Bologna è una città europea dai mille volti e le stanno certamente strette le tre definizioni ottocentesche che la dipingevano in maniera un po’ oleografica: “dotta” per la sua antica università, “grassa” per la sua succulenta cucina e “turrita” per le sue cento torri medievali.
Il primo ad occuparsi in maniera accurata delle torri bolognesi fu il conte Giovanni Gozzadini, che, fatte delle ricerche, arrivò ad affermare che di torri a Bologna ce ne fossero state 180. Egli effettuò i suoi studi nel XIX secolo. In seguito studi più moderni riducono il numero delle torri a circa 100.
Stereotipi a parte, le torri sono davvero un elemento architettonico unico che, con i portici contraddistingue la città più di ogni altro e le celebri “Due Torri” sono diventate il simbolo stesso di Bologna nel mondo.
Tutte concentrate nel centro storico, delle oltre cento torri costruite fra il XII e il XIII secolo ne rimangono oggi poco più di
venti. Le famiglie nobili bolognese le costruivano presso le loro case e le usavano come luoghi di vedetta e di difesa in tempo di guerra.
Nonostante l’utilizzo dei servi della gleba come mano d’opera, la costruzione delle torri era piuttosto costosa e quindi riservata alle famiglie più potenti. La base della torre era quadrata e le fondamenta erano solitamente profonde almeno cinque metri. Si utilizzavano grossi blocchi di selenite, pietra che, per la bassissima porosità, proteggeva il legno dalla risalita capillare dell’acqua piovana,mentre il resto della costruzione veniva innalzato con materiali di volta più leggeri procedendo verso l’alto. La muratura detta “a sacco” consisteva nell’utilizzo di un muro interno molto spesso ed uno esterno più sottile: la cavità veniva poi riempita con pietre e malta.
Durante la costruzione, solitamente, venivano lasciati nei muri esterni dei fori per le impalcature di sostegno e dei grandi incavi in selenite per rivestimenti, decorazioni e costruzioni aeree successive, generalmente in legno. Bisogna considerare che la costruzione di una torre alta 60 metri poteva richiedere dai 3 ai 10 anni di lavoro.
Delle 100 torri medievali oggi ne restano una ventina,quelle che maggiormente rappresentano la città sono Torre degli Asinelli e Garisenda, e ancora: la Torre Lapi (inglobata nel Palazzo Comunale), la Torre dell’Orologio in Piazza Maggiore, la Torre Prendiparte in via Sant’Alò, la Torre dell’Arengo in Piazza del Nettuno, Torre Azzoguidi (in via Altabella), Torre Galluzzi (presso la Corte Galluzzi), Torre Alberici (in via Santo Stefano) e Torre Lambertini, visibile da via Rizzoli guardando verso il Palazzo Re Enzo.
Del resto sono scomparse moltissime altre opere che renderebbero la città ancora più bella di quanto già non sia. La colpa è senz’altro dei bombardamenti bellici, ma anche di una certa mentalità che crede che il progresso consista nell’erigere orrori senza rispetto per l’ambiente e la storia. Eppure erano stati in tanti a protestare per l’abbattimento delle Torri della Mercanzia: il professore di filosofia Giorgio Del Vecchio ingaggiò una lotta furibonda per salvarle, ottenendo anche l’appoggio del suo amico D’Annunzio e di tantissimi cittadini che firmarono la sua petizione. Ma tutto fu inutile..
Lo skyline Bolognese a quei tempi avrebbe dunque fatto invidia persino alle città più moderne. Dubai, New York, Shanghai, non possono vantare niente di tutto ciò!!!
Ecco una raffigurazione 3D di come avrebbe potuto essere il panorama Bolognese.
Fonti:www.bologna.bo, tuttoabologna.it, www.minformo.com, www.bulgnais.com
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