Girando per il web a cercare nuovi documenti per saperne di più, mi imbatto in una nuova ma breve intervista con un nuovo Rettiliano che ho subito pubblicato. Nella pagina seguente inserirò i commenti che ho trovato sulla vicenda.
Conversazione con un alieno – FILE GEKKO
di Tobias G. (trad. Dallo svedese di Luca Savino)
20.07.2002. Mi chiamo Tobias, sono uno studente universitario svedese, abito a Mariestad, contea di Skaraborg, ed ho avuto la possibilità di incontrare una creatura intelligente proveniente da un altro mondo. Mi piacerebbe essere creduto dalla gente. Oggi non tutti sono prevenuti sul fenomeno UFO. Se ne scrive sui giornali, se ne discute in televisione, se ne parla anche a scuola. Ho letto però tutto ciò che si è scritto sull’incontro di una persona che conosco bene con una femmina extraterrestre che si è data il nome, che sa un po’ di fantascienza, di Lacerta. Io posso garantire che le interviste a Lacerta sono autentiche, perché avrei dovuto presenziare alla seconda e anche perché conosco bene chi ha realizzato l’intervista, che è un mio amico e un ragazzo serio. Tutto è stato ridicolizzato e travisato. Lacerta non è una scienziata e in qualche contraddizione è incorsa. Inoltre non può rivelare certi segreti, che proteggono la sua razza. A volte, poi, come noi terrestri, scherza, come quando avverte di fuggire a gambe levate se si nota qualcosa di strano all’interno di una grotta. La coesistenza della sua razza con quella umana è difficile, ma la prima è una razza antica, che conosce perfettamente i punti di forza e quelli deboli della seconda. E’ la conformazione stessa della mente umana a impedire che le terre della razza aliena vengano scoperte. Esistono una terza e una quarta intervista a Lacerta, che però non sono ancora state divulgate. Io ho incontrato “Gekko”, uno studente che appartiene alla stessa razza di Lacerta. Chiamateli “Rettiliani”, “Sauri”, “Anguanidi”: non fa differenza. Io preferisco l’ultimo termine, Anguanidi, perché sono creature più vicine alle iguane che ai serpenti o alle lucertole. Come ho detto, ho avuto la possibilità di incontrare, in una località sul lago di Vaenern, un giovane Anguanide, cui ho posto qualche domanda. Ero molto emozionato. Dopo che ci siamo lasciati, mi sono dato dello stupido, perché in fondo gli ho chiesto solo banalità. Immaginatevi però di trovarvi in una specie di tenda (una strana tenda simile a un ombrello allungato senza manico, costituito da un tessuto membranoso), in ombra, davanti a una creatura umanoide seduta su uno sgabello, avvolta in una tunica nera, con il volto simile a quello di un’iguana, ma appiattito, con grandi occhi marroni penetranti. Non voglio peggiorare le cose e so perfettamente che pochi mi crederanno, ma Gekko (anche il suo nome, che abbiamo scelto insieme, non contribuirà alla credibilità di ciò che scrivo, ma gli Anguanidi hanno uno spiccato senso dell’umorismo e non si curano di questi particolari) emanava anche uno strano, intenso odore, vagamente simile a quello dell’erba tagliata misto a quello degli animali di uno zoo (senza offesa). Il vero nome di Gekko è veramente impronunciabile. Inizia con una specie di “D” allungata. Un suono che noi non riusciamo a pronunciare. Qualcuno, tra i pochi che mi prenderanno sul serio, si chiederà come mai un Anguanide abbia deciso di incontrare me e non un famoso scienziato, un giornalista o un politico. Non lo so, però so che né gli incontri con Lacerrta né il mio con Gekko sono stati eventi “ufficiali”. Credo che altri incontri simili avvengano in tutto il mondo, ma che molta gente ha paura di parlarne. Io ho potuto incontrare Gekko grazie al mio amico, che ha chiesto a Lacerta di offrirmi questa possibilità. Ecco comunque l’intervista al ragazzo Anguanide: Tobias: Ciao. Devo considerarti un alieno o un rappresentante di una specie terrestre? Gekko: Né tu ne io siamo aborigeni di questo pianeta. Noi lo abbiamo scoperto ed abitato tanti anni fa, cercando di non interferire con la sua evoluzione, specie per quanto riguarda la vita. Voi siete stati innestati dai vostri antenati extraterrestri, ma non lo ricordate più. Avete perso il legame con loro, avete scordato le loro leggi, che dovrebbero essere le vostre leggi. Così interferite con i cicli vitali del pianeta, turbandone gli equilibri, interferendo con la sua evoluzione, mettendo addirittura a rischio la sua sopravvivenza. Una volta conoscevate le scienze della materia ed eravate in grado, nel rispetto delle leggi, di partecipare alla creazione. Ora giocate con l’energia come dei bambini irresponsabili. Noi tutti siamo abitanti dell’universo. T: Perché non ci aiutate a ricordare? G: Lo facciamo tutti i giorni, inviandovi messaggi che ricevete inconsciamente. I nostri messaggi parlano di armonia, di ricomposizione degli elementi che compongono il mare del tempo e dello spazio, nel quale il vostro pianeta è una piccola isola. Noi, i nostri sapienti, siamo inoltre i custodi delle grandi energie e vigiliamo affinché la vostra razza non ne trovi, per casualità, le chiavi. Sarebbe la fine di questo pianeta. Anche adesso, parlando con te, io ti invito a ricordare. Sei sicuro di ricevere per la prima volta i concetti che ti spiego? T: Non saprei. C’è qualcosa che mi turba, nelle tue parole, ma può essere solo suggestione. E’ vero che vivete sotto terra? G: Sì, ma non immaginare solo cunicoli e stanze sotterranee. Ci sono molti “soli”, molte “lune” e molte “stelle” sotto la superficie di questo pianeta. Non è poi così diverso quello che sta dentro da quello che sta fuori. Ma ci sono cose che non capiresti. “Piccolo” e “grande”, “buio” e “luminoso”, “chiuso” e “aperto” sono concetti che valgono solo per il vostro modo di percepire la realtà. Uno scorpione è felice nel buio della terra, un uccello nel cielo. Noi non percepiamo differenza tra i due modi di essere felici. Comunque ci sono centinaia di città, piccole e grandi, sotto terra. T: E’ molto diversa la vostra tecnologia dalla nostra? G: La definizione stessa di “tecnologia” è un limite. Voi credete di conoscere la materia, lo spazio, il tempo, ma avete una visione sbagliata. Persino gli animali di questo mondo “vedono” queste cose, queste componenti del cosmo, meglio di voi. I tuoi occhi sono limitati dalla tua mente. Raccogli un sasso. Finché non imparerai a “vedere” la vera materia, lo spazio e il tempo che compongono il sasso, non potrai comprendere la verità. La nostra “tecnologia” è simile, in un certo senso, alla vostra “creatività”. Ma se non vedi il sasso, non è possibile che tu comprenda questo concetto. Comunque, la nostra “tecnologia” non ha bisogno di macchine come le intendete voi. T: La tua razza viaggia a bordo di dischi volanti? G: Quelli che voi chiamate Ufo sono forme o macchine, per avvicinarsi al vostro modo di percepire la realtà, che contengono il nostro essere. Gli Ufo sono creati da noi e dagli altri abitanti del cosmo. Le “forme” dei nostri Ufo sono in realtà meravigliose esperienze compiute con tutti i sensi. Per creare un Ufo, usando sempre il nome con cui definite quelle forme, ci vuole un metallo che noi definiamo con un termine che significa nel vostro linguaggio forza di Dio. Il nome Dio va però inteso come universo. Il metallo viene lavorato attraverso diverse fasi, nove, finché non è pronto. L’Ufo, composto di tale metallo, è indistruttibile e può apparire anche come luce. T: E’ possibile che la tua razza entri in guerra con il genere umano? G: No, non ci sarà alcuna guerra. La vostra umanità costituisce un esperimento che terminerà con il progresso o l’autodistruzione. Noi salveremo il guscio, il pianeta. T: Gli Anguanidi vivono solo sulla terra? G: No. Noi erriamo senza meta attraverso il cosmo. La nostra missione coincide con il nostro… fato. Fato, destino… è così che voi chiamate la legge universale. T: Ci sarà un incontro tra i rappresentanti della tua razza o di un’altra razza aliena e la nostra? G: Tutta la storia dell’umanità fa parte di un esperimento. Alcuni popoli, nel passato, si sono avvicinati alla verità ed hanno cominciato a progredire. Trattandosi di creature pacifiche, che avevano orrore della violenza, tuttavia, sono state sopraffatte da popoli bellicosi. Quei popoli hanno incontrato i loro antenati extraterrestri e rappresentanti di molte razze che abitano il cosmo. Quei popoli sono la parte riuscita dell’esperimento e continuano a progredire in altri luoghi, perché non è stata permessa la loro distruzione completa. T: Potremmo farcela anche noi? G: L’universo è una cosa sola. Voi siete noi e noi siamo voi. La vostra distruzione sarebbe il nostro dolore. Noi temiamo che questa umanità rappresenti la parte non riuscita dell’esperimento. Vi aiuteremo con tutte le nostre forze, a costo di inculcarvi con la forza le più importanti leggi universali. Ma tocca a voi uscire dalla spirale in cui vi siete cacciati. T: Puoi darmi un oggetto o un’informazione utile a farmi credere dai miei simili quando riferirò del nostro colloquio? G: Prove. Volete sempre delle prove. Posso dirti che il 25 dicembre 2002, il vostro giorno di Natale, alcune forme della mia razza, che voi chiamate Ufo, si faranno vedere molto chiaramente.
Il caso “Lacerta”: come nasce una diceria
Di Roberto Malini
Come ha origine il “caso Lacerta” e perché si è potuto diffondere a macchia d’olio dalla Svezia fino a giungere nel nostro paese, dove qualcuno ha persino dato peso all’intervista. Tutto inizia quando il giovanissimo studioso tedesco Christian Pfeiler –un Federico Dezi teutonico- realizza un suo grande sogno: pubblicare online una rivista digitale dedicata agli Ufo e al paranormale. Per ottenere la più ampia fruizione, Cristian Pfeiler decide di divulgare le notizie e gli studi suoi e dei suoi collaboratori in inglese. Un giorno il ragazzo riceve da un corrispondente in rete un testo in tedesco (Lacerta File I); gli si chiede di tradurlo e pubblicarlo all’interno della webzine. Christian non è uno stupido. Capisce perfettamente di trovarsi di fronte a un’invenzione letteraria,piena di contraddizioni, anacronismi, errori scientifici e tuttavia decide di tradurre il testo e divulgarlo nel numero 9, riservandosi di smontarlo nel numero successivo. Già il nome dell’intervistatore, Mister K. (come l’agente dei Men in Black cinematografici), mette Christian sul chi va là. Quando poi legge che i Rettiliani si offendono se il loro nome (impronunciabile) viene pronunciato con il più piccolo errore, come gli insettoidi di Star Trek e una serie di citazioni ispirate alla grande fantascienza, realizza di avere tra le mani un “raccontino” neanche troppo originale.
Il ragazzo comunque traduce il file, migliorandone la forma. Nonostante l’avvertimento rivolto ai suoi lettori, tuttavia, si accorge che qualcuno, gli utenti più creduli ed emotivi, ha preso sul serio la cosa, soprattutto leggendo l’incipit (“Certifico che il testo è veritiero…”). La strana “catena di Sant’Antonio” si è ormai avviata e l’intervista passa da un computer all’altro, grazie al tam tam dei giovanissimi “credenti”. Il verbo di Lacerta, niente più che uno scherzo, viene tradotto in varie lingue e nessuno pensa più a verificarne la fonte. Nel dicembre 2000 Christian, a causa degli impegni scolastici, è costretto a chiudere il sito.
Ma ormai Lacerta è uscita dalla “gabbia”. Così nascono –oggi come ieri- le dicerie, le favole e anche qualche mito. Ma torniamo indietro di qualche passo. Nel decimo numero della sua webzine, online nell’aprile del 2000, Christian Pfeiler scrive: “Benvenuti al decimo numero del notiziario Ufo+Psi Research Magazine. Date una speciale occhiata alla mia spiegazione del caso Lacerta, il cui file è apparso nel numero 9. Naturalmente è una bufala! L’intervistatore non ha un background e viene dal nulla. Si chiama “Mister K.” (Ole K., dalla Svezia), come il co-protagonista del film Men in Black. Mister K afferma che il documento originale, derivato da 3 ore di intervista, consisteva di 49 pagine e che l’intervista da lui diffusa ne ne è una riduzione “. Primo evidente anacronismo, di cui il ragazzo si accorge subito (e chi conosce i tempi di un’intervista lo può rilevare a propria volta: quante ore ci vogliono per 49 pagine di testo?). Continua il giovanissimo ufologo: “Ho ricevuto il testo qualche settimana fa da un amico di rete di Amburgo, in tedesco e in forma confusa. Ho pensato che quella cattiva traduzione fosse ad opera di uno degli “amici fidati” menzionati nell’intervista,originariamente in svedese. Ho messo alla prova il mio inglese ed ho effettuato la traduzione, comprendendo anche il paragrafo in cui è riportata la frase ‘Garantisco che il testo seguente è assolutamente veritiero e non un’invenzione’. Così la comunità ufologica inglese, come richiesto dal mio amico di rete, è venuta a conoscenza del documento. Quando gli ho chiesto i disegni e il testo completo, lui mi ha scritto di averli visionati, ma che Lacerta –tramite Mister K.- non ne aveva permesso la diffusione. Sono in grado di dimostrare che si tratta di una bufala, come potrete verificare leggendo il mio articolo dedicato al File Lacerta, in questo numero di Ufo+Psi Research Magazine”.
Ringrazio vivamente Francesco Grassi, che mi ha fornito tutti i documenti su cui ho basato il presente articolo.
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