La diorite è una roccia estremamente dura, ma questo potrebbe non aver rappresentato un problema nella lavorazione, dato che esempi di lavorazione della diorite sono stati ritrovati in giro per il mondo, come per gli Egizi, che utilizzavano sfere di diorite per lavorare il granito, o per realizzare vasi ed intarsi di notevole qualità. Il problema è che pare improbabile che gli Egizi e chiunque sia riuscito a lavorare così finemente questo materiale fossero a conoscenza di come manipolare a livello millimetrico la roccia, alcuni intarsi di puma pumku sono spessi infatti solo alcuni decimi di millimetro, cosa estremamente difficile da realizzare anche al giorno d’oggi. Pare improbabile che siano stati fatti con strumenti di pietra o di bronzo, ma in qualche modo sono stati realizzati. Alcuni teorici degli antichi astronauti credono che tali incisioni siano state realizzate usando utensili alimentati ad energia elettrica, o dei laser, tutto questo più di 15.000 anni fa.
La situazione è però resa ancora più complicata dal fatto che le cave di granito e diorite si trovavano a circa 60 chilometri dalla città, di cui 20 chilometri di deserto boliviano. Nonostante siano passati tanti anni dalla sua scoperta, l’origine di Puma Punku è ancora un enigma da risolvere e molti scienziati sono concordi nell’affermare che addirittura i ruderi di quelle straordinarie costruzioni disseminate un po’ ovunque non dovrebbero proprio esistere. Perché puma punku è tanto speciale?
Perché la tecnica ingegneristica (as-a-whole) di questo antichissimo manufatto è unica al mondo. Soprattutto, si fa davvero grande fatica a pensare che possa essere stata farina del sacco di popolazioni neolitiche primitive che non conoscevano il metallo né facevano uso della ruota.
Caratteristica della prassi costruttiva impiegata è la precisione millimetrica con cui sono state scolpite ed intarsiate le enormi (alcune arrivano a pesare fino a 1.000 tonnellate) lastre di diorite (un granito così duro da scalfirsi solamente con i trapani a punta di diamante), fissate da cambrette di metallo e modellate in maniera da poter essere unite le une alle altre come in una sorta di sistema modulare.
Inoltre non è ancora stato possibile appurare come sia avvenuta la distruzione di puma pumku e di tiwanaku.
Puma pumku e tiwanaku sono forse dei siti archeologici che ci possono far pensare alla presenza sul nostro pianeta, in tempi antichi, di alcune civiltà aliene.
Fra le facce presenti nel sito di Tiwanaku alcuni teorici degli antichi astronauti hanno notato la presenza di alcune statue che ricorderebbero l’aspetto di alcuni alieni grigi.
Si tratta sostanzialmente di un campo di rovine megalitiche, sparse ovunque, come se l’intero complesso fosse stato colpito da una violenta esplosione.
Domande:
· Chi costruì Puma Punku e Tiahuanaco?
· L’archeologia classica non è stata in grado di affermare con certezza chi o che cosa, circa 27.000 anni fa, pose in opera e modellò questi enormi blocchi in pietra. Le rovine dei due siti archeologici sono il risultato dell’ingegnosità dell’uomo primitivo o il prodotto di un potere molto più grande?
· Puma Punku è la prova della presenza sulla Terra di una città aliena perduta?
Secondo Posnansky la città di pietra ubicata a 3.844 metri sul livello del mare nell’altopiano andino, conosciuta oggi come Tiahuanaco, sarebbe stata costruita circa 15.000 anni prima di Cristo. Questo dato non concorda con l’archeologia ufficiale, che in base al metodo del carbonio 14 ha datato alcuni oggetti ritrovati nei pressi della città al 200 d.C. Come sappiamo però una città, come qualsiasi altro monumento in pietra è molto difficile da datare, e non sempre ci si più basare sul metodo del carbonio 14.
A volte popoli successivi hanno vissuto presso il monumento che idolatravano e consideravano sacro. Il loro resti ossei o i resti ossei degli animali dei quali si cibavano sono spesso stati interrati presso le fondamenta del monumento e tutto ciò rende difficile la datazione.
Posnansky faceva notare che il più grande e leggendario dio incarnato che avesse mai percorso le vallate del continente sudamericano fu Viracocha, la persona suprema del mondo andino.
Secondo le leggende Viracocha era apparso presso il sacro lago Titicaca e da li avrebbe rifondato la Terra dopo il diluvio.
Posnansky però sosteneva che Tiahuanaco era stata costruita prima del diluvio, che lui stesso situava nel 9500 a.C.
Secondo l’austriaco quando la città fu costruita era situata sulle sponde del lago che poi, in seguito agli sconvolgimenti del diluvio universale abbassò il suo livello di circa 34 metri, lasciando Tiahuanaco senza la funzione portuale che aveva ai suoi primordi.
Quando gli Inca conquistarono la valle nel 1470 d.C., il settore monumentale di Tiwanaku era già stato completamente abbandonato. Gli Inca credevano che Tiwanaku avesse avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’umanità additandola come il luogo in cui la loro divinità creatrice, Viracocha, creò le coppie ancestrali di tutti i gruppi etnici prima di mandarli a popolare e governare i loro rispettivi Paesi. Nel 1549, mentre erano alla ricerca della capitale dell’impero Inca, i conquistadores spagnoli guidati da Pedro Cieza de Leon, passarono dal Perù meridionale alla Bolivia scoprendo così le rovine di Tiahuanaco.
Leggende locali suggeriscono che Tiahuanaco fosse stata costruita come sito per pellegrinaggi religiosi per celebrare l’arrivo degli dei del cielo nella vicina Puma Punku. I due luoghi presentano stili architettonici differenti, uno più antico che secondo le ipotesi più azzardate indicherebbe una mano aliena, e uno più nuovo realizzato dall’uomo; ma se Tiahuanaco è stato costruito per onorare questo contatto con gli extraterrestri potrebbe essercene prova tangibile?
Il rebus di puma punku perciò sta tutto nella precisione millimetrica dei suoi blocchi a forma di H, tutti della stessa grandezza come fossero stati prodotti in serie con una sorta di stampo, nelle loro linee perfette, nelle scanalature levigate, nei fori di estrema precisione e cosa incredibile nel fatto che sembrano fatti per essere assemblati a incastro al fine di creare megalitiche muraglie e insolite costruzioni.
Molti ingegneri sono rimasti stupiti e ammirati da cotanta perfezione millimetrica, che sarebbe difficile da ottenere anche al giorno d’oggi con i moderni mezzi in nostro possesso. Questi enormi blocchi composti di diorite, una pietra vulcanica dura quasi come il diamante come potevano essere tagliati e scolpiti con tale precisione a quei tempi?
Nel 1960 il governo boliviano ha compiuto scavi e riportato alla luce il Tempio Sotterraneo di Tiahuanco e sulle mura della sua corte quadrata, sono incastonate centinaia di teste di pietra che presentano caratteristiche molto diverse l’una dell’altra.
Se osservate con attenzione, è possibile riconoscere volti di persone con nasi ampi o sottili, con labbra carnose o fini, che indossano turbanti e persino dal teschio allungato. sembrano rappresentare ogni tipo e ogni forma di teste umane che sono esistite sul pianeta non solo quelle degli abitanti locali.
Due di queste hanno attirato l’attenzione di coloro che sono convinti del contatto alieno. Bianche di colore, hanno la forma del cranio particolare e grandi bulbi oculari che ricordano da vicino le moderne rappresentazioni degli alieni grigi.
Un’altra scultura ha generato molte discussioni, vale a dire quella che si trova al centro del quadrilatero che aveva all’epoca funzione di tempio, identificata da alcuni ricercatori con il dio creatore Viracocha.
Questa figura presenta barba e baffi, caratteristiche molto strane giacché gli indiani americani non hanno barba e baffi o quantomeno non così pronunciati, sia per genetica sia per cultura.
Viracocha invece sfoggia attributi che possono essere identificati con quelli tipici delle statue della cultura sumera, se non fosse quasi impossibile riuscire a concepire come i Sumeri, una civiltà stabilitasi nel 4.000 a.C. e a 13.000 chilometri di distanza possano essere entrati in contatto con gli abitanti di Tiahuanaco.
Ipotesi ancora più affascinante è quella suggerita dal ricercatore Paul Francis, realizzatore di modelli del Lucas Francis Studio, il quale, sempre partendo da modelli in scala dei blocchi H è stato in grado di realizzare una sorta di binario. Binario che nella sua interpretazione poteva servire allo scopo di rampa di lancio di apparecchi volanti. Apparecchi volanti che peraltro esistono nell’archeologia precolombiana proprio come se questi oggetti fossero stati fonte di ispirazione per l’artigianato locale.
I conquistadores spagnoli quando chiesero agli Inca che cosa fosse Puma Punku si sentirono rispondere che non erano stati loro, e neppure i loro padri, a costruirlo, ma che era stato fatto dagli dei in una sola notte. Logica vuole che di fronte a una precisione e una grandiosità come quelle di Puma Punku un re avrebbe dovuto essere fiero dell’operato del suo popolo e farsene vanto, mentre in questo caso ha delegato il merito ad altri.
Se così non fosse stato realmente, perché mai avrebbe dovuto farlo? Variazioni della leggenda dicono che Puma Punku sia stato costruito da una razza di giganti in una sola notte dopo che un grande cataclisma aveva raso al suolo l’intera area.
Una delle primissime cronache che noi abbiamo riguardo a Puma Punku racconta che questi enormi blocchi di pietra fossero mossi e disposti galleggiando attraverso l’aria grazie al suono di una tromba, come se gli abitanti fossero a conoscenza di una particolare tecnologia basata sulle onde sonore o in possesso di un particolare oggetto dall’origine a noi sconosciuta che nel funzionare emetteva un suono simile a quello di una tromba e da questo potrebbe derivare l’analogia fatta nei resoconti dell’epoca. Al centro delle rovine di Tiahuanaco è possibile vedere quel che resta di un arco di pietra chiamato il Portale del Sole, alto circa tre metri e larghi quattro, tagliato e sagomato da un unico blocco di andesite del peso di più di dieci tonnellate, gli archeologi pensano che un tempo questo fosse l’entrata, o una delle entrate, che conduceva a Puma Punku; di notevole importanza, ci mostra come le persone di Tiahuanaco organizzassero i loro rituali, facendo procedere le persone attraverso portali e scalinate sempre più piccole man mano che la sacralità del luogo aumentava. Nella parte superiore dell’arco decorazioni intagliate mostrano una cinquantina di esseri alati ai lati di quello che è creduto essere il dio creatore Viracocha che regge due scettri.
La camera segreta di Puma Punku
A questa, e ad altre domande, sperano di poter rispondere un gruppo di archeologi guidati da Domingo Mendoza, che accederanno al sito nel prossimo febbraio 2014. Il team di scienziati dell’Università di Lima utilizzerà un radar geomagnetico (GPR). In una precedente spedizione di un anno fa il medesimo gruppo di lavoro ha scoperto una evidente ed estesa anomalia nel sottosuolo di Puma Punku. gli archeologi ritengono che si tratti di una camera artificiale realizzata dai costruttori del sito e che, probabilmente, si tratta di una tomba imperiale, o un tempio sotterraneo. In una dichiarazione rilasciata a un giornale locale, il dott. Mendoza ha fornito alcuni dettagli della scoperta: si tratta di uno spazio che si trova ad una profondità di 4 metri, per poi svilupparsi fino a 11 metri. La camera è grande 4 metri per 5 e sembra essere vuota, a parte un unico grande oggetto rilevato dal radar, che gli archeologi pensano essere un grande sarcofago. Il team alla prossima spedizione, con una millimetrica perforazione a carota, cercherà di praticare un piccolo foro nella camera sotterranea, in modo da poter inserire una piccola videocamera e capire esattamente la vera natura dell’anomalia. Se tutto procederà secondo la tabella di marcia, ha detto Mendoza, le prime risposte dovrebbero arrivare entro la prima settimana di marzo 2014. Se la camera dovesse confermarsi di origine artificiale, non è escluso che possa organizzarsi anche una campagna di scavi per chiarire definitivamente il mistero.
La distruzione di Puma Punku
Non è ancora stato possibile appurare come sia avvenuta la distruzione di Puma Punku e di Tiwanacu. Confrontando però la lavorazione delle pietre, e le datazioni al radiocarbonio delle argille cementizie, si è riscontrato che i due siti non sono sorti nella stessa epoca, altrimenti lo scambio tra le “tecniche costruttive” sarebbe stato molto più stretto ed evidente.
Nel caso di Puma Punku inoltre le devastazioni sono ancora più estese. Le pietre che costituivano la struttura dei numerosi edifici sono sparse nel raggio di oltre 2 chilometri. Sembra il sito di una violentissima esplosione dichiarò l’archeologo italiano Dionisi.
Infatti è quasi impossibile riconoscere la struttura degli edifici ed esistono solo poche pietre vicine l’una all’altra, mentre a Tiwanacu sporadicamente è ancora possibile vedere alcuni muri e strutture definite.
Gli studiosi per lo più concordano che a distruggere puma punku sia stato unterremoto. Ipotesi del tutto possibile data la posizione geografica in zona altamente sismica del sito, ma poco conciliabile con l’ampio sparpagliamento dei blocchi di pietra rinvenuti nel sito.
Ed inoltre un terremoto così devastante avrebbe dovuto provocare ingenti danni anche a Tiwanacu. Poiché non vi sono segni di distruzione tellurica a Tiwanacu, gli scienziati presumono che Puma PunKu sia molto più antica. Ma se si è trattato di un terremoto, come hanno fatto blocchi di pietra pesanti tonnellate a volare e distribuirsi tutto intorno all’epicentro, come se vi fosse stata una gigantesca esplosione? E perché non si è rinvenuto alcun cratere di questa esplosione? Quale energia ha fatto “esplodere” i palazzi di Puma Punku?
Fonti:
http://www.liberamente.co
http://www.urcaurca.it/costruzioni-impossibili.html
www.express-news.it
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