Le Qualità del Kiri
Arriva dalla Cina e sembra essere una pianta estremamente preziosa. Contro il cambiamento climatico ecco l’albero di Kiri, per salvare le sorti di un pianeta sempre più inquinato. Noto anche come ‘albero imperatrice’, che risponde al nome botanico di Paulownia Tempestosae.
Il Kiri è un albero ornamentale, originario della Cina, ma divenuto famoso prima in Giappone e poi, nel XIX secolo, importato in Europa. Può raggiungere delle dimensioni importanti: fino a 27 metri di altezza, per un diametro che può variare tra 7 e 20 metri e sono enormi anche le quantità di anidride carbonica che è in grado di assorbire: 10 volte in più di un qualunque albero.
E’ in grado di sopravvivere anche in situazioni molto sfavorevoli, come ad esempio in caso di incendio, grazie alla capacità delle sue radici di rigenerarsi molto rapidamente. Di recente anche in Italia se ne sono riscoperte le qualità non solo ornamentali e se n’è avviata la coltivazione a fini commerciali, il suo legno è leggero, senza nodi, resistente alle deformazioni, adatto a fabbricare semilavorati per l’edilizia, mobili e finiture di pregio, ottimo per produrre pasta da carta e biomassa.
In Giappone – dove lo stemma araldico imperiale di fiore e foglie di paulonia è secondo solo a quello del crisantemo – è da secoli molto apprezzato anche per confezionare calzature (i geta, gli zoccoli infradito) e strumenti musicali.
Il Kiri nella letteratura Giapponese
Sei Shōnagon, nelle sue sopraffine Note del guanciale, capolavoro del X secolo, così infatti appunta: “Belli sono i fiori rosso-violacei della paulownia, ma è un peccato che abbiano foglie troppo folte e larghe. Però, quest’albero ha doti eccezionali: in Cina si dice che sia l’unico su cui si degni posarsi il Ho, la mitica fenice; inoltre dal suo legno si ricavano i koto dal suono più armonioso, virtù questa che comunemente si ritiene piacevole, ma che io giudico davvero meravigliosa.”
Può darsi che il legame con la Fenice derivi dal fatto che, se tagliato alla base, il tronco di paulonia ne rigetta rapidamente uno nuovo; certo è che l’usanza giapponese di piantare in giardino un kiri (l’albero di paulonia) alla nascita di una figlia femmina ha in sé l’idea di avere legno buono per la cassa in cui la fanciulla, giunta a nozze, conserverà i suoi kimono più preziosi.
Quanto al koto, lo strumento a tredici corde simile a una cetra, è paragonato al corpo di un drago cinese disteso, perciò le sue parti principali sono chiamate testa, schiena e coda del drago. E di un kiri, di un’arpa e di un drago ci parla questo delizioso apologo taoista tramandatoci da Okakura Kakuzō nel suo Il libro del tè (1906):
“In tempi remoti, nella gola di Lungmen svettava un albero di kiri, un vero re della foresta, che sollevava la chioma per parlare alle stelle. Le radici affondavano a tal punto nel terreno da avviluppare le bronzee spire del drago d’argento che riposava nelle sue viscere. Avvenne poi che un potente stregone ricavò dall’albero un’arpa prodigiosa, il cui spirito selvaggio poteva essere domato solo dal più grande dei musicisti. A lungo lo strumento fu gelosamente custodito dall’imperatore della Cina, ma vani si rivelarono i tentativi di quanti provarono a trarre musica dalle sue corde. In risposta ai loro sforzi, dall’arpa non si levarono che stridule note di disdegno, in nulla accordate ai canti che avrebbero voluto intonare. L’arpa si rifiutava di riconoscere un maestro.
Da ultimo si presentò Po Ya, il principe dei suonatori d’arpa. Accarezzò l’arpa con dolcezza, come per placare un cavallo riottoso, e ne sfiorò delicatamente le corde. Cantò la natura e le stagioni, le vette dei monti e i corsi d’acqua, ridestando tutti i ricordi dell’albero! Ancora una volta, la soave brezza primaverile tornò a scherzare tra i suoi rami. Le cascatelle che danzavano lungo la gola sembravano ridere alla vista dei fiori in boccio. Di nuovo si levarono le voci sognanti dell’estate con le miriadi di insetti, il quieto ticchettio della pioggia, il gemito del cuculo. Udite! Ruggisce una tigre, la valle risponde. È autunno: nella notte deserta, affilata come una spada risplende la luna sull’erba gelata. Ora regna l’inverno, e nell’aria gravida di neve turbinano stormi di cigni, e i chicchi di grandine percuotono i rami con gioia feroce.Quindi Po Ya cambiò registro e prese a cantare l’amore. La foresta ondeggiava come un ardente corteggiatore perso nei suoi pensieri. In cielo, come una vergine altera, una nube chiara e radiosa il cui passaggio, però, gettò lunghe ombre sulla terra, nere di disperazione. E poi il tono cambiò di nuovo, e Po Ya cantò la guerra, il clangore di spade e i destrieri scalpitanti. E dall’arpa montò la tempesta di Lungmen, mentre il drago cavalcava il fulmine e la roboante valanga rovinava tra le colline.Estasiato, il celeste monarca chiese a Po Ya il segreto della sua vittoria. «Sire», fu la risposta. «Gli altri hanno fallito perché non cantavano che se stessi. Io ho lasciato che fosse l’arpa a scegliere il soggetto, e non sapevo nemmeno se l’arpa fosse Po Ya, o Po Ya l’arpa.»”
3) La Kiri Revolution
IL Texas sta portando avanti da alcuni anni un importante progetto, soprannominato Kiri Revolution, che si pone come obiettivo quello di piantare circa 1 milione di alberi, che potrebbero purificare e fertilizzare il terreno senza il ricorso alle classiche tecniche di dissodamento o all’utilizzo di concimi. Infatti le loro foglie, ricche di azoto, nel processo di decomposizione sono in grado di nutrire il suolo circostante, rendendolo molto fertile. Il tutto senza trascurare le enormi quantità di anidride carbonica che sono in grado di assorbire e che potrebbero contrastare gli effetti del cambiamento climatico.
Il clima del Texas, inoltre, si sposa benissimo con le caratteristiche ambientali cercate dalla Paulownia: suolo povero, poca acqua e tanta luce per crescere rapidamente, inoltre i loro fiori sono molto graditi alle api, la fragranza del loro miele sarà molto gradevole e si sposerà bene con il delizioso té che si potrà ricavare dalle sue foglie.
Fonte: Tuttogreen.it, Dopiozero.com
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