John Dee (Londra, 13 luglio 1527 – Mortlake, 26 marzo 1608) è stato un matematico, geografo, alchimista, astrologo, astronomo, navigatore, presso la corte della regina Elisabetta I.
Si possono distinguere tre generazioni di maghi rinascimentali: la prima raggiunse il suo apice durante gli ultimi venticinque anni del XV secolo con la figura di Pico della Mirandola. La seconda, che vive nella prima metà del XVI secolo, ha come esponenti principali Agrippa e Paracelso. La terza, nella seconda metà del XVI secolo è caratterizzata da personalità diverse: nel mondo anglosassone la più importante è senza dubbio quella di John Dee.
Di origine gallese, nell’estate del 1555 Dee fu imprigionato per un breve periodo con l’accusa di tradimento nei confronti della regina Maria, il che ovviamente gli guadagnò il favore della futura regina Elisabetta. Quando Elisabetta salì al trono nel 1558, fu Dee a scegliere il giorno astrologico più propizio per l’incoronazione. Fu così accolto a corte e arrivò ad essere considerato il massimo esponente nel campo delle scienze in Inghilterra.
Un aspetto caratteristico dell’eredità culturale lasciata da Dee è la considerazione che egli aveva per l’architettura. Nella prefazione alla prima edizione inglese di Euclide, pubblicata nel 1570, Dee esaltava l’architetto come supremo maestro: “Penso che nessuno possa considerarsi Architetto se non colui che, fin dall’infanzia, salendo i gradini della conoscenza, nutrito dall’apprendimento di un gran numero di lingue e di arti, abbia raggiunto l’Alto Tabernacolo dell’Architettura. Il nome di Architetto indica il primato che questa Scienza ha su tutte le altre Arti. E Platone afferma che l’Architetto è su tutti il Maestro”.
Per John Dee l’architettura è infatti un’arte la cui essenza si fonda sui principi astratti della proporzione matematica e dell’armonia cosmica. In breve “…L’architettura è intrinsecamente ermetica e ha una dimensione magica, poiché le sue strutture sono disegnate a imitazione delle potenti armonie celesti”. I suoi principi furono in seguito ripresi ed entrarono postumi a far parte del complesso di norme della massoneria.
Da un punto di vista cattolico, John Dee sarebbe un equivalente di Faustus, ma va ricordato che Faustus è dannato, secondo la concezione cristiana, a causa della sua sete di conoscenza oltre i limiti imposti dalla Chiesa. In termini meno dogmatici tale ricerca di conoscenza sarebbe encomiabile, se condotta nell’interesse della società e allo scopo d’integrare i diversi frammenti della realtà. Nella sua ricerca Dee indubbiamente si conformò a questi criteri tanto da rivelarsi non solo Faustus, ma anche il suo opposto. John Dee è il Prospero di Shakespeare, il mago benefico votato al servizio ed alla protezione di coloro che gli sono affidati.
Nel 1584 fu a Praga alla corte di Rodolfo II, l’imperatore con interessi per l’ermetismo; non vi è dubbio che Rodolfo fu favorevolmente colpito da Dee e giudicava la sua compagnia stimolante ed illuminante; nel contempo Dee ebbe l’occasione di accedere all’immensa collezione di opere esoteriche di Rodolfo. Naturalmente il rapporto di simpatia fra un imperatore, almeno ufficialmente cattolico e un mago dell’Inghilterra protestante provocò un’ondata di allarme nella Chiesa, tanto che le autorità ecclesiastiche iniziarono a fare indagini. Nel maggio 1586 il nunzio papale presentò a Rodolfo una lettera di lagnanze in cui si accusava Dee di invocare gli spiriti dei morti e ne ordinava l’arresto affinché fosse fermato e condotto a Roma al Sant’Uffizio per essere interrogato. Rodolfo fece eludere l’editto papale espellendo Dee dai suoi confini e inviandolo presso la residenza del conte Rosenberg, dove risiedette per due anni.
Nel 1588 l’armata spagnola fu sconfitta e l’invasione dell’Inghilterra scongiurata e Dee fece ritorno in patria. Nel 1603 Elisabetta I morì e Giacomo VI di Scozia salì al trono con il nome di Giacomo I d’Inghilterra. Il nuovo sovrano provava timore e avversione nei confronti della magia e ormai anche la maggior parte degli amici e sostenitori di Dee erano morti o caduti in disgrazia, di conseguenza i suoi rapporti con la corte peggiorarono e Dee morì in povertà nel 1608.
Non v’è dubbio che il personaggio dell’ultima opera di Shakespeare debba qualcosa a John Dee.
La storia britannica deve molto a John Dee; egli auspicò la creazione di un Corpo permanente di Marina britannica e fu l’architetto dell’idea di Impero Britannico. Aveva senso civico ed era consapevole delle esigenze della società, i suoi interessi andavano ben al di là della sfera esoterica e abbracciavano il commercio, l’economia, la politica e l’espansione nazionalistica. Suo desiderio era che la classe borghese e mercantile d’Inghilterra elisabettiana godesse dei benefici derivanti dalla magia ermetica e a questo scopo mantenne contatti con le classi emergenti degli artigiani e della media borghesia. Per diffondere la conoscenza fra coloro che ignoravano le lingue antiche ed in particolare a beneficio dei tecnici e degli artigiani, Dee preferì scrivere le sue opere scientifiche in inglese e non in latino. Egli tentò di attuare la propria visione mistica di una Britannia alla guida di un’Europa cristiana e di una nuova età dell’oro della civiltà. Tuttavia non sembra infatti che Dee sia mai riuscito a galvanizzare o a entusiasmare i suoi contemporanei, cosa che invece successe ad un altro magus ribelle e aggressivo: Giordano Bruno; ma questa è un’altra storia….
Fonte: “L’elisir e la pietra” Fabbri Editori
VIENI A CONOSCERE LA NOSTRA ORGANIZZAZIONE - Clicca sui loghi qui sotto -
SE TI E' PIACIUTO L'ARTICOLO CONDIVIDILO SUL TUO SOCIAL PREFERITO
QUALCHE PICCOLO CONSIGLIO DI LETTURA