Manipolazione dei Campi Psichici
Molto bene. Ora che abbiamo chiarito i termini del problema (ammesso che si tratti di un problema), vediamone l’aspetto dinamico, specificamente da una prospettiva terza.
Iniziamo, affermando che un CP può essere manipolato, oltre che dal suo interno, anche dall’esterno. Nel primo caso, chi agisce è lo stesso io osservatore (IO) generato dal CP (argomento è già trattato in modo diffuso nella Teologia e in Keter). Nel secondo caso, chi agisce è un “IO” generato da un CP diverso.
Ora, il Cp può essere manipolato e il modo per farlo passa attraverso la manipolazione della propria “consapevolezza” e, di conseguenza, della propria “attenzione”. Come detto, tramite queste due funzioni noi ricreiamo continuamente la virtualità che ci circonda. Quest’attività, poiché si spiega su oggetti virtuali (irreali), in base alle comuni policy del CP appare del tutto “lecita” e non genera Senso di Colpa (SDC). Tuttavia, se è praticata su altri CP (individuali o in forma di Eggregora), apre uno scenario totalmente diverso nel quale il “SDC” la fa da padrone. Di conseguenza, cade qui di rilevare come le pratiche che mi appresto a descrivere siano, oltre che pericolose, certamente anche poco commendevoli giacché comportano un’azione sostanzialmente coercitiva nei confronti d’individui diversi da noi. Ciò è intrinsecamente un male ma non, come potrebbe apparire, per ragioni di carattere etico (bene e male in senso morale, semplicemente non esistono), bensì perché trattasi di attività che, essendo legate molto intimamente alla morbosità di Mente, sono potentissimi generatori di Falsa Personalità. Di conseguenza, allontanano dallo Scopo (v. Keter). Ciononostante, si danno circostanze nelle quali l’esercizio di tali attività può apparire opportuno, ma è evidente che il capire quando e perché tale tipo di attività potrebbe essere praticabile è fatto del tutto personale e che esula dal fine di questa trattazione.
So, we keep moving. Il CP si manipola tramite il canale percettivo, sfruttando in modo diretto il nostro potere creativo attraverso la consapevolezza e l’attenzione. Idealmente, al CP agente basterebbe portare la propria attenzione sul CP agito (questo è precisamente il principio che sta alla base di qualunque tecnica ipnotica) suppergiù in base al seguente, semplice schema:
Sennonché, la FP interviene a complicare molto le cose proprio per l’effetto delle concrezioni neurali più sopra descritte riducendo in modo sensibile, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, la semplicità e l’efficacia dello schema ideale.
In un individuo definibile come “normale”, infatti, la consapevolezza di veglia non è per niente qualcosa di monolitico, al contrario, essa appare divisa in molti e diversi distretti denominati “golem” che si avvicendano alla guida della totalità psichica occupando, a turno, la posizione dell’io osservatore nel “luogo fra gli occhi”.
Tali golem (v. Teologia della Liberazione) sono dotati di volontà autonome che li spingono in direzioni diverse. Ciò induce l’effetto di ridurre in modo drammatico l’efficacia del “plotter attentivo” generato dal CP agente giacché la parte di CP che sta agendo deve dividere l’energia disponibile con una congerie di “io” (golem) diversi, alcuni dei quali verosimilmente in totale contrasto con quella specifica linea di condotta (sembra abbastanza evidente come lo schema in discorso ben si adatti a spiegare una gran parte dei c. d. disturbi dell’attenzione, ma si tratta di un argomento che esula dai fini del presente lavoro). In any way, di seguito lo schema di massima:
Per fare qualche esempio, si pensi alla complessa struttura psichica denominata “super-io”, ossia a un insieme di concrezioni neurali che detengono tutte le funzioni di controllo del comportamento. Sto facendo riferimento a un grosso golem (quanto grande dipende, ovviamente, da molti fattori, processo educativo in testa) il quale può facilmente, a fronte di un’educazione rigida, impedire una simile manovra. Non solo, lo stesso potrebbero fare altri golem strutturati nel passato, in occasioni di vita nelle quali l’individuo ha pagato un prezzo alto per le azioni che ha commesso verso terzi.
Va da sé che meno saranno i golem presenti, più il CP “agente” sarà capace di un’azione potente, trasmettendo potere creativo in modo univoco e penetrante. In realtà, un comando impartito in queste condizioni non può essere fermato in alcun modo. Arriva a destinazione e “insemina” il CP “agito” di qualunque elemento l’agente abbia inteso dotarlo e le conseguenze di ciò, oltre che a essere piuttosto interessanti, possono apparire diverse in base alle premesse date, principalmente rispetto al fatto che il CP “agito” sia o non sia consapevole della manipolazione in atto. L’altro elemento rilevante in questa dinamica è il tipo di CP “agito” poiché, se si tratta di un’Eggregora, le possibilità della consapevolezza della manipolazione diminuiscono moltissimo. Tuttavia e a tale proposito, è bene separare le descrizioni.
Manipolazione di un CP individuale.
Immaginatevi mentre state amabilmente conversando con una persona amica. Quel che sta accadendo fra voi è proprio il tipo di manipolazione psichica in discorso, solo che funziona in entrambe le direzioni, ossia un’interazione dove tutti i CP coinvolti sono “agenti” e “agiti” nel medesimo tempo. Nel caso prospettato, vi sono due soggetti consapevoli della manipolazione e consenzienti a essa. Ciascuno porta la propria attenzione sull’altro che accetta, in questo modo, di farsi manipolare. Quante volte c’è capitato di uscire da un’interazione con taluno sentendoci “cambiati”, magari anche solo un poco? Ebbene, a prescindere dal fatto che ne siamo stati consapevoli, tale “mutamento” avviene sempre (in psicoanalisi il fenomeno è descritto dal binomio transfert/controtransfert).
La ragione “tecnica” è che l’interazione con altri individui è gestita sfruttando Rosso. Ricordiamo che Rosso è prometeico (ha come massima espressione fisica l’amplesso) e che, alla sua azione, segue la risposta (epimeteica) di Latone che cerca di riportare, senza riuscirci completamente, l’ambito percettivo là, dove stava prima d’essere spostato. In questo modo cresciamo e siamo cambiati dal divenire dell’esistenza.
Immaginate ora un ipnotista (di qualunque scuola) alle prese con un soggetto da ipnotizzare. Questo è molto vicino allo schema dal quale siamo partiti e con il CP “agito” consapevole e consenziente di essere oggetto di manipolazione. In un tale scenario, il meccanismo transfert/controtransfert è quasi del tutto bypassato giacché l’io osservatore del CP “agito” è assente. Il punto è che tale assenza, essendo stata accettata, ha messo l’intera totalità psichica in uno stato sostanzialmente “collaborativo”. Tolto l’io osservatore, anche gran parte del golem denominato super-io è, di fatto, fuori gioco. Rimangono attive solo talune classi immediatamente legate al cervello rettile (alla sopravvivenza) ma, per il resto, ogni suggestione ipnotica sarà trattata dal CP “agito” come un comando da eseguire presto e nel miglior modo possibile. Il risultato di tutto questo sarà un mutamento, spesso drammatico, del CP “agito” (mutazioni non permanenti, ma anche questo è argomento che non c’interessa trattare).
Ancora, pensate a uno spot pubblicitario. Ne esistono di moltissimi tipi, alcuni grossolani, altri molto raffinati. Ovviamente, ciò dipende da chi li ha realizzati. In ogni caso, essi sono l’esempio più banale di manipolazione di CP inconsapevole e non realmente consenziente e che è in grado di produrre modificazioni specifiche nel CP “agito”. V’è da rilevare come lo spot usi un medium fisico (il fotone) per portare l’informazione a destinazione, ma esistono altri livelli di manipolazione che prescindono da un mezzo fisico per propagarsi e produrre effetti.
Tra quelli conosciuti e piuttosto inconsapevolmente accettati vi è, ad esempio, l’interazione “madre/figlio” all’interno della quale esiste un’enormità d’informazioni che la madre “passa” al figlio (i razionalisti direbbero “condivide con il”) senza alcun bisogno di un medium fisico. Si noti che, almeno sino al terzo anno di vita, il rapporto è sostanzialmente inquadrabile in quelli di consenso assente da parte del CP “agito” (solo dal terzo anno di vita il bambino avrà la consapevolezza necessaria e sufficiente a dire di no e, in effetti, comincerà a farlo).
In ogni caso, nel rapporto “madre/figlio”, soprattutto nei primi tre anni di vita del cucciolo, l’informazione passa attraverso un “altro” canale che, a mio avviso, è qualificabile come emotivo. Non parlo di sorrisi e/o carezze che, da soli, realizzano comunque un medium fisico nella trasmissione d’informazioni. Parlo di emozioni pure (informazioni analogiche) che si spostano fra i due soggetti a tempo zero, senza alcun medium fisico e che, in casi come questo, lo possono fare facilmente proprio per la profonda simbiosi che esiste fra questi due esseri.
Sul punto, l’evidenza è assai semplice da trovare. Basta osservare la coppia madre/figlio durante una qualunque situazione di vita, mentre sono soli. I due non sembrano comunicare, la madre si sta facendo le unghie. Il piccolo, invece, sta dentro il suo box, in mano ha un cubo arancione di plastica morbida. Improvvisamente, alla donna balena un ricordo disturbante, il suo umore cambia, diventa nero e, a tempo zero, il bambino smette di giocare. E’ fermo perché qualcosa gli è arrivato, traendolo dal flusso del gioco. Di seguito, potrà reagire in modo diverso. Potrà piangere oppure, dopo un attimo, tornare al suo cubo. Tuttavia, quel che è accaduto è che l’informazione gli è arrivata a prescindere da qualunque medium fisico e ha spiegato un certo effetto (certo, potrebbe trattarsi di feromoni, ma si consideri che, per quanto veloci, impiegano sempre un certo tempo per arrivare al target, mentre qui parliamo di velocità di trasmissione infinita).
In effetti, ci sarebbero cose interessanti da dire, in via teorica ovviamente, sull’esistenza di un legame ipotizzabile fra questo modo di comunicare e le c. d. sindromi ADHD, ma andremmo fuori tema ed io non ho alcun interesse a dare qualunque tipo di contributo nella cura dei disturbi psichici. Se chi legge ha le conoscenze e la capacità per profittare di quanto scrivo, non deve che muoversi … suo sarà il cane e anche le pulci al seguito. In fondo, si spendono quattrini per dimostrare sperimentalmente che chi è felice, ride di gusto. Non vedo ostacoli, almeno in linea di principio, a spenderne altrettanti per cose utili.
Per tornare ab ovo, l’ipotesi è di un canale emotivo, ossia una via di comunicazione diretta fra i rispettivi centri emozionali la quale sia capace di trasmettere informazioni in forma analogica. Distinguiamo, a tale proposito, le informazioni di tipo logico, basate su un linguaggio strettamente binario (vero/falso), da quelle di tipo analogico le quali viaggiano (e arrivano) in un unico blocco emotivo (un’emozione, appunto) e che, una volta a destinazione, spiegano i loro effetti principalmente a livello inconscio, influenzando la personalità cosciente in modo anche rilevante.
Il punto, quindi, è il modo con il quale il centro intellettuale tratta le emozioni. Problema, effettivamente, molto serio e complesso e che, come illustrato sopra, soffre la proliferazione delle concrezioni neurali.
Sotto il profilo psicodinamico, i meccanismi azionati sono diversi, tuttavia uno dei più importanti è certamente la paura delle emozioni. Ora, perché l’uomo (y también la mujer) dovrebbe avere paura delle proprie emozioni? Una risposta articolata si trova nel testo “Il Senso di Colpa” (di prossima pubblicazione).
Nel lavoro indicato, sono analizzate le due attività fondamentali dell’uomo, ossia nutrirsi e procreare, alla luce del Senso di Colpa (SDC) primigenio, vale a dire la colpa che la Coscienza Creatrice (CC) avverte nel medesimo istante nel quale entra nello “stato di coscienza” denominato Dualità.
La CC ha due modi d’essere, due stati di coscienza possibili: l’Uno e la Dualità. Nell’Uno essa comprende ogni cosa, ma è immobile e non può descrivere ciò che comprende. Nella Dualità, la CC si può muovere, può creare virtualità e può descrivere ogni cosa, ma non può capire ciò che sperimenta perché ogni cosa, nella Dualità, è separata dal suo opposto. Ed è proprio per questo che, se la danza della creazione emoziona profondamente la CC (noi), ciò non può essere separato dal SDC. Perché non possiamo capire ciò che descriviamo.
Così, più l’emozione è profonda e intensa, più il SDC punge giacché ricorda costantemente alla CC il prezzo che ha dovuto pagare. Tutto ciò avviene per la presenza del terzo centro (intellettuale) che, a fronte dello stimolo del SDC, alimenta il dialogo interno e, di conseguenza, la creazione di nuova Falsa Personalità (cute, isn’t it?).
Per questo abbiamo paura, perché sappiamo che l’esperienza emotiva porta con sé il SDC. Per questo e almeno in epoca post-diluviana, l’intero impianto educativo è stato improntato a una gestione occhiuta delle emozioni. Una gestione che permette alle emozioni stesse un accesso controllatissimo e, di conseguenza, il meno pericoloso possibile per la stabilità del sistema (che dal SDC potrebbe facilmente essere schiacciato).
Arriviamo, così, al caso più libero. Ossia a una manipolazione con CP “agito” inconsapevole e in assenza di medium fisici. A mente di quanto detto, quindi, dovrebbe essere chiaro che non si tratta di “trasmissione del pensiero”, bensì di trasmissione di un’emozione che, una volta penetrata, ha il potere di generare dialogo interno (quale tipo di dialogo, lo vedremo).
Restiamo, almeno in parte, sull’esempio già esposto. Forse, a qualcuno di voi è capitato di incrociare, in autobus, al parco, al supermercato, una madre con il figlio piccolo. E, magari, di avvertire una specifica emozione nei confronti della donna. Poniamo che l’abbiate trovata molto attraente (questo vale sia per i maschi, sia per le femmine) e che ciò abbia prodotto in voi un’emozione specifica e molto intensa.
In un caso simile, la donna reagisce all’istante e in modi che possono essere diversi. Può schermarsi, oppure può aprirsi ma è escluso che possa restare del tutto indifferente (se ne dà l’impressione è solo perché la sua paura delle emozioni è semplicemente enorme). In any way, Voi lo sapete, lei lo sa e anche il bambino lo sa. Perlomeno sa che qualcosa è accaduto (o sta accadendo) ed è in attesa di decidere se e come agire. È in attesa che il suo centro mentale dia un volto “logico” all’emozione che sta sperimentando e che non è sua ma della madre.
Questa è una scena di vita assai comune che descrive esattamente il meccanismo che stiamo studiando e, nello stesso tempo, è la chiave che dovrà essere usata per manipolare un CP diverso dal nostro.
Dobbiamo generare un’emozione davvero pulita, ossia senza contraddizioni interne. Più l’emozione sarà pulita, più sarà potente. Nello stesso tempo, dobbiamo attaccarle un oggetto qualunque ma che, a sua volta, non sia in contraddizione sia con l’emozione traente, sia al suo interno. L’attenzione portata sul target farà il resto del lavoro, trascinando il pacco a destinazione in tempo zero. Fatto ciò, dovremo solo attendere l’eventuale reazione del target (che potrebbe anche arrivare con rilevante ritardo giacché il target stesso deve fare i conti con la sua struttura interna).
Credo sia facile vedere come quella appena descritta sia una manovra tutt’altro che facile da compiere e il motivo sta proprio nella struttura golemica dell’agente. Più tale struttura è cristallizzata, più la manovra sarà depotenziata, priva d’effetto. Viceversa, con una spirale mnestica dell’agente molto piccola, ossia vicina a un autentico Doppio Mnestico (entità priva di cristallizzazioni), l’azione descritta sarà veramente potente ed efficace.
Tuttavia, è anche vero che con una spirale mnestica molto de-cristallizzata, il soggetto faticherà non poco a scovare motivazioni per compiere una tale manovra.
Le risposte all’inseminazione eterodiretta, nel caso di CP singolo, possono essere diverse e ciò soprattutto in base al livello di lucidità presente nel CP medesimo, ossia al livello di cristallizzazione della chiocciola mnestica. Si consideri che, in ogni caso, un’inseminazione abbastanza potente è capace di produrre modificazioni drammatiche nel CP “agito”. Modificazioni che, tuttavia e com’è stato detto, il più delle volte nel tempo tenderanno a essere riassorbite, sino a scomparire del tutto (v. la descrizione degli effetti dell’oblio in La formazione del Doppio). Anche se non è detto che la questione si risolva necessariamente in questo modo. A fronte, ad esempio, di una psicosi latente, presente nel CP “agito” (e sono assai meno rare di quel che si possa pensare), un esito disastroso della manovra è da considerarsi fra le possibilità, anche se ciò dipende molto dal tipo d’inseminazione e, quindi, dal livello di fluidità del CP “agente”.
Inoltre, si consideri che, non essendo in alcun modo possibile stabilire cosa sia bene o male in assoluto, scegliere di inseminare qualcuno è, in ogni caso, quella che nel gioco del poker chiamano “una mano al buio”.
(continua … )
Honros
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