Tanti filosofi, teologi e pensatori di tutto il mondo hanno cercato di dare una definizione alla bellezza. Qualunque sia la definizione è certo che l’essere belli è diventato un imperativo della nostra società, e talvolta il sentirsi belli è più importante del sentirsi bene. Ma forse le due cose si completano a vicenda.
“Tutto è vanità”, ricorda Oscar Wilde, ma quando la vanità non significa mito del corpo ma cura del corpo, allora essa diventa un’apprezzabile spinta al miglioramento interiore.
Non esistono in assoluto i belli ed i brutti, poiché ciascuno ha una quota di bellezza che deve essere valorizzata rispetto ad una quota meno bella che invece deve essere migliorata o nascosta.
Oggi essere belli può costituire una necessità, poiché in un mondo libero ciascuno ha il diritto/dovere di stare bene e di sentirsi bello. Questo è giusto se ciò è finalizzato alla cura ed al miglioramento dell’armonia del proprio corpo, segno di rispetto verso se stessi e soprattutto della conoscenza dei propri pregi e propri difetti.
la vera bellezza si raggiunge solo con la conoscenza del proprio corpo e con uno stile di vita basato su una corretta alimentazione, un buon sonno ristoratore, un’equilibrata attività fisica e lavorativa, nonché sul rispetto dell’ambiente in cui viviamo, tutto questo fatto in piena consapevolezza.
Lo stress, gli errori e gli eccessi alimentari, lo smog, la sedentarietà, il magnetismo e il frenetico ritmo di vita provocano un aumento dell’acidità dell’organismo associato ad un incremento dei radicali liberi. Il corpo umano ha varie possibilità di difesa ma quando i limiti cominciano ad essere superati si velocizza l’invecchiamento cellulare e la degenerazione dell’intero organismo. La cura del proprio corpo costituisce la migliore prevenzione contro l’invecchiamento e le malattie degenerative.
Se è vero che i miracoli non possono essere fatti con il bisturi, è altrettanto vero che è spesso possibile far tornare il sorriso sulle labbra di coloro che hanno perso la loro sicurezza, l’autostima e la voglia di vivere, riuscendo a rendere più dolce la strada che dalla gioventù porta verso l’età avanzata.
Viaggiare nella Storia della bellezza
La Storia della Bellezza (quella con la lettera maiuscola) non è soltanto la cronologica descrizione dell’evoluzione dei canoni estetici.
La Storia non può divenire maestra di vita se ci limitiamo a studiarne soltanto la successione degli eventi, questi devono essere attentamente osservati, meditati e nuovamente vissuti.
Sigmund Freud ci ricorda che “il nostro ego ci fa ritenere immortali” e per questa limitazione viviamo drammaticamente con ansia il processo d’invecchiamento.
La senescenza, infatti, conduce a modificazioni fisiche e funzionali che, nei tempi antichi, furono effettivamente considerate come un triste e avvilente decadimento dell’armonia corporea e delle attività umane. Da tale sentimento è nato l’impulso istintivo per l’uomo di lottare contro i fenomeni senili e tale lotta ha avuto aspetti assai diversi nella storia.
Se presso i Greci si è espressa nel mito dell’eterna giovinezza, se nel Medioevo ha sperimentato le armi dell’alchimia nella ricerca dell’elisir di lunga vita, se in epoca moderna si è elevata a più sofisticati tentativi di ringiovanimento anche tramite l’uso di ormoni, oggi si può affermare che l’elisir di lunga vita è stato trovato nell’applicazione dei principi dettati dall’igiene preventiva e dalla medicina fisiologica che hanno portato all’attuale costante aumento della vita media.
Tanto nella Bibbia che negli scritti del famoso medico greco Galeno si può scoprire quanto gli antichi amassero la cosmesi. Per esempio, già sapevano che l’uso quotidiano di uva matura, ma non di vino, permette una migliore salute generale, l’uva matura contiene oligoelementi e vitamine che costituiscono una miniera di sostanze antiossidanti, tanto da essere utilizzata anche oggi a fini cosmetici. Ma contiene anche melatonina e serotonina che sono molto utili per l’equilibrio del ritmo sonno-veglia, dimostrando che, già allora, gli Egiziani sapevano che senza sonno il corpo invecchia poiché non viene disintossicato.
La leggendaria bellezza egiziana viene di norma associata alla regina Nefertiti, la mitica moglie del faraone Akenaton, la quale, molto di più di Nefertari, la bella regina che l’aveva preceduta, rappresentava il loro tipico ideale femminile dalla fronte alta, gli occhi grandi, le labbra carnose, il volto regale ed il portamento eretto, tramandandoci come in Egitto bellezza significasse soprattutto «sacralità».
Nel processo di evoluzione della bellezza e della cura del corpo non fu da meno l’Oriente, in quanto proprio in Cina si affermò quella sapiente medicina orientale che è stata tramandata nel “Canone della Medicina” del 2600 a.C. e che ha influito sui Persiani e sui Musulmani per arrivare fino ai giorni nostri tanto nelle tecniche di agopuntura, di alimentazione e di controllo dell’energia, quanto nello stile di vita finalizzato a mantenere il corpo giovane e sano.
Si può dire che in India molta ebbe origine una parte della chirurgia plastica dato che i chirurghi indiani già si interessavano alla ricostruzione del naso che veniva tagliato per punizione a coloro che si macchiavano del delitto di furto.
Nell’antica Grecia si sviluppò poi la cultura della pelle, quegli antichi medici si specializzarono così tanto in quell’arte da far nascere l’attuale dermatologia.
La Grecia, inoltre, fu la patria dei canoni estetici di cui l’ideale era caratterizzato dalle “proporzioni auree”, cioè dai rapporti geometrici basati su misure matematiche. Così come in Egitto tutto si basava sul “Cubito”, circa 4,7 cm, che indicava la distanza tra il pugno e la spalla con il braccio piegato, in Grecia ci si basava sulla misura della larghezza del pugno che, oltre a permettere la costruzione delle immense e simboliche cattedrali, definiva anche l’armonia del corpo.
Nacque così Afrodite di Cnido, Dea dell’Amore, l’immagine greca della bellezza ideale rappresentata da una donna con il viso sereno, il seno armonico e piccolo, un tessuto grasso ben distribuito, senza eccessi né adiposità localizzate. Era una donna proporzionata, armonica e sensuale, ma non lussuriosa e passionale come quella rinascimentale.
La nostra Europa, nata indiscutibilmente dalle tre grandi civiltà di Alessandria d’Egitto, Atene e Roma, ha permesso una grande evoluzione della filosofia e dell’etica della bellezza, e proprio la grande cultura Etrusca, nata in quei tempi fra Lazio e Toscana, ha notevolmente influito sullo splendore del periodo Romano a cui la nostra scienza ed il nostro pensiero molto devono.
L’etrusca Venere di Milo, con la sua sensualità e la sua esposta grazia, rappresenterà l’immagine della bellezza e dell’armonia femminile quasi fino ai giorni nostri.
La bellezza femminile, però, proprio per la sua femminilità, trovò poi i suoi impietosi accusatori nell’intolleranza ecclesiastica del Medio Evo, un millenario periodo dove si mandavano al rogo le streghe e dove la donna ed il sesso erano considerati opera del demonio, nello stesso tempo, in modo occulto e riservato, ma non nascosto, menti illuminate lasciavano all’eternità i segreti della Bellezza e dell’Universo scritti nelle magiche pozioni e nelle Pietre delle Cattedrali.
Fu nel Rinascimento, però, che la Bellezza riprese il suo ruolo con l’ammirazione per tutto il Bello e con il recupero dei canoni classici dell’estetica, ma anche nella più semplice espressione della Femminilità esposta o nella creazione dei primi veri profumi venuti da Cina ed Egitto.
Si potrebbe dire che anche il culto della bistecca iniziò in quel periodo proprio grazie alla cura del corpo. Infatti, si dice che la futura “fiorentina”, tanto protetta e così bene declamata nei versi del nostro toscano “poeta-cicciaio” Dario Cecchini da Panzano, venisse applicata cruda direttamente sulla pelle costituendo, assieme alla cipria per capelli ed alle vaporizzazioni di mercurio, una moda di quell’epoca lussuosa, lussuriosa e libertina, così bene resa eterna da immensi artisti come Botticelli e Tiziano.
Le figure slanciate e toniche di Afrodite e Venere divennero così i corpi imponenti e importanti descritti da Rembrandt, Renoir e Rubens.
La Bellezza Femminile di un tempo, caratterizzata da un corpo magro ed armonico, anche se talvolta un po’ mascolino, diventa così un corpo con silhouette più marcata e con presenza di grasso localizzato in abbondanza, ma non si trattava di soggetti obesi, bensì di volti rotondi e felici, con intensa femminilità, dolcezza, senso di maternità e gioia di vivere.
Dopo la Rivoluzione Francese l’immagine della donna cambia di nuovo, il corpo diventa espressione di attività lavorativa, funzionalità, accuratezza ed armonia pur perdendo, talvolta, alcuni aspetti della materna femminilità rinascimentale.
Anzi, i forti ideali del Romanticismo fanno emergere l’interiorità e la spiritualità degli Esseri Umani.
Nella nuova società postrivoluzionaria la donna accentua ancora questo distacco, comincia ad avere un diverso ruolo nella società, intraprende altre attività e diviene indipendente. La rappresentazione della sua immagine è sempre meno “grassa” e sempre più “sinuosa”, essa è la bellezza a noi più gradita e più vicina.
Nel secondo dopoguerra arrivano le libertà, esplode così la gioia di vivere assieme ad un incredibile sviluppo dei mezzi mediatici, della nuova economia e del consumismo portando ad una rivoluzione dei gusti e dei consumi, non sempre seguito dal ritorno della Bellezza. Anzi, molto spesso, il consumismo sfrenato ha portato a definire “Bello” tutto quello che può essere comprato e che può servire come “Status Symbol”. Molte moderne opere d’arte non hanno proporzioni ed hanno bisogno di essere spiegate, parlando raramente di Bellezza poiché l’artista non l’ha vissuta.
Il bello d’oggi
Forse qualcosa sta cambiando, sta terminando il “mito” per fare posto alla “cura” del corpo, cosicché l’esasperazione di un corpo scolpito da muscoli e mascolinità, come lo ritroviamo negli «eccessi palestrati» di un tempo, diventa per fortuna sempre più raro.
Il volto viene curato e migliorato cercando di nascondere i segni degli anni con interventi medici e chirurgici leggeri e privi di evidenti cicatrici, interventi che migliorano ma che non cambiano l’espressione. Si riscopre la bellezza del gesto e del portamento, per cui viene posta molta cura anche al mantenimento della tonicità e dell’armonia delle gambe.
Se le gambe rappresentano le colonne del tempio, il seno rappresenta la femminilità in assoluto, i glutei l’espressione massima della sensualità ed il volto è il biglietto da visita per il mondo esterno, oltre a costituire, con le sue rughe e la sua mimica, il personale libro della vita. Quando la bellezza interiore si associa alla bellezza esteriore, allora nasce la vera bellezza che rende la donna affascinante. E ciò vale anche per l’uomo.
Negli ultimi anni il concetto di bellezza è certamente cambiato, il bello è sempre di meno legato al mero aspetto fisico, è un dato che riflette l’integrità fisiologica, funzionale ed estetica nella globalità dell’organismo. Gli scambi culturali, i giornali, il turismo ed il benessere hanno oggi aumentato l’esigenza di avere un corpo sano e ben curato, perché questo offre maggior sicurezza in se stessi e migliora la vita di relazione, oltre a ciò, l’aspetto esteriore è la spia dell’equilibrio interiore psicofisico e della dignità del sé.
La medicina e chirurgia estetica possono avere un vero ruolo se sono intese come un valido e scientifico supporto per meglio camminare nella via che dalla gioventù porta verso la vecchiaia.
Non è possibile togliere anni né cambiare la nostra costituzionalità, ma è possibile migliorare ed armonizzare un volto o il corpo. Occorre però considerare la struttura, la psiche, le patologie, le intolleranze, la vita di relazione, i sentimenti e le finalità che uno vuole raggiungere.
Ars Aesthetica – Relatore prof. Bacci
Elaborato da Viz21
Lo sapevi che cercando di mettere in armonia e in equilibrio il tuo corpo fisico stai lavorando anche sul tuo Sè? In realtà tutto è collegato…
La bellezza è un attribuito divino.
Viola
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