Perchè si perpetuano stragi nelle scuole?
“Tragedia in Canada, in un remoto e tranquillo villaggio del nord del paese, dove un uomo armato di fucile ha ucciso quattro persone e ne ha ferite molte altre…”. E’ di poco fa l’ennesima notizia che riguarda una strage compiuta in un edificio scolastico, questa volta in Canada; l’Ansa riporta lo sgomento e l’orrore dei testimoni.
Quello della “lotta” alla violenza nelle scuole è un problema civile, importante e necessario in tutte le latitudini e longitudini, così come in ogni agglomerato urbano, sia esso piccolino o una grande metropoli.
La Scuola è uno dei simboli di crescita armonica della società; contro di essa si sono scritti fiumi d’inchiostro, per mettere l’accento troppo spesso sulle note dolenti, tralasciando quelle delicate, strutturate su solide basi pedagogiche e didattiche.
Sparare (ahinoi letteralmente e/o spiritualmente) contro la Scuola, è come sparare “sulla Croce Rossa”, su persone indifese, che si stanno prodigando per salvare vite umane o, nel caso di studenti, insegnanti e operatori scolastici, lavorando per facilitare la formazione e lo sviluppo delle coscienze, ovvero studiare per crescere come individui. La società è fatta di persone e valori che s’intersecano in tutti gli strati sociali, in tutte le stradine e nei viottoli di periferia; nei sentieri impervi di montagna, come nei grandi corsi delle capitali.
E la Scuola è la “cartina tornasole”, indice del grado di salute della società che sottende alla vita civile, intesa come vita condivisa fra gruppi di persone. La Scuola è maestra di vita. La Scuola, per definizione, insegna a vivere la vita (o dovrebbe insegnarla). Note dolenti ce ne sono e riguardano principalmente il lassismo che vediamo oggigiorno nel mondo. Ormai sentire di morti di migranti, nel Mediterraneo, o di stragi perpetuate spesso al di là dell’Oceano, ci rende un pò immuni, come se fossimo stati vaccinati per rimanere indifferenti al dolore altrui e vivere pensando che l’affermazione dei Sè sia più importante che vivere per promuovere la dignità umana a tutti i livelli.
Si potrebbe obiettare che poco hanno a che fare le stragi con la Scuola; in vero il rispetto delle dignità altrui, porta la società ad interrogarsi sui valori fondanti che formano la cultura di un dato Paese. Se nel mio piccolo (inteso come Uomo), ritengo l’uso delle armi giustificato, allora come tale mi comporterò procurandomi prima di tutto un’arma. In una società dove però mi si impedisce, per legge, di andare tranquillamente a fare la spesa ed acquistare gingilli che offendono, come se andassi a prendere un souvenir, allora per quanto io desideri possedere una pistola (o un machete, una balestra…), mi vedrò tarpare le ali del desiderio facendomene una ragione. E quella ragione, ha bisogno di decenni per entrare nel pensiero comune di un gruppo di individui; ha bisogno di tempo affinchè diventi un valore riconosciuto dalla società e poi possa diventare ancorchè un valore universale di rispetto della dignità altrui. La scuola è l’organo per eccellenza che può portare a strutturare il senso di quel o quei valori civili.
Non a caso quando si vuole inneggiare a guerre “fratricide” o di “giustizia” (giustizia terrena, senza scomodare quella divina), allora i governanti di quei popoli promulgano atti in cui si chiede alla scuola di riconoscere la presenza del dato problema, dando il via alla presentazione della possibile soluzione. Non a caso si proclama il diritto all’uso della violenza, intesa come “difesa”, affinchè si sopiscano le coscienze, alimentando il pensiero paradigma “giustizia=uso della forza”.
Naturalmente le stragi “isolate”, di individui squilibrati che portano la violenza negli ambienti sociali ed in particolare nelle scuole, poco hanno a che fare con quanto scritto poco fa, ma non è del tutto vero. Chi vive in una società che giustifica a priori l’uso delle armi, come diritto alla difesa (ovviamente non mi riferisco ai Corpi di Polizia, che sono necessari in tutte le società, altrimenti entreremmo nel campo delle utopie), è abituato a pensare che l’uso della forza possa essere giustificato in casi limite. Ma chi stabilisce quel limite se non il potere legislativo di un popolo, in accordo coi valori della società? In pratica se una società giustifica la violenza, allora promuove anche valori per i quali la violenza è giustificabile. Ed io che vivo a contatto quotidiano con quei valori, posso maturare in me il pensiero di avere il diritto alla “giustizia” per un mio diritto disatteso, vero o presunto tale.
Una persona sana, con valori morali centrati sul rispetto delle diversità, delle opinioni politiche e religiose, continuerà a chiedere giustizia agli Organi competenti, com’è giusto che sia; ma un’altra che non è così tesa al rigore morale, potrà ritenere di aver diritto alla giustizia “fai da te”… !
La scuola è il luogo in cui si impara a crescere, a modulare i propri spigoli e a promuovere la propria individualià intesa come patrimonio per tutta la società ospitante quella persona; purtroppo troppo spesso nelle società e dunque nelle scuole si promuove la competitività, come il diritto a sgomitare per emergere. La competitività sana esiste, ma si alimenta di premi dati a tutti i componenti che dimostrano buone idee, non necessariamente a chi arriva “primo”. Questo dovrebbe essere il principio di una società e della Scuola in particolare. Se un alunno è bravo a scuola, prenderà ottimi voti indipendentemente dallo strato sociale in cui vive, perchè ha diritto all’istruzione e ha diritto alla pari opportunità di trattamento. E l’articolo 3 della Costituzione italiana, in questo senso è stupendo, bellissimo, completo nella sua interezza; permette lo sviluppo dei singoli a vantaggio della collettività.
Consiglio di studiarlo a memoria perchè spesso torna alla ribalta come diritto atteso e realizzato o disatteso da realizzare. Chi lo conosce lo può far suo e riconoscere il diritto all’altrui affermazione. Chi lo riconosce come valore fondante di una società, non potrà entrare in un luogo e sparare sui presenti, perchè riconoscerà a priori il diritto di quelle persone alla vita, la vita da vivere, la vita da promuovere e sostenere, la vita da amare.
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E`compito… rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”.
Io sono una maestra di scuola primaria. Lavoro nella scuola da decenni. Per me la scuola è la base della mia esistenza: confrontarmi coi miei allievi mi dà la carica per migliorarmi ogni giorno. Quotidiananmente ricordo a me stessa l’art.3 perchè su esso si radica il mio modo di far scuola, il mio modo di essere donna, madre ed insegnante.
Recitiamo l’art. 3 come passaparola per imparare a crescere tutti insieme, perchè uno Stato si sviluppa se i suoi abitanti credono in esso, nei suoi valori fondanti; e tutto ciò che avvantaggia un singolo in uno Stato che promuove le idee, e le menti che le forniscono, così come le braccia che le realizzano, avvantaggia l’intera comunità in uno stato di benessere e aiuto solidale e reciproco.
E la Scuola ne diventa dunque davvero la Culla della società, allevando menti, pensieri, persone.
Cinzia Vasone
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