(ANSA) ROMA, 11 SET – “Israele desista dal proposito di demolire il villaggio di Khan al Ahmar, dove ha sede la scuola delle gomme: è l’appello di Francia, Germania, Italia, Spagna e Gran Bretagna, in una nota congiunta.”
La Corte suprema israeliana ha dato ordine di demolire entro sette giorni, il villaggio beduino di Khan al-Ahmar, nella Cisgiordania occupata, dove si trova la Scuola costruita con gomme, edificata dall’ong italiana “Vento di terra”.
Dei governi europei, le Nazioni unite e delle Ong hanno fatto pressione contro la demolizione, affermando che a questa seguirebbe l’estensione delle colonie e il taglio a metà della Cisgiordania, rendendo ancor più complicata la formazione di uno Stato indipendente palestinese.
Il contesto in cui è nata la scuola vede: il clima desertico; la normativa vigente per la quale di fatto ai Palestinesi è precluso il diritto di costruire; la necessità di costruire in modo semplice e veloce, così da poter operare anche in mancanza di manovalanza specializzata; l’uso di materiali locali e le minime risorse finanziarie; tutti elementi di grande complessità.
Il villaggio, dunque, situato a est di Gerusalemme vicino a delle colonie israeliane, è costituito principalmente di strutture costruite con mezzi di fortuna.
Ma ci sono riusciti. Sono stati usati dei pneumatici, riempiti di terra. Il pneumatico è un materiale facilmente reperibile a costo zero, caratterizzato da una elevata elasticità e resistenza grazie agli elementi di gomma e ferro che lo compongono. Le gomme così riempite, posizionate a file sfalsate come pesanti mattoni, vanno a comporre le pareti che fanno da tamponamento e struttura portante dell’edificio. L’intonacatura esterna in argilla garantisce la protezione della gomma dai raggi solari, evitandone il deterioramento e il rilascio di sostanze nocive. Quindi fresca in estate e calda d’inverno.
Eppure tutto questo potrebbe presto finire.
Questa storia di fatto s’inserisce nel grande panorama del conflitto fra Israele e Palestina, nel quale entrambe le fazioni rivendicano il diritto alla loro sovranità; tale conflitto coinvolge tutti adulti e bambini. Il diritto all’istruzione dovrebbe però superare le ideologie di potere, con qualunquismi conclamati di egemonia.
Il diritto all’istruzione dovrebbe essere garantito da tutti i popoli, quale investimento per il futuro; certo è che in presenza di conflitto sono proprie le scuole a farne per prime le spese, vuoi per scelte di partito, vuoi per dettami governativi di supremazia, con la legiferazione di articoli “volti a tirare acqua al proprio mulino”.
Ma noi, abitanti “fortunati” perché viviamo in contesti di democrazia, anziché nascondere la testa sotto la sabbia, siamo tenuti ad aprire gli occhi e a denunciare simili barbarie affinché tutti i popoli siano liberi di vivere la propria cultura senza forzature né violenze.
Fonti: ANSA, la Repubblica.it
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