Cyberpsicologia e Prospettiva Culturalista
Oggigiorno, la realtà in cui ognuno di noi è inserito è intrisa di legami sempre maggiori con i dispositivi tecnologici di ultima generazione, che hanno permesso un progresso della rete comunicativa senza precedenti. La digitalizzazione della comunicazione che i new media permettono, ha contribuito a dar luce ad un ambiente che ognuno usa quotidianamente come “spazio personale” per esistere nel nuovo immenso mondo virtuale.
In particolare è all’interno della rete che l’essere umano subisce un’ ulteriore evoluzione, da homo sapiens sapiens a homo technologicus, cresciuto e plasmato attraverso gli strumenti della globalizzazione tecnologica (televisione, computer, Iphone, Ipad ecc..), egli risulta un uomo trasformato dalla tecnica. Un’evoluzione sotto gli occhi di tutti, non solo intesa dal punto di vista genetico-biologico, ma soprattutto psicologico, nel modo di vedere se stesso e nel modo di vedere l’altro, i confini del proprio corpo e il proprio Io nel mondo.
Poiché la psicologia altro non è che lo studio del comportamento umano, anch’essa, così come il suo oggetto di studio fa un salto di prospettiva e porta avanti il suo sguardo in linea coi tempi, ponendo la “lente di ingrandimento” sul nuovissimo cyberspazio, all’interno del quale si plasmano emozioni e pensieri, in cui ognuno può effettivamente assumere uno o più ruoli e veri e propri comportamenti.
Anche se non è possibile collocare geograficamente lo spazio virtuale, esso è comunque reale, poiché l’esperienza mentale ci pone nella condizione di provare sensazioni e sentimenti anche a prescindere dagli atti compiuti dal corpo fisico, probabilmente grazie alla capacità di immedesimazione e di interazione che è tipica dell’essere umano. Il “virtual world” produce effetti concreti e tangibili sulla vita delle persone, che in essa vivono esperienze, sensazioni, emozioni, tragedie e gioie come nella vita reale di tutti i giorni. E’ risaputo che l’uomo è un essere sociale, e anzi, come affermato da Sullivan l’uomo nasce come un essere solo POTENZIALMENTE UMANO; egli esiste, in senso psicologico, solo all’interno di relazioni interpersonali che comprendono l’interazione col contesto culturale.
Quanta importanza ha il contesto storico-sociale nel quale siamo inseriti?
E’ certo che i modi di pensare e sentire di ciascuno di noi sono influenzati in modo ineludibile dalla cultura alla quale apparteniamo, dai tempi in cui viviamo, dal progresso e dalla globalizzazione. In particolare, E. Fromm (psicoanalista e sociologo tedesco), fu esponente della così detta “Prospettiva Culturalista” o “Umanistica”, che merita di essere menzionata per quanto riguarda il tema in questione.
Fromm esamina la condizione dell’uomo moderno, mettendo in luce la ragione di stampo illuministico che fu impiegata da esso per controllare il mondo fisico, e che, una volta applicata alla produzione di merci, è stata motivo di accentuazione della condizione di solitudine, di alienazione, e dell’allontanamento dell’uomo dalla natura e dai suoi simili. La “macchina” è figlia e prodotto dell’uomo, nasce come alleata, ma con il progresso diventa un essere a sé stante, un potenziale nemico da tenere d’occhio.
La crescente conquista di libertà e controllo sulla natura, ha portato un eccesso di libertà e un aumento di profonda solitudine. L’eccesso di libertà è da lui connotata negativamente in quanto diventa sinonimo di “bisogno di fuga” da una libertà sfrenata, senza punti di riferimento. Come riportato nel suo scritto “Fuga dalla libertà”:
“L’uomo moderno, liberato dalle costrizioni della società pre-individualistica, che al tempo stesso gli dava sicurezza e lo limitava, non ha raggiunto la libertà nel senso positivo di realizzazione del proprio essere: cioè di espressione delle sue potenzialità intellettuali emotive e sensuali. Pur avendogli portato indipendenza e razionalità, la libertà lo ha reso isolato e, pertanto, ansioso e impotente”.
Fromm introduce delle novità in campo psicanalitico, e una di queste riguarda proprio la DETERMINAZIONE SOCIALE della natura psichica. Pioniere altresì dell’ Umanesimo Normativo, introdusse l’interessante definizione di “Carattere sociale”, come struttura del carattere dei membri di un intero gruppo sociale, che determina sentimenti, pensieri e azioni degli individui. Perciò in questa prospettiva esiste una natura umana essenzialmente universale, in cui la “Specie di uomo” si può definire oltre che in termini fisici anche in termini psichici, mediante il contatto che l’individuo ha con la realtà che lo circonda. La personalità umana, dunque, sia essa normale o patologica, deve la sua formazione a fattori biologici e fattori interpersonali (comprese influenze sociali). In questa definizione, in effetti, non esiste una personalità normale in senso assoluto, proprio perché il CARATTERE SOCIALE muta di epoca in epoca o da contesto storico-geografico a un altro. Perciò un carattere sociale di un’epoca, maggiormente diffuso, può non essere adatto alle esigenze della stessa.
Perciò, così come afferma in “Psicanalisi della società contemporanea”, non solo il singolo, ma l’intera società può essere malata. La psicopatologia non è un fenomeno puramente soggettivo, ma ha forte connotazione sociale, è un vero e proprio FENOMENO SOCIALE. Il processo stesso della formazione della personalità è costituito da due dimensioni: quella individuale e quella sociale, e le vie attraverso cui si instaura un rapporto positivamente produttivo col mondo sono quelle della ragione e dell’amore, che devono andare di pari passo. La ragione come spinta verso la conoscenza e l’amore come l’atto unificatore di fiducia verso la conoscenza di sé stessi e dell’altro, esteso a tutta la società e al mondo. Senza questi due elementi il mondo non potrebbe andare avanti e sprofonderebbe negli abissi dell’angoscia e dell’incertezza.
Pensiamo a quanto la prospettiva di Fromm possa essere ancora attualissima, il mondo che cambia e progredisce in pochissimo tempo, la tecnologia e i new media dominano il panorama dell’informazione e della comunicazione, un mondo dove le dimensioni dello spazio e del tempo sono sempre più “compresse”. L’essere umano grazie alle sue grandissime capacità di adattamento, cerca di plasmare se stesso e nel fare ciò plasma anche l’ambiente circostante, e viceversa. Anzi, seguendo la prospettiva culturalista e inserendola all’interno della recente cyberpsicologia, si può dire che il mondo virtuale sia un altro ambiente sociale, parallelo e nello stesso coincidente con quello fisico nel quale siamo inseriti, che ha su di noi effetti di influenza emotivi e comportamentali. Il Cyberspazio (o spazio virtuale), senza gli utenti che lo utilizzano, sarebbe amorfo, privo di colore e significato; sono proprio gli utenti che animano la rete, si adattano ad essa e rispettano regole e prassi presenti al suo interno.
Ognuno di noi, una volta che si “collega” in questo mondo magico dove tutto è possibile (che somiglia ad una realtà onirica all’interno della quale possiamo agire consapevolmente), si trasforma in cybernauta, e i confini del proprio corpo fisico non hanno più importanza, si smaterializzano per poi ricompattarsi nel mondo virtuale sotto i panni di un avatar, protetto dall’anonimato di un qualsiasi nickname. Possiamo essere ciò che vogliamo, possiamo essere più forti, più belli, immortali e invincibili, possiamo assumere diversi ruoli con annesse diverse personalità e modi di fare. Il tutto somiglia ad un vero e proprio “sogno ad occhi aperti”.
La rete è anche un importante luogo dove è possibile una comunicazione istantanea, senza confini di nessun genere, né spaziali, né culturali, può essere considerata, in un certo senso, come l’<<AGORA’>> dei tempi odierni. La differenza fondamentale sta nel fatto che manca un contatto umano diretto con l’altro, che non può essere visto e toccato, ma solo immaginato o idealizzato. Sono assenti importanti indicatori della comunicazione faccia a faccia, compresi mimica facciale e gestuale, postura del corpo, tono di voce, contatto visivo ecc..
E se in questo panorama volessimo descrivere il contesto socio-culturale attuale abbracciando il punto di vista di Fromm, quale potrebbe essere il “Carattere Sociale” dell’odierna società del progresso, tecnologica e sempre più globalizzata?
Partendo dall’assunto che il carattere, movente principale di sentimenti, pensieri ed azioni degli individui, è la forma specifica in cui l’energia umana viene plasmata nel processo di adattamento degli individui alle condizioni socioeconomiche di una data cultura, esso costituisce dunque il prodotto dell’interazione tra tali condizioni e le esigenze umane, tanto innate quanto acquisite nel corso della storia. Perciò i nuovi mezzi tecnologici apportano modifiche vere e proprie allo stile di vita di ogni essere umano, al suo modo di interagire con sé e il contesto ambientale, ciò che prima poteva essere considerato fuori dagli schemi o impossibile, al giorno d’oggi è diventato possibile e perfettamente in linea con lo stile di vita frenetico, individualista e finalizzato alla produzione che la società porta avanti in linea col suo sviluppo. Nascono quindi nuove necessità, che sono considerate come indispensabili per una vita “normale” e non fuori dal comune, tutto per non essere estromessi dal mondo sociale che sembra correre come un aereo senza fermate. Per “esistere” nel senso contemporaneo del termine, è sempre più necessario esistere nel mondo della rete, entrare a farvi parte, esporre i propri pensieri, i propri stati d’animo, le proprie emozioni, come spesso accade all’interno delle virtual communities come quelle dei social network, dei forum o delle chat rooms.
La rete è il regno dell’istantaneo, dell’immediato, delle multi-facce, seduttivo quanto pericoloso, colorato quanto uniforme, ci attrae e allo stesso tempo crea in noi un senso di onnipotenza di stampo narcisistico, di poter controllare, di poterci slegare dalla dipendenza nei confronti del mondo fisico e corporeo nel quale siamo inseriti sin dalla nascita e nel quale tutti noi siamo soggetti a un processo biologico-naturale di deterioramento nel tempo, e di poter vivere per sempre come vogliamo noi, come desideriamo, una sorta di proiezione nel virtuale di un desiderio di perfezione e di eternità che è sempre stato proprio della natura umana.
Le “nuove case” dell’essere umano sembrano essere i nuovi mezzi tecnologici che permettono un accesso diretto al cyberspazio, delle abitazioni che possono creare un sentimento di stabilità e di presenza costante e sicura in ogni luogo, in qualsiasi momento. Diventiamo tutti dei cybernauti onnipresenti quanto assenti, tutti uguali quanto diversi, tutti con un nome quanto anonimi, e ogni contatto col virtual world può essere considerato come un’estensione del senso del sé e della propria mente.
Nel variegato mondo in cui viviamo, è importante che ciascun essere umano faccia appello costantemente alle due dimensioni che Fromm definiva come fondamentali nell’uomo e per l’umanità intera, ovvero: l’amore e la ragione. Attraverso esse abbiamo il compito di porci delle domande, di trovare delle risposte e non accettare passivamente ciò che vediamo, che ascoltiamo o con cui ci relazioniamo, ma partecipare attivamente e consapevolmente al processo di adattamento che investe ogni cittadino del pianeta. Grazie allo sguardo critico e indagatore della razionalità e quello costruttivo e universale dell’amore, l’uomo non dovrà rinunciare mai a se stesso, alla sua natura, e alla sua storia e memoria personale, egli non “deve essere importante” esponendosi nella vetrina del web, non è fondamentale questo, perché egli, secondo ragione, è importante anche solo per il fatto che esiste. La partecipazione al nuovo mondo deve essere supportata da un’evoluzione consapevole e cosciente dell’homo technologicus, attraverso l’atto di fiducia e di fede dell’amore legato alla ragione, alla comprensione e all’autoconsapevolezza.
Un nuovo modo di essere e di “esserci” in un qui e ora che valica i confini spaziali e temporali. Diventa una via per entrare a contatto con nuove personalità e aspetti nuovi della nostra personalità, sperimentiamo nuovi modi di relazionarci, di pensare e di concepire il mondo.
Carlotta Cadoni (31/08/2013)
Bibliografia:
– Fromm, E., (1994). Fuga dalla Libertà, Mondadori.
– Fromm, E., (1995). Psicanalisi della società contemporanea, Mondadori.
– Short, J., (2010). English for psychology. In Higher Education Studies, Garnet Education, UK.
– Teti, A., (2011). Psychotech. Il punto di non ritorno. La tecnologia che controlla la mente, Springer Verlag, Milano.
– Turkle, S., (1997). La vita sullo schermo. Nuove identità e relazioni sociali nell’epoca di Internet, Apogeo, Milano.
Sitografia:
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