“Vi fece la Terra, il Cielo e il mare,
l’infaticabile Sole e la Luna piena,
e tutti quanti i segni che incoronano il Cielo,
le Pleiadi, le Iadi, la forza di Orione … ”
Intorno al 1998, un piccolo aereo da turismo stava sorvolando la zona attorno alla cittadina tedesca Goseck, nella regione di Halle-Wittemberg, quando individuò nel terreno sottostante una specie di impronta circolare, con quelle che sembravano tre porte di accesso. Nel 2002, quando cominciarono i primi scavi archeologici sul sito, ci si accorse subito… della peculiarità delle strutture che stavano
emergendo.Ci si accorse soprattutto dell’importanza della loro funzione: quelle strutture erano
orientate astronomicamente; si trattava insomma di un osservatorio stellare. Il sito fu subito paragonato ad altre duecento strutture simili scoperte un po’ in tutta l’Europa. Esso era costituito da un circolo del diametro di 75 metri, composto in origine da una collinetta circondata da una serie di quattro anelli concentrici, un fossato e, tutt’intorno, due palizzate realizzate con pali di legno dell’altezza di un uomo. Ma la particolarità di questo sito era dovuta alle vie d’accesso che si addentravano all’interno della struttura: esse erano tre, e non quattro come generalmente appaiono in siti similari. Queste tre vie di accesso erano disposte rispettivamente verso Nord, verso Sud-Est e verso Sud-Ovest. Gli anelli e le tre entrate si stringevano progressivamente verso il centro in una sorta di percorso ad imbuto.Wolfhard Schlosser, uno dei massimi esperti di archeoastronomia in Germania, ha individuato un orientamento delle due entrate meridionali (quelle a Sud-Est e a Sud-Ovest),rispettivamente verso il sorgere e il tramontare del Sole al solstizio invernale. Tale orientamento permetteva ai suoi costruttori di determinare con accuratezza il percorso del Sole nel cielo,ma certamente anche quello della Luna e delle stelle,e quindi di calcolare il trascorrere del tempo e delle stagioni. La disposizione delle due entrate a Sud-Est e a Sud-Ovest rende chiaro che per i costruttori del sito era soprattutto il solstizio d’inverno che rivestiva un’importanza rituale di
particolare rilievo.Gli scavi effettuati nei pressi del sito, sotto la supervisione dell’archeologo Francois Bertemes, hanno permesso di portare alla luce i resti di alcune abitazioni in legno e argilla con rimanenza di granaglie e resti di addomesticamento di animali. Analizzando lo stile di alcuni dei frammenti dei vasi ritrovati e utilizzando metodi di datazione con il carbonio 14, si è potuto risalire grossomodo al periodo di costruzione del sito: attorno al IV-V millennio a.C. Quindi, si trattava molto probabilmente di un popolo appartenente alla cultura danubiana neolitica, proveniente con molta probabilità dalla regione dei Carpazi e stanziatosi poi un po’ in tutta Europa, fino nei Paesi Bassi e nell’Ucraina. Erano, dediti all’agricoltura e all’allevamento del bestiame, ma, nonostante ciò, erano avvezzi all’osservazione dei fenomeni celesti.Nessuna evidenza archeologica permette di dire se nel popolo che costruì l’osservatorio di Goseck fosse presente una classe sacerdotale, anche se è bene tenere presente che in culture simili tali evidenze sono riscontrabili solo dopo il terzo millennio a.C. Numerosi ritrovamenti portano a pensare che la costruzione di Goseck fosse soprattutto usata come luogo di culto, un edificio sacro dove venivano svolte particolari cerimonie. Ilritrovamento di ossa umane e la loro disposizione è tipica dei siti sepolcrali. Inoltre, alcuni segni ritrovati su di esse, suggeriscono che nel sito erano esercitati dei riti con sacrifici umani. Che la costruzione di Goseck fosse sia un luogo di culto che di osservazione astronomica non deve apparire strano. Per i popoli del Neolitico conoscere l’altalenarsi delle stagioni era di basilare importanza per comprendere i momenti essenziali per quelle attività atte alla loro sopravvivenza: la semina, il raccolto, la caccia, la pesca. Tutto era regolato dal ritmo delle stagioni. L’osservazione della volta celeste e dell’evoluzione degli astri, essenziale per prevederei mutamenti stagionali, rivestiva un’importanza vitale e, quindi, i luoghi di osservazione astronomica fungevano anche un ruolo di aggregazione della vita sociale delle antiche comunità,vita sociale in cui l’osservazione astronomica si fondeva al culto religioso. In una società arcaica così dipendente dai fenomeni stagionali, il rituale del sacrificio umano per ingraziarsi gli déi del cielo non era una cosa poi così rara. Ne sono una prova i sacrifici umani degli antichi Aztechi,che esponevano al dio Sole il cuore palpitante delle loro vittime; o i resti umani (spesso bambini),ritrovati dagli archeologi nella penisola dello Yucatàn, all’interno dei cenotes (profonde doline naturali che costituivano un’importante fonte di acqua) che erano considerati la dimora di Chac, dio della pioggia, al quale i Maya dedicavano i loro sacrifici rituali con lo scopo di ingraziarsi il suo essenziale dono che veniva dal cielo. In tutto questo, molto probabilmente, quegli uomini erano mossi dal desiderio di comunicare con qualcosa di più elevato o più potente di loro stessi, così da poter acquistare un certo controllo sul proprio ambiente e sulla propria vita. L’interpretazione del sito di Goseck come osservatorio archeoastronomico assume particolare importanza, perché fa da sfondo ad un’altra scoperta,che unita alla prima, rende più completo il quadro delle conoscenze del cielo nelle epoche antiche da parte dei popoli che abitarono l’attuale Germania. La scoperta si riferisce ad un reperto, un manufatto a forma di disco, che è stato ritrovato nei pressi della città di Nebra
Fonte: Giuseppe Veneziano (Osservatorio Astronomico di Genova)
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