L’Enigma degli Arconti (seconda parte)
Per leggere la prima parte cliccare su questo link:
https://www.ilsapere.org/lenigma-degli-arconti-parte/
La Paura
L’elemento che caratterizza più di ogni altro la condotta degli Arconti e i suoi effetti sull’umanità è la paura.
Nell’Antico Testamento la paura di Dio è uno degli aspetti principali della esperienza religiosa. La possibilità che la paura umana possa essere fruita come una sorta di nutrimento da parte di alieni invasivi è ampiamente sostenuta nei dibattiti di esopolitica.
Il Secondo Trattato del Grande Seth afferma che l’agenda degli Arconti si baserebbe su due punti: “la paura e la schiavitù”.
Gli Arconti vorrebbero tenere l’umanità sotto “una continua paura e preoccupazione” (NHLE 1990, p. 367). In altri passaggi si mette in guardia dallo uso della paura praticato dagli Arconti come arma psicologica. In un dettaglio sorprendente di alcune icone gnostiche viene raffigurata la tipologia Arcontica rettiloide che regge una sfera tra le fauci, ricordando la icona mitica del Serpente che offre il frutto proibito. Gli gnostici avevano la loro precisa versione di ciò che accadde nel Giardino dell’Eden, eventi nei quali gli Arconti sarebbero stati profondamente coinvolti, dunque non dovrebbe sorprendere riscontrare nel mondo gnostico una serie di riferimenti allo scenario paradisiaco che fu teatro di tale primordiale attività cosmica.
Tutta questa attività nella generazione frattale degli Arconti è immaginale, ma non immaginaria, cioè non si tratta di un mero frutto della nostra mente. La veggenza gnostica si concretizza in un uso sobrio delle facoltà immaginative, non certamente in una totale fuga in un mondo di finzione.
E’ necessario il ricorso a concetti non ordinari per descrivere ciò che sta accadendo sulla Terra, tuttavia lo scenario risulta sviluppato in modo ragionevole e coerente se considerato nell’ambito della cultura gnostica.
Conflitto fetale
I veggenti gnostici hanno immaginato la generazione degli Arconti come una alta iterazione frattale intorno allo Insieme di Mandelbrot, e hanno descritto tale scenario in modo inquietante. Gli embrioni frattali e rettiloidi imitarono infatti le caratteristiche di gestazione umana (o viceversa). Nella concezione umana, il sacco embrionale si compone di due parti: il sacco vitellino (settore 4 nella figura in basso a destra), e la massa fetale collegato ad esso (1), sospesa nel liquido amniotico (2).
In questa fase l’embrione in via di sviluppo ha una definizione anatomica a forma di pesce (un elemento che la scienza medica ama usare per rammentarci le nostre origini pre-umane). Ha una testa ben distinguibile, una coda e l’ombelico che lo collega al sacco vitellino attraverso cui viene alimentato.
La generazione frattale degli Arconti denotò le medesime caratteristiche in modo chiaro e preciso.
Poiché l’embrione cresce, il sacco vitellino si contrae mentre ha luogo uno sviluppo secondario. Altro organo connesso all’ombelico è la membrana vascolare fetale (5), una vescicola che riempie l’intercapedine tra l’amnios (3) e il corion (7), il limite più esterno del sacco intero placentare. Una sorta di tensione morfologica gioca tra queste strutture in continua evoluzione: per poter crescere ed alimentare il feto, la membrana fetale deve contrarsi o spingere indietro il sacco vitellino che contiene il feto.
Una simile relazione intercorse tra gli Arconti embrionali e rettiloidi. Proprio come lo sviluppo embrionale umano si suddivide tra la crescita del feto nel sacco vitellino e la repressione del sacco vitellino per produrre la placenta da parte della membrana fetale, la potenza degli Arconti era divisa “per via della loro essenza.” Tale conflitto venne a risolversi parzialmente quando il genotipo rettiloide raggiunse una posizione dominante sulla massiccia orda di neonati.
Tale metafora è estremamente preziosa non solo perché permette di crearci una idea in merito a ciò che i veggenti gnostici rilevavano dalle loro percezioni extrasensoriali, ma anche perché propone una connessione tra specie umana terrestre ed entità arcontiche pre-terrestri. Per maggiori informazioni su tale connessione, vedere il passaggio di chiusura: “Cucine cosmiche.”
Il potere del Serpente
Ialdabaoth veniva descritto come un “Serpente dalla testa di leone.” Per gli gnostici il leone rappresentava la forza cieca della procreazione (un’associazione che deriva probabilmente dalle scuole misteriche egiziane, data anche dalla osservazione della forza ed il rumore che producono i leoni durante i loro accoppiamenti nel deserto). Ecco perché la testa leonina sul corpo rettiloide è molto appropriata.
Questo tipo di Arconte Draconico appare nella iconografia gnostica non perché gli gnostici adorassero i rettiliani; al contrario essi adoperavano tale immagine come un magico scongiuro nei confronti della influenza arcontica, nella stesso modo in cui un teschio effigiato su un’etichetta indica la velenosità di un liquido.
Il Serpente dalla testa leonina è stato battezzato dagli Gnostici con nomi magici come Ophis, Knuphis e Abrasax.
Nell’ambito della anatomia occulta del misticismo asiatico e Yoga, tale icona è nota come Kundalini: il potere del Serpente. Gli gnostici che praticavano lo yoga Kundalini furono definiti Ofiti, dal greco ophis “Serpente.” Tale culto fu condannato dai primi cristiani come adorazione pagana del “Serpente”.
I non iniziati tendono a interpretare la immagine del Serpente Kundalini in maniera grezza e letterale. Per gli gnostici il Serpente dalla testa di leone coronata dai raggi solari non rappresentava solo l’immagine del Signore degli Arconti, ma anche la fonte del potere spirituale che consente agli esseri umani di resistere alle sue insidie.
Questo equivoco legato alla Kundalini non si verificò tra gli studiosi non ortodossi ed esoterici come GRS Mead, Helena Blavatsky, e CW King (Gli Gnostici e i loro Resti) i quali effettuavano il collegamento con naturalezza, così come mitologi comparativi come Joseph Campbell e Alain Danielou.
In “Le profondità dello Spazio Esterno”, Campbell evidenzia come l’immagine della Kundalini, il “potere del Serpente”, appaia nell’arte presso la Valle dell’Indo già nel 2300 a.C. e appare in molte antiche culture molto precedenti all’era volgare.
Fino al 16° secolo nei talleri d’oro tedeschi (Campbell, fig. 8) era raffigurata la crocifissione su una faccia ed un serpente attorcigliato ad una croce dall’altro.
Perfino in epoche così tarde, Cristo sarebbe stato identificato con la Kundalini – senza una vaga idea del perché, comunque – ma per gli gnostici il Serpente in croce rappresentava un annullamento del potere salvifico attribuito alla crocifissione (cioè, la glorificazione della sofferenza come forza redentrice).
Il risveglio della Kundalini produce estasi, innesca una super-coscienza, apre le facoltà occulte e le onde dei rilasci di energia di guarigione che si manifestano al livello corporeo con secrezioni fisiologiche e ormonali. Come il mitico Serpente a guardia dell’albero della Conoscenza nella Genesi, la Kundalini era il “messaggero di salvezza” per gli gnostici. In un rovesciamento completo della lettura abituale della Caduta, gli Gnostici considerano il Serpente come un alleato spirituale per l’umanità primordiale:
“Il primo a tentare di liberare l’umanità dallo stato di schiavitù imposto da un dio inconsapevole che spacciandosi per l’Assoluto, sbarrava la via verso l’albero della vita eterna.” (Campbell, pag 78).
Il dio inconsapevole che si identificava falsamente con l’Assoluto era Yaldabaoth, alias Geova. Gli gnostici insegnavano che il nous, intelligenza spirituale di cui è dotata la umanità, sarebbe inibita dall’intrusione arcontica, una sorta di invasione subliminale a livello del pensiero e del linguaggio (ad esempio, la sintassi mentale).
Il Nous può essere liberato mediante l’accesso al potere della Kundalini, una corrente estatica la quale di solito è latente nel corpo degli esseri umani.
Nella sua monografia sugli Arconti, IS Gilhus osserva che: “La strategia erotica è il mezzo più importante utilizzato dagli pneumatici per salvare la luce persa” (P. 51).
Con l’espressione “pneumatici” gli gnostici solevano identificare gli esseri umani che perseguono il sentiero dell’illuminazione psicosomatica, il metodo chiave della religione gnostica. Lo Pneuma, la “forza spirituale”, si sviluppa con la coltivazione del nous, l'”intelligenza superiore”. Gli Arconti tuttavia frappongono un campo cieco di resistenza contro tale processo: in breve, operano affinché gli esseri umani restino ignoranti in merito al loro intrinseco potenziale spirituale. Quando la Kundalini si risveglia, la persona si apre come un fiore ad una sorta di intelligenza superiore. Alcune sette gnostiche come gli Ofiti praticano l'”allevamento” collettivo della Kundalini per produrre una protezione contro le intrusioni arcontiche.
In effetti, per preservare la Kundalini, trattengono la loro energia sessuale all’interno del corpo, quale principale strumento di difesa contro l’influenza degli Arconti.
Il Dialogo del Savio, NHC III, 5 (85), contiene il seguente scambio di battute:
Giuda disse: “Ecco, le autorità (Arconti) abitano sopra di noi, quindi regneranno su di noi.”
Il Salvatore disse: “Sei tu che regnerai su di loro. Ma solo quando riuscirai a liberarti delle phthonos, ad assumere la tutela della Luce, e accedere al nymphion.”
Il salvatore-insegnante pone l’accento sul fatto che chiunque in potenza possiede il potere di sconfiggere gli Arconti, ma sottolinea anche che alcune debolezze umane inibiscono l’uso di tale potere.
La parola greca phthonos può essere tradotta come “gelosia” o “invidia.” Gli gnostici consideravano l’invidia come la firma degli Arconti, la principale ‘falla’ che ci renderebbe vulnerabili all’intrusione arcontica.
La “tutela della Luce” viene attivata mediante la Kundalini, spesso descritta come un fulmine/subisso di luce elettrificata che si espande lungo il corpo.
“Nymphion” è una parola in codice per definire la condizione di protezione psicofisica generata da alti livelli di Kundalini.
Sir John Woodruffe, primo divulgatore occidentale dei principi della saggezza tantrica indù, equiparò la pratica del Kundalini yoga (elevazione del potere del Serpente mediante i chakra della colonna vertebrale) con i riti gnostici del “culto del Serpente” (Shakti e Shakta, p. 191 ss.).
Studiosi del buddismo come EA Evans-Wentz, JM Reynolds e HV Guenther sono giunti a conclusioni simili, ma gli studiosi dello gnosticismo non sono dello stesso avviso, ciò perché non riescono a guardare al di fuori del loro ambito per comprendere a pieno la teoria e la pratica della Gnosi.
L’immagine del Leone-Serpente fu effigiata in molte forme nei geroglifici sulle pareti del tempio di Horus a Edfu, a quaranta chilometri a sud di Nag Hammadi. Nelle celebrazioni egizie del culto di Hathor, il Leone-Serpente rappresentava la “stirpe reale” del faraone. Il bambino reale Horus fu spesso raffigurato nel gesto di succhiarsi un dito, il quale ricorda vividamente la postura con cui venivano raffigurati gli arconti embrionali.
E’ possibile che i sacerdoti egiziani delegati all’educazione dei giovani membri delle dinastie possedessero una profonda conoscenza della Kundalini e dell’influenza arcontica?
Il Serpente Kundalini venne raffigurato nella arte sacra egizia come un cobra eretto, o una coppia di cobra talvolta attorcigliati intorno ad un bastone, oppure dall’ureo, copricapo a forma di cobra indossato dalla divinità. La treccia cerimoniale sul lato della testa di Horus rappresenta un’altra indicazione del potere del serpente. La treccia faraonica, tradizionalmente indossata sul lato destro della testa, ripete visivamente la forma dei cobra spermatici di Edfu.
L’immaginario esoterico del potere del Serpente opera contemporaneamente su vari livelli. Vedremo come il complesso simbolismo biologico del mito gnostico ha molto da insegnarci sulla natura degli arconti, e su come possiamo resistergli.
Lo Stupro di Eva
Ialdabaoth è anche definito Archigenetor, cioè “padrone degli allevatori.” (Ap Giovanni II, 12, 25)
Gli gnostici, la cui etica è coerente alla loro cosmologia, reputano la procreazione biologica – in quanto atto involontario – un meccanismo irrazionale che rinforza il potere arcontico.
Proprio come Ialdabaoth essi allevano le loro creature e possono anche essere coinvolti in incroci con gli esseri umani, la qual cosa è decisamente uno degli elementi più sconcertanti del mito di Sophia.
Diversi testi descrivono il tentativo degli Arconti di ‘violentare Eva’, di inseminare cioè la specie umana. Gli stessi testi chiariscono tuttavia come l’obiettivo non venga mai conseguito.
La Ipostasi degli Arconti descrive questo episodio:
“Poi gli Arconti si avvicinarono ad Adamo, e vedendo la sua controparte femminile divennero molto agitati ed eccitati. Si dissero l’un l’altro: «Venite, andiamo a seminare il nostro seme in lei”, e tentarono di catturarla. Tuttavia ella – madre dei viventi – derise la loro incoscienza e cecità mutandosi in albero, e lasciò che essi si impadronissero del suo riflesso” (89: 15-25).
Questo passo dimostra la raffinatezza immaginale della visione gnostica. I veggenti gnostici narrarono del tentativo di inseminazione di Eva da parte degli Arconti, interferendo così nella genetica umana, ma allo stesso tempo osservarono come il tentativo si rivelò un fallimento. La metamorfosi di Eva in albero ricorda il mito greco di Daphne, la quale si trasformò in alloro.
(Tale parallelo dimostra ancora una volta come la cosmo-mitologia gnostica non sia stata un colpo di fortuna, ma un sistema di conoscenze visionario profondamente radicato nella mente dei pre-cristiani.)
Tramite gli stati alterati di coscienza i veggenti gnostici riuscirono ad intuire elementi che con il passare dei secoli stanno rivelandosi empiricamente veri e dimostrabili.
In tempi antichissimi essi furono in grado di sviluppare molte straordinarie intuizioni circa i mondi non visibili, le attività degli dei, il rapporto tra umanità e specie aliene, e la pluriennale esperienza della specie umana.
Come appena narrato, gli Arconti non riuscirono a catturare Eva, tuttavia in qualche modo si impadronirono della sua ombra, del suo riflesso. Ciò implica che, sebbene gli Arconti non siano in grado di accedere alla nostra struttura genetica, sarebbero in grado di influenzare o distorcere la nostra immagine della donna, del femminile, ed in questo senso – in maniera indiretta – sarebbero realmente riusciti a stuprare Eva.
Come spesso accade, l’intuizione gnostica in ordine cosmico ci sfida a comprendere cosa stia succedendo nelle nostre menti. E’ possibile che noi esseri umani abbiamo profanato l’immagine della donna? Per esempio, imponendo alle donne una nozione di identità artificiale, una falsificazione della propria vera natura? Se è così, tale distorsione è identificata dagli gnostici come la conseguenza dello stupro di Eva da parte degli Arconti.
Corrispondenze con gli Anunnaki
Il passaggio appena descritto tratto da La Ipostasi degli Arconti richiama alcune teorie in voga negli ultimi tempi, concernenti un antico intervento alieno sulla genetica umana.
La maggior parte di queste teorie suppongono che qualsiasi cosa gli alieni decidano di fare, essi siano capaci di farla. Ma i veggenti gnostici sono pervenuti ad una conclusione diversa: le entità aliene non sarebbero affatto potenti come vorrebbero dare ad intendere.
Il pericolo principale che la specie umana corre con gli Arconti non è tanto ciò che essi possono fare, quanto ciò che erroneamente credono di poter fare. La carta vincente degli Arconti è l’inganno (apaton in greco), ed in particolare l’inganno circa la natura e la portata dei loro poteri.
“L’amarezza è la loro gioia, la depravazione la loro bellezza. Il loro piacere è l’inganno.”
(Apocrifo di Giovanni BG 56, 3-7)
Alcuni elementi del mito gnostico potrebbero iniziare a risultare familiari. Il tema dell’inseminazione aliena della razza umana è presente anche nelle narrazioni arcaiche sumere, risalenti al 3° millennio aC, ed è dilagante negli attuali dibattiti di alienologia.
I testi sumeri descrivono una specie aliena chiamata Anunnaki, la quale avrebbe contribuito in maniera determinante alla evoluzione della nostra specie attraverso l’ingegneria genetica, inaugurando così la civiltà umana.
Questi racconti si trovano su tavolette cuneiformi risalenti a circa 1800 anni prima di Cristo, ma sembra siano solo redazioni tardive di versioni molto precedenti.
A quanto pare, la storia di una ingerenza aliena è uno dei più antichi miti scritti della nostra civiltà (v. post correlati).
Molte persone che seguono i dibattiti di alienologia sono del tutto a conoscenza del mito sumero degli Anunnaki, il quale può facilmente trovare riscontro nelle moderne tecnologie genetiche, tuttavia dal dibattito è totalmente assente il benché minimo riferimento alla interpretazione gnostica dello stesso mito. La visione gnostica circa la attività degli Arconti / Anunnaki si differenzia in molti punti significativi dalla versione evinta dai resoconti sumeri. Gli gnostici non considerano gli arconti come esseri superiori dal punto di vista della civiltà. Né li considerano in grado di accedere al genoma umano (che gli gnostici definivano Anthropos); tuttavia anche la visione gnostica ammette che gli arconti avrebbero ricoperto un certo ruolo nella nostra evoluzione fisica.
Questo punto è piuttosto difficile da chiarire, tuttavia la differenza di gran lunga più evidente tra la versione sumera e quella gnostica è che nella prima non è contemplato in alcun modo il mito di Sophia e non viene mai fatto cenno alla origine degli Arconti / Anunnaki. Si tratta di una lacuna notevole.
Nella sua rielaborazione estratta dallo studio dei materiali sumeri, Zecharia Sitchin descrive gli Anunnaki come una specie non umana, molto avanzata abitante il pianeta Nibiru, il quale attraverserebbe il sistema solare ogni 3600 anni. Nella versione di Sitchin gli Anunnaki giunsero sulla Terra in cerca d’oro per la produzione di una sospensione colloidale necessaria per stabilizzare la loro atmosfera. (Per un resoconto completo, vedi l’ultimo libro di Sitchin, Il Libro Perduto del Dio Enki.)
Sebbene Sitchin abbia dimostrato di essere un esperto sumerologo dotato di una profonda comprensione delle lingue antiche, nessuno studioso ortodosso ha mai approvato la sua interpretazione circa gli Anunnaki. Nella peggiore delle ipotesi si tratterebbe di personaggi partoriti dalla fantasia di quelle antiche popolazioni. Da parte nostra non siamo in grado di affermare con certezza se la teoria di Sitchin sia una traduzione accurata dei testi cuneiformi o una elaborata costruzione mentale.
Ultima nota
È solo un caso che gli arconti embrionali e serpentini descritti nei testi gnostici presentino una elevata somiglianza con le due tipologie extraterrestri più frequentemente descritte nei tempi attuali, cioè i grigi ed i rettiliani?
Se gli gnostici sono riusciti a intuire un simile scenario, che cos’altro potrebbero avere compreso?
Cucine Cosmiche
“Gli stessi meccanismi che hanno creato le nostre credenze religiose, hanno creato le nostre convinzioni circa gli extraterrestri. Un approccio serio al fenomeno finirebbe per causare una revisione del nostro rapporto con la religione.”
John Keel – UFO: Operazione Trojan Horse
E’ sorprendente rinvenire rapporti vividi e dettagliati di alieni predatori in testi oscuri risalenti al 4° secolo dopo Cristo, ma le rivelazioni dello gnosticismo risultano molto più sorprendenti. La letteratura gnostica circa gli Arconti – infatti – non si limita a presentare dei rapporti.
Spiega le loro origini nell’ordine cosmico, la loro natura (inorganica, imitativa, non intenzionale), il loro aspetto, le loro tattiche, il loro atteggiamento nei confronti dell’umanità, ed altro ancora. Non poteva essere tracciata una soluzione più chiara e coerente dei fenomeni misteriosi degli ufo e degli alieni.
L’elevata bizzarria del materiale gnostico pone naturalmente una questione di credibilità.
Ci troviamo di fronte alla scelta di credere che questi testi rappresentino un resoconto accurato di ciò che i veggenti gnostici osservarono durante i loro stati di coscienza alterata (cioè ricerca parapsicologica ottenuta mediante visione a distanza, sogni lucidi, osservazione chiaroveggente) oppure credere che gli gnostici non erano che mistici illusi dalle loro visioni, cultori di roba strana, o peggio …
In che modo, allora, possiamo determinare se lo scenario dipinto dagli gnostici sia un sogno delirante o se invece presenti una qualche credibilità in merito ai possibili interventi alieni nella sfera umana? In passato ho discusso il concetto aborigeno del Dreamtime, il gioco senza tempo della consapevolezza creativa nell’Eterno Ora, e la sua variante, il Dreaming.
Quando il Dreamtime giunge all’espressione di un certo diffuso comportamento, gli aborigeni si riferiscono al Dreaming di una creatura.
Ad esempio, il Dreaming del canguro è la somma della conoscenza innata e degli istinti di tutti i canguri, e risale agli antenati del Dreamtime. Si potrebbe dire, in termini biologici, che sia una sorta di emanazione del genoma della specie del canguro. Tutte le creature, organiche ed inorganiche, umane e non umane, vivono e muoiono in base ai Sogni che vengono riprodotti per loro tramite. Nella visione del mondo aborigeno la facoltà prettamente umana di creare una cultura assolverebbe la funzione di ricordare e raccontare il Dreaming non solo dell’umanità, ma di tutte le specie. Tra gli aborigeni è diffusa convinzione che il ruolo cosmico dell’umanità sia quello di costituire la ‘memoria’ di Gaia.
Per applicare le anzidette idee al problema degli Arconti, ricordiamo che noi, la specie umana, saremmo coinvolti in modo particolare nel Dreaming e nell’evoluzione di Gaia.
Tuttavia, esisterebbe un altro sogno che interferirebbe con tale processo; qualcosa di molto strano che accade sulla Terra a causa di una fessura nella mente umana, fessura che a sua volta deriva da una anomalia nell’ordine cosmico.
Il sistema mondo in cui viviamo è nato da un errore
Vangelo di Filippo , NHC II, 3, 75,1
Il magico viaggio di consapevolezza in cui staremmo co-evolvendo insieme al Dreaming di Gaia risulterebbe deviato o distorto da una influenza aliena, insegnano gli gnostici. Su questo punto sembra concordare il vecchio stregone Yaqui, Don Juan, che rivela a Castañeda: “Gli esseri umani si trovano impegnati in un cammino di consapevolezza momentaneamente interrotto da forze estranee.”
Fonte: https://crepanelmuro.blogspot.it
Articolo in lingua inglese, pubblicato sul sito Metahistory
Traduzione a cura di www.anticorpi.info
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Luca
Yaldabaoth, il Serpente è tra noi.