Michael Drosnin
giornalista investigativo americano con esperienze al Washington Post e al Wall Street Journal, la racconta così: “Sono un reporter cinico e scettico e non credo in Dio e lo studio della Bibbia mi è sempre stato estraneo. Non sono un credente, lo ripeto, ma cinque anni fa, nel giugno 1992, ero a colloquio con il capo dell’ Intelligence israeliano per una mia ricerca e qualcuno mi dice che un matematico di Gerusalemme ha scoperto nella Bibbia la notizia della Guerra del Golfo. E’ ridicolo, fu la mia prima reazione. Non sono religioso, non ci credo. Mi feci dare l’ indirizzo di questo signore, Eli Rips, convinto che parlando con lui avrei capito entro un’ ora che la cosa era insensata”.
Michael Drosnin, il cinico reporter ateo, si fermò invece con il matematico Eliyahu Rips una settimana intera, poi si prese un’ insegnante di ebraico e si mise a studiare intensamente i programmi computer. Perché il dottor Rips lo aveva convinto, squadernandogli su uno schermo di computer un brano della Genesi, le cui lettere evidenziate in colori diversi, indicavano chiaramente le parole “Hussein”, “Scud”, “guerra”, “missile”. A dare il colpo di grazia allo scetticismo di Drosnin fu la constatazione che il codice evidenziato dallo scienziato evidenziava anche la data: “Fuoco il 3 Shevat”. Tradotto in termini contemporanei: 18 gennaio 1991, giorno in cui Saddam Hussein lanciò dall’ Irak il primo missile su Israele. “Rips mi raccontò che aveva atteso con apprensione la data fatale. Quel giorno, dopo l’ allarme diffuso dal ministero della Difesa israeliano, lo scienziato scese in cantina con la moglie e i cinque figli. Tutti indossando maschere antigas. Tutti aspettando in silenzio.
Quando la radio annunciò che uno Scud era caduto su Tel Aviv, un lampo passò per la testa del matematico: It works, il Codice funziona”. Anche Drosnin, che dopo quell’ incontro del ’92, si è tuffato anima e corpo nell’ indagine sul “codice segreto contenuto nella Bibbia”, ha avuto il suo momento di brivido. Lavorando sui tabulati, ha scoperto – “in anticipo” – l’ assassinio di Rabin. “C’ era il suo nome e, incrociato, il termine assassinio”. E’ agli atti che il reporter avvertì con largo anticipo, tramite un amico comune, il premier israeliano, che da buon laico non dette importanza alla cosa. “Quando seppi che Rabin era stato effettivamente ucciso, fui investito da uno shock. Mio Dio, pensai, è proprio vero, il codice esiste e funziona”.
Che succede se Dio si mette al computer? Succede che Michael Drosnin continua a non credere in Dio, ma dopo anni di ricerche raccontate nel libro Codice Genesi (Rizzoli; pagg. 272) si sente di affermare che “siamo in presenza di un’ intelligenza, diversa da noi, che ha descritto in codice eventi che sarebbero accaduti migliaia di anni dopo che la Genesi fu scritta. E che ha voluto che proprio oggi, nell’ era dei computer, il codice fosse leggibile. Le testimonianze sono abbondantissime”. C’ è anche quella di un viaggio (rimandato) dell’ attuale premier israeliano Netanyahu ad Amman. C’ è – sostiene Drosnin – la “lista di trentadue saggi” impossibili da prevedere al tempo in cui fu composta la Torah (il Pentateuco secondo la terminologia cristiana). Il matematico Eliyahu Rips, d’ altra parte, persona molto schiva e religiosa ed assai stimata nella comunità scientifica di coloro che si occupano di fisica quantistica, ha pubblicato i risultati delle sua indagini sul codice segreto inscritto nella Bibbia sull’ autorevole rivista Statistical Science, pubblicata negli Stati Uniti. Se ne sono occupati matematici laici, il Pentagono, il Mossad. “In tre anni nessuno è riuscito a contestare la griglia indicata da Rips”, afferma soddisfatto Drosnin. E adesso cosa succederà? Signor Drosnin, mi dica cosa ha trovato sul futuro, setacciando la Bibbia. Drosnin, il reporter, non ha dimenticato la prima regola del mestiere: fatti, non profezie. “Sono giunto alla conclusione – risponde – che il codice segreto non fornisce previsioni, ma lancia degli avvertimenti su eventi che possono accadere. L’ uomo, preavvertito, può modificare le cose. Ciò premesso, dalla decifrazione del codice emerge che per due volte, nell’ anno ebraico 5760 e 5766 c’ è il rischio di un olocausto atomico. Indagando sui prossimi cento anni, si riscontrano queste due date come date pericolose dal punto di vista di un’ apocalisse nucleare”. Sarebbero? “L’ anno 2000 e l’ anno 2006”. Se lei è così sicuro del codice, allora dovrà pur essersi fatta un’ idea sul suo autore. “Non ho una risposta pronta. Fossi credente, direi Dio. Lei vuole sapere se è qualche presenza esterna o superiore?” Magari i marziani. “Non lo so. Posso dire, però, che non siamo soli. O meglio che non lo eravamo, quando la Bibbia fu scritta. Possiamo solo sperare che si tratti di una Intelligenza benevola, che intende aiutarci”. Drosnin, sulla base di ciò che ha investigato, è convinto che le informazionni acquisite vadano condivise con tutti. Si è incontrato anche con l’ ex premier Peres, che gli avrebbe detto: “Ma se ciò (un attacco nucleare contro Israele) è previsto, che si può fare?”. Al che il reporter ha replicato: “E’ un avvertimento, non una profezia”. Insomma, gli uomini possono agire. Eliyahu Rips, il matematico, sta continuando le sue ricerche sistemiche. Ha messo nero su bianco che le proprie ricerche sono state “passate al vaglio da un veterano esperto in decodificazione del ministero della Difesa degli Stati Uniti”. Però parla poco, non ama la pubblicità e soprattutto – dicono – prova un sottile senso di spavento per il proliferare di profezie, che si potrebbe scatenare. Ma se Dio parla al computer, è inevitabile che prima o poi su Internet milioni di appassionati spremano la Bibbia alla ricerca di eventi, destini e colpi di scena.
FONTE : repubblica.it
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