Kehr mir die Zunge im Ars umb
Siamo alla fine della messa e nel momento in cui, con il Dominus vobiscum, il sacerdote di turno saluta i fedeli, alcune donne pronunciavano queste parole: Kehr mir die Zunge im Ars umb (girami la lingua nel culo). Questo è solo una delle strade che portavano all’iniziazione, strade create dai diavoli per attirare gli innocenti per mezzo delle streghe. Siamo sul finire del 1400 ed era usanza di alcune donne, in certi punti precisi dell’Europa, invocare le streghe per essere aiutate in questioni di vita vissuta. Dal canto loro le streghe, pretendevano dalle donne alcuni “favori”: sputare per terra durante l’Eucarestia, nascondere alcuni oggetti sacri durante la confessione o pronunciare alcune parole a bassa voce. Kehr mir die Zunge im Ars umb, quindi. Ma facciamo qualche passo indietro. Queste e tante altre informazioni si possono trovare in un libro che è diventato un cult: Il Malleus Maleficarum (Il martello delle streghe) di Heinrich Institoris e Jakob Sprenger.
La prima edizione comparsa a Strasburgo nel 1486 presso la J. Prüss, fu scritta da due inquisitori tedeschi molto influenti. L’opera fu preceduta dalla bolla di Innocenzo VIII che di fatto legittimava la caccia alle streghe, ed ebbe l’appoggio dall’imperatore Massimiliano I d’Asburgo che di fatto portò sotto la propria ala protettrice i due inquisitori. Della copia originale se ne è persa traccia, o forse chissà, farà parte di qualche collezione estremamente privata. Questo libro in apertura ricorda come chiunque può rimanere influenzato da atti stregoneschi. Ma ogni regola ha un’eccezione. In questo caso sono tre. Solo tre categorie di persone hanno la capacità di preservarsi: chi aveva la protezione degli angeli, coloro che usufruivano degli esorcismi autorizzati dalla chiesa, chi aveva l’incarico di esercitare la giustizia contro le streghe. Ora con quest’ultimo punto si voleva cercare di non delegittimare chi combatteva in prima linea contro le forze oscure. Non si sa mai a qualcuno fosse venuta l’idea malsana di affermare che forse era tutto sbagliato. E in fondo per molti versi lo era, basti pensare che la caccia alla strega in molti casi era non altro che una caccia alle donne. O anche l’interpretazione che si dà alla parola femmina: colei che ha meno fede (fè-minus). Ma su questo punto ci arriveremo con ordine.
Il principio è il diavolo. Molti testi antichi parlano di questa figura diabolica dalle mille qualità. Dal De divinatione demonum di Sant’Agostino al Summa Theologica di Tommaso D’Aquino. Tanto per citarne qualcuno. Ma uno dei punti controversi dove non si riusciva a convergere era: il diavolo ha il potere di procreare? Per alcuni teologi sì, poiché gli attributi sessuali del maligno, sono uno strumento perfetto anche se gelido. Gelido perché lo è il suo sperma. Durante le orge che si consumavano durante il Sabba, le streghe si univano con i demoni-incubi. Da qui la necessità e l’ossessione di organizzare in tutta Europa una nuova repressione contro gli eretici prima, contro le streghe dopo. Il primo documento ufficiale che diede l’inizio al processo più grande mai tenuto fino a quel momento (siamo sempre sul finire del 1400) è la bolla Summis desiderantes affectibus di Papa Innocenzo VIII. Fu così che diventarono centrali sia la figura dell’inquisitore che i relativi tribunali.
Quello dell’Inquisizione Romana era formato da sei cardinali nominati dal Papa e avevano poteri universali. Naturalmente con l’inizio dell’Inquisizione una figura risulta molto emblematica: Tommaso di Torquemada. In Spagna l’inquisizione fu istituita per giudicare e condannare gli ebrei che si erano professati cristiani per sfuggire alla morte, come del resto anche i luterani e i maomettiani che non fecero una bella fine. Ma calcisticamente parlando chi ebbe il tocco del “fantasista” fu Giovanni XXII che, con la Super illius specula, equiparò le streghe agli eretici. Di fatto sia tortura che pena di morte furono applicate a molte streghe, a molte donne. Ora, Giovanni XXII aveva una gran fifa delle streghe infatti, si narra che preferiva consumare i pasti con un coltello d’argento conficcato, nascosto nel pane (il pane era uno degli alimenti graditi a Dio mentre era bandito dalla tavola del diavolo).
Ad appoggiare la teoria secondo la quale eretici e streghe andavano trattati in egual misura è il Tractatus contra daemonum invocatores. Cronologicamente questo documento, redatto da Jean Vineti, vide la luce poco più di un centinaio di anni dopo quello di Giovanni XXII. Come una macchia d’olio gigantesca in tutta Europa si avviò questa forma di repressione. L’inquisizione più di tutte cercò dai Pirenei alle Alpi, dalla Spagna alla Francia, dalla Svizzera alla Germania, la Valtellina, il Tirolo, Bergamo, Brescia e Milano fino alla Catalonia, senza dimenticare molti paesi dell’Est. In tanti e troppi modi, difficili da classificare, le streghe venivano condannate. Le più fortunate che evitavano la morte subivano una forte umiliazione. Ad esempio in Ungheria, una volta spogliate, venivano costrette a girare per un giorno intero indossando il cappello tipico ebraico. Perché non dobbiamo dimenticare che streghe ed ebrei, maomettiani ecc, avevano tutti la stessa colpa: essersi allontanati dalla verità cristiana.
Ogni generale ha bisogno del suo esercito. E anche il diavolo ne aveva bisogno di uno in terra poiché essendo spirito, non-materia, doveva trovare appoggio confortante nelle donne, nelle streghe appunto. O almeno questo è quello che hanno fatto credere con l’uso della forza. E la chiesa cercò di combattere il maligno definendo la stregoneria crimen excepotum. Sui numeri di vite perse e sui metodi di estorcere la propria colpevolezza ci torneremo più avanti. Per ora basta pensare che alcune tecniche ancora oggi vengono utilizzate, ad esempio, a Guantanamo. Tra queste va ricordata il tormentum insomniae. Tramite l’insonnia artificiale tutte le streghe confessarono la propria colpevolezza: il patto con il diavolo.
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Enea Rotella
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