Salvezza, salvazione, salvatore, libertà, liberato, liberazione…
Esiste una vasta gamma di termini cui spesso ci si riferisce in ambito “spirituale”. Ma siamo sicuri che salvezza e liberazione siano parole interscambiabili? O forse dovremmo dubitare del fatto che siano la stessa cosa?
Il termine salvezza, se ci soffermiamo un attimo a riflettere, in effetti è tipico delle religioni.
Il Salvatore per antonomasia è Gesù Cristo, invocato in numerose preghiere. Ma sono numerosi gli esseri invocati (o evocati? forse anche qui andrebbe posto un discrimine), al fine di “liberarci”. Liberami, o Signore.
Ma chi viene liberato da altri è davvero liberato o è piuttosto salvato?
Sono questioni di lana caprina o forse hanno un senso più profondo?
A soccorrere tali estemporanee riflessioni giunge a pennello un brano dell’illustre esoterista René Guénon, che nel libro Iniziazione e realizzazione spirituale affronta tale questione.
Parlando degli asceti, lo studioso scrive: “non crediamo affatto di esagerare dicendo che per molti spiriti religiosi l’ascetismo non ha minimamente per scopo la realizzazione effettiva di stati spirituali, ma ha come unico movente la speranza di una “salvezza” che si concreterà solo nell’“altra vita”.”
Non tutti gli asceti aspettano l’altra vita per ottenere la salvezza, si potrebbe obiettare. E difatti il punto in realtà è più sottile. L’autore prosegue: ” in ciò risiede la differenza essenziale tra “salvezza” e “liberazione”; non soltanto queste due mete non sono dello stesso ordine, ma nemmeno di ordini i quali, benché diversi, potrebbero ancora esser messi a confronto, in quanto non può esistere nessuna comune misura fra uno stato condizionato qualsiasi e lo stato incondizionato”.
Pare dunque esserci una differenza tra le due cose: la salvezza è uno stato condizionato, la liberazione uno stato incondizionato. Si tratta, spiegherà più avanti, della differenza ineliminabile ed essenziale tra io e Sé. A questo punto ci si potrebbe chiedere chi desideri la salvezza, se l’io o il sé.
La risposta è tra le righe: il problema è che l’umanità è incapace allo stato attuale di andare oltre le condizioni e i limiti individuali, sia durante la vita, sia dopo la morte (quest’ultima in nessun caso è in grado di modificare automaticamente il livello di coscienza che l’individuo aveva fino ad allora raggiunto), motivo per cui exotericamente all’uomo viene posto come primario il raggiungimento di fini prettamente individuali. Tradotto altrimenti: la salvezza proposta dalle religioni, che rendono fruibili alla massa quelli che in ambito educativo si indicano col triste termine di “obiettivi minimi”. Ma la salvezza è uno stato “condizionato” oltre che individuale. Da qui l’affermazione: “il Paradiso è una Prigione”. Affermazione che può essere compresa solo da un livello di coscienza che diviene capace di percepire i limiti e le privazioni della personalità umana.
A questo punto Guénon riflette: se effettivamente la salvezza è così limitata, sebbene in pochi se ne rendano conto, per quale motivo a livello exoterico ci viene presentata come un obiettivo ideale da raggiungere?
Perché la salvezza ci consente di prolungare quella condizione necessaria e imprescindibile per ogni passaggio ulteriore: la forma umana.
Si, la forma umana, bistrattata, derisa, fraintesa, violata, incompresa.
Eppure la forma umana è forma privilegiata nel cosmo, posizione centrale nell’universo. Da Pitagora e Pico della Mirandola al buddismo, da est a ovest, tutte le tradizioni iniziatiche hanno sempre sottolineato l’importanza dell’incarnazione in una forma umana. La salvezza diventa un obiettivo minimo nel momento in cui consente di prolungare il privilegio dell’avere tale posizione nell’universo, laddove invece passando a un altro livello dell’essere, si potrebbero immediatamente sperimentare tutti gli svantaggi di uno stato “periferico”, rispetto alle possibilità di sviluppo spirituale. Inferiore o superiore, poco importa: soltanto l’incarnazione umana è centrale. Ne risulta che la nascita umana, così difficile da ottenere, dovrebbe essere rivalutata in tutta la sua importanza. Per questo motivo il passaggio a un altro stato è piuttosto temuto nelle tradizioni spirituali, e si preferisce, in attesa di sviluppi sopraindividuati, o sovrapersonali, mirare quantomeno al prolungamento di quella condizione mediante la salvezza. I più potranno dunque conservare, grazie alla salvezza, e se mai riuscissero a raggiungerla, tutti i benefici della nascita umana, in attesa di avviarsi verso la Liberazione.
Il problema sorge nel momento in cui si oblia tale distinzione. Se a livello exoterico essa è prematura, esotericamente parlando diventa vitale. La critica che Guénon muove ai mistici è esattamente di questa natura: essi si perdono nei mondi angelici, nei superiori regni del piacere più etereo, di cui tutte le religioni orientali e occidentali ci hanno sempre parlato, dimenticando quanto sono ancora lontani dall’obiettivo ultimo, la Liberazione.
Il Paradiso è una Prigione
O rischia di diventarlo. Certo, per molti è pur sempre utile e necessaria poichè preserva da pericoli forse maggiori. Ma in una bella prigione, è pù facile dimenticarsi delle sbarre…
A questo punto ci si potrebbe soffermare su un altro aspetto: il differente approccio richiesto dalla Salvezza, che esige una stampella esterna, e quello della Liberazione, che implica una certa autonomia da parte del cercatore. Ma lasciamo sviluppare al lettore questo fruttifero filone di riflessioni.
Basti, per quelli che erano i dubbi che hanno mosso tale ricerca, la seguente considerazione: come il più comprende il meno, l’esoterismo ingloba e spiega l’exoterismo.
La salvezza può essere un primo gradino, un traguardo laddove non sia al momento ancora possibile raggiungerne altri, come avviene nella maggior parte dei casi; ma è davvero soltanto il primo passo, quando si cominciano a comprenderne i limiti.
Ma si può saltare, o abbreviare la prigione, e tagliare il Labirinto, raggiungere l’Incondizionato, la “vera” Liberazione?
Pare che si possa, perché questa è la Via di ogni Autentica Tradizione Iniziatica.
Valentina C.
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