Quando, come e dove raccogliere le Erbe officinali
Dopo aver valutato l’epoca migliore per la raccolta delle piante, che dipende dalla stagione, giorno ed ora, l’attenzione dell’Alchimista si sposta allo studio del terreno su cui esse crescono.
È bene precisare che allo spagirista interessano soltanto le specie spontanee e non quelle coltivate. In quest’ultimo caso infatti l’uomo, seguendo falsi interessi ed ignorando i profondi equilibri che si instaurano in natura fra i vari individui, muta e manipola i vegetali, ponendoli automaticamente fuori del loro vero ciclo vitale.
Credete che un seme abbia bisogno del consiglio dell’uomo per porre la sua dimora e germogliare? O hanno forse bisogno alberi, arbusti ed erbe della nostra inesperta collaborazione per scegliere l’habitat che è loro più congeniale? Il mondo vegetale ha insita in sé la legge della vita, la quale lo pone in stretta e mutua correlazione con tutti gli altri individui, secondo il flusso delle energie che scorrono nel gran gioco dell’infinito. L’equilibrio naturale, oggi profondamente alterato per il sopravvento di una falsa cultura, è un coacervo di molti fattori quali la natura del terreno, la presenza di falde acquifere, l’incidenza dei raggi solari, l’ambiente, i potenziali magnetici e l’equilibrio esistente tra i vari individui. Senza questa conoscenza, senza questa verifica del gioco dell’energia universale, che regola tanto le forme spirituali quanto i rapporti con gli «altri» e con la natura, le piante stesse perdono del loro effettivo valore, poiché sfugge il vero nesso della loro crescita in rapporto a determinate condizioni cosmologiche, la cui conoscenza ci dà la vera comprensione, senza la quale ogni cosa perde di significato.
In spagiria la qualità del terreno, le condizioni idrogeologiche e il carattere tettonico strutturale dell’ambiente ove le piante crescono, assumono una grande importanza, poiché qualificano la potenzialità di una determinata regione, facendone un vero e proprio individuo geomorfologico, che presenta caratteri tipici che sono solo ed esclusivamente suoi. Una morfologia che trova la sua meravigliosa ragion d’essere. Un paesaggio, modellato dalle morbide colline moreniche dallo specchio azzurro di un piccolo lago, è un individuo ben diverso da quello rappresentato da una vasta pianura alluvionale, o dal paesaggio formato di materiali incoerenti, come una brughiera, oppure dal massiccio calcareo o granitico che si erge maestoso nella corona alpina.
Come la pianta, incarnazione di un archetipo ben definito, presenta qualità diverse secondo il luogo in cui cresce, così l’uomo abituato alla selvaggia potenza della natura delle zone montane o submontane sarà diverso da quello che abita nella più tranquilla ed ovattata atmosfera di una pianura. Oltre a condizioni geomagnetiche ben precise, che hanno la loro enorme importanza, i terreni sono soggetti a correnti telluriche, difficilmente individuabili, e che si associano, in genere, alle vene sotterranee di acqua, conduttrici di forze vitali e apportatrici di energie. Infatti le zone montane e submontane, che una direttrice tettonica ha formato, provocando un arresto nel ribaltamento degli strati sedimentari più antichi, sono le più interessanti da un punto di vista erboristico alchemico. Queste direttrici tettoniche portano a variazioni molto significative dal punto di vista idrogeologico, in quanto provocano la risalita di notevoli quantità di acqua, che, dopo un lungo e tortuoso cammino nella massa calcarea sedimentaria delle viscere dei monti, danno vita alle sorgenti perenni, poco sotto le vette, e alle piccole, fresche polle lungo i pendii.
La direttrice tettonica principale risulta essere la linea a più alto potenziale energetico e le zone circostanti divengono magneticamente e vitalmente più attive, denunciando, ad una sensibilità non ancora completamente offuscata dal viver civile, tutta la loro potenza e la loro forza espansiva. Sono le zone ove le secrezioni degli Dei si presentano più attive, dove i profumi sono più intensi e penetranti, dove il bosco sembra parlare attraverso i suoi policromi componenti e il ritmo della vita si avverte quasi a livello di pelle. Sono i posti ove i due misteri, l’anima e le cose, si guardano e si sentono attraverso le forme esteriori; i simboli che mascherano la manifestazione si affollano attorno a noi, si svelano, tendono le loro braccia, guardando con mille occhi fatti di luce e di colore, e l’eterno sorriso della vita ci avvolge come una carezza.
Svaniscono, pian piano, in questo dolce vagabondare, le faticose acrobazie della mente, per lasciare il posto al cuore, che attraverso le vie dell’amore gode di una più profonda sapienza, poiché le armonie sembrano giungere dall’infinito, e ove in un sussurrato bisiglio, si odono le voci delle umili creature sorelle, che si dichiarano Vita, nella gran Vita del Tutto.
Il nostro, non vuol essere un divagare poetico, ma il tentativo di tradurre in semplici parole una sensazione viva che chiede agli effetti di udire la voce delle cause, che domanda alle forme il pensiero ed il principio che tutte le anima, e che sorge prepotente dal profondo tutte le volte che si attraversano zone e boschi ove questo magnetismo, quasi palpabile, porta alla visione magica delle cose ultime.
Sono luoghi ove, quando si sosta per dissetarsi ad una fresca sorgente, che una mano amica ha contornato di sassi per formarvi una piccola polla, l’anima si ferma per contemplare, e nell’infinito dello spazio e del tempo, avverte e sente ovunque una forza unica la Vita, che tutto sostiene in un compatto armonico sviluppo di forze.
Qui la primula officinalis si presenta più viva nel suo colore giallo e già si preannuncia la sua presenza dall’inconfondibile e caratteristica fragranza che si spande per il bosco ancor spoglio, a differenza della sua consorella eliator, molto più pallida e senza alcun profumo, anche se più vistosa.
Questo grazioso fiore, che raccoglie in sé la potenza delle Dodici Forze zodiacali, diventa il vero dodecathéon, la somma dei Dodici Dei descritta da Plinio, che lungo le direttrici tettoniche si esalta ancor più, emanando una fragranza che si cercherà invano altrove.
Nello squarcio dei prati e dei pascoli, indice di strutture moreniche, ove la passata attività erosiva glaciale si è dovuta adattare alla morfologia precostituita della regione, ci imbatteremo nei massi erratici che la tenera protezione dello strisciante timo serpillo cercherà di difendere dai raggi infuocati del sole.
In queste punto, ove Venere cerca il suo amante Marte e lo copre ed abbraccia in una dolce effusione di amore, si sprigionerà, in tutta la sua potenza, il dolce effluvio del connubio, e il timo acquisterà proprietà che lo renderanno estremamente prezioso. Un piccolo ciuffo fiorito di questa umile pianta, messo in infuso e poi versato in una vasca da bagno farà ricordare l’utilità dei vecchi lavacri che venivano eseguiti prima che si compisse l’atto d’amore, nella sua sacralità più sublime.
Lungo queste direttrici tettoniche non sarà difficile trovare delle piccole cappellette, piuttosto disadorne, comunque sempre rallegrate da un piccolo mazzo di fiori di bosco che la mano di un ignoto viandante o di un fanciullo ha posato dinanzi all’immagine di una madonna benedicente, quasi a ricordo della sacralità del luogo. Queste cappellette, di cui non si conosce la data di erezione, hanno probabilmente rimpiazzato le vecchie immagini di Priapo o di qualche deità celtica, protettrice della Natura, furono poste in quei luoghi ove la forza espansiva della vitalità naturale si dimostra più prorompente.
Ma non sono soltanto le proprietà tettoniche che possono caratterizzare una regione, per la raccolta delle piante officinali, ma anche la composizione delle rocce.
scritto di: Mario della Mirandola
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