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Islanda, l’isola misteriosa

Islanda, isola misteriosa

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Islanda, isola misteriosa. Attrazioni, cultura e luoghi di interesse di una terra ai confini del mondo.

L’Islanda, “ice land” terra del ghiaccio, come è noto, è un Paese insulare dell’Europa settentrionale, situato nella parte nord dell’Oceano atlantico, tra la Groenlandia e la Gran Bretagna. Si tratta di una delle nazioni meno popolate di Europa, considerando il fatto che all’ultimo censimento del 2020 risultavano poco più di 366.000 abitanti.

I paesaggi islandesi, spettacolari nella loro unicità, risentono fortemente della notevole attività vulcanica e geotermica sparsa in tutta l’isola. Nonostante la latitudine, l’Islanda presenta un clima piuttosto temperato, addolcito dalla Corrente del Golfo, che ne permette una discreta abitabilità soprattutto nella zona costiera meridionale, a differenza della parte interna, dove si sviluppa un vasto altopiano desertico, sul quale campeggiano montagne, ghiacciai e fiumi gelati.
Come detto in apertura, nonostante l’etimologia del nome dell’isola sia contenuta nell’attuale traduzione inglese, l’origine di essa risale alla parola islandese/norrena, “island”, che appunto significa “terra del ghiaccio”.                      La grande distanza dal continente europeo ed il clima tempestoso provocato dai venti artici esclusero per molto tempo l’Islanda dai grandi flussi migratori delle popolazioni nordiche, fino a quando non fu possibile raggiungerla con le nuove scoperte tecnologiche. Per questo, non si hanno notizie certe in merito ai suoi primi esploratori, anche se alcuni studiosi ritengono che alcuni indizi sulla sua esistenza si possano ricavare dai riferimenti antichi e mitologici relativi alla fantomatica isola di Thule, a partire dal racconto ellenico di Pitea. Si sa, tuttavia, che l’Islanda fu abitata inizialmente da alcuni monaci anacoreti provenienti dall’Irlanda che avrebbero seguito la consuetudine di intraprendere viaggi pericolosi per rafforzare le proprie esperienze di fede. Secondo alcune ricostruzioni, questi religiosi avrebbero intuito l’esistenza di un’isola di notevoli dimensioni molto più a nord delle isole britanniche, osservando la migrazione periodica degli stormi di alcune razze di uccelli. Si pensa che già nel IX secolo vi fossero gruppi di monaci che viaggiassero, in maniera pressochè costante, dall’Irlanda verso l’Islanda, aiutati nella realizzazione del gravoso compito, dalla vicinanza delle isole Faer Oer, già esplorate dagli stessi eremiti verso il sesto secolo. La straordinaria scoperta di alcune monete romane nell’isola, nel corso del ventesimo secolo, provocò un grande entusiasmo nella comunità archeologica, scatenando le teorie più diverse. Con molto equilibrio e rigore, si è ritenuto che tali monete fossero state utilizzate dai Vichinghi nei loro scambi commerciali, oppure che fossero state portate in Islanda da una nave romana alla deriva.

Con l’avvento delle esplorazioni guidate da Naddodr e da Svavarsson, provenienti dalla Norvegia tra il IX ed il X secolo, gli eremiti britannici lasciarono l’isola, a causa dell’incompatibilità religiosa con i nuovi arrivati. Nel 999, però, a seguito della decisione del re di Norvegia di convertirsi al Cristianesimo, sull’isola venne formato uno dei più antichi parlamenti d’Europa, chiamato “Alping”, che aveva come membri i capi religiosi e gli esponenti della ricca borghesia dell’isola. Questo periodo segnò per l’Islanda un discreto sviluppo economico e sociale.                            Dopo ripetuti saccheggi da parte di eserciti stranieri, il re di Norvegia Hakon approfittò della confusione che dilagava nell’isola per dichiarare la sua annessione nel 1281. Nel quattordicesimo secolo l’Islanda fu flagellata da tre terribili eruzioni del vulcano Hekla e, quando la peste colpì la Norvegia, il Paese rimase isolato per l’interruzione di ogni collegamento con la terraferma. Nel 1380 l’Islanda, insieme alla Norvegia, passò sotto il dominio della Danimarca, con la conseguenza che molte delle autonomie locali furono cancellate. Tale dominazione straniera terminò soltanto nel 1918, quando l’Islanda ottenne di fatto l’autonomia politica, rimanendo legata alla Danimarca soltanto nella persona del sovrano. Nel corso del secondo conflitto mondiale, mentre la Danimarca veniva invasa dalle truppe tedesche, l’Islanda, per la sua straordinaria importanza strategica, fu occupata dagli anglo-americani.  Proprio in questo periodo si sciolse anche il legame formale con la Danimarca, a seguito di un plebiscito popolare. La piena indipendenza ed il regime repubblicano dell’isola nordica furono proclamati  a Thingviller il 17 giugno 1944.

Senza ombra di dubbio, l’attrazione principale dell’isola islandese sono i vulcani. E’ quasi impossibile determinarne il numero esatto. Al momento se ne contano circa 130, ma il numero è destinato a fluttuare a seguito di nuove scoperte. La presenza di così tanti vulcani rende l’Islanda un Paese modellato dal fuoco e dal ghiaccio, non semplicemente come immagine di carattere evocativo, ma nella realtà dei fatti. La maggior parte degli studiosi ritiene che l’Islanda sia un’isola “geologicamente giovane”, formatasi nel suo assetto attuale soltanto circa 20 milioni di anni fa, rappresentando altresì la più ampia parte emergente della lunga dorsale medio-atlantica. Si suppone che l’isola abbia avuto origine dall’incontro tra la già citata dorsale medio-atlantica ed un cosiddetto “hot spot”, ovvero un punto caldo. Questo incontro avrebbe creato le condizioni necessarie, perchè nel fondo oceanico si creasse una notevolissima attività eruttiva, che con il tempo avrebbe generato tanto di quel materiale solido da rendere possibile la nascita dell’isola islandese. Le ricostruzioni si sono basate non tanto su modelli matematici, come spesso avviene per analisi riguardanti epoche così lontane nel tempo, ma osservando l’attuale attività vulcanica dilagante nell’isola, così particolare ed intensa. Il vulcanesimo islandese viene definito “fissurale” o “lineare”, diffuso proprio nella dorsale medio-oceanica. Nei fenomeni “fissurali” la lava non esce da un unico cratere, ma da una spaccatura che si apre nel terreno, che può misurare anche diversi chilometri di lunghezza. Quando l’attività eruttiva termina, la spaccatura risulta satura ed è nascosta dalla lava che si solidifica, fino al successivo evento eruttivo che provoca la riapertura della ferita geologica. E’ necessario segnalare come l’intero territorio dell’isola sia diviso in due da una lunga faglia vulcanica che, a sua volta, è collegata proprio alle diverse eruzioni fissurali presenti nelle due parti.

Tra i vulcani più attivi e spettacolari, si segnala l’Hekla, il Grimsvotn ed il Katla, che ha ispirato anche una serie televisiva prodotta da Netflix. Nel corso di undici secoli sono state registrate ben 250 eruzioni di notevoli dimensioni che si stima abbiano prodotto un enorme quantitativo di pietra lavica, pari a circa 4300 metri cubici. Nei periodi in cui non sono attivi, i vulcani sono per lo più ricoperti da ghiacciai che, poi, al momento dell’eruzione od anche in caso di ripresa dell’attività sotterranea, si sciolgono invadendo il territorio circostante. Passando in veloce rassegna le caratteristiche dei vulcani principali, innanzitutto ricordiamo nuovamente Hekla, forse il vulcano più famoso dell’Islanda, alto ben 1491 metri e considerato la vera e propria porta dell’inferno, nonchè citato in una delle poesie del Leopardi. E’ interessante notare come il suo nome sia traducibile in “incappucciato”, in quanto la cima di questo vulcano risulta sempre coperta da una fitta coltre di nuvole. Il secondo, per ordine convenzionale di importanza, è Grimsvotn, per la maggior parte compreso in un vasto ghiacciaio che lo riempie d’acqua e costellato da fessure minori, in grado di eruttare da sole o contemporaneamente all’apertura principale. E poi abbiamo Katla, come già detto reso famoso da una serie televisiva islandese, considerato uno dei più pericolosi dell’isola, perchè erutta con una certa ripetuta frequenza (tra i 10 e gli 80 anni circa) ed in maniera molto violenta. Per la popolazione locale, Katla rappresenta un vero e proprio pericolo, ancestrale ed animato da racconti mitici e popolari, in quanto sopra di esso è adagiato un ghiacciaio dallo spessore  di 600 metri che, qualora si dovesse sciogliere, potrebbe provocare ingentissimi danni. Tra le eruzioni più devastanti di Katla nell’epoca contemporanea, si ricorda quella del 1918, quando un fiume di acqua e di fango, generato dalla prorompente eruzione del vulcano, formò una portata di gran lunga superiore a quella del Rio delle Amazzoni, minacciando un vasto territorio dell’Islanda sud-occidentale.

Di recente, nel corso della primavera  del 2021, si è risvegliato il vulcano Fagradalshraun da un torpore durato circa 6000 anni. I bagliori della sua lava sono stati avvistati dalla capitale islandese Reykjavik, situata a soli 32 chilometri di distanza. L’imponente eruzione di gas e di lava ha attirato turisti da tutto il mondo, rappresentando un vero e proprio “business” per la fredda nazione insulare. Nella penisola di Reykjanes, dove si trova il vulcano, a partire dal mese di gennaio 2021 si sono susseguiti numerosissimi terremoti, fenomeno che ha lasciato perplessa la maggior parte degli osservatori. E’ stato registrato, inoltre, un sollevamento del terreno di circa 10 cm, spinto dal magma in costante aumento nel sottosuolo. Alle eruzioni “terrestri”, si aggiungono quelle “sottomarine”: nel 1963 una grande esplosione vulcanica avvenuta nelle profondità del mare ha dato vita all’isola “Surtsey”, a poche miglia dalle coste meridionali dell’isola.

In Islanda sono diffuse anche molteplici manifestazioni vulcaniche secondarie, come le sorgenti termali, le fumarole e tantissimi geyser, gli spettacolari getti di acqua calda che possono raggiungere un’altezza di decine di metri, utilizzati anche per riscaldare le dimore degli abitanti dell’isola. Considerando la notevole presenza di ghiacciai, risulta ovvio come in Islanda siano numerosi i corsi d’acqua: fiumi, laghi e cascate. Tra queste ultime, meritano una menzione particolare le cascate di “Skogafoss”, con la straordinaria possibilità di raggiungere la loro sommità, percorrendo una scalinata creata per le visite turistiche. Le cascate di Skogafoss sono così imponenti che l’immagine del loro flusso d’acqua crea l’illusione di un arcobaleno multi-colore. Secondo un’antica leggenda, un navigatore di nome Thrasi avrebbe nascosto il proprio tesoro in una grotta dietro alla grande cascata. Per alcuni secoli del tesoro non si sarebbe saputo più nulla, fino al ritrovamento di un misterioso anello in argento inciso da caratteri runici, che per tradizione è stato considerato la chiave del forziere nascosto. Dopo il suo ritrovamento, nessuno, però, ha avuto il coraggio di sfidare la potenza della cascata, per cercare la mitica grotta, mentre la sua presunta chiave è attualmente custodita nel museo della vicina cittadina di Skogar. All’imponente cascata di Skofagoss è legata anche un’altra leggenda, forse derivante da quella già narrata: si dice che chiunque si bagni nelle sue acque, abbia la possibilità di ritrovare un oggetto perduto tanto tempo prima ed invano cercato.              Un’altra attrazione eccezionale è la cascata chiamata di “Dettifoss”, contenente un voluminoso flusso d’acqua che impetuosamente si getta in uno stretto canyon, dando l’impressione di emettere un suono simile ad un ruggito

Il geyser più conosciuto d’Islanda prende il nome di “geysir” ed, al giorno d’oggi, non erutta più, perchè i troppi turisti ne avrebbero bloccato il condotto naturale, gettando continuamente pietre nella cavità aperta. L’area circostante, tuttavia, è ancora piena di altri geyser minori che eruttano fiotti di acqua, alti circa 10 metri, più o meno ogni cinque minuti. La rigidità del clima, poi, non ci farebbe pensare alla possibilità di immersioni in prossimità delle coste di quest’isola quasi ai confini del mondo ed, invece, dobbiamo ricrederci. I subacquei e gli amanti, in genere, dello “snorkelling” possono scendere nella fenditura di “Silfra”, considerato l’unico luogo della terra situato tra due diverse placche continentali. Alcuni esperti ritengono che in questa zona ci sia l’acqua più chiara del mondo, con una visibilità superiore ai cento metri. Un’esperienza indimenticabile è guardare il tramonto presso il lago Jokulsarlon, noto ai turisti come “il lago glaciale”, dove si può assistere ai variopinti giochi delle luci della sera che illuminano le centinaia di iceberg che galleggiano sull’onirico lago.

L’Islanda conserva antiche tradizioni, per certi versi ancora misteriose e di oscura provenienza. Tra queste spicca l’enigmatica simbologia espressa dal “vegvisir”, considerato un segno magico che avrebbe lo scopo di aiutare il portatore nella ricerca del giusto percorso esistenziale, sia nell’ambito fisico che spirituale. Infatti il termine composto deriva dall’unione di due sostantivi: “vegur” che significa strada e “visir” che si può tradurre con guida. L’oggetto è anche conosciuto con il nome di “bussola runica” o “compasso”. I racconti tradizionali riportano che i vichinghi islandesi, a partire dal IX secolo, scolpissero il segno del “vegvisiri” sulle loro navi in modo da non perdere la rotta, anche in caso di condizioni meteorologiche particolarmente avverse. Si ritiene anche che i guerrieri lo disegnassero con il sangue o con la saliva nella parte interna dell’elmo, come protezione nei confronti del nemico. Nel manoscritto “Huld”, noto come “manoscritto oscuro”, considerato da molti una delle più importanti raccolte di incantesimi e di rituali magici islandesi, è riportata una significativa testimonianza sul simbolo del “vegvisiri”, traducibile in italiano con la seguente frase: “se qualcuno porta con sè questo simbolo, non perderà mai la propria strada nella tempesta o nel brutto tempo, anche se non conosce la strada”. Per quanto riguarda le presenze soprannaturali, gli Islandesi hanno un culto molto profondo per gli elfi, come ha confermato un recente studio dell’università di Reykjavik, secondo il quale almeno l’80% della popolazione crederebbe nell’esistenza di queste piccole creature, pur non potendone spiegare l’esatta collocazione. Nella capitale, vi è perfino una “Elf school”, ispirata tra il serio e lo scherzoso ai piccoli omini fatati, a cui è possibile iscriversi per condividere esperienze extra-sensoriali.

Di straordinaria suggestione sono i tanti fenomeni ottici che si creano sull’isola islandese, favoriti dall’eccezionale limpidezza dell’aria. Uno dei più conosciuti è quello chiamato “Fata Morgana” che si forma quando uno strato d’aria molto caldo si sovrappone ad uno strato d’aria molto freddo. In questi casi, la differenza tra gli indici di rifrazione possono creare un condotto atmosferico capace di riprodurre una lente di rifrazione che modifica il tragitto dei raggi luminosi, con la conseguenza che alcune immagini risultano invertite rispetto alla realtà. La denominazione attribuita al fenomeno, “Fata Morgana”, deriva da un’antica leggenda celtica: la fata in questione, un pò come le sirene in ambito mediterraneo, con i suoi magici poteri avrebbe indotto nei marinai visioni di fantastici castelli in aria, in mare o in terra, per condurli verso il naufragio e la morte.

Reykjavik è la capitale più a nord del mondo, anche se alcuni ritengono che tale privilegio possa spettare alla modesta cittadina di Nuuk in Groenlandia, ancora sotto il dominio politico della Danimarca e che, pertanto, si può definire un capoluogo e non una capitale. Reykiavik forma con altre città vicine un unico agglomerato urbano che supera i 200.000 abitanti, rappresentando i due terzi della popolazione dell’intera Islanda. La città, con ragionevole certezza, fu il primo insediamento permanente dell’isola, fondata per opera di Ingolfur Amarson intorno all’870 d.C..  Il nome della capitale islandese in italiano suona più o meno con l’espressione predicativa “baia fumosa” e si pensa che il luogo sia stato scelto per la presenza dei fiumi geotermali che circondano la zona. Il suo vero aspetto urbano, tuttavia, vagamente somigliante alla conformazione attuale, iniziò soltanto nel XVIII secolo. In generale, al giorno d’oggi, la capitale islandese si presenta come un “grande villaggio”, con le sue tante piccole case con giardino e pochi edifici di vaste dimensioni, come l’Harpa, inaugurato nel 2011 all’incrocio principale del centro della città che incanta i passanti con i suoi riflessi di luce sulle pareti esterne completamente costituite da vetrate. Un altro edificio davvero appariscente è il “Perlan” : sotto una cupola di vetro è collocato un imponente serbatoio per il riscaldamento delle case, delle strade e dei marciapiedi. Nello stesso edificio si trova anche un museo adibito alle tradizioni islandesi, alcuni negozi ed all’ultimo piano un caratteristico ristorante girevole che offre agli avventori una vista completa della zona circostante, in quanto compie una rotazione completa in circa due ore. Tra i palazzi antichi, degni di una certa nota sono il palazzo del Parlamento ed il duomo situato nelle vicinanze. Facendo riferimento alle architetture moderne, un posto di rilievo spetta alla “Hallgrimskirkja”, la chiesa di stato dell’isola, definita il capolavoro dello stile nazionale basaltico islandese, nonchè attualmente l’edificio più alto del Paese con la sua torre che misura 73 metri. La chiesa si trova in cima ad una collina da cui si può ammirare uno splendido panorama sulla città, soprattutto per i visitatori che salgono in cima alla terra servendosi di un moderno ascensore.

A conclusione di questa brevissima rassegna sul Paese del fuoco e del ghiaccio, con la mente immagino di salire sullo “Snaefellsjokull”, il luogo incantato che ha ispirato il visionario e futurista Giulio Verne per cominciare l’avventura dei protagonisti del romanzo “Viaggio al centro della Terra”.  Dal ghiacciaio a due cime, che ricopre un vulcano sull’estremità della penisola, circondato da campi di lava irregolari, l’anima si libra su una costa scenograficamente disposta su tre lati, abbracciando con lo sguardo da una parte il borgo abbandonato di Budir e dall’altra i faraglioni di Londrangar. Spostandomi più ad est, raggiungo la laguna glaciale di Jokulsarlon, a pochi passi dalla spiaggia chiamata “dei diamanti”. Qui l’effetto è davvero ipnotico: la laguna è piena di iceberg che, staccandosi da una lingua di ghiaccio, procedono lentamente verso l’oceano. A questo punto le tante tonalità di blu del ghiaccio vengono esaltate dal bianco della spuma delle onde del mare che, a sua volta, luccica sullo sfondo della sabbia nera, in un gioco di colori e di emozioni in grado di trasportarmi in un’altra dimensione.

 

 

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Pubblicato da: Luigi Angelino
Luigi Angelino ha conseguito la maturità classica a Napoli e poi la laurea in giurisprudenza presso l'Università Federico II. A seguire, ha ottenuto l'abilitazione all'esercizio della professione forense presso la Corte di Appello di Roma e due master di secondo livello in diritto internazionale presso l'Università di Roma tre. Non ha mai abbandonato la passione per le materie classiche, filosofiche e teologiche, conseguendo una laurea magistrale in scienze religiose. Ha pubblicato un romanzo di ampio respiro con la Cavinato editore international dal titolo "Le tenebre dell'anima" nel 2017, che è stato tradotto con il titolo "The darkness of the soul". Nel 2018 ha pubblicato un libro sui grandi misteri religiosi, filosofici e di costume dal titolo "I Miti- luci e ombre". Nel 2019 ha pubblicato il thriller filosofico "La redenzione di Satana-Apocatastasi" e la raccolta di racconti/saggi "Ritratti mortali" con una coautrice. Nel gennaio 2020 ha pubblicato "L'arazzo dell'Apocalisse di Angers: una testimonianza fra Cielo e Terra". Ha, inoltre, collaborato al libro auralcrave "Il sipario strappato" e nel 2020 ha pubblicato il saggio "Pandemia-il mondo sta cambiando", il racconto "Anna", dedicato a sua madre ed il libro auralcrave "Viaggio nei luoghi più affascinanti d'Europa". Nel 2021 ha pubblicato i testi "Nel braccio di Orione", "La ricerca del divino" , "La redenzione di Satana-II-Apostasia" e "Come sentieri della coscienza" con un coautore. Nel 2022 ha pubblicato 8 volumi con la Stamperia del Valentino: Caccia alle streghe, Gesù e Maria Maddalena, Il Diluvio, L'epica cavalleresca, L'epopea assiro-babilonese, Divagazioni sul Mito, Campania Felix e Sulla fine dei tempi (quest'ultimo selezionato per la partecipazione a Casa Sanremo Writers 2023). Ha, inoltre, di recente completato la trilogia con La Redenzione di Satana III- Apocalisse. E' stato insignito dell'onorificenza di cavaliere al merito della repubblica italiana.
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