Trovare il primo punto di partenza nel pensiero spirituale umano è impossibile, le stesse conoscenze storiche su primi filosofi si accavallano tra supposizioni ed asserzioni, spesso date dai pochi documenti di testimonianza pervenuti a noi oggi. Ciascun pensatore ha proposto la personale visione sulla creazione, tra questi Anassagora fu ritenuto da alcuni il primo a menzionare il Nous, ovvero l’intelletto ordinatore che crea attraverso l’azione che progredisce dal pensiero immobile e dal caos, un unico pensiero che diventa “i pensieri” ed ogni cosa. Da qui il principio secondo la quale l’umanità, seppur nell’individualità, sia parte di una sola fonte ragionatrice composta da tutte le menti, e che quindi generano una realtà complessiva tra le realtà personali. Egli fu contestato e citato da molti grandi pensatori quali Platone e Aristotele, che hanno ridefinito il concetto di Nous e dell’animo umano apportandone proprie visioni. Le religioni a loro volta hanno avuto simili origini nelle narrazioni e descrizioni delle divinità, ma dividendosi per interpretazioni e raffigurazioni. Stesse radici di principio si arricchiscono di leggende e simboli, che comunque ricorrono ovunque nelle culture di tutto il mondo, modificandosi a seguito delle realtà del momento, del luogo e del periodo storico. Persino la politica entra a far parte delle religioni, ne è un perfetto modello il cristianesimo nell’evoluzione dell’Europa e del mondo, nelle sue conseguenti diramazioni nel tempo vediamo ad esempio che oltre al cattolicesimo si diffondono i protestanti e gli ortodossi. In questo nostro periodo storico, attraverso l’accessibilità a mezzi di comunicazione più veloce il quale è internet, e comunque alla più facile reperibilità dallo scorso secolo di libri, si può osservare come l’essere umano abbia avuto un’evoluzione di coscienza e di ricerca spirituale, ma in qualche modo pur sempre condizionata da vecchi meccanismi di necessità nel rendersi parte di un gruppo a sé, una tribù. In tal senso mi riferisco in special modo a coloro che divulgano comunicazioni come tramiti di angeli o maestri provenienti da altri pianeti e dimensioni. In essi si profonde un messaggio di amore, di unità ed eguaglianza, una fratellanza che nasce dalla concezione di appartenenza ad un solo essere frammentato da una stessa creatrice, o creatore, un po’ come ritroviamo nel principio del Nous di Anassagora. In linea generale si fa riferimento al libero arbitrio, al karma come strumento di giustizia imparziale e alla trascendenza. Considerando che tutto ciò è già professato da alcuni antichi culti, la sostanziale differenziazione la troviamo nel fatto che non vi sia un solo messia, ma tutti i canalizzati siano essi stessi dei messia, e malauguratamente a seguito di ciò avviene la mutazione di messaggi ricchi di virtù e compassione in nuove dottrine dittatoriali e discriminanti. Insomma la componente uomo nell’individuale personalità caratteriale, sia nei personali limiti che nelle migliori capacità, si riversa direttamente nel messaggio, dandone così una lettura e trasmissione soggettiva. Ovvero, nella misura in cui una persona ha in sé forme di paura, di frustrazione o pregiudizio, queste si insinuano in ciò che al suo nascere era una prospettiva di unità. Ad esempio di ciò vorrei ricollegarmi a fazioni di contattisti in trasmissione con esseri provenienti da altre costellazioni, che sarà facile per il lettore ritrovare in numerosi gruppi nei social network e tra i vari blog, di cui si possono citare pleiadiani, arturiani o lightworker di ogni definizione, sempre con bellissimi propositi. Purtroppo viene poi spesso citato, insieme all’amore incondizionato e al promulgamento di aiuti per l’evoluzione umana, anche la possibilità di salvare sé stessi e coloro che sono già in una buona fase di coscienza spirituale, lasciando indietro i reietti. Questo avverrebbe tramite navicelle o tramite un trasporto multidimensionale di qualche tipo, una sorta di ascensione per intendere. Sottolineando che non avviene nella totalità dei membri di questi gruppi spiritualisti, è pur vero non sia inconsueto da taluni dare un’interpretazione del bene in una chiave di incoerenza. Riferendosi in questo caso all’arcangelo Michele, egli resta rappresentato per questi ultimi come nella non lontana versione cattolica del soldato che schiaccia il male, più che non essere definito un portatore di luce e colui che con la sua spada taglia le catene dalle personali oscurità. Ciò che la new age definirebbe in questa figura un prezioso strumento ed un alleato contro le nostre paure, viene ridefinito ulteriormente come un vendicatore, disperdendo così il senso del messaggio originale. Il desiderio di rivalsa, nonché le insicurezze, fanno sì che un proposito di unità ed amore vengano tralasciati ancora una volta. Non sono affatto insoliti riferimenti al trascendere verso altri pianeti o dimensioni per costoro, persino con date definite, o comunque con un tempo alla trasmigrazione prossimo, e non sempre si fa menzione ad una globale crescita, bensì ai soli capaci di comprendere l’amore divino di riferimento.
Ma chi prova amore divino, non dovrebbe comprendere e quindi provare quell’amore incondizionato che risiede nella compassione? E la compassione non comporterebbe dunque la volontà di evolvere insieme, tutti, senza avere giudizio e senza distinzioni di alcuna natura? Una nuova era non sarebbe in una nuova coscienza evoluta qualora tendesse una mano a ciò che è definito oscurità, più che non tagliarne la corda per farla riprecipitare nel suo oblio? Ciò che si trova di meraviglioso nella ricerca spirituale è l’opportunità di poter portare una potente voce di forza, forza che proviene dal senso del Nous, o più semplicemente di bene comune, che rischia di esser inquinato dal poco impegno nell’equilibrare le paure umane, nell’incapacità di vedere i propri limiti e di non rendersi esseri saggiamente illimitati, oltre che amorevoli. Nella concezione spiritualista rispettare il libero arbitrio significa rispettare i tempi di crescita dell’altro, avere tutti la possibilità di scelta, una filosofia che parla della capacità di non farsi trascinare nei vortici di eventuali negatività e senza mortificare in angolo buio l’inetto, anzi, avendo l’abilità di permanere centrati seppure in una situazione di disarmonia. La componente divina individuale, nella condizione umana, tende a dettare leggi e condizioni proprie, sostanzialmente non fidandosi delle leggi karmiche atte ad istruire e create dalla sorgente creatrice. A seguito dell’andamento dei percorsi di consapevolezza umana, la logica delle informazioni da entità superiori in coscienza, non può che comprendere l’intera specie umana, questo soprattutto se si asserisce di essere dei portatori di luce. Potrebbe una madre amorevole scegliere i figli più intelligenti e abbandonare gli altri? Potrebbero degli esseri di amore infinito chiedere ai messaggeri di abbandonare chi è indietro? Sarebbe da chiedersi, inoltre, quanto siano le mancanze umane a parlare, o quanto siano invece sinceri i messaggeri. Potrebbe non essere l’uomo a travisare, quanto a ricevere attraverso un canale diretto da chi è nella sua stessa propensione di frustrazione, mostrandosi in mentite spoglie. Nelle antiche culture viene chiamato djinn o jinn, una sorta di spirito ingannatore, citato nel Corano e non solo. Nel capitolo 12 del Vangelo secondo Luca, versetto 5, troviamo scritto: “Vi mostrerò chi dovete temere. Temete colui che dopo aver ucciso ha il potere di gettare nella Genna”. Genna, o Gehenna, sta per inferno, meglio conosciuta come la Valle di Hinnom sul monte Sion, e identificato come luogo nefasto per le tremende vicende di antiche pratiche rituali, menzionata sia nel Corano, che nella Bibbia e nel Vangelo. Si dice i jinn sussurrino all’uomo, portando ad essi ciò che desiderano, ma avendo poi in cambio ciò che non si aspettano, ingannati da false parole. Ma gli spiriti ingannatori, o altrimenti associati demoni, sono piuttosto comuni in tutte le culture, esattamente come gli angeli e altre entità sovrannaturali. Il punto è: di quali fidarsi? E di quanto di sé stesso un individuo può affidarsi nella sua percezione con delle entità spirituali? Ricacciare nella Genna coloro che non sono ancora in una coscienza più sottile ed empatica sa molto di inganno, e fa ripensare alle parole dell’apostolo Luca.
Indubbiamente l’uomo deve comprendere che per portare un cambiamento sia nella sua vita che nell’umanità, deve fare innanzitutto un lavoro di comprensione ed equilibrio delle proprie emozioni e del proprio stato mentale. Ogni qual volta giudica, discrimina, rende l’altro un altro e diverso, ogni qual volta crea un gruppo a sé stante, mette in moto un movimento di divisione, di non fratellanza. L’autoidentificazione dovrebbe fermarsi quando questo implica appartenere ad una categoria, in quanto la più acerrima nemica dell’evoluzione umana è il cinismo, per quanto sottile. Pur avendo un’obbiettività di fondo nel comprendere che non tutti gli esseri umani sono “buone persone” o capaci di empatia, un individuo dotato di consapevolezza divina ha tutti i requisiti per non dimenticare che come per egli vi è stato un processo di crescita, è possibile anche per l’altro, neisuoi giusti e dovuti tempi, nel vero senso del libero arbitrio e del karma imparziale, creati da una coscienza e conoscenza ben superiori e sagge rispetto ai parametri umani. La nuova era spiritualista, in alcuni casi e sotto l’influenza di alcuni soggetti, rischia di tenere inchiodata a vecchi schemi e rituali ogni progresso fatto per liberarsene da altri. È da auspicare che l’essere umano abbia l’umiltà e la volontà di voler imparare dai suoi errori, più volte ripetuti nella storia delle religioni, facendo di una buona causa un’azione di separazione nei fatti. Conoscenza, introspezione, rispetto, lealtà e verità sono ottimi fondamenti, come tutto ciò che può apportare una reale visione di insieme, più che non una soggettiva e parziale prospettiva. Sicuramente l’uomo necessita di un percorso di impegno e dedizione, perché nella via facile non può risiedere merito, come è nell’immaginarsi eletti in ascensione a dispetto di altri. In questi tempi è più che mai indispensabile che il messaggio di amore incondizionato sia coerente. Un vecchio detto dice: sbagliare è umano, perseverare è diabolico.
Debora Ann Lucia
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