Ermete Trismegisto
ossia il Tre volte grande, personaggio mitico di origine greco-egizia, sebbene molti ancora dubitino della sua esistenza, egli era il Dio della parola creatrice, chiamato anche Thot, come il dio egizio signore del sapere; ne parlò per la prima volta Erodoto nel 450 a.C. quando tradusse in greco le conoscenze astrali egizie.
Ermete è rimasto una figura leggendaria esperta di magia, astronomia, astrologia, alchimia e di filosofia. Egli avrebbe donato agli egizi l’uso della scrittura, delle leggi e della sapienza divina ed avrebbe lasciato circa 40 libri, ovviamente ai suoi adepti, in cui c’era scritto buona parte del suo sapere. Cosicché dagli antichi egizi e greci, passando per il Medio Evo e il Rinascimento, molti gli hanno attribuito la paternità di numerosi scritti, a cominciare da Erodoto, Platone, Marsilio Ficino, Schuré nel secolo scorso.
Non dimentichiamo però che il nome di Ermete fu dato dai romani anche al pianeta Mercurio che, in astrologia, simboleggia innanzitutto la mente con tutte e le sue funzioni. I libri a lui attribuiti con una certa sicurezza sono: La tavola smeraldina, Il cratere della sapienza o i Libri sublimi e I Misteri Eleusini.
Uno dei suoi libri, il Pimandro (= il pastore di uomini) influenzò persino il cristianesimo che, in molti punti, ne riporta vari brani. Infatti troviamo una spiccata somiglianza tra il Pimandro e alcuni passi dei Vangeli, fra cui quello di Giovanni. Vi è poi anche una straordinaria analogia fra il pensiero di Ermete, o Thot, con varie parti della filosofia indù, e con la Bhagavad-Gita in particolare, sebbene non abbiamo riscontri ufficiali fra le due culture – egizia e indiana – nei tempi remoti.
“Il pensiero solo vede l’invisibile – scrive Ermete nel Pimandro – poiché è, di per se stesso, invisibile (e) se vuoi vederlo, pensa al sole, pensa al corso della luna, pensa all’ordine degli astri. Chi mantiene quest’ordine? Chi ha dato al mare i suoi limiti?… Chi ha posto le fondamenta alla terra?”
Quest’ultimo interrogativo ci riporta al Libro di Giobbe e ci si potrebbe chiedere: “chi ha copiato da chi?” Ma qui non si tratta di plagiare o copiare, si tratta soltanto di trasmettere leggi universali da millenni ripetute da molti grandi saggi in tutte le salse.
Nella prefazione del Cratere della sapienza, così chiamato dal traduttore Carlo Croce al posto dell’antico titolo I libri sublimi, vi sarebbero contenute alcune dottrine risalenti all’Odissea di Omero, rivelate ai greci nel I secolo d.C. ma poi disperse. Questa eclissi di duemila è finita grazie all’appassionata ricerca di Croce, durata circa trent’anni, in varie biblioteche dell’Asia Minore, della Grecia e d’Italia, per cui l’ottima traduzione fa del Cratere della sapienza un testo validissimo anche per chi vuole approfondire l’astrologia del lontano passato.
Io però non sono molto d’accordo nell’attribuire a Ermes tutta la parte astrologico-previsionale, Decani compresi, perché alcune interpretazioni non hanno, oggi come oggi, alcuna validità.
Ermes, “citato da Lattanzio, Giamblico, S. Cipriano e da molti altri, anch’egli, come tanti altri, prima di morire avrebbe depositato i suoi libri tra gli oggetti sacri custoditi nel Tempio per lasciarli alla posterità.
I contenuti ermetici si mostrano altamente iniziatici, nel senso che fanno parte d’una matrice universale che, dietro l’apparente descrizione mistico-religiosa del cosmo e della creazione tutta, contiene formule teologiche, panteistiche, filosofiche e scientifiche delle quali soltanto in questo ultimo secolo se ne sta scoprendo la validità, essendo noi arrivati alla scissione dell’atomo, alla fisica delle particelle e ai pluriuniversi. Infatti, in ogni cultura del mondo troviamo sempre le stesse leggi e sempre lo stesso principio che agisce su più livelli, come ci insegna appunto Ermete nel suo Kybalion:
“Come in alto, così in basso, come in basso così in alto, per il principio della cosa unica”.
Ermes parlò dell’armonia e dell’unicità del cosmo, rivelandosi anticipatore della Nuova Fisica che contiene anch’essa “la gerarchia universale di forze” nel divenire cosmico e degli influssi astrali sull’evoluzione della vita umana sotto il dominio del Fato e del libero arbitrio. Ed è proprio la dottrina degli astri, che furoreg-giava nei tempi antichi. ad essere la parte più lunga del Cratere della sapienza, il che fa persino supporre che buona parte di essa possa essergli stata attribuita per dare maggiore credibilità all’astrologia. Riporto un altro pensiero di Ermete che trovo molto bello:
“La via della salvezza è aperta a quegli eletti che già hanno conseguito la Conoscenza” e, in ultimo: “E’ reale soltanto Colui che è permanente e perenne”.
Vi è poi un altro concetto bellissimo lasciato da Ermete tramite il suo dialogo con la Mente spirituale che gli dice: “Dio fa l’eternità, l’eternità fa il mondo, fa il tempo e fa la generazione. L’essenza dell’Eternità è la stabilità, quella del Mondo è l’ordine, quella del tempo è la trasmutazione, quella della generazione è la vita e la morte…Dio è nella Mente, la mente è nell’anima, l’anima nella materia e tutto ciò è per l’eternità. Tutto procede da Dio e la vita è l’unione della Mente con l’Anima. Convinciti che nulla per te è impossibile e ricorda che il male supremo è non riconoscere il divino.”
Sappiamo oramai che le sconfinate conoscenze dei grandi Maestri del passato furono date soprattutto verbalmente ai loro discepoli ma talvolta sono state scritte su testi tenuti gelosamente nascosti per impedirne la distruzione. Il loro sapere era sempre escluso ai profani (parola che vuol dire “fuori dal tempio”) perché costoro, incapaci di comprendere, distruggevano i libri che non sapevano leggere e uccidevano i Maestri. La Blavatsky giustamente ci ha lasciato detto:
“Il genere umano è un misero gregge di pecore e la maggioranza dell’umanità odia pensare da sé”
e, purtroppo, aveva perfettamente ragione. Per tale motivo molti grandi istruttori non lasciarono neanche testi scritti per il timore che la vera sapienza potesse essere divulgata a chi non la merita. E sono proprio questi ultimi, forse per l’accesso a superiori stati di coscienza, forse per altro, a parlare da millenni di fisica, astrofisica, matematica, scienza, religione pur essendo capiti da pochissimi. Il loro sapere ha quindi assunto la forma di mito, simbolo, allegoria, o di vera e propria fantasia, quando invece era un modo – o forse l’unico modo – per impedire la distruzione di concetti comprensibili soltanto millenni dopo, nel momento in cui si sarebbero verificate molte premesse per arrivare finalmente alla verità.
Il Kybalion, libro apparso ufficialmente nel 1908 è interpretato da tre iniziati anonimi per cui alcuni sospettano che abbiano scritto tutto loro, ma ciò non è possibile visto che i sette principi ermetici esposti nel Kybalion sono stati riconosciuti rigorosamente esatti solo nel corso degli anni successivi e, soprattutto, degli ultimi decenni del 2000.
Eccovi il primo. Tutto è mente, l’universo è mentale. Quindi Ermete ci dice che ogni cosa, visibile o, per noi, invisibile, proviene dalla Mente universale e questa Mente è inconoscibile e invisibile, infinita e vivente. Tutto l’universo fenomenico non è che la creazione mentale dell’UNO-TUTTO, soggetta alle leggi di questa creazione sia nel grande che nel piccolo e in ogni cosa c’è Dio. Noi siamo un misto di mortale e immortale perciò, già da millenni, gli indù dicevano: “Dio dorme nella pietra, sogna nella pianta, si sveglia nell’animale, ragiona e sceglie fra il bene e il male nell’uomo”.
Eccovi il secondo principio o quello della corrispondenza. “Com’è sopra, così è sotto, com’è sotto così è sopra. Ossia c’è sempre una corrispondenza tra i fenomeni dei vari piani di esistenza (piano fisico, piano mentale, piano spirituale), in ossequio al principio “come in alto così in basso per il principio della cosa unica”. Gli antichi ermetisti consideravano questo secondo principio la base per capire con la nostra mente limitata gli ostacoli che si frappongono fra noi e la vera essenza delle cose. Esiste quindi un’armonia, un accordo e una corrispondenza fra i diversi livelli di vita e di essere.
Terzo principio o della vibrazione. “Nulla è in quiete, ogni cosa si muove, ogni cosa vibra”.
Quindi niente è fermo, oggi lo sappiamo benissimo, essendo tutta la materia energia in movimento e in vibrazione. Ma riflettiamo che, riconoscendo quest’altro principio, e cioè che tutto è mente e tutto è in vibrazione, sarebbe saggio mettere un trattino fra vibr e azione per capire che anche, e soprattutto, la nostra mente, vibrando in continuazione come l’universo, è la matrice di tutto ciò che pensiamo e quindi di ciò che poi facciamo.
Le differenze tra la materia, l’energia, la mente e lo spirito sono riconducibili solo a differenze vibrazionali: più alto è il livello evolutivo, più alta è la frequenza vibrazionale. Il Tutto (ossia l’Assoluto, la Mente Suprema) ha un livello vibrazionale infinitamente alto. L’arte della trasmutazione mentale consiste nel modificare il nostro stato vibrazionale, risultato raggiungibile solo attraverso un grande sforzo di volontà. Dalle cose più alte a quelle più basse, ogni cosa vibra, in diverse direzioni e in diverse maniere.
Vi sono poi vari piani di energia mentale: il piano della mente minerale, della mente elementale, della mente vegetale, della mente animale e della mente umana. Persino le molecole, gli atomi e i corpuscoli hanno le loro vibrazioni, con le loro attrazioni e le loro ripugnanze. Le piante hanno vita, mente e anima come gli animali, gli uomini e i superuomini. Inoltre i sette principi ermetici sono in completa funzione in tutti i piani. fisico, mentale e spirituale.
Quarto principio o della polarità. “Tutto è duale, tutto ha la sua coppia di opposti. Il simile e il dissimile sono eguali; gli opposti sono identici di natura ma differenti di grado.
Amore e odio sono quindi i due termini applicati alla stessa cosa. Incontriamo più amore quando ci evolviamo grado a grado e meno amore, quindi più odio, quando discendiamo. Le diverse categorie però non possono essere trasmutate, cioè l’amore col caldo o l’odio col freddo eccetera, ma quelle eguali sì. La conoscenza di questo grande principio ermetico permette allo studioso di comprendere meglio sia i propri stati mentali che quelli altrui, divenendo il padrone della sua mente senza esserne schiavo. Poiché gli estremi si toccano, tutte le verità non sono che mezze verità, tutti i paradossi possono essere conciliati e il buono e il cattivo sono la medesima cosa vista da un estremo all’altro come le due facce di una moneta.
Perciò ogni cosa “è” e “non è” allo stesso tempo, ogni verità non è che una mezza verità e al contempo una mezza falsità. Gli opposti condividono la natura universale in gradi diversi, e basta pensare al caldo e al freddo, i due estremi della temperatura che sta al centro.. Dove inizia il caldo e dove inizia il freddo? Allo stesso modo la notte e il giorno, quindi il buio e la luce, con il punto centrale che non è più notte né è ancora giorno Dove il buio e dove la luce? Sempre al centro per cui gli opposti corrispondono perfettamente al quarto principio ermetico. Persino l’amore e l’odio sono due stati mentali solo apparentemente diversi ed è quindi possibile, per tutti, cambiare le vibrazioni di odio in vibrazioni di amore e viceversa, sia in noi che negli altri.
Quinto principio, il principio del ritmo. “Ogni cosa fluisce e rifluisce. Ogni cosa ha le sue fasi, tutte le cose s’innalzano e cadono. L’oscillazione del pendolo si manifesta in ogni cosa. La misura dell’oscillazione a destra è la misura dell’oscillazione a sinistra, il ritmo compensa”.
Nell’universo tutto nasce, cresce e muore, unicamente per rinascere e avanzare lungo il percorso. Ogni essere vivente è un misto di mortale e immortale. Il Maestro però si polarizza sul polo desiderato e rimane fermo nella sua posizione, senza partecipare all’oscillazione che fa retrocedere perché la volontà è sempre superiore alle leggi di questo principio e quindi avanza a grado a grado. Gli ermetisti sanno anche che la catena delle vite fa parte di un’unica vita. Con l’innalzarsi su un piano superiore si evitano perciò molte esperienze che subiscono invece quelli dei piani inferiori.
In tutte le cose vi è un flusso e riflusso, un’alta e una bassa marea perché vi è o un avanzamento o una retrocessione. Ciò avviene nelle galassie, negli uomini, negli animali, nell’energia e nella materia. E ciò spiega anche lo sviluppo e la decadenza di razze e nazioni, sino agli stati mentali dell’uomo, talvolta positivi talaltra negativi. Chi riesce a comprendere perfettamente questo principio (e non è facile) applica la legge mentale ermetica della neutralizzazione. Poiché non può annullarlo, ha appreso a subirlo e ad usarlo.
Sesto principio o Principio di causa ed effetto. “Ogni cosa ha il suo effetto, ogni effetto la sua causa. Ogni cosa avviene secondo una legge, il caso non è che un nome per una legge non riconosciuta. Non esistono molti piani di causalità e nulla sfugge alla legge”.
Questo principio spiega che nulla accade per caso perché il caso non esiste. Ma tutto ciò che accade ha una causa e, negli avvenimenti della nostra vita, essa ha origine sia da quel che abbiamo fatto e/o pensato da quando siamo nati, sia da quel che abbiamo fatto o pensato nelle vite precedenti. Il caso è il termine che ignora la causa esistente ma non percepita. Nessun fatto crea un altro fatto ma è semplicemente l’anello di una lunga catena.
Settimo principio o principio del genere. “il genere è in tutte le cose; ogni cosa ha il suo principio maschile e femminile e si manifesta su tutti i piani”.
Questo importantissimo principio, che dà eguale valore al maschile e al femminile, e che si applica non solo sul piano umano, ma su quello cosmico, è di un’importanza fondamentale. Nessuna creazione, materiale, fisica, mentale o spirituale, è possibile senza di esso, così come nessuna creazione cosmica. Esso comprende la generazione e la rigenerazione, anche in rapporto con la reincarnazione.
Il principio del genere dice quindi che ogni cosa ha un genere, maschile o femminile ed è legato alla generazione, rigenerazione e creazione. Sul piano umano esso è in rapporto con il sesso, ma non significa solo questo. Il concetto non ha a che fare con il genere sessuale. Il genere mentale è, infatti, legato e indipendente dal genere fisico o sessuale di una persona. Il genere maschile è attivo, proiettato verso l’esterno, e la sua parola chiave è “Volontà”. Il genere femminile è ricettivo, crea nuovi pensieri e idee, e la sua parola chiave è “Immaginazione”. Tra i due generi deve esserci equilibrio: il maschile, infatti, se non è bilanciato dal femminile, agisce indiscriminatamente tendendo al caos, così come il femminile, se non bilanciato dal maschile, tende viceversa alla stagnazione. Il maschile e il femminile insieme portano a un’azione ragionata, la quale conduce al successo.
Fonte: altrogiornale.org
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QUALCHE PICCOLO CONSIGLIO DI LETTURA
Lyra Orpheus
Ma quale ermete del kybalion… quel libro e’ stato scritto da 3 americani primi 900… aggiorna sta bufalona….
Giorgio Torre
Confermo
IL SAPERE.ORG
Grazie per avercelo fatto notare. In effetti è un articolo che avevamo già fatto uscire qualche anno fa. Faremo una piccola indagine in merito.
IL SAPERE.ORG
Lyra Orpheus, ci faccia una cortesia, ci dica qual è la fonte della sua informazione…non è facile trovarla…
Lyra Orpheus
Il kybalion i 3 iniziati ed. venexia pubblicato in USA nel 1908… altro che Toth lo scriba egizio….