La meditazione è un’antica esperienza praticata, nelle sue più svariate forme, da tutti i Popoli naturali.
Essa comporta un’esperienza evolutiva per l’individuo che scopre se stesso e si relaziona con la natura reale dell’esistenza. E’ praticata dagli aborigeni australiani, dai Nativi americani. Era praticata dagli antichi egizi, dal Popolo del Libro di cui oggi ci rimane ancora l’esoterismo dell’Albero Sephirotico ebraico. Era utilizzata anche presso gli antichi Celti a mezzo della quale i druidi insegnavano i segreti dell’Yggdrasil, l’albero cosmico della vita simboleggiante l’evoluzione che si manifesta nella Natura.
E’ da tempi immemorabili che l’individuo utilizza questo strumento naturale con la stessa maestria con cui ha imparato a nuotare, a costruire edifici e far conti algebrici… La meditazione fa parte della vita dell’uomo, è parte dell’aria che respira, della terra che dissoda, dell’intuizione che lo illumina e lo guida per i sentieri della scoperta del mondo che lo circonda. Tutte le religioni, le scuole di alta filosofia, i movimenti psicoanalitici e persino le scuole manageriali delle varie istituzioni storiche hanno origine dall’esperienza fondamentale che è alla base del processo formativo che essa interpreta.
La meditazione è uno strumento esperienziale che può avvicinare l’individuo al senso del Mistero a cui, consapevolmente o meno, egli inevitabilmente si riferisce nel corso della sua vita. Uno strumento potente in grado di portare all’acquisizione di un benessere psicofisico, alla scoperta della propria identità interiore, facilitando il rapporto con gli altri, e favorendo una risposta all’incredibile richiamo del trascendente che alcuni sentono prepotentemente dentro di sé.
La meditazione porta a realizzare la condizione del Silenzio interiore. Questa condizione permette di realizzare un contatto con la natura reale del Vuoto, inteso come la natura reale dell’esistenza posta al di là delle interpretazioni sensoriali e delle soggettivazioni della mente; di mantenerlo e di sviluppare le potenzialità che questo contatto consente.
Molte filosofie hanno identificato la meditazione nell’aspetto concreto di un processo di ascesi in grado di mettere in relazione l’individuo con il profondo segreto che anima l’esistenza. E in questa chiave possiamo vedere come molte religioni abbiano inglobato questo processo naturale di evoluzione individuale nelle loro pratiche liturgiche e spirituali. Tuttavia proprio qui ha origine la grande confusione che circonda l’argomento della meditazione. Ogni ente infatti propone l’esperienza della meditazione come una sua specifica scoperta e secondo un proprio linguaggio, imponendo le proprie modalità di attuazione.
Ne consegue quindi che chi è interessato alla personale formazione interiore e al rapporto interattivo con l’esistenza si trovi ad aderire all’esperienza della meditazione secondo la modalità occasionale che gli è proposta. Così, inconsapevole del fatto che si trova a vivere una esperienza universale e senza etichette, giunge ad identificare l’ente proponente con l’esperienza della meditazione stessa. A tal punto che, per difendere quello che egli crede essere il solo mezzo di attuazione del suo bisogno formativo, diventa conflittuale verso le altre ideologie e verso gli altri uomini che come lui stanno vivendo la sua stessa esperienza di vita. Ideologie e uomini che hanno il solo torto di parlare linguaggi diversi tra di loro.
Oggi, praticare la meditazione nella sua purezza senza essere obbligati a ipoteche religiose o ideologiche è piuttosto difficile. Sebbene l’esperienza della meditazione produca un immediato benessere psico-fisico, essa non è un argomento di natura medica , per cui non esiste assistenza metodologica a mezzo della quale apprendere le necessarie modalità tecniche di esecuzione. Così come, sebbene essa rappresenti un importante strumento formativo individuale, non esistono strutture sociali idonee al suo apprendimento.
Esistono invece molte forme religiose, esoterismi e sette che propongono l’esperienza della meditazione a modo loro. E quanti la vogliono praticare debbono accettare di farlo attraverso la pratica devozionale e rimangono soggetti a morali di gruppo che non favoriscono la sua attuazione. Inoltre chi accetta questo inconcepibile ricatto si trova ad affrontare un cammino dominato dalla figura di maestri dalle rimembranze paterne, rapporto non gestibile dalla parte dell’allievo, destinato a rimanere per sempre tale, soggetto ad una disciplina ideologica e al potere di vertici alle volte sconosciuti. Ci sono poi improvvisati maestri che insegnano la meditazione senza neppure avere idea di come questa esperienza sia nata e dove conduca. Spinti da un personale desiderio di affermazione sugli altri, costoro sfruttano abilmente l’innato bisogno umano di crescere esperienzialmente nell’esistenza proponendo metodi empirici che sono essenzialmente tesi ad affermare il loro plagio morale. Affidarsi ad essi significa forse apprendere qualche nozione utile, ma al prezzo di essere guidati verso incognite pericolose per la dignità e l’integrità dell’individuo e per la qualità dell’esperienza della meditazione che si intende realizzare.
La meditazione è lo strumento piú idoneo che possa esistere per l’ottenimento di un benessere globale che riguardi la salute del corpo e della mente insieme a quella della dimensione dello spirito.
Per apprendere la corretta pratica della meditazione si ritiene necessaria l’attuazione di un serio training didattico. Tuttavia questo comporta una serie di problemi da non sottovalutare e che costituiscono in primis il motivo per cui il pubblico tende ad accostarsi ad essa con difficoltà e anche qualche volta con diffidenza.
Infatti questo training didattico porta necessariamente a richiedere agli interessati una non trascurabile disponibilità di tempo, cosa che nella nostra società dei consumi non tutti possono permettersi. Inoltre l’ambito in cui la meditazione è insegnata porta molte volte a correre il rischio di essere coinvolti in pratiche confessionali o soggetti all’estro degli insegnanti, spesso impreparati, i quali utilizzano il training didattico per assecondare le loro immaturità di fondo. Tutto ciò, oltre a danneggiare l’interessato, rallenta l’utilizzo immediato dei benefici della meditazione nelle situazioni contingenti di bisogno di benessere. Non solo, ma scoraggia anche l’approccio con l’importante strumento formativo che la meditazione rappresenta.
D’altro canto ci si può chiedere come si possa praticare la meditazione senza questo impegnativo training didattico. Anche se essa rappresenta l’attuazione di un processo evolutivo che esiste liberamente in natura, riuscire a realizzare da soli, senza una guida, i benefici di questa pratica può risultare quasi impossibile. Un conto infatti è il leggere qua e là libri e manualetti per poi praticare di conseguenza una presunta meditazione che in realtà si traduce in una sorta di ginnastica psicofisica, altra cosa è invece praticare la meditazione con l’insegnamento diretto di chi la vive già come metodo e esperienza interiore.
Possiamo ritenere tuttavia che la musica dell’antico sciamanesimo druidico possa servire allo scopo di sostituire la figura dell’istruttore, o maestro che sia, per l’attuazione di un training didattico. Soprattutto nel primo approccio con la meditazione, quando non si è ancora in grado di capire nella sua totalità l’esperienza che si sta affrontando né i termini con cui essa si sviluppa.
La musica dell’antico sciamanesimo druidico possiede delle proprietà intrinseche che sono in grado di aiutare il meditante nella sua pratica, guidandolo alla facile esecuzione della sua esperienza di benessere senza dover sottostare all’impegno e ai non piacevoli imprevisti che il training didattico comporta. Si sa come la musica agisca sul cervello, trasmettendo valori emotivi attraverso la codificazione della melodia. Il compositore traduce le proprie emozioni e intuizioni interiori in una logica esecutiva, rappresentata dal linguaggio delle note sul pentagramma.
Abbiamo un esempio dell’azione della musica sul cervello nella musicoterapia, applicata di consuetudine già da molti anni in centri specializzati per la cura delle malattie mentali e psicosomatiche. In questo caso vengono usati brani di musica classica e moderna accuratamente scelti per lo scopo: musica rilassante per i nevrotici e musica eccitante per gli astenici. Una sorta di “chiodo scaccia chiodo” come recita il detto popolare. Si sostituisce alla condizione emotiva, fonte del disturbo, una provocazione emotiva alternativa. E’ indubbiamente un buon tentativo, ma non risolve alla radice il problema che ha scatenato la patologia, la quale, prima o poi, si ripresenterà nuovamente.
La musica dell’antico sciamanesimo druidico è tutt’altra cosa e non va confusa per alcun motivo con le proprietà della musica ordinaria. Anche la prima agisce sullo stesso principio, ma al contrario di quest’ultima, non opera su una base emotiva.
Questa musica è costruita su una logica particolare che racchiude l’espressione archetipale della natura del Vuoto, ovvero della dimensione reale della nostra esistenza quale è percepibile sul piano dell’oggettività dei fenomeni cosmici. Un modello armonico dell’esistenza che è presentato da questa musica nei suoi molteplici aspetti, una sorta di simbologia musicale costituita da uno schema matematico-fonico della realtà che è opera della conoscenza dell’antica tradizione druidica.
Che cos’è e come agisce la “musica del Vuoto”
La musica del Vuoto agisce come una sorta di agopuntura virtuale sul cervello sollecitandolo al ripristino della percezione della realtà posta al di là delle soggetivazioni sensoriali e culturali. Essa permette la percezione di un modello armonico che, quando raggiunge il cervello sotto forma di espressione musicale, è in grado di stimolare automaticamente e in forma naturale l’armonia e l’evoluzione dell’individuo. Dapprima sollecita il rilassamento del corpo, poi opera una distensione spontanea della tensione mentale, producendo quindi l’occasione dello stabilirsi di superiori stati percettivi di coscienza nella dimensione di un Io non più gravato dai problemi del corpo e della mente.
Non occorre un lungo tempo di applicazione per realizzare un benessere personale a mezzo della musica del Vuoto. E’ sufficiente sedersi in postura, senza avere fretta né aspettative, quindi disporsi all’ascolto della musica. La sua struttura archetipale particolare si offrirà al cervello come una sorta di riferimento di base sul quale il cervello stesso andrà a confrontarsi per armonizzarsi nelle carenze patologiche in atto. Un meccanismo semplice e naturale che non richiede nient’altro che la volontà di recuperare il proprio giusto benessere.
La musica del Vuoto può costituire un’occasione per potersi accostare per la prima volta alla pratica della meditazione, secondo le proprie specifiche esigenze individuali, senza dovere sostenere l’impegno e i rischi di un training didattico. Ma può essere utile anche a coloro che già la praticano, e incontrano delle difficoltà ad ottenere determinanti e immediati risultati. In questo caso, la meditazione con la musica può essere utile per quanti sentano il bisogno di mettere ordine nella loro lunga serie di esperienze discontinue, praticate da autodidatti.
La meditazione con la musica del Vuoto può servire altresì a coloro che cercano una prassi piú semplice, che possa essere di supporto e che affianchi quella già praticata secondo metodi magari validi ma troppo complessi, che rimandano a tempi molto lunghi i benefici e il benessere promessi; benefici che al contrario, come dimostra la stessa esperienza fatta con la musica del Vuoto, possono essere conquistati subito.
E’ cosa nota che la musica provochi determinate reazioni nel cervello, che possono essere uno stimolo alla quiete o all’aggressività. Essa può indurre a stati immaginativi o evocativi, è in grado di influire sul metabolismo, sul cuore e sulla respirazione, e gli studi condotti in questo campo hanno riscontrato i suoi effetti anche sulle specie animali e vegetali.
Nel caso della musica del Vuoto il suo apporto è di natura differente dalla musica che ci è più consueta: essa infatti non produce effetti di ordine emotivo come può fare la musica ordinaria, ma stimola il cervello ad un’esperienza reale. La musica del Vuoto non ha lo scopo di creare un piacere estetico per una gratificazione della mente, e non è neanche un oggetto su cui allenare la propria capacità di concentrazione, ma piuttosto essa opera in maniera attiva sul cervello trasmettendogli un messaggio archetipale che stimoli le sue naturali capacità evolutive. La musica del Vuoto è una sorta di riferimento armonico che fa da specchio al cervello perchè possa lavorare in modo idoneo, manda l’informazione all’Io reale affinchè abbandoni i processi mentali per liberarsi nella natura del Vuoto. Per raggiungere questo obiettivo inibisce la produzione di pensieri o disturbi emotivi che impediscono all’Io reale il suo sviluppo sui piani coscienziali del trascendente.
E’ nota la proprietà del cervello di emettere onde radio di varia lunghezza che corrispondono alle sue differenti attività, e queste onde possono essere attentamente studiate attraverso l’EEG. La rilevazione EEG su soggetti in stato di meditazione ha determinato la manifestazione di onde alpha, in relazione a un soggetto che ha attuato il rilassamento fisico, e di onde theta, in relazione ad un soggetto in stato di meditazione profonda. La rilevazione EEG su soggetti in stato di meditazione sviluppata con la musica del Vuoto ha determinato la manifestazione spontanea e ripetuta sia di onde alpha che di onde theta, le stesse che corrispondono allo stato di meditazione profonda e a quegli stati determinati dalla sospensione delle attività cerebrali.
Come usare la “musica del Vuoto”
L’utilizzo della musica del Vuoto non presenta particolari difficoltà. Il suo ascolto deve essere attuato in una condizione particolare che permetta di percepirne gli effetti terapeutici. E’ importante che l’ascoltatore si trovi nella condizione di vivere il senso dell’arresto e del silenzio, che consente di uscire dalla logica del visibile, causa delle conflittualità che producono le patologie e che distraggono dall’evoluzione interiore.
Utilizzare la musica del Vuoto è facile. Basta sedersi ed ascoltarla senza seguire la melodia, per quanto possa essere affascinante, lasciandosi avvolgere da essa come un bagno purificatore.
E’ la musica stessa che opera, ponendosi come uno specchio in cui le deformazioni psicofisiche ed esperienziali sono corrette, per presentare alla coscienza il giusto modello armonico a cui aderire, in sintonia con la natura reale dell’esistenza.
Non occorre un lungo tempo di applicazione per realizzare un benessere personale a mezzo di questa musica. E’ sufficiente sedersi in postura, senza avere fretta nè aspettative, quindi disporsi all’ascolto della musica. La sua struttura particolare si offrirà al cervello come una sorta di riferimento di base sul quale il cervello stesso andrà a confrontarsi per armonizzarsi nelle carenze patologiche in atto. Un meccanismo semplice e naturale che non richiede nient’altro che la volontà di recuperare il proprio giusto benessere.
Le origini storiche della “musica del Vuoto”
La musica del Vuoto ha le sue radici in una cultura lontana nel passato: lo sciamanesimo druidico, identificabile nella cultura del megalitismo. Questa cultura ancestrale, ereditata successivamente dallo sciamanesimo druidico, gravitava attorno all’esperienza della meditazione con tutte le applicazioni creative che ne potevano derivare. La sua memoria storica affonda le sue radici nei miti e nelle leggende di tutto il pianeta che parlano di una cultura precedente alla nostra, spiritualmente e tecnologicamente molto avanzata: dal mito di Atlantide raccontato da Platone ai leggendari Tuatha de Danann della mitologia irlandese, ai Katchina degli Hopi o al Dreamtime degli aborigeni australiani.
Storicamente lo sciamanesimo druidico si può identificare nella cultura megalitica, che si distinse per il suo culto druidico, cultura che ha lasciato una serie di grandiosi templi carichi di riferimenti astronomici, e che ancora oggi suscitano interesse e attrazione per quell’alone di mistero che comunicano. Templi edificati diversi millenni orsono su gran parte della superficie del pianeta, a testimonianza della grande diffusione di quest’antica civiltà, caratterizzati da elementi comuni nonostante le distanze geografiche, ne abbiamo esempio in complessi megalitici quali Stonehenge, la città di Machu Pichu nelle Ande o i templi sotterranei di Malta, costruiti da mani diverse ma espressione di una stessa cultura.
Lo sciamanesimo druidico non è un’antica civiltà morta e sepolta, appartenente ad un passato remoto. La meditazione è un’esperienza straordinaria oggi come diecimila anni fa. Così come I’uomo del tempo remoto usciva da un sogno che lo incantava e lo imprigionava, allo stesso modo l’uomo del ventesimo secolo può uscire dal sogno materialistico o confessionale che lo incatena per scoprire il Segreto che nel tempo è immutabile. Il fulcro centrale che ha dato origine allo sciamanesimo druidico è lo stesso che costituisce la matrice storica delle civiltà e delle religioni moderne.
La meditazione è un’antica esperienza praticata, nelle sue più svariate forme, da tutti i Popoli naturali. Essa comporta un’esperienza evolutiva per l’individuo che scopre se stesso e si relaziona con la natura reale dell’esistenza. E’ praticata dagli aborigeni australiani, dai Nativi americani. Era praticata dagli antichi egizi, dal Popolo del Libro di cui oggi ci rimane ancora l’esoterismo dell’Albero Sephirotico ebraico. Era utilizzata anche presso gli antichi Celti a mezzo della quale i druidi insegnavano i segreti dell’Yggdrasil, l’albero cosmico della vita simboleggiante l’evoluzione che si manifesta nella Natura.
Dalla cultura megalitica hanno preso forma le civilta storiche che oggi conosciamo e che hanno trattenuto a modo proprio l’insegnamento della meditazione. Sotto ogni grande basilica del cristianesimo si nasconde un mitreo, sotto di esso si cela un tempio dell’antica religione, sotto ad esso ancora un luogo sacro del megalitismo; tanto per fare un esempio, la stessa Stonehenge fu costruita dove già esisteva un complesso megalitico antecedente, e gli antichi druidi si dichiaravano allievi di maestri che vivevano prima di loro e che avevano eretto i complessi megalitici di Carnac, in Bretagna. La grande ricchezza della civiltà dello sciamanesimo druidico era la conoscenza del Vuoto, origine dell’armonia e del benessere delle forme esistenti, e attraverso la divulgazione della meditazione, e quindi l’esperienza del Vuoto, si proponeva di diffondere lo sviluppo e il progresso dell’umanità su tutto il pianeta. Oggi i Popoli naturali, o Popoli nativi del pianeta, mantengono viva l’esperienza della meditazione nella sua forma pura, al di là dell’interpretazione delle grandi religioni.
Per rendere più accessibile la pratica della meditazione, lo sciamanesimo druidico si avvalse della musica del Vuoto come elemento catalizzatore che potesse consentire una facilità di accesso alla meditazione stessa.
La proposta moderna della “musica del Vuoto”
Giancarlo Barbadoro con Eileen Caddy, fondatrice della comunità di “Findhorn”, in Scozia, e co-fondatrice, assieme a Rosalba Nattero, dell’iniziativa internazionale del New Earth Circle.
La musica del Vuoto e’ oggi riproposta da Giancarlo Barbadoro. Poeta, musicista e compositore, esprime con il flauto e le tastiere antichi suoni ispirati alle atmosfere intimiste della musica dell’antico druidismo.
E’ membro del Laboratorio Musicale del Graal, il gruppo di musica celtica fondato da Rosalba Nattero che ha conquistato, a pieno diritto, un posto di rilievo nel panorama musicale europeo a cui egli partecipa nella doppia veste di flautista e di poeta, inserendo nei concerti interventi poetici e suggestioni raccolte nell’aspetto più intimo della musica celtica, rappresentato dalle sue radici ancestrali.
Ha pubblicato varie raccolte di poesie e partecipa a recitals insieme a poeti internazionali. Ha pubblicato il cd “Shan” di musica per meditazione e alcune raccolte di brani eseguiti con flauti e tastiere.
Da sempre ricercatore nell’ambito delle tradizioni dei Popoli naturali del pianeta, riversa le sue esperienze in campo artistico attraverso la musica, la poesia , la pittura.
La sua formazione musicale è avvenuta, assieme a Rosalba Nattero, a contatto con le tradizioni del nord Europa e dei Nativi americani, attraverso le scuole druidiche della Bretagna e i contatti con le culture delle nazioni indiane. Il contatto con l’aspetto intimista di queste tradizioni lo ha portato a sviluppare un suo personalissimo stile musicale che trasmette tutta
FONTE : http://www.eco-spirituality.org/
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