La domanda che spesso sorge nelle persone che si accostano al lavoro interiore e alla ricerca della verità è la seguente: “A che cose mi serve… il lavorare su me stesso?”
Domanda più che legittima direi. Il punto è: sappiamo dare una risposta sensata a queste persone?
Decidere di lavorare su se stessi (seriamente) nasce solo dopo un lungo periodo di studio, di osservazione cosciente – secondo delle linee guida che vengono fornite assieme all’insegnamento – e di comprensione, che possiamo chiamare – fase propedeutica – che serve solo a gettare le basi e delle fondamenta solide nelle persone potenzialmente interessate, oppure, semplicemente, incuriosite da questo mondo di ricerca.
Se prima di tutto, non vediamo la nostra condizione reale e lo stato in cui versiamo, e non facciamo dei collegamenti per comprendere – di come il nostro stato attuale sia la vera causa dei nostri problemi e sofferenze – accadrà, che continueremo ad incolpare le persone della nostra vita, la società e il mondo, non ricavando così alcun beneficio utile e permanente.
Vi elenco ora, solo come “appunti”, delle tematiche importanti di lavoro su noi stessi da prendere seriamente in considerazione, perché ogni punto in realtà, necessiterebbe di una lunga analisi e spiegazione.
Il bisogno di lavorare su se stessi nasce dal fatto che abbiamo realizzato fondamentalmente che non siamo affatto evoluti, come fino ad ora abbiamo creduto ingenuamente di essere. Conosciamo ed utilizziamo veramente poco di noi stessi.
Viviamo immersi nel “sonno coscienziale”, nella sofferenza e nell’ignoranza. Continuiamo imperterriti, nonostante tutte le promesse che ci siamo fatti, a far del male a noi stessi e agli altri. Non abbiamo sufficiente: attenzione, memoria, concentrazione, coscienza di sé, e consapevolezza. Esiste una mancanza di un profondo ascolto e collegamento con le nostra reale natura e verità interiore che si trova nell’Essere.
Viviamo solo sulla superficie di noi stessi (personalità – ego – immagine), quasi del tutto scollegati da tutte le reali qualità e potenzialità positive. Interiormente siamo divisi, scissi e sempre in conflitto, al momento, non possediamo uno stato di una vera unità interiore, un’unico “io sono”. Esiste una mancanza di conoscenza e di sviluppo delle nostre funzioni intellettuali, emotive, istintive, motorie, e di tutte le altre funzioni superiori quali amore e compassione, volontà cosciente, consapevolezza, intuizione, ecc.
Viviamo immersi nell’immaginazione, nelle illusioni, proiezioni, aspettative… che ci strappano dalle realtà oggettiva e dal momento presente, impedendoci di vedere chiaramente e di decidere consapevolmente per il meglio. Viviamo chiusi in noi stessi, timorosi, schiavi di abitudini, condizionamenti, paure e fobie…soggetti a continui bisogni ossessivi di ricevere attenzione, approvazione e riconoscimento. Non sappiamo ancora amare e permettere agli altri di amarci liberamente, senza anteporre condizioni che “velano” i sentimenti veri, che sfortunatamente…non siamo più in grado di riconoscere…tanto ci siamo abituati ad: usi, costumi, e consuetudini comportamentali: surrogati dei veri sentimenti e passioni. Dobbiamo imparare a liberarci da tutte le emozioni negative…senza reprimere, né gettarle sugli altri.
Semplicemente “metabolizzare” e lasciarle andare. Si tratta di un processo “alchemico trasformativo” che si apprende nel lavoro pratico su se stessi. Non siamo ancora capaci di comunicare consapevolmente, condividere noi stessi, aprendoci con sincerità e amore verso gli altri essere umani. Non sappiamo come divenire padroni di noi stessi e costruirci “creativamente” una vita su misura.
Non sappiamo vivere sereni e gioire della nostra vita, provando un profondo collegamento e empatia con tutto il creato. L’elenco non finisce qui, ovviamente, ma credo che per il momento possa bastare, e ora vediamo invece alcune riflessioni per coloro che hanno iniziato da poco a praticare, e anche per quelli che lavorano già da tempo.
Roberto Potocniak
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