L’Onestà, è un valore?
In un mondo in cui lo sgomitare a tutto campo, pur di averla vinta sui propri antagonisti (veri o presunti tali), è lo scenario principe, si può ancora parlare di onestà, correttezza e rigore morale?
Molti sono coloro che sostengono la necessita’ di riformare la società, per favorire la ripresa dell’Onestà, come valore fondante, presentando una lunga lista di lati oscuri che vanno dall’assenteismo al proselitismo; dalla piccola criminalità al terrorismo. Naturalmente anch’io sostengo le Forze dell’Ordine, affinchè favoriscano l’ordine in tutte le strade e negli strati sociali, ma ciò che voglio sottolineare è come la correttezza non sia materia altrui, ma di ciascun individuo.
Non basta tenere sermoni in cui si dice, ad esempio, che si rifiuta il diritto di voto, come protesta, quando il diritto di voto è la forma secondo cui il singolo si assume un certo grado di responsabilità, all’interno di una società; o meglio non basta dire “non voto, perchè tanto sono tutti uguali” sottintendendo un soffuso e diffuso male, dove la corruzione è presente come immagine costante, quasi universalmente riconosciuta ed accettata. In tal contesto si dà per scontata l’assenza di Onestà, quasi come se essa sia un valore utopico e poco realistico.
Chiunque esprima un giudizio, a cominciare dalla libera scelta di non esercitare il diritto di voto, dovrebbe farlo consapevolmente, ovvero pensando che qualunque cosa accada, lo scorcio di società che giungerà a quel singolo, lo troverà piu’ o meno d’accordo (anzichè in perenne disaccordo); chi sceglie di non votare, lo faccia con responsabilità ed onestà mentale, accettando il verdetto dei propri concittadini e non come scusa a priori per screditare e sostenere che tutto è marcio e che nulla può essere cambiato per migliorare ciò che di buono c’è già, affinchè ciò che invece non funziona possa essere modificato per costruire, in un progetto concertato. E chi si reca al Seggio elettorale, nel suo pieno diritto per esercitare il proprio Voto, lo faccia ancorchè con coscienza, possibilmente scegliendo non solo “il male minore”, ma ciò che si ritiene possa e voglia porre in essere, azioni finalizzate a realizzare quanto promesso in “campagna elettorale”. Chi vince le elezioni, infine, mantenga il più possibile la linea proclamata, affinchè la politica non sia solo demagogia per sciocchi creduloni, in cui l’aforisma politica=caccia alla poltrona, sia una diretta espressione algebrica.
L’Onestà sembra un valore antiquato, passato di moda; nell’immaginario collettivo la si associa ai gentleman, per i quali la società ed il rigore morale di certi uomini era da esempio per molti. Tale parola evoca immagini sbiadite di mani guantate, inchini e reminescenze storiche di avvenimenti passati; oppure al contrario richiama alla mente fatti incresciosi di mafia, corruzione ed estorsioni.
L’Onestà è invece qualcosa di tangibile: laddove c’è onestà, si respira un clima sereno, si percepisce un silente senso di appartenenza che reca voglia di essere, di partecipare, di mettersi in gioco in prima persona.
Frasi come “il mondo è dei furbi” lasciano supporre come invece la dis-onestà dilaghi, non tanto perchè chi usa giustamente la propria intelligenza per avere successo nella vita, sia un “furbo”, quanto piuttosto perchè tale aforisma lascia aperta la porta verso bui sentieri, scorciatoie non lecite nè legalmente, nè eticamente. I furbi diventano coloro che attraverso percorsi sotterranei affiorano nei luoghi di potere, senza che siano palesate reali motivazioni che giustifichino una veloce “carriera”; costoro sono disposti altresì a “vendere l’anima” pur di vedere realizzate le proprie ambizioni.
Troppo volte tuttavia si è portati a pensare che i “disonesti” siano gli altri, mentre noi siamo ovviamente i soli, a fare della correttezza morale la nostra “missione”. Naturalmente sto esagerando per enfatizzare, illustrando come nella quotidianità sono davvero molti coloro che dimenticano l’onestà a favore di piccoli compromessi: a cominciare dall’accettazione/donazione di regali per ottenere miglioramenti sul posto di lavoro e/o per “chiudere un occhio” favorendo col proprio comportamento quelle situazioni, per le quali c’è stata regalia di sorta (ovviamente tutti i lettori sanno distinguere fra un “regalo donato” ed una regalia, che di solito si verifica accompagnata da una certa richiesta, presentata spesso, come forma di amicizia).
Non importa a coloro che vivono di piccole-grandi dis-onestà se si è scavalcato o si è danneggiato apertamente qualcuno, reo di trovarsi sul loro cammino; l’importante è la “poltrona”, quella “mazzetta”, essere amico di “certi giusti”. Non importa dunque se si evadono le tasse: tanto “nessuno fa nulla per noi”; questa è la spiegazione perpetuata in simili ambienti. Non importa loro se l’evasione provoca disservizi sociali; essi sono ben più interessati a sfoggiare l’ultimo modello di cellulare con cui far bella figura di sè, sostenendo altresì la propria povertà, per la quale a loro dire non riescono a sostenere la spesa delle tasse.
Non si puo’ purtroppo negare come l’Onesta’, di solito non arricchisca, economicamente parlando, sebbene cosa più importante, Chi è onesto senta una fierezza dentro sè, che è impagabile. E’ qualcosa che nutre l’Anima e sostiene contro le avversità della vita, facilita la ripresa morale contro la tristezza che opprime quando si scopre la disonestà altrui che ha danneggiato apertamente noi stessi.
“Ci sono cose che non si fanno per coraggio. Si fanno per continuare a guardare negli occhi i propri figli ed i figli dei propri figli”
Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (1920-1982);
“Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”
dott. Giovanni Falcone (1939-1992);
“Nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili”
Giudice Rosario Livatino (1952-1990).
La nostra bella Italia è fatta dall’insieme di tutti noi che ci viviamo e da tutti coloro che hanno lottato per essa per difenderne la grandezza morale. Sì perché uomini come i dott. Falcone e Borsellino, hanno sentito in loro, il senso profondo del rigore e della correttezza, affinchè l’Onestà fosse un valore probante e non un valore fuorimoda su cui scrivere romanzi di Belle Epoque.
L’Onestà risiede dunque in una collettività che vive di onestà: la propria singola onestà è sorella di quella del vicino, che a sua volta si connota e si amplifica con quella del diretto compagno; il tutto in un passaparola significante perchè vede i protagonisti dell’onestà mettersi in gioco attivamente, senza bui corridoi nei quali perdersi. Semmai le singole onestà, sommate insieme, formano un crescendo amplificato di pensieri ed azioni qualificanti per sè e per la società in cui si vive.
Già Socrate teorizzava che lo Stato deve potersi connotare di virtù: la sapienza, perchè la Conoscenza è la base fondante; il coraggio di chi decide di andare avanti nonostante minacce e tentativi di estorsione; la temperanza (il contenimento di piaceri e di appetiti), che potrebbe essere tradotta oggi, in un senso armonico dello Stato fra richieste e servizi effettivamente erogati; infine la giustizia, vero cardine di ordine e rispetto dei dettami di una collettività a beneficio di tutti.
La saggezza inoltre porta l’Uomo a saper effettuare scelte, in linea con la propria Coscienza, affinchè si realizzi il Bene e non solo ciò che il singolo ritiene sia bene per lui. La saggezza pertanto è la capacità di saper scegliere avendo una visione più globale della situazione, senza soffermarsi solo al “proprio orticello”. Se un uomo coltiva un campo, ad esempio, ed esso è in prossimità di un pozzo, egli sarà felice se avrà libero accesso all’acqua; ma se di fronte alla richiesta del vicino di attingervi acqua, egli negasse l’accesso, il giorno in cui vi fosse una forma di siccità, il contadino non saprebbe come irrigare il campo e guarderebbe con invidia, colui che di fronte al diniego di passaggio, si era attivato a porre nel suo campo un complicato sistema di drenaggio e di utilizzo di falde acquifere per soddisfare il proprio bisogno.
L’onestà è dunque sorella e madre di singole onestà e di azioni da realizzare in armonia con tutte le parti. Di tanto in tanto vengono agli onori della cronaca, trafiletti in cui si legge di come un certo imprenditore abbia ridistribuito fra tutti i suoi collaboratori, un certo dividendo come ringraziamento per la cura e l’attenzione prestata nel corso di un certo periodo. Quel dono non può essere considerato regalia, ma riconoscimento per l’impegno e la dedizione; esso farà altresì da spinta a lavorare ancor più e meglio di quanto non si sia fatto in passato, in un circolo virtuoso di lavoro, soddisfazione personale e ritorno economico.
L’Onestà è in definitiva la virtù per antonomasia; quella che rende dunque l’uomo forte, capace di affrontare talune avversità in una concertazione di parti. Se il singolo crede d’essere il solo a condurre la propria vita onesta, è solo perchè non ha ancora bussato a tutte le porte. Ci saranno porte chiuse, ma a ben cercare si troveranno le giuste porte aperte, quelle che il cittadino onesto non deve temere.
L’onestà è un valore qualificante: il giusto apporto sociale di sè in questo pazzo mondo di furbetti.
Sta a noi scegliere con saggezza, se vogliamo essere vampiri o ghepardi. I primi hanno bisogno di buio ed omertà per espandersi; i secondi procedono con un incedere regale… I primi volano basso; i secondi si mimetizzano nel loro ambiente e al contempo hanno un’accelerazione formidabile, dritti alla meta.
In definitiva: “Non abbiamo bisogno di chissà quali grandi cose o chissà quali grandi uomini. Abbiamo solo bisogno di più gente onesta“. (Benedetto Croce)
Cinzia Vasone
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