Pandemia-il mondo sta cambiando. L' Italia diventa il centro della pandemia mondiale. Come si è diffuso il virus? Quale è stata la sua origine? Confidiamo nella scienza e nel nostro comportamento responsabile
La situazione di emergenza in cui siamo piombati, più o meno improvvisamente, sta segnando in maniera profonda le nostre abitudini individuali e sociali, in un momento storico già caratterizzato da grandi trasformazioni e da marcate crisi politiche e sociali. Un nemico invisibile come il covid-19, un virus definito microrganismo “ai margini della vita”, ci appare ancora più insidioso di una guerra tradizionale, perché imprevedibile e sconosciuto. In momenti così difficili, parlare di temi delicati ed importanti può risultare un esercizio inopportuno e poco apprezzabile. E’ possibile farlo, tuttavia, se si prova a delineare i molteplici aspetti connessi alla propagazione del virus, con equilibrio ed equidistanza intellettuale.
Dopo l’esplosione dell’epidemia in Cina e, prima che il resto del mondo si rendesse conto dell’incubo da corona virus, è stata l’Italia a pagare il prezzo più alto della diffusione pandemica del covid-19. Il nostro Paese, entrato in una dimensione onirica e cinematografica, è diventato l’emblema della lotta contra la terribile malattia, mentre gli altri stati, all’inizio scettici e guardinghi, gradualmente hanno cominciato ad adottare le stesse misure restrittive di contenimento. Le istituzioni europee attuali stanno tradendo gli ideali di entusiasmo e di progresso del secolo scorso, assumendo sempre di più i contorni di un apparato burocratico e finanziario molto distante dalle esigenze e dal cuore dei cittadini dei Paesi membri. Alcune improvvide dichiarazioni, pronunciate nelle ultime settimane, da parte di esponenti di vertice dell’Unione Europea, hanno confermato questo atteggiamento algido e distaccato, non del tutto placato neanche dalla gravissima situazione italiana, a cui peraltro si stanno drammaticamente avviando altri Paesi, come la Spagna. Ma nell’era della globalizzazione, fragile quanto invasiva, anche il battito d’ali di una farfalla avvenuto agli antipodi del pianeta trasmette i suoi effetti ovunque. Nessuno può dirsi al sicuro: le interconnessioni sociali sono così fitte da rendere la popolazione mondiale come un unico organismo vivente. Chi credeva che si trattasse di un problema solo dell’Italia o di pochi altri stati, ha dovuto rapidamente ricredersi, diventando prima l’Europa, poi gli Stati Uniti ed altre aree geografiche, “zona rossa”.
Spontaneamente ci chiediamo come si possa essere propagato il virus o quale sia stata la sua origine. Diffidiamo sempre di coloro che hanno soluzioni facili e risposte sempre per tutto. Il nostro dovere principale è quello di rispettare le regole disposte dal Governo per evitare un’ulteriore e più grave propagazione del virus, confidando nella ricerca scientifica e nelle ricostruzioni attendibili. Il nostro spirito critico, tuttavia, deve essere libero di spaziare e di considerare tutti gli interessi in gioco, sforzandoci di comprendere quali siano i “segni dei tempi”, proprio per assicurare alle nuove generazioni un futuro migliore. Ed allora, con i giusti presupposti, possiamo compiere i nostri voli pindarici, tra congetture, speculazioni fantapolitiche, riferimenti religiosi e teorie complottiste, tendendo a discernere gli scenari plausibili ed eliminando le fake news. Anche la fantasia richiede che si rispettino gli imprescindibili principi di logica e di buon senso.
La lotta al corona virus è diventata una lotta contro il tempo, portando perfino i medici di alcune aree particolarmente bersagliate, alla drammatica scelta delle vite da salvare. Soltanto il rallentamento del contagio, tramite il distanziamento sociale, potrà consentire ai medici e a tutti gli operatori sanitari, i veri eroi di questa tragedia, di salvare tutte le vite possibili. Il timido assestamento dei numeri degli infetti di questi giorni deve servire come monito a continuare su questa strada di rigore, senza indulgere in entusiasmi che apparirebbero ingenui, vacui e perfino blasfemi. E mentre scorrono davanti a noi immagini surreali come il papa che benedice in una Piazza San Pietro vuota, i canali di Venezia che quasi riacquistano l’originario colore verde-grigio, le guglie del duomo di Milano dove solo un ardito vescovo sale ad invocare la “Madunina contro il morbo”, Via Caracciolo deserta sotto lo sguardo spento del Vesuvio, l’angoscia collettiva ci spinge ad improvvisare un abbraccio collettivo, sperando che “tutto andrà bene”, il motto ormai ricorrente sui social. Il covid 19, al di là delle responsabilità individuali o istituzionali, ha fatto già troppe vittime, in alcuni casi private anche dell’ultimo saluto ai propri cari o di una degna sepoltura, esigenza innata nell’inconscio collettivo umano fin dagli albori delle prime civiltà, come le strazianti immagini dei carri militari pieni di salme in partenza dalle zone più colpite della Lombardia ci hanno drammaticamente dimostrato.
Come ho cercato di sintetizzare nel mio libro “Pandemia-il mondo sta cambiando” (Cavinato editore international 2020), le epidemie e le pandemie sono state sempre presenti nella storia dell’uomo, molte volte segnando la fine di alcune civiltà e l’inizio di altre, imponendo nell’ambito delle comunità di diffusione importanti trasformazioni alle strutture sociali ed economiche. Tra le infezioni ricordate più tragicamente, a partire dal tardo Medioevo, c’è senza dubbio la peste nera del Trecento che decimò la popolazione mondiale verso la metà del quattordicesimo secolo ed, in epoca recente, la “Spagnola” che contagiò circa 200 milioni di persone in tutto il mondo, causandone il decesso di circa 10 milioni, anche se alcune stime parlano di 50 milioni di vittime o addirittura di un numero più alto.
Tante testimonianze letterarie raccontano come la diffusione di malattie infettive mortali generi una progressiva erosione di tutte le nostre convinzioni, il cambiamento di tutte le abitudini, provocando panico, diffidenza e separando anche gli affetti più cari. Si tratta di una decadenza lenta, perfida e maligna, molto più subdola di un evento catastrofico come un terremoto, uno tsumani o altri grandi eventi naturali, dove gli effetti, pur essendo devastanti, sono immediati e non provocano una così grande disgregazione sociale. Tra le citazioni letterarie più toccanti, menziono la descrizione del Boccaccio che, all’inizio del suo Decameron, parla della peste del Trecento, sottolineando i drammatici sconvolgimenti perfino nella vita familiare: “era con sì fatto spavento questa tribolazione entrata né petti degli uomini e delle donne, che l’un fratello l’altro abbandonava e il zio il nipote e la sorella il fratello e spesse volte la donna il suo marito; e (che maggior cosa è e quasi non credibile), li padri e le madri i fgliuoli, quasi loro non fossero, di visitare e di servire schifavano..”. Si nota l’assoluta crudezza delle immagini offerte dal Boccaccio, in particolare di come la malattia fosse riuscita a distruggere i sentimenti più puri e disinteressati, quelli dei genitori verso i figli. Indimenticabile è la descrizione della peste nella Milano del Seicento da parte di Alessandro Manzoni, in uno dei capolavori più famosi di tutti i tempi, I Promessi sposi, dove con grande sensibilità e maestria l’autore descrive gli effetti del morbo sulle relazioni umane, in cui in parte, possiamo specchiarci anche noi ai tempi del corona virus. Il popolo impaurito vive un crescendo di emozioni contrastanti, tra la consapevolezza del terribile flagello e le incognite per un incerto futuro, a cui non sanno dare una risposta adeguata né le inette autorità politiche, tantomeno le ipocrite istituzioni ecclesiastiche. Manzoni presenta, come nella sequenza di una pellicola cinematografica, il succedersi degli avvenimenti sempre più tragici: l’assoluta incapacità delle autorità di prendere misure risolutive, impegnate invece, a preservare i propri meschini privilegi; i comportamenti compulsivi ed irrazionali delle masse, oppresse dal panico e corrose dall’ignoranza; la ricerca di un caprio espiatorio, attraverso la fantomatica caccia agli untori. Si tratta di sentimenti che, pur con differenze dovute al contesto storico e culturale, si riaffacciano periodicamente nelle strutture sociali di ogni epoca e che, anche il covid-19, ha prepotentemente riacceso. Tornando al Manzoni, vi è un passo indimenticabile dei “Promessi Sposi”, che coglie un attimo di struggente commozione, quello della mamma di Cecilia che consegna la figlia ai monatti: “scendeva dalla soglia d’uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunciava una giovinezza avanzata , ma non trascorsa…portava essa una bambina di forse nov’anni, morta; ma tutta ben accomodata , cò capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l’avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data in premi…”.
Nel mese di gennaio 2020, i nostri mass-media sono stati bombardati da notizie, anche abbastanza contrastanti fra loro, sul virus chiamato inizialmente 2019-nCov, poi cambiato in Covid-19, che dilagava nella città di Wuhan in Cina, mandando in crisi gli esperti della ricerca medico-scientifica, in quanto non erano ancora chiare le cause del contagio. Le prime comunicazioni raccontavano come il contagio fosse esploso nel mercato del pesce di Wuhan, originato dai pipistrelli e poi passato all’uomo (in un primo momento si pensava tramite un altro animale, ora la comunità scientifica è abbastanza concorde nell’affermare che si sia verificata una trasmissione diretta). Nel caso del covid-19 ancora una volta si riproponeva il cosiddetto “salto di specie”, in quanto il virus avrebbe inglobato .nuovi ricettori capaci di attaccare le cellule del sistema respiratorio umano, come era accaduto con la SARS e con l’influenza aviaria. Quando la città di Wuhan fu messa in quarantena, l’opinione pubblica mondiale rimase scossa e meravigliata, ma il problema sembrava ancora lontano e relegato in un universo parallelo. La grande metropoli di Wuhan, 11 milioni di abitanti, ed altre popolose città della provincia dell’Hubei furono messe in quarantena, come in un film catastrofico proiettato negli ultimi decenni. Nonostante gli avvertimenti dell’Organizzazione mondiale della Sanità sul fatto che l’epidemia cinese potesse trasformarsi in “pandemia”, il problema ci sembrava lontano, o quanto meno non potevamo prevedere che dopo alcune settimane ci saremmo trovati nella stessa tragica situazione, se non anche peggiore, cambiando le nostre abitudini di vita in maniera radicale e piombando in un clima surreale.
I provvedimenti governativi di emergenza che si sono susseguiti a partire dalla prima decade di marzo sono diventati sempre più restrittivi, a causa dell’aumento esponenziale del contagio. Il covid-19 ha avuto in Italia le prime manifestazioni accertate il 30 gennaio 2020, quando due turisti provenienti dalla Cina sono risultati positivi al virus a Roma. Il 2 febbraio, a distanza di qualche giorno dal ricovero della coppia cinese, i virologi dell’Istituto Spallanzani di Roma sono riusciti ad isolare la sequenza genomica del virus. Il primo focolaio vero e proprio è stato individuato nella provincia di Lodi il 21 febbraio, a partire dall’ormai famoso paziente “1”, arrivato in condizioni critiche all’ospedale di Codogno. Nei giorni seguenti, si moltiplicano i casi nel basso lodigiano, mentre esplode un altro focolaio a Vò Euganeo, in provincia di Padova, ricondotto, comunque, al focolaio lombardo. In realtà, gli esperti ritengono che, in maniera silente, il virus fosse presente in Italia già dalla fine di dicembre 2019 o dall’inizio del mese di gennaio 2020. Attualmente il covid-19 non è trattabile con farmaci specifici, o meglio, tra quelli disponibili, non sono stati ancora individuati quelli che possano sopraffare in maniera definitiva il virus. In Italia, come in Cina e negli altri Paesi colpiti, sono stati utilizzati farmaci efficaci contro ebola, antimalarici, retrovirali contro l’Hiv. Grande interesse ha suscitato la sperimentazione, peraltro avvenuta con ottimi risultati, del tocilizumah, il farmaco per l’artrite reumatoide, già utilizzato in Cina, la cui efficacia è stata riscoperta a Napoli. La situazione, però, cambia di giorno in giorno, molte volte lasciata all’estro ed all’improvvisazione disperata e geniale dei medici che devono dosare un giusto cocktail di farmaci, a seconda della gravità e del grado complessivo di salute del paziente. Le case farmaceutiche ed i centri di ricerca di tutto il mondo, soprattutto Stati Uniti, Cina, Olanda, Arabia Saudita, Giappone ed Australia, seguendo metodi diversi, si stanno adoperando per cercare di perfezionare, in tempi rapidi, un vaccino efficace per neutralizzare il covid-19. In passato occorrevano dai 10 ai 15 anni poter sviluppare un vaccino, anche se con gli odierni progressi tecnologici che consentono di sequenziare in maniera rapida i genomi del virus, il processo potrebbe essere molto più veloce e concludersi addirittura entro la fine dell’anno, se non prima. In Italia, a Pomezia, nella zona industriale a sud della capitale, negli stabilimenti della IRBM si stanno producendo le prime dosi di un vaccino sperimentale, in collaborazione con l’Università di Oxford.
Nella parte introduttiva abbiamo parlato degli “ultimi tempi” o “tempo della fine”. Stiamo vivendo davvero i tempi della fine, come molti santoni o, usando una terminologia biblica, tanti “falsi profeti” stanno predicando in giro? Speriamo di no e confidiamo nella scienza. Per chi non crede in una realtà trascendente, il problema non si pone, in quanto si affiderà al caos o al caso, due termini peraltro anagrammabili. Per chi crede, invece, nella realtà metafisica, seppure con le differenze religiose e dottrinali, si tratta di interpretare i segni dei tempi. Fin dall’antichità i popoli di tutte le culture hanno immaginato un’ipotetica fine del mondo, intesa più nella sua dimensione fisica, mentre i testi biblici fanno riferimento soprattutto alla consunzione delle strutture sociali e politiche umane, con l’instaurazione del regno di Dio, o meglio con un ritorno all’iniziale età dell’oro del paradiso terrestre, con alcune specifiche peculiarità. Tutte le predizioni di date certe sono irrimediabilmente fallite, dall’anno 1000 al 2000, per arrivare al 2012 predetto dai Maya. Tuttavia, l’incapacità umana di prevedere una data precisa, non significa che la fine predetta da alcuni testi sacri non si possa verificare o non sia vicina. Quando i discepoli chiesero a Gesù quale fosse il segno del tempo della fine, il Messia rispose: “allora vi sarà una grande afflizione, tale, che non vi è stata uguale dal principio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà” (Matteo 24,21). Occorre dire che soltanto nell’epoca attuale “l’afflizione” può assumere un aspetto universale, in quanto è percepita contemporaneamente in tutto il mondo, a differenza delle età antiche, durante le quali, anche in presenza di tremendi flagelli, non si poteva raggiungere l’empatica condivisione con tutto il resto dell’umanità.
La compresenza di due papi, l’uno in carica e l’altro emerito, fatto mai verificatosi nella storia della Chiesa, a parte episodi dettati da contingenze politiche durante il Medioevo, ha fatto parlare anche di “apostasia” universale. Ricordo che per “apostasia” si intende rinnegare una fede religiosa nella sua interezza, mentre per “eresia” si intende rinnegarne solo qualche verità. L’incubo del diffondersi di una pandemia mondiale come possibile fine del mondo, almeno della nostra civiltà, è stato sempre presente nell’immaginario collettivo. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, negli ultimi decenni, ha più volte affermato che sul fatto che si sviluppi una pandemia mortale in grado di decimare la popolazione mondiale è solo una questione di “quando” non di “se”. Nell’ottica catastrofista e millenarista, il diffondersi del covid-19, o di una successiva pandemia ancora più letale, segnerebbe il culmine di un processo irreversibile di degradazione morale e spirituale. Fanno molto riflettere alcuni recenti sviluppi tecnologici, alla luce del libro dell’Apocalisse di Giovanni. Ricordiamo il riferimento al “marchio della bestia”, recante il numero 666, senza il quale non sarebbe stato possibile per nessuno vendere o acquistare più nulla. Anche se può risultare fantasioso, alcuni interpreti ritengono che una serie di innovazioni tecnologiche, ormai entrate nella nostra vita quotidiana, costituiscano gli elementi propedeutici per il cosiddetto “marchio della bestia”. Si pensi all’utilizzo, ormai pressoché obbligatorio, di sistemi di identificazione e di pagamento, alle tessere magnetiche, alle smartcards in ogni settore, nonché alla grande diffusione dei sistemi di codifica a barre. Altrettanto inquietanti appaiono i sistemi di rilevamento e di localizzazione satellitare come il GPS, e ancora di più le recenti sperimentazioni di microdispositivi di identificazione personale da inserire sotto la pelle. Il notevole grado di perfezione di miniaturizzazione raggiunto, in questi ultimi anni, nella produzione dei microchip da inserire nel corpo umano, dimostra come il progresso tecnologico abbia raggiunto un livello compatibile con gli scenari proposti dall’Apocalisse di Giovanni. La questione dei microchip potrebbe essere collegata alla pandemia da covid-19, secondo alcuni complottisti. Essi credono che il virus sia soltanto un diversivo, o meglio un modo per suscitare terrore nella popolazione mondiale, pronta poi ad accettare qualsiasi soluzione, pur di dimenticare l’incubo del periodo del morbo. Tra le molteplici assuefazioni, la gente accetterebbe anche di sottoporsi ad una sorta di vaccino, presentato come il rimedio preventivo ad ogni malattia, ma verrebbe iniettato un micro-dispositivo capace di controllare non solo gli spostamenti, ma anche i pensieri di ogni individuo. Ne parlo in maniera trasfigurata nel mio romanzo “Le tenebre dell’anima” , tradotto in inglese con il titolo “The darkness of the soul” (Cavinato editore international 2017-18). Da alcuni anni si sente parlare del “nuovo ordine mondiale”: in realtà soprattutto nell’ambito dell’economia e della finanza ciò si sta già verificando, a partire dall’istituzione del potente Fondo Monetario Internazionale, per passare agli organismi sovranazionali come la Banca centrale europea. La creazione di un ordine mondiale a livello politico richiede tempi più lunghi, a meno che non vi siano accelerazioni dovute alle guerre, alle crisi economiche, ai disastri naturali e soprattutto ad eventi pandemici mortali, come quello che stiamo vivendo in questi mesi. I fatti drammatici potrebbero spingere le varie nazioni ad affidarsi ad un “potere forte”, aprendo la strada alla “Bestia che viene dal mare” dell’apocalisse. Essa non dovrà essere identificata necessariamente con una persona, ma anche con un sistema corrotto, blasfemo e totalitario che, per governare, avrà bisogno di pubblicità e di propaganda ideologica, la bestia che viene dalla terra (cfr. in merito il mio libro “L’arazzo dell’Apocalisse di Angers-una testimonianza tra cielo e terra, Cavinato editore international, 2020).
Vi sono stati, di recente, due casi letterari che hanno fatto discutere. Il primo riguarda Dean Koontz, autore da me molto apprezzato per i suoi romanzi, intrisi di fantascienza lucida, avveniristica e psichedelica. Un suo testo è stato citato come profetico a proposito del covid-19 e, bisogna ammetterlo, le coincidenze sono davvero impressionanti. Lo scrittore nel romanzo del 1981, Eyes of darkness (Gli occhi dell’oscurità), racconta di un virus mortale, chiamato proprio Wuhan-400, capace di resistere a tutte le cure conosciute e che porta alla morte, provocando una terribile polmonite. Il passaggio del libro che ha spopolato è individuabile a pag. 333 : “Wuhan è un’arma letale …intorno al 2020 una grave polmonite si diffonderà in tutto il mondo…in grado di resistere a tutte le cure conosciute. In realtà nella prima versione del 1981 si chiamava Gorki-400, prodotto dall’Unione Sovietica. Nella revisione del 1996, dopo la caduta del Muro di Berlino, l’autore modificò la versione, in quanto il pericolo era diventato il dragone orientale. E’ stato giustamente osservato che tra le tante storie di fantasia che si raccontano, prima o poi è facile cogliere nel segno: questione di coincidenza e di fortuna. Ma il dubbio rimane, per due motivi fondamentali: a Wuhan ci sono davvero centri di ricerca microbiologica e non si può escludere una lotta infida tra USA e Cina. In più mi viene in mente un’importante riflessione. A volte guardiamo le cose in maniera stereotipata, non nella prospettiva corretta, perché inconsciamente guidati dai nostri pregiudizi. E se fosse avvenuto il contrario? Se quella di Dean Koontz non fosse stata una profezia, ma un suggerimento inconsapevole colto da qualche nemico invisibile?.
L’altro è il caso di Sylvia Browne che, nel suo libro del 2004, “Profezie. Che cosa ci riserva il futuro”, scritto con la collaborazione di Lindsay Harrison, prevede con stupefacente previsione l’emergenza covid-19: “entro il 2020 diventerà di prassi indossare in pubblico mascherine di gomma, a causa di un’epidemia di una grave malattia simile alla polmonite, che attaccherà sia i polmoni sia i canali bronchiali e che sarà refrattaria ad ogni tipo di cura. Tale patologia sarà particolarmente sconcertante perché, dopo aver provocato un inverno di panico assoluto, sembrerà scomparire completamente per altri dieci anni, rendendo ancora più difficile scoprire la sua causa e la sua cura”. Speriamo si tratti dell’ennesima coincidenza: noi crediamo nella scienza e nella scoperta di una cura sicura ed efficace a breve.
Dal mese di gennaio 2020 circola la teoria, secondo la quale il covid-19 sia stato creato artificialmente in laboratorio. Il virus sarebbe sfuggito da uno dei laboratori situati non lontano dal mercato del pesce di Wuhan, a seguito o della fuga di un pipistrello o dell’infezione contratta da qualche operatore che poi avrebbe diffuso il contagio all’esterno. L’ipotesi del virus “artificiale” è stata avanzata dalla stampa cinese e di tutto il mondo, attraverso anche noti canali come YouTube o social, come Twitter e Facebook. I fautori di questa ipotesi hanno chiamato in causa un’esercitazione svoltasi a Wuhan l’autunno scorso o il chimera-virus creato nel 2015, proprio con la collaborazione di un istituto di Wuhan. Gli scienziati hanno chiarito, isolando il genoma del virus, che esso non solo non corrisponde a quello elaborato nel 2015, ma che la sua conformazione è assolutamente corrispondente ai virus, di cui i pipistrelli sono serbatoi naturali. Si sarebbe trattato di un semplice “salto di specie”, come spesso sta avvenendo negli ultimi anni, a cominciare dall’hiv, trasmessa da un particolare tipo di scimpanzé.
La presunta artificialità del virus è poi diventata strumento di reciproca accusa tra USA e CINA, anche mediante affermazioni di esponenti politici di vertice, al punto che la Cina è arrivata ad affermare che il covid-19 sarebbe stato diffuso a Wuhan da un militare americano, in occasione di giochi sportivi svoltisi nell’Hubei nel mese di ottobre 2019. Nelle ultime convulse settimane, mentre la gente soffriva e moriva, mentre i medici e gli operatori sanitari si trovavano a dover affrontare un’emergenza sanitaria senza precedenti, la fantasia dei complottisti si scatenava in ogni direzione. Una delle prime ipotesi ad emergere è stata quella che il corona virus costituisse un’arma batteriologica, usata dagli Stati Uniti, segretamente accordatisi con l’Iran contro la Cina, per bloccare la dirompente crescita economica di quel Paese. Tra gli stati europei, sarebbe stata scelta l’Italia come epicentro del contagio, colpevole di aver stretto importanti rapporti economici con i Cinesi, rendendo possibile la riapertura, in chiave moderna, della storica “Via della seta” di memoria medioevale. Gli Stati Unit avrebbero già il vaccino pronto e dietro alla macchinazione ci sarebbe Bill Gates, pronto a vendere il brevetto, tramite un prestanome, per ricavarne miliardi di dollari. Il magnate avrebbe anticipato l’evento della pandemia in una dichiarazione del 2015, quando affermò che per la popolazione mondiale era più pericoloso un virus letale che una guerra. In qualche variante di questa teoria, gli Americani avrebbero eseguito il piano, pagando a caro prezzo una spia cinese. Un’altra teoria complottista ritiene che la diffusione del virus a Wuhan sia frutto di alcune lobbies cinesi per rovesciare il regime di Xi Jinping. Neanche su questa teoria ci sono prove inconfutabili. Non mancano coloro che affermano che il virus sia stato diffuso dolosamente dai Cinesi, per indebolire l’intero sistema economico mondiale, riuscendo ad uscire velocemente dalla pandemia, non tanto per le misure draconiane adottate, ma perché già in possesso di un vaccino segreto, a cui farebbero finta di lavorare. Le tante vittime sarebbero state sacrificate per l’interesse collettivo del Dragone. Le teorie complottiste non si fermano al nostro pianeta, ma coinvolgono anche gli alieni, con racconti suggestivi, in alcuni casi troppo banali e degni di una pellicola cinematografica di serie b.
Non vi sono dubbi, comunque, che la pandemia da covid-19 stia profondamente cambiando l’intero sistema mondiale e davanti a noi si presentano prospettive davvero inquietanti. Se la globalizzazione non cambierà le sue regole, i nazionalisti approfitteranno per chiudere le proprie frontiere e restringere sempre di più le libertà costituzionali dei propri cittadini. Alcuni colossi del web, come Apple, Google, Facebook etc. rappresentano il sistema circolatorio della rete mondiale, potendo controllare uno sproporzionato numero di dati di miliardi di individui. Anche se molte teorie del complotto sono frutto di ricostruzioni approssimative e parziali, i segnali di una regia occulta sono rintracciabili in molti eventi degli ultimi anni che hanno presentato una serie straordinaria di coincidenze. Nel già citato libro, “Pandemia-il mondo sta cambiando”, concludo con l’oscura simbologia dell’aeroporto di Denver, che sembra rimandare ad un progetto, in apparenza lodevole e pacifico, destinato a superare le barriere delle divisioni nazionali, per condurre le masse verso un’unica saggezza “illuminata” da pochi eletti.
VIENI A CONOSCERE LA NOSTRA ORGANIZZAZIONE - Clicca sui loghi qui sotto -
SE TI E' PIACIUTO L'ARTICOLO CONDIVIDILO SUL TUO SOCIAL PREFERITO
QUALCHE PICCOLO CONSIGLIO DI LETTURA