L’obiettivo dichiarato è conquistare Roma. E reclutare combattenti alla causa del terrorismo. Ecco il documento choc che circola in Rete. Che descrive il Califfato come il Paese di Bengodi
Un documento di propaganda di 64 pagine dal titolo “Lo Stato Islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare” circola in Rete da qualche giorno, nel tentativo di convincere tutti i musulmani a unirsi al Califfato. E di reclutare anche gli italiani alla causa dei terroristi Isis
Il documento choc dell’Isis, scritto in italiano – SCARICA IL PDF INTEGRALE
DOCUMENTO IN ITALIANO – Il documento è scritto in italiano e dunque cerca di illustrare lo Stato Islamico soprattutto ai musulmani presenti nel nostro Paese. D’altra parte è noto che già molti secoli addietro obiettivo finale del Califfato era la conquista di Roma. E, non a caso, il documento lancia un appello finale: “accorrete oh Musulmani, questo con il permesso di Allah è il Califfato Islamico che conquisterà Costantinopoli e Roma come Muhammad profetizzò”
CHIARIRE LA VERITÀ – Si tratta sostanzialmente di un nuovo tentativo di comunicazione, che si affianca a quello terribile dei video in stile cinematografico delle decapitazioni e dei roghi, e con cui stride in maniera fortissima: nel voler “chiarire la verità” il documento prova a spiegare infatti come si viva bene nel Califfato, descrivendolo come una sorte di Paese dei sogni per ogni musulmano.
CRIMINI SCESI DEL 90% – Per farlo vengono pubblicate le interviste ai capi di polizia islamica, al responsabile della protezione del pane e a quello dell’Ufficio protezione dei consimatori. Oltre a campagne contro alcol e fumo, spicca il dato sui reati: “è provato che in poco tempo i crimini si abbassano generalmente del 90% nei territori da loro controllati, favore da parte di Allah”.
SICUREZZA PER GLI ALLEVATORI – “Grazie all’applicazione della Shari’a – prosegue il documento – lo Stato Islamico è riuscito a garantire reale sicurezza anche a pastori e allevatori che precedentemente soffrivano di furti e saccheggi. Adesso i Musulmani possono far pascolare le loro bestie e muoverle in totale sicurezza e libertà per distanze molto lunghe senza temere alcun pericolo”.
I CONTROLLI – L’ufficio protezione del consumatore, che ha pure una sorta di numero verde per le segnalazioni controlla alimenti e macelli per evitare frodi, in particolare sulla carne importata: “Chiediamo all’importatore il luogo di provenienza del prodotto e il metodo con cui è stato conservato e tenuto”. Resta da domandarsi chi siano i commercianti in rapporti con l’Isis.
PARI DIRITTI – L’applicazione della Sharia non farebbe distinzione tra ricco e povero. Spiega infatti l’anonimo autore del documento: “Le prove ci sono per chi intende verificare, ed un esempio può essere l’ex-emiro di Jarablus nel Levante che è stato sentenziato dalla corte Islamica e punito per aver trattato male un cittadino anziano. È stato immediatamente sollevato dall’incarico di emiro della città ed è stato punito secondo la Legge del Misericordioso, questa è la politica dello Stato Islamico: chiara e pulita in sha Allah”.
SICUREZZA STRADALE – La Hisba è una polizia istituita per “ordinare il bene e proibire il male”, attiva soprattutto sulle strade, anche negli accessi a diverse città. Un elemento in più, assicura il documento, per la sicurezza dei cittadini.
DISTRUGGERE I TEMPLI – Ed è sempre la Hisba ad occuparsi della distruzione di templi e statue antiche, i veri tesori eterni di quelle terre che lo Stato Islamico sta devastando non avendo alcun tipo di sensibilità verso l’archeologia e la storia: “La Hisba procede a distruggere qualsiasi tempio o tomba in cui viene adorato qualcun altro all’infuori di Allah, informando prima i Musulmani sull’importanza di quest’obbligo Islamico e chiarendo il tutto con le prove contenute nel Corano e nella Sunna”.
DETENZIONI DI UNA SETTIMANA E INGIUSTE DETENZIONI – Sempre in tema di sicurezza e garanzie per il cittadino: “La più lunga durata di detenzione per una persona è di una settimana. Se si ha una prova o un testimone che provi la sua colpa allora si segnala il caso alla corte Islamica in modo che giudichino con il Libro di Allah. Se non si riesce a verificare la colpa del detenuto allora lo si rilascia. Se è stato detenuto per più di una settimana, gli viene compensato il danno per ogni giorno aggiuntivo per cui è stato imprigionato”.
TASSE ILLECITE, MA C’È LA ZAQAT – Il Califfato si mantiene coi bottini di guerra, tra cui raffinerie e centrali del gas. Spiega il documento che: “Le tasse sono illecite in uno stato Islamico, la Zaqat non è una tassa ma una quantità di beni che Allah ci ha imposto di versare in modo da purificare i nostri beni ed aumentare il nostro rizq”.
BENZINA E GAS GRATIS AI BISOGNOSI – La Zaqat può essere raccolta anche sotto forma di denaro. E viene distribuita a poveri e bisognosi. Così come la benzina e il gas e la benzina viene data gratuitamente a chi non ha denaro. Per tutti gli altri il prezzo della benzina, grazie al controllo delle raffinerie, è crollato.
NON ESISTONO BANCHE – Altro punto che il documento tende a segnalare è che: “Lo Stato Islamico è il primo stato dell’epoca moderna ad usare un sistema finanziario che vieta qualsiasi tipo e forma di interesse. Nello Stato Islamico non esistono banche”.
IL DINAR – Ma il Califfato non potrebbe essere uno Stato senza una propria moneta: hanno così coniato il dinar, di tre tipi a seconda del valore: in rame, argento e oro. Quella col più alto valore arriva a 638 euro.
LA NOSTRA MONETA ACCETTATA OVUNQUE – Segue un’analisi sociologica ed economica sul denaro che oggi non corrisponde più ad alcun valore concreto. E spiega quanto l’economia instaurata dal dinar non tema rivali: “Posso capire se non si vuole accettare dollari perché quelli veramente non valgono più niente ma l’oro è oro. L’oro è valore vero, tutti accettano l’oro in tutto il mondo. Anche se a qualcuno non piace la grafica Islamica delle monete del Dawla non importa, il materiale è sempre oro”.
SIAMO NOI CONTRO 80 NAZIONI – Ed ecco l’appello finale: “Lo Stato Islamico sta combattendo una coalizione da quasi 80 nazioni, e in shaa Allah come è stato citato nel Hadith, proprio 80 nazioni combatteranno i Musulmani e verranno sconfitti a Dabiq. Che Allah faccia realizzare tutto ciò”. Il refrain è insomma quello tipico di ogni dittatura, che fa leva sulla sicurezza, l’eliminazione delle disuguaglianze sociali e richiama alle armi all’insegna di un’ideologia comune. Dettagli che l’Europa ha già conosciuto a fondo.
Fonte:
www.oggi.it
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